Nuova Repubblica - anno III - n.27 - 11 settembre 1955

B1 4 (75) nuova repubblica,' PROFESSORI IN AGITAZIONE LA QUESTIONE· DI FONDO In prossimità della r.ipresa delie lezioni, la ve1·tenza che si dibatte· da ormai quattro mesi fra insegnanti e governo appare Jontana dal trovare un accordo fra le parti. Anche il nuovo ministro Rossi non si scosta dalla linea tenuta dal suo predecessore, mentre il Fronte della Scuola si batte 11011 tanto per l'enftà degli aumenti, quanto per motivi di ordine morale e professionale A LLA VIGILIA del nuovo anno scolastico la lunga Yer– tenza, che si dibatte da ormai quattro mesi fra inse– gnanti e Ministro, appare lontana dal trovare un punto d'accordo fra le parti. Anche il nuovo ministro Rossi non supera i contrasti già presentatisi dmante le trattative col min. Ermini e non si scosta dalla linea seguita dal suo predecessore. Il Fronte insiste nel chiedere che i miglioramenti transitori proposti d~l Governo vengano corrisposti sulla indennità di studio e non come aumento della indennità di lavoro straordinario. A prima vista, quello degli insegnanti potrebbe appa– rire un puntiglio ingiustifìcato. Se un miglioramento viene offerto - sia pnre in entità ben poco notevole - che valo1·e può avere la sua configurazione? Come è noto, le ragioni che hanno portato alla costi– tuzione del Fronte Unico della Scnola si riferiscono al trat– tamento economico dei professori che - secondo lo spirito e la letter~ dell'art. 7 della legge delega e degli· ordini del giorno illustrntivi (Franceschini, Di 'Jiacomo, Petrucci, ecc.) •- deve essere differenziato rispetto a quello delle altre categorie di impiegati statali e ciò in considerazione della particolare ùmzione del docente. C'è dunque nella legge un esplicito riconoscimento di esigenze del tutto particolari ed esclusive dei docenti, per cui essi, oltre allo stipendio, debbono godere - almeno fino alla totale ed integrale applicazione della legge - di un particola,·e trattamento differenziato. Ora, poichè l'insegnante ha, Ira i suoi obblighi fonda– mentali, quello di mantenersi aggiomato con la cultura e con essa quotidianamente rinnova,·si, e deve, in omaggio a tali obblighi, dedicare molte ore allo studio e sopportare spese notevoli per l'acquisto di lib,·i, giornali, riviste, parve legittima, ai rappresentanti del Fronte, la richiesta di una « specifica indennità di studio» che potesse permettere al docente di compiere nel modo più completo questo suo Ja,·oro, che « veramente si· differenzia da quello di tutti gli altri statali>. Si deve dire, per la verità, che la voce « indennità cli studio» figura gi,, eia vari anni fra le numerose che com– pongono lo stipendio. Ma va anche eletto subito che si tmtta solo di i,na denominazione: il nome specifico che, per il personale della scuola, ha assunto la indennità di LAVORO E {!<nzione indifferentemente conisposta a tutto il personale dello Stato. Il solo nome, dunque, è tutto quanto è rimasto di una notevole conquista a suo tempo raggiunta dalla Scuola, all'epoca del primo ministero Gonella. E per ben poco ne ha gioito, cioè fino al giorn~ in cui, posta nell'alternativa di optare tra l'indennità di funzione o quella di studio, la Scuola si è trovata costretta ad accettare l'assimilazione della seconda alla prima, perdendo così una posizione tanto faticosamente raggiunta. Ed oggi, col conglobamento, anche quel «nome> finirà per scomparire. Per tale motivo la Scuola vuole rivendicare la perduta indennità, che realmente potrebbe costituire il primo effet– tivo riconoscimento - almeno in fase transitoria - della differenziazione dal le altre categorie. Ma l'opposizione del Governo si trincera dietro la precisa disposizione della legge delega chè tenderebbe ad annullare tutte le indennità e a non crearne delle nuove. Se ciò realmente avvenisse la Scnola. per p,;ima accet– terebbe con entusiasmo il principio. La verità però è ben altrn. Dopo l'approvazione della legge delega numerose inden– nità sono pervicacemente sopravvissute, altre sono state notevolmente aumentate. E soltanto per la Scuola ci si preoccupa di non derogare ad una disposizione che, nella lettera e nello spirito,. è già stata assai. spesso violata. Il M:inistrn si limita all'offerta di nna maggiorazione della indennità di lavoro straordinario, che il Fronte respinge per motivi d'ordine n,orale ed economico. Da un punto di vista morale l'offerta è lesiva della dignità dei docenti. E' noto che una delle accuse più fre– quenti rivolte agli insegnanti sia quella dello scarso numero delle ore di lavor·o effettivo. In realtà l'apparenza consenti– rnbbe tale critica: un insegnante non trascorre più di 4-5 ore al giorno nella sua classe e tutto il lavoro che sbriga fuori 01·ario (correzione cli compiti, lettme, cure di gabinetti scientifici e biblioteche) sfugge al controllo del pubblico. Ma tutto ciò fa parte integrante dell'attività del docente, né più né' meno di quanto, per il lavoro cli un magistrato, faccia parte l'istruzione di un processo o la compilazione delle requisitorie. Nessuno si sognerebbe di considerare « lavoro straordinario» tutto quello compiuto SINDACATI IL .TAGLIO DEI TEMPI U NICI FATTI SINDACALI di rilevante importanza sono stati, in queste ultime settimane, la vertenza dei professori e l'accordo aziendale della FIAT, sot– toscritto solo dalla CJSL e dalla UJL: la CGIL, in[atti, non avendo accettato nello scorso luglio Je norme relative alla determinazione dei tempi, era stata esclusa dalle trat– tative. Lasciando ad altri o ad altra occasione di trattare la vertenza dei professori, ci pare il caso di parlare diffusa– mente dell'accordo della FIA'l', sia per l'importanza che esso riveste se si ben conto che interessa 60.000 lavorato1·i ed il più grnnde complesso produttivo italiano, sia perché è la prima volta, dalla Liberazione, che sul piano aziendale viene stipulato un contratto che comporta, in un anno, un onere per l'impresa di due miliardi;· sia, infine, per il signi– ficato politico che, nella lotta tra monopolio e classe lavo– ratrice, esso viene ad a vere. L'accordo ha una storia lunga, poiché erano mesi che si stava trattando tra direzione dell'azienda e sindacati. Nello scorso luglio ,la QGIL, come si è detto, si ritirava dalle trattative, insistendo la direzione per ottenere una clausola che le consentisse di essere incontrollata ed arbi– tra nella determinazione dei « tempi di lavorazione» che formano il cosiddetto «plafond» dei cottimi. In realtà la FJAT voleva assicurarsi la concreta possibilità di appesan– tire lo sfruttamento dei propri dipendenti, provocando, con il « taglio dei tempi>, una depressione del «plafond>: in tal modo i lavoratori, per mantenere il loro livello medio di guadagno, avrebbero dovuto lavorare di più e, quindi, produrre di più. La pretesa del monopolio torinese, tenden– te a tradurre in pratica le moderne dottrine produttivisti– che, è stata accolta a denti stretti dalla CISL e dalla UIL che, dopo le elezioni del marzo scorso, hanno la maggio- 1·anza nelle C.I. E' vero che la FIAT non intendeva, come non intende, diminuire la massa dei salari, ma era sua precisa intenzione ottenere un maggiore rendin1ento con più razionali forme di sfruttamento. A poco più di un mese di distanza dal!'« operai.ione tempi » che aveva provocato legittima apprensione fra le maestranze, eccoti l'accordo, col quale la FIAT consente una n1aggiorazione snlariale inedia di dieci lire all'ora. In realtà, l'azienda torinese ridà, con il recente cospicuo (sin– dacalmente pal'lanclo) aumento, quello che si appresta a to– gliere sotto forn.:ia di una imposizione di maggior lavoro. Perché dunque tanta tortuosità? Se l'accordo lo si consi– dera in sé e per sé, non v'è alcun dubbio che i tratti di un buon accordo e tale giudizio ha espresso la stessa FIOM, sulla quale viene organizzativamente e politicamente a ri– raclere. Ma se lo si considera nel quadro della particolare situazione del gl'ande 1nonop0Ho torinese, non ci si può li– mitare ad espl'imere, su di esso, solo delle considerazioni di ordine sindacale. E' certo che il prof. Valletta lo ha ~dosato» in funzione cli tutta una sua politica. E' sintoma– tico, a tal proposito, che La Stamva., riportando la notizia dell'accordo, abbia commentato: « D'altra parte gli stessi elettol'i possono oggi constatare che allora [nelle elezioni della C.I., n.d.r.] hanno scelto giusto>. Il commento ci ri– conferma la convinzione che l'accordo non sia che un epi– sodio, strano se si vuole, ma niente affatto incoerente, della pol.itica ciel prof. Valletta, cui fanno contorno generiche e confuse posizioni cli v_ago laburismo. La FIAT doveva dimostrare che, senza la CGIL, è pos– sibile trovare soluzioni favorevoli agli operai. I l'isultati cui sono pervenute la CISL e la UIL - impreYeclibili nello scorso luglio, quando la FIOM si ritirò dalle trattative cho a,·evano preso una cattiva pi~ga - avrebbe potuto sotto– scriverli anche la CGIL, ma se così fosse stato, l'accordo avrebbe perso per il prof. Valletta ogni significato politico. Anzi avrebbe assunto il valore di un cedimento padronale. Tanto è vero che si può senz'altro ritenere che la presenza della FIOl\1 alle trattative - anche la sola presenza pas– siva - avrebbe compromesso le conclusioni fa,,orevolmente raggiunte fra direzione e sindacati: la FIAT non· avrebbe concesso alcun rniglioramento salariale non potendo avere una contropartita politica. Può sembrare strano, ma l'ac– cordo è la conseguenza indiretta di una pressione che la OGIL, proprio per la sua assenza dalle trattative ba eser• citato. La CISL e la UIL operano in una situazi~ne estre• mamente favorevole: sono il terzo estraneo che viene a trane profitto dalla tenzone fra i clne grossi contendenti: dal giudice fuori d,dl'11ula del Tribunale. Altrettanto va detto per l'insegnante. Pe1· il docente coscienzioso, p1·eoccu– pato della propria scuola e dei propri alunni, non esiste lavoro straordinario, come non esiste orario d'ufficio. Tutta. la sua attività - a scuola e fuo1·i cli essa - l'ientra nelle sue funzioni. Occorre entrare nell'ordine d'idee che l'insegnante, a qualunque categoria o rnolo appartenga, non è né può essere considerato alla stregua dell'impiegato o del fun– zionario. La sua carriera non ammette mutamenti di fun– zione, né passaggi a diverse categorie. Nella n1aggior parte dei casi, dal primo all'ultimo anno di servizio, egli è un docente con le medesime responsabilità e con gli stessi compiti che si è assunti il pdmo giorno; la sua attività non muta; acquista la sua dignità il giorno stesso in cui, supe– rato onorevolmente un concorso, siede per la prima volta in cattedra. Reali mutamenti avverranno in,·ece - e continui - nel suo spirito, attraveuso l'approfondimento dei suoi studi, le ricerche e tutte quelle indagini personali che deve com– pie,·e per presentarsi sempre con sicurezza ecf autorevolezza davanti ai suoi alunni. Ed ecco perché una indennità che distingua le ore di lezione eia quelle «straordinarie» - quando sono di prepa,·azione e di aggiornamento - falsa totalmente la particolare fisionomia dell'insegnante igno- 1·andone i particolarissimi compiti. Si aggiunga anche la ragione economica che, mentre le ore di lavoro straordinario Yenebbero «conteggiate» soltanto durante i giorni cli scuola e retribuite a seconda delle funzioni e dei gradi, l'inclenniti, cli studio deve essere conglobata nello stipendio defìnitivo e stabilita secondo i ruoli e le categorie. · Si comprende quindi come l'apparente questione secon– daria della confìgurazione di questo anmcnto, sia invece un problema di valore sostanziale. E' per que ·to - evidente– mente - che il Mini:tro, fermamente deciso a non cedere su tale punto, si trincera dietro motiYi di bilancio o pretesi timori di gravi ripe,·cussioni nell'economia generale del Paese. E non si pensa che le spese sostenute dallo Stato per la Scuola sono fra le più proclutti,·e poiché i loro riflessi ridondano a beneficio della Nazione per varie generazioni. CAMILLO CAMILLUCCI il monopolio industriale e la classe lavoratrice. In altre pa– role, possono combattere la CGIL senka danneggiare i la– voratori, anzi recando loro taluni benefìci. Del resto, a To– rino, dove il complesso monopolistico semplifìca e inaspri– sce i rapporti di classe, la CISL e la UIL non possono essere considerate se non elementi secondari della lotta tra la FIAT e gli operai di una lotta por la quale le armi nelle mani del padi-one sono molte· e diversissime: dalla polizia aziendale alle «generosità» contrattuali. Fra le tre organizzazioni sindacali si è scatenata un'ac. cesa polemica sulla prio1·ità delle richieste. La FIOM so– stiene che l'acco,·clo non fa che accogliere parzialmente ri– vendicazioni che essa aveva avanzato eia 1J1oltotempo. La CISL e la UIL gridano: « Non è vero! Noi soli abbiamo pensato a richiedere delle opportune maggiorazioni sala– riali». La polemica. ci pare ridicola, eludendo la sostanza della questione, che supera il modesto «contentino» della priorità. E la CGIL, in,·ece cli denunciare con serietà una situazione politican1ente gra\·e che assnn1e ancor più gravi aspetti paternalistici, si perde in chiacchiere di nessun conto. La direzione della JIIA'l', manco a dirlo, per portar acqua al mulino della CISL e della UIL, è intervenuta nella polemica assicurando: « Kon è vero che la FIOM ab– bia chiesto un aumento di diciotto lire orarie, né per scritto né verbalmente». Il che può benissimo esse,·e, ma non si capisce - o lo si capisce anche troppo bene - che cosa c'entri la FIAT con i sindacati. · A parte questa polemica, sta di fatto che le trattative per i miglioramenti economici sono stato condotte con una sorprendente e insperata 1'8pidità: sono cllll'ate non più di tm mese, compresi i molti giorni cli fe1·ie dell'agosto. E l'operaio Risso, che ha trattato per la UIL, con una candida ingenuità h&; posto in rilievo questa circostanza, davvero insolita nella prassi sindacale italiana, se si fa eccezione per un «felice> acco,·do di tristissima memoria fra sinda– cati fascisti e inclusti-iali: raccorcio di palazzo Vidoni. FRANCO VERRA L'ECO DELLA STAMPA UFFICIO DI RITAGLI DA GIORNALI E RIVISTE Direttore: Umberto Frugiuele Milano, Via G. Compagnoni 28 Corrisp. Casella Postale 3549 Telegr. Ecostampa

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