Nuova Repubblica - anno III - n. 35 - 6 novembre 1955

,(85) . nuova repubblica 7 SINISTRA DEMOCRATICA lizzare con Nenni la stessa operazione che ad alb-i è riu– scita con la socialdemocrazia e i partiti minori ; che la nuova atmosfera di questo periodo, è una fol'ma di appa- 1·ente fair play politico più che un deciso cambiamento di rotta: la posizione di « Inizia.ti va» sul progetto di legge sui tribunali rnilitari è una chiara testimonianza. di FABIO ] . , ANALISI della presente situazione politica italiana .... che Coclignola ha tracciato su queste colonne, ini– ziando con un excursus sulle più dibattute que: stio~i del momento ed esaminando più particolarmente la posisione delle minoranze democratiche, per la novità di i.mpostazione e per Ia concretezza di proposte, rende ne– cessario un an1plia1nento, richiede una continuazione·. Già da vario ten1po si va parlando, .con crescente insistenza, di sinistra democratica, cli incontro fra tutti i gruppi di centro sinistra: 1nai con1e in questa occasione si è parlato in termini così chiari. La sinistra democratica, nella 1nente dei suoi fautori, troppo spesso è rimasta una entità astratta: il desiderio confuso che nasceva da una valuta– zione negativa del comportamento dei partiti laici, impe– gnati ciecamente e ostinatamente nel n10lo di assurda co– pertma alla DC; raramente è stata considerata come con– centra,-ione di gruppi inseriti realisticamente nel quadro dello schieramento politico italiano. Dieci anni di colla– borazione quadripartita hanno incontestabilmente logorato i partiti tradi,-ionalmente considerati custodi della eredità risol'gimentale, ora incapaci di difendere i più elementa.l'i valori cli cui dovrebbero essere antesignani. Oggi, indubbia– mente, il settol'e laico di centro sinistra è giunto a un punto tale di sfaldamento. e di tensione che non pare az– zardato prevedere qualche immediata soluzione. La collu– sione Ira il PSDI e i liberali dell'on. Malagodi, il trava– glio interno del PLI, le contraddizioni in cui si agita il PRI, rilevate recentemente dall'atteggiamento cli Paecia,·di in relazione· alla legge sui tribt\nali militari e .in tema di distensione internazionale, sono la più chiara dimostra– zione cli uno stato di estremo disagio. Le elezioni siciliane, se ancora era necessario dopo il 7 giugno, sono l'ultima attestazione del fallimento di tutta una impostazione e di tutta una linea di condotta. Così, quella che era indistinta a.ffermazione·. della necessità di rompere in qualche modo la attuale impasse del mondo della sinistra laica, oggi alla luce delle esperienze e degli errori del passato, diviene necessità improrogabile di un nuovo corso, di cambiamento radicale di posizioni e di prospettive. li pericolo, nel proporre una alternativa poli– tica nuova, è quello cli incorrere nelle stesse astrazioni che hanno impedito fino a questo momento ai democra– tici di sinistra cli sviluppare un·a loro coerente e sensibile azione. Chi ancora una volta indulge all'idea di « ledera- -z;une-dei-+re,inrtiti laici » dimostra di non aver preso atto della impossibilità pratica di attuazione di questo vagheg– giato e irrealizzabile incontro; auspica una. unione non di forze, ma di debolezze e di contraddizioni; promupve l'in– debolimento di quei valori, che, anche solo nominalmente, sono legati a queste· formazioni. I democratici laici de– vono porre in disparte i disegni ambiziosi ma irrealiz– zabili· devono contentarsi di rimanere una minoranza, ma una ;1inoranza che possa avere un peso rilevante 1 nel de– terminare una svolta decisiva nella vita del paese. Questa influenza del settore di sinistra democratica potrà avere possibilità cli successo solo nella misura in cui si terrà conto delle realtà politiche con cui questa forza, abbando– nata ogni pretesa di assoluta autosufficienza, verrà in•con– tatto. In prin10 luogo se non si terrà conto di quella nuova realtà che si clùama partito socialista italiano. Nel mo– mento presente, chi si rifiuta di trattare col PSI ragiona ancora in termini estremamente astratti, politicamente im– produttivi. Non è possibile considerare il PSI unicamente come oggetto di aristocratico clisprezzo. Del pari è assurdo richiedere un generico pronunciamento anticomunista da parte del partito socialista: si rischia di sollecitare uno sbocco che non è ancora maturo e quindi di arrestare il processo di qualificazione in senso democratico della base · del PSI e un eventuale assorbimento di quei settori del con1unismo suscettibili anch'essi di successiva democratiz– zazione. I tempi sono mutati: la situazione internazionale sembra allontanare la preoccupazione della difesa dai pe– ricoli del frontismo. Lo stesso PSI deve, lentamente ma inevitabilmente, aumentare la propria autonomia e la pro– pria libertà d'azione. Il posto delle minoranze laiche non è dunque né in una utopistica Unità Socialista in .concorrenza al PSI, né · in una astratta formazione che non sappia influire sulle masse di elettori che si raccolgono attorno a questo partito. Il posto dei laici è in una operazione di fiancheggiamento rispetto al PSI, che aiuti questo partito a caratterizzarsi de1nocraticamente, che sia di esso la coscienza critica, at-. traverso la elaborazione di quei temi politici che possano essere raccolti dalla base socialista. Fiancheggiamento ma non copertura passiva: propulsione attiva, dinamica, auto– noma; elemento condizionante e non strumento senza pq,s– sibilità cli articolazione autonoma. Tener conto del peso determinante che oggi il PSI esercita per la costruzione di una moderna società demo– cratica non significa esaurimento dei propri compiti nel favorire « un allargamento socialista con la pressione sulle due sponde ». Occorre tenersi fermi nella strenua clilesa dei valori della autonomia e della laicità dl'llo Stato, nella salvaguardia delle ·libertà del cittadino e nella lotta per la fol'mazione cli un costume liberale nel paese. Anche in que– sto senso si terranno vjvi i fermenti laici che indubbia– mente sussistono nella base socialista, in buona parte cli formazione giacobina, rigidamente anticlericale. In questo modo, non lasciando indifesi i valori della tradizione laica ed esercitando nei confronti del PSI una azione analoga .(naturalmente riferendoci alla realtà pol1- FABBRI tica italiana) a quella del liberalis;,,o inglese sul movi– mento laburista, i gruppi di sirùstra democratica potranno costituire una forza che non sia nun1erfciliueQ.te irrilevante, raccogliendo i suffragi di chi, pur non nascondendo criti– che e scontento, ha finora votato per i pa~·titi minori. . Occorre però un approfondimento e un accordo sulle ~celte e gli orientamenti cbe si auspicano per il partito so– cialista. Attualmente esiste il pericolo cbe il PSI, dopo anni di intransigente opposizione, sia spinto verso una incondizionata partecipazione al governo con la democra– zia cristiana. Tale incontro di vertice, di carattere unica– mente parlamentare, avverrelaj.>e presumibilmente con qual– che concessione da parte della DC sul terreno sociale, ma con una palese o latente rivincita in senso confessionale e illiberale. E' opportuno ricordare, a questo proposito, che la polemica di intonazione sociale delle minoranze cli avan– guardia della democrazia cristiana non è mai disgiunta da- una polemica ancor più aspra di carattere antirisor– gimentale. La povertà del senso dello Stato dei cattolici è il fattore che insidia alla base qualsiasi nuova formula– zione politica in cui i cattolici stessi abbiano parte pre– minente. Potrebbe es$ere il predomirùo dell'economia sul diritto. li problema non è tanto quello della immediata formazione di una nuova compagine ministeriale ma quello cli dare alle masse lavoratrici una educazione veramente democratica che sia pari alla coscienza delle .proprie ri– vendicazioni sociali. E' il problema della costituzione di un vasto schieramento che sia capace di offrire anche una al– ternativa di go,!erno al partito di maggioranza o, aln1eno, · d1 trattare con la DC in una posizione tale da costrin– •gerla a una non equivoca scelta. Si deve tener presente che la DC, come è attualmente Strutturata, desidera sopra tutto aun1entare egemonia e pòtere; che Fanfani desidera rea- Il compito di una concentrazione di sinistra demo– cratica è, come si vede, tutt'altro che semplice. Si po– trebbe anche credere che il nuovo corso che si richiede per le minoranze democratiche sia. non un problema di sostanza., ma il frutto di una valutazione tattica. Mai come in questa occasione la tattica si identifica e si an– nulla n.ella sostanza: da anni in questi ambienti si va affennando la necessità improrogabile di un inserimento delle classi lavorat,-ici nello stato democratico, senza il quale non si edifica una n1odel'na den1ocrazia. E' venuto il momento di tenee fede alle parole. Su questa piattaforma politica devono confluire i gruppi di sinistra laica; quei gmppi che, pur divergendo su talune i1npostazioni programinatiche, sono accon1unati dallo stesso habitus democratico e dalla concordanza sulle soluzioni da da1·si alle principali questioni, ormai sufficien– temente delineate dopo anni cli costante teoricismo politico, che travagliano la vita del paese. Per ora, è per lo meno indispensabile proseguire e condurre a termi11e entl'o breve scadenza il dialogo tra quanti concordano sulle proposte accennate per svilupparle e renderle chiare. Non si laccia però dr ogni divergenza una ba1Tie,-a di netta discrimina– zione. La sinistra liberale si dov1·à liberare da quella inca– pacit;t, che rischia di rivelarsi. costituzionale, a staccarsi da una dialettica clie non sia di lotta interna, entro un partito ormai inimcdiabilmente perduto. L'aspra condanna morale al partito liberale non ha mai coinciso con una concreta rottura politica, e la ribellione alla segreteria Ma– lagodi non ha significato il trasferimento della sinistra li– berale sul pi11J10cli sinistra democratica. li distacco è la condizione necess,nia per un~ nuova prospettiva politica. Anche in questo settore è però i1nminente una chia1·ifica- · zione di posizioni che risulterà estre1namente utile. La ripreSa autunnale non è avara di speranze e cli . incitamenti all'impegno politico. Occorre una politica intel– ligente, diceva Coclignola: e politica intelligente in questo caso significa. in primo Juogo politica nuova. L'ORA· DELL'UNIFICAZIONE di VALJ)O I , 'EDITORIALE dell.'ultimo numero di Mondo ope– ...,. raio, il quindicinale diretto da Pietro Nenni, inter– viene nella discussione in corso tra le correnti so– cialiste minoritarie sul tema dell'unificazione socialista. « .E' tempò ~cJ.i,~realizzare là convergenza nel PSI, o attor– no al PSI ~ si afferma nell'articolo -, delle frazioni so– cialiste o democratiche ~che la fallacia delle esperienze so– cialdemocratiche ha ricondotto a una· valutazione organica degli obbiettivi della lotta democratica e socialista in Italia e la convergenza dei socialisti e dei cattolici su una piattaforma di lotta democratica nelle tre direzioni della democratizzazione dello Stato, delle riforme sociali e della pianificazione della produzione, della organizzazione della pace ~- L'inconcludenza dei travagli seri e non seri della socialdemocrazia italiana deriva dalla sua incapacità cli affrontare il problema di fondo; esso non è « il problema della transigenza o della intransigenza, dell'essere al go– verno o all'opposizione. E' ancora il problema del rap– porto ti~a azione di massa e azione· parlan1entare, tra con– quista democratica e conquista socialista>. Sotto questo profilo, l'articolista così riassume la storia recente ciel PSI: « Solo quando sia mantenuto inalterato da ogni op– portunismo il nesso che lega la lotta per le libertà co– stituzionali alla lotta contro la dominazione capitalistica, solo allora si ha un'azione•socialista coerente, quale fu quella che i socialisti italiani impostarono nell'ultimo de– cennio del secolo scorso e quella che il nostro partito im– postò e condusse dal 1!)44 al 1946 e che ha ripreso, con rinnovata energia, dal 1!)53 in poi, una volta superati i motivi di ,debolezza ingenerati, anche nei confronti. dei comunisti, dalla scissione saraga.tiana e ro1nitiana che fu ... rl momento esatto dell'insuccesso della rivoluzione demo– cratica della Resistenza>. Questi giudizi colgono certamente con esattezza mo– menti essenziali della storia del socialismo e della demo– cr'>zia italiana. Anche se a determinare la scons.iderata scissione del '47 contribui1·ono complessi motivi, è pur– tuttavia vero che lo sbandamento sempre più grave della socialdemocrazia è stato causato dall.a rottura del nesso tra la lotta per. le libertà costit,i'zionali e la lotta contro la dominazione capitalistica. Assai significativo e utile per la comprensione dei problemi di oggi è, a nostro pa– rere, d.istinguere l'azione del partito socialista nei periodi: 1944-'46, '47-'52', '53 e seguenti. Gli anni dal '44 al '46 e - speriamo - il periodo attuale, sono caratterizza.ti da un'espansione del socialismo e da una sua funzione parti– colare nell'insieme del movimento dei lavoratori, che com– prende ovviamente anche i comunisti. L'affi/lvolirsi di questa funzione, e quindi la scomparsa di una dialettica fraterna ma seria e reale nell'interno dello schieramento operaio, non ha giovato né al socialismo né alla demo– crazia. Mondo operaio nÒn ricorda le difficoltà e le « de– bolezze> degli auni 1947-'52: sono stati gli anni della guerra fredda e calda, gli anni del dominio incontrastato della politica di blocco contro blocco e nessuno può ne– gare oggi, dopo la dichiarazione russo-jug0slava di Bel– grado, che questa politica fu controproducente per la MAGNANI causa suprema della pace, per 1'11lteriore sviluppo socia– lista.dell'Unione So,·ietica e per il corso delJa rivoluzione socialista e clomocratica nei Paesi dell'area capitalistica europea. In quel periodo cade la crisi del PSI e di tutto il socialismo italiano. Nel 1953 - e noi concordiamo in questa valutazione con Mondo overaio - si apre una nuova fase che, in un certo senso, riprende con « 1·inno– vata energia» quella del 194.4-'46; è evidente, però, che bisogna muoversi con tutte le proprie energie, perché il nuovo corso si sviluppi e si consolidi. Sembra che il PSI non lo ignori, quando si sottolinea che è venuto il tempo cli « realizzare la convergenza nel PSI o attorno al PSI>. La discussione si fa, a questo punto, estremamente importante. L'articolo di Mondo operaio tralascia di oc– cuparsi della diversità tra la tesi di Coclignola - asso– ciare, secondo la fo, -mu.la già di UP, socialisti autonomi e democratici di varia ideologia e provenienza e stabilire un rapporto cli alleanza col PSI - e quella che, pos– siamo affer1nare, è comune a.lla sinistra socialden1ocratica e ai socialisti indipendenti: unire tutti i gruppi socialisti autonomi per trattare col PSI un'azione corr,une. Mondo opera-io affronta invece il tema dei rapporti coi comuni– sti. Pur constatando ehe nessuno chiede la rottura del patto di unità d'azione, l'articolista nota che G,·iiica so– ciale e Nuova Reptibblica continuano a considerare « l'in– tesa politica coi comunisti come diametralmente antite– tica all'intesa politica coi democratici»; essi mettono in- • latti l'accento sull'esigenza di « allargare il s-ocialismo as– sorbendo una parte dell'elettorato comunista». Con ciò, « attorno al problema dei comunisti queste frazioni dissi– denti, anche qnanclo non si pongono sul terreno provo– catorio clell'USI, raggiungono le posizioni reazionarie >. Ora, continua Mondo operaio con una notevole elasticità, « nessuno sa quali spostamenti di fona all'interno stes~o ciel movimento operaio possono determinare gli eventi in corso», ma dev'essere be;; chiaro che « l'avversario è a destra e non a sinistra> e che « porre la dilatazione so– cialista in termini di antagonismo con i comunisti è già avviarla sulla china che da Palazzo Barberini ha condotto la socialdemocrazia al punto in cui è e che, in cinque anni, dal '48 al '53, ha spappolato fino all'osso i partiti cosiddetti di clemocrazia laica a beneficio esclusivo della destra economica- e della destra clericale ». Come si vede, i'USI è chiamata in causa in termini spregiativi e sbrigativi. Sarà dunque opportuno ricordarn che la nostra origine cade in quel periodo '47-'52, che d,ill'articolista di Mondo operaio è passato sotto silenzio, Se a noi si addice la qualifica di provocatori per avec criticato con vigore davanti alle masse, demmciandone le radici erronee, una politica che conduceva i socialisti alla rovina e tutto il movimento operaio alla sconfitta, allora sono provocatori il partito laburista, i socialisti te– deschi. Tito e il movimento comunista jugoslavo e quan– ti altri socialisti nel mondo non sono stati più teneri di noi verso quell'orientamento che si qualifica, per ,bre-, vità, « stalinista » e che si è dimostrato più fecondo di

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