Nuova Repubblica - anno III - n. 3 - 10 febbraio 1955

NUOVA REPUBBLICA 15 g-iorni nel ·Biondo UN' ESPERIENZA DURATURA U N autista di piazza osservava tristemente, qualche giorno fa, passando davanti Palazzo Bor– bone, sede dell'Assemblea Nazionale francese, a P·arigi, dove un impo– nente schieramento di forze di poli– zia tutelava la fase finale della vo– tazione di fiducia chiesta dal governo Mendès-France: - All'interno ci sarebbe lavoro per la sbirraglia! Un collega francese ci diceva due settimane fa che il 70 per cento del– l'opinione francese appoggia oggi Mendès-France; il nostro autista fa parte di quel 70 per cento, espri– mendone in una formula concisa i sentimenti. Gli uomini che hanno ro– vesciato Mendès-France sono una mi– noranza del popolo francese, che com– prende non solo i conservatori d'ogni tinta, dai liberali e clericali ai fa– scistizzanti, ma anche i comunisti. t la prima volta che, nonostante fa crisi parlamentare e di governo, la democrazia ha questa forza in seno .all'opinione francese; la quale, mos– sa da spirito rouspéteur, brontolone, per natura, è sempre stata contro tut– ti i governi in carica, compreso quel– lo di Fronte Popolare, nella sua fase finale, nel 1938. t la prima volta che la gente in attesa di conoscere, attorno alle can– cellate di Palazzo Borbone, l'esito della votazione di fiducia si prepara– va a manifestare a favore del gover– no che stava per cadere anziché ap– poggiare chi si apprestava, con una manovra parlamentare preparata me– ticolosamente da tre mesi, a rove– sciarlo. L'esperienza Mendès-France ha un grave passivo. Ma al suo attivo ha qualcosa d'imponderabile, che è for– se più prezioso di qualunque atto pra– tico: la gente, come quell'autista, in– voca l'intervento della polizia contro i cosidetti « partiti dell'ordine », con– tro le forze sociali reazionarie. All'inizio di quell'esperienza, i sen– limenti « qualunquisti » dell'opinione giuocavano a favore di qualunque avventura; oggi giuocano a favore della democrazia e delle forze genui– namente democratiche. Queste forze, purtroppo, sono ancora deboli e di– vise. Mendès-France non è riuscito a spaccare completamente le forze tradizionali e a formare un nuovo schieramento democratico. Non ne ha avuto il tempo. E chi lo ha fatto ca– dere sapeva di dover far presto. Ma qualcosa rimane. Tutte le forze tradizionali sono in crisi. I cattolici si sono qualificati po– liticamente e socialmente, per la pri– ma volta nella loro storia di grande partito. Entrati rossi nell'agone poli– tico francese, durante la Resistenza, escono neri come il carbone da dicci anni di politicantismo clericale. La parte realmente sana del mondo cat- voli 600 500 40 tolico ha ormai rotto tutti i ponti con il M.R.P. Al posto di una terza forza equi– voca, responsabile della legge sugli apparentamenti, vi è ora, in un'As– semblea che è la più conservatrice dopo la Camera bleu-horizon del 1919, una forte minoranza democra– tica, comprendente i socialisti, una gran parte dei radicali e dell'U.D. S. R. e la sinistra gollista, che sa quello che vuole e che sa chi non lo vuole. In un'assemblea dove vi era una « maggioranza introvabile », il governo dimissionario è riuscito per breve tempo a « ritrovare > una mag– gioranza provvisoria e, forse per mol– to tempo, una forte minoranza per– manente. Per la prima volta, l'opinione fran– cese conosce i nomi di tutti i parla– mentari conservatori, di destra e di sinistra: sono quelli che hanno votato contro, in una questione che non per– metteva equivoci. Giunto al potere per risolvere la crisi coloniale in Indocina, Mendès– France è stato rovesciato in una vo– tazione dove erano in ballo le rifor– me destinate a risolvere la crisi co– loniale nel Nord-Africa. Le destre che hanno votato contro perché queste riforme erano eccessive hanno rive-. lato il loro imperialismo. I comuni– sti che hanno votato contro perché erano insufficienti hannò rivelato il loro massimalismo. I Nord-Africani che stavano per cominciare a respi– rare un po', grazie ai comunisti e a queste destre sono ora forse affidati alla cura di chi non voleva le rifor– me. t improbabile che essi. si sot– tomettano. t impossibile che siano ancora mantenuti in soggezione per molto. Ma molto sangue rischia di scorrere ancora. Mendès-France ha infine saputo ridare dignità non solo alla Francia, ma anche all'Europa occidentale, nei rapporti con gli Stati Uniti. Ha po– sto fine all'equivoco della C.E.D.,' an– che se al prezzo assai caro del– l'U .E.O. Ha saputo dire di no agli americani, che sportivamente si sono messi a rispettarlo. t stato infine il primo uomo di Stato di questo do– pagucrra che si sia recato negli Stati Uni ti senza chiedere denaro agli ame– ricani. E questi hanno cominciato a rivalutare l'Europa, comprendendo che forse non è tutta fatta di gente pidocchiosa. Il passivo lasciato da Mendès-Fran– ce è grave. Lo sappiamo. La conclu– sione dell'U.E.O., i temporeggiamenti e la repressione larvata nel Marocco e in Algeria, il ritardo a impostare una politica economica e sociale sono cose gravi. Talvolta si giustificano con la situazione interna francese o con la situazione internazionale. Tal– volta no. I governi sono tutti imper– fetti. Saremmo ben lieti tuttavia che la Provvidenza volesse per una volta darci la forza e la capacità di subire una simile imperfezione! PAOLOVIT-TORELLI 300 ·-· maggioranza costituzionale-·-·- ___ 200 l00 giugno luglio agosto settemb. oltobre novem dicen,b. gennaio feb 1: BibliotecaGino Bianco MENDÈS-FRANCE «HA VINTO». (continuazfon, dalla pa1. •> manale « Fra11u-Ob1ervateur », uno schieramento politico di sinistra so– cialista, che assumeva il nome di « Nuova Sinistra » e che difendeva questo nome con articoli infuocati di Claude Bourdet contro François Mau– riac, che si era proposto di chiamare « Nuova Sinistra » la sinistra libera– le-cristiana de « L'Expre!I ». La caduta di Mendès-France era dunque inevitabile? Forse no, se P.M.F. avesse saputo ritrovare la fi. ducia popolare, se avesse saputo ri– creare quell'entusiasmo che seppe im– porsi all'Assemblea Nazionale nei me– si di giugno, luglio e agosto 1954. E quell'entusiasmo si sarebbe ricreato se, cogliendo occasione dalle più recenti prese di posizione sovietiche sul pro– blema tedesco, P.M.F. avesse saputo passar oltre al divieto americano di conversazioni con· J"U.R.S.S. prima del– la ratifica definitiva degli accordi ·Ji Parigi, se avesse saputo - poiché non è questione di rovesciamento delle al– leanze per la Francia, e tanto meno per la Germania - portare la Ger– mania e gli altri alleati europei ;u questa posizione, che è in definitiva l'unica posizione europeistica valida, quella della indipendenza europea. Mendès-France non sarebbe caduto, se, su questa posizione, avesse saputo ricreare l'alleanza delle sinistre, del– la sinistra socialista, della sinistra li– berale, della sinistra cristiana. L'Assemblea Nazionale, l'assemblea più reazionaria che la Francia abbia avuto da cinquanfanni a questa parte, ~a scelto bene il momento per far cadere il governo: il momento della sfiducia popolare e della divisione del– le sinistre. Ma !"Assemblea Nazionale ha scelto male l'occasione. E Mendès– France ha vinto. Ha vinto non il Presidente Mendès– France, ma l'uomo politico Mendès– France, il parlamentare Mendès-Fran– ce. L"uomo politico non deve solo sa– per andare al governo, non deve solo saper governare. L'uomo politico de– ve saper perdere, saper cadere. E Men– dès-France è caduto bene. li governo Mendès-France è stato battuto da una coalizione di destra. E' stato battuto sulle riforme aotico– lonialiste, è stato battuto su una po– litica tendente a democratizzare I' A– frica Settentrionale. Ed è stato battu– to anche perché annunciava delle ri– forme economiche volte a spezzare i monopoli, ad abbattere i privilegi: i privilegi déi distillatori d"alcool, dei monopolisti dei trasporti stradali, dei grossi capitalisti algerini. E" stato bat– tuto anche perché annunciava dei so– stanziali miglioramenti della condi– zione operaia per la « prossima scaden– za di aprile». No11 sa.-ebbe potuto cadere meglio. Ben peggio sarebbe sta– to per P.M.F. cadere battuto dalle si– nistre sulla ratifica degli accordi di Pa– rigi! L'Assemblea Nazionale, squalifi– cata ormai davanti ali'opinio11e pub– blica, ha fornito a Pier.-e Me11dèI-Pra11- ce la migliore delle piattaforme per la « scadenza elettorale » del 1956. I successori di Mendès-France si ac– cingono alla più impopolare delle po– litiche, quella della repressione colo– nialista. Se, com'è probabile, gli ac– cordi di Parigi non verranno ratifica– ti, essi avranno da fare i conti con le ire americane. .E da prevedere che, quale che sia il nuovo governo, esso non durerà mo!to." Se le sinistre libe– rale, socialista e cristiana sapranno ri– trovare la loro unità, il loro momen– to ritornerà presto. GUIDO1/UBINI L 9 on. M alagodi avrebbe avu– to notevofe fortuna nel ci– nema. Questa almeno è la opinione della sinistra giovanile liberale che stimò un grande er– rore del regista Fellini quello di aver scelto l'attore americano Àn– thony Quinn come protagonista maschile del film "La strada", quando aveva a disposizione un personaggio quale l'attuale segre– tario del P.L.I .. Tale opinione, i giovani liberali di sinistra in– tendevano manifestarla pubblica– mente durante un discorso di Malagodi a Milano. Una se– rie di strisce stampate avrebbe dovuto essere sovrapposta ai car– telloni annunzianti il comizio, con la scritta: "Essendo provato che /'on. Malagodi non è liberale, il comizio è sospeso". La mattina ddpo, appena Malagodi Ii fosse presentato sul palcoscenico del teatro, una pioggia di manifestini avrebbe dovuto volare dal loggio– n~ alla platea e i convenuti avrebbero potuto leeg1rvi: "La Con/industria, l'Assolombarda e la Confida salutano riconoscenti il loro uom~ di fiducia, on. Mala– godi, gentilmente prestato al P. L. I.". Una tromba dall'alto avrebbe squillato imperiosa, men– tre una voce tonante doveva ur– lare: "È arrivato Zampanò! ". I giovani, impegnati in un radu– no a Genova, non hanno potu– to mettere in atto il loro sa– piente proposito, tuttavia Mala– godi non ha smentito le intuizioni di quegli imberbi: non ha a/fer– mato che tutto il suo sforzo era sostenuto dal nervo ottico che co– manda ai muscoli pettorali ovve– rosia del petto, ma il suo discorso è apparso poco dissimile da quello pronunciato dal gagliardo ginna– sta del film predetto e gli atteg– giamenti, lo sguardo, le rotondi– tà della bocca, i concetti, le im– magini apparivano pressoché iden– tici a quelli di Zampanò. Man– cava Gelsoml-na a fare da annun– ciatrice: sembra che tale com– pito verrà a/fidato al vice-segre– tario del partito liberale, avv. Or– sello. Per quanto notissimo negli am– bienti liberali, Malagodi non è molto conosciuto in altri settori politici. È grave, impassibile, pe– sante, possiede un profilo asbur– gico, grosse cosce e abiti grigi a doppiopetto. L'unica sua scapi– gliatura è costituita da calze lun– ghe fino ai ginocchio, colorite vivacemente. Emersero quelle cal– ie in occasione dell'ultimo consi- glio !nazionale del P.L.I. quando Malagodi, dopo aver ascoltato im– passibile le reprimende e i rela– tivi insulti dei dissidenti liberali, sfogò la sua ira nel corridoio, prendendo un cappello nero, da lui ritenuto appartenere all'avv. Libonati, che calpestò con entram– bi i piedi, saltellando e pedalan– do con un vigore straordinario per la sua mole. In quell' occa– sione furono messe bene in mostra le famose calze ed anche l'im– pulsività di Malagodi, perché il copricapo oltraggiato non appar– teneva a un suo avversario, ma a uno dei suoi, anzi c'è chi dice eh, il cappello fosse addirittu– ra suo. Comunque, con il cappello o senza, M alagodi è uomo politi– co singolare. Inesperto, anzi del tutto digiuno di preparazione e dottrina politica, è riuscito in un attimo a divenire deputato prima e segretario generale del partito liberale poi. È da notare che le ultime elezioni per M alagodi erQ, no le prime: la sua esper/er,– za in fatto di partiti si arreJtava a quello fascista. Aveva invece accumulato influenze in seno alla Confindustria, fra grandi indu– striali, grandi finanzieri, grandi banchieri, che richiesero al P.L.I. un posto d'onore per il loro uomo. Dove potrà arrivare Malago– di non è oggi possibile previ• dere: certo se in Italia l'a /Z.an – za dell'oro e dell'altare segui– terà ad avere fortuna, Mala– godi potrà giungere anche alla presidenza della repubblica: oltr, all'esperienza nel maneggio del denaro, il Nostro è abilissimo nel temperare le matite, qualità sem– pre apprezzata dal paese. Un'ultima uscita di sicurezza potrà procurarla a M alagodi il festival della canzonetta. Erava– mo presenti a San Remo, duran– te l'ultima gara di melodie leg– gere e abbiamo tratto la convin– zione che per Malagodi quell'am– biente ilare e canoro sarebbe stato accoglientissimo. Forse in suo ono· re a San Remo avrebbero improv– visato versi e musica, che tra– mandassero ai posteri tanto per– sonaggio, magari modificando le strofe che narrano di una certa Eulalia Torricelli, femmina forlive– se. La romanza modificata avreb– be potuto essere. questa: " Voi non lo conoscete, ha gli occhi belli - Giovanni t,,falagodi del Pie/lì". l'AOLOPA.VOLINI 5

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