Nuova Repubblica - anno II - n. 21 - 10 novembre 1954

NUOVA REPUBBLICA 1a·g-iorni nel fflondo I RAPPORTI FRANCO-TEDESCHI E L'EUROPA Q UALCHI~ anno fa, ad una riunio– ne del Comisco, come si chia– mava allora l'Esecutivo dell'In- ternazionale socialista, il 'presidente del partito socialdemocratico tede– sco, Ollcnha_ucr, ci spiegava che una rinuncia, da parte della Germania occidentale, alla Saar, avrebbe fatto il giuoco dei comunisti, giustificando, in un certo senso, la politica delle annessioni all'Unione Sovietica e alla Polonia e ponendo i tedeschi della Repubblica di Bonn in una situazio– ne che non avrebbe consentito loro di denunciare l'asservimento a Mosca dei dirigenti della Germania orien– tale. L'argomento aveva sapore naziona– lista e non contribuiva eccessivamen– te a smantellare gli argomenti di natura economica e politica che i socialisti francesi e quelli della Saar contrapponevano alla tesi tedesca. Ma serviva a chiarire le profonde difficoltà rappresentate dalla questio– ne saaresc sulla via di una effettiva riconciliazione tra la Francia e la Germania. Era una questione che ricordava al tempo stesso la questio– ne austriaca e quella di Trieste. L'atteggiamento dei Saaresi ricor– dava un po' quello dei dirigenti austriaci subito dopo la guerra. Que– sti ultimi, infatti, pur essendo con– vinti che l' A nschluss rispondeva a un'esigenza profonda e non era sol– tanto un prodotto dell'espansionismo nazista, ritennero pili utile sganciare la sorte del loro paese da quella cli una Cerrnania sconfitta,.chc avrebbe impiegato un lungo tempo prima di potcni rimettere in piedi e riconqui– stare . una posizione dignitosa nella società internazionale. Come gli au– striaci, anche i saarcsi, in questo dopoguerra, hanno preferito essere una nazione contesa, scmi-indipcn– dcntc, operante nell'ambito dcll'cco– nmnia di un paese vincitore, come la Francia, anziché continuare ad essere una fra le tante regioni di un paese sconfitto. Per certi rispetti, il loro atteggiamento ricorda quello che avevano certi indipendentisti trie– stini. Per tutti i gruppi politici tedeschi, viceversa, lo statuto indipendente del– la Saar era avversato alla stessa stregua in cui da noi si avversava lo statuto cli un Territorio Libero di Trieste. Nonostnntc la Saar fosse sta– ta annessa alla Germania, a seguito cli un plebiscito quasi unanime. nel 1935, nell'epoca nazista, la classe politica della Germania occidentale sembrava voler dar prova, col suc– cesso che• avrebbe eventualmente con– seguito nella questione della Saar, sia di una capacità superiore a quella elci tedeschi orientali nel difendere i confini nazionali, sia del maggiore rispetto delle potenze occidentali per l'integrità territoriale del loro paese. La levata di scudi contro l'accor– do franco-tedesco relativo alla Saar, che parte non solo dall'opposizione socialdemocratica, ma anche dai grup– pi della stessa maggioranza governa– tiva ciel Cancelliere Aclenauer, dal partito liberalclemocratico al partito tedesco e ad alcuni ambienti della stessa democrazia cristiana, trac ali– mento da questi motivi che, a loro volta, sono gencràti da una specie di spirito di concorrenza fra la classe politica della Germania occidentale, nel suo complesso, e quella della Germania orientale. Quale che sia, dunque, la miglio– re soluzione per il territorio sa:-.rcse - e la sua europeizzazione potrebbe essere maggiormente nelFintcresse dell'Europa. come pure della Genna– nia e della Francia, - ogni solu– zione che non sia inquadrata in un regolamento generale della questione tedesca rischia di essere effimera e di lasciare strascichi dolorosi. Se il Presidente Mendès-France aveva bisogno. per rendere accetta– bili gli accordi cli Londra, cli una soluzione di questo problema - alla quale egli finì per condizionare tas– sativamente l'adesione della Francia all'Unione dell'Europa Occidentale - il Cancelliere Adcnauer avrebbe avuto bisogno pregiudizialmCntc di una soluzione o di un avviamento alla soluzione della questione tede– sca in generale. Puntando esclusiva– mente sulla CED, tuttavia, che esclu– deva una vicina .soluzione della que– stione tedesca e che, anzi, partiva dal presupposto che una soluzione siffatta fosse lontanissima, il Cancel– liere Adenaucr sperava di ottenere contemporaneamente il ritorno del suo paese alla piena parità di diritti con gli altri e, quifldi, di risolvere implicitamente, a breve sca.denza, an– che la questione della Saar. Il suo t;rrorc è consistito nel ragionare an– cora come se l'UEO fosse in tutto e per tutto un surrogato della CED e nel non prevedere l'ultimatum di Menclès-Francc a proposito della Saar. Sotto una forma diversa, posto questa volta implicitamente da una parte della classe poli"tica della Gcr- LEGGE D ELEG.ll e statali LA C:ui1cra dei Deputati, ad un anno di distanza dalla sua pre– sentazione. ha preso in esame il di– segno di legge sulla concessione, al governo, della delega per la riforma clc)lc svuuure della nostra pubblica .1mministrazionc. A ragion veduta si pt1ò parlare cli riforma strutturale, in quanto con questa lrgge il governo non intende soltanto determinare un nuovo organico delle carriere e un nuovo trattamento economico per i dipendenti dello Stato, ma ritiene di dovere operare un rinnovamento dei criteri che regolano l'Ammini– strazione prebellica. • Si tratta, in breve, della riforma dcllq_ burocrazia. Sul fatto che questa debba essere pro– fondamente riformata, sia per quan– to si riferisce al personale, sia per quanto si riferisce ai congegni tecni– ci nei quali si esercita e si articola la pratica amministrativa, nulla da ridire, né eia parte dei privati cit– tadini, né eia pa~tc degli statali. LAVORO E Tutti convengono sulle ragioni obiet– tive cli una più snella e più modern, amministrazione. nella quale ben di~ versa dall'attuale, sia la pmizione del funzionario. Però non tutti sono d'av– viso che una così delicata opera ri– formatrice sia delega:a al potere ese– cutivo, specialmente dopo i legittimi dubbi che, sulla rettitudine delle per– sone che di tale potere fanno parte, si sono insinuati nell'opinione dei cit– tadini. Tanto piè, che il progetto di legge per la concessione della de– lega. nella sua striminzita forma. non prevede i criteri fondamrntali ai quali il governo dovrà attenersi nel suo lavoro legislativo. Non prevede né quali debbono çsserc ciuesti cri– teri sotto il profilo giuridico e costi– tuzionale. né di quale .entità deb– bano essere i promessi miglioramenti economici. Il governo, in poche pa– role. non vuol dire quello che inten– de fare in un settore estremamente delicato della vita elci nostro Paese. t chiaro che i p·rin 1 i a non essere d'accordo con ii go\·erno sono gli statali. che vorrebbero seguire, attra– verso le discussioni parlamentari che offrono maggiore garanzia di obict' tività, lo sviluppo della soluzione dei loro problemi. Tanto più che, in Parlamento, siedono deputati sincla– cal:sti che potrebbero llleglio difen– dere le loro aspirazioni e far sen.: tire l'opinione delle organizzazioni te G oB o mania occidentale, il problema del– l'unità tedesca appare quindi come la condizione· pregiudiziale, non solo per una pace stabile fra oriente e Occidente, ma anche per l'intesa franco-tedesca, sulla quale deve pog– giare ogni tentativo di organizzazio• ne dell'Europa. Non è possibile pre– vedere se la questione della Saar farà ancoi;a una volta arenare la riconciliazione tra la Francia · e la Germania e l'Unione dell'Europa occidentale, ma non vi è alcun dub– bio che, anche superando l'opposizio– ne interna in Germania su tale argo– mento, esso rimarrà una spina nel fianco dei futuri rapporti tra i due paesi. Lo spostamento dell'asse politico interno negli Stati Uniti potrebbe offrire un'occasione· al riesame, da parte americana, della questione dei negoziati con l'Unione Sovietica, cosl come, da parte di quest'ultima, un gesto distensivo come l'accettazione d'indire libere elezioni in tutta la Germania potrebbe consentire d'im– postare su basi nuove tutto il pro– blema della sicurezza europea. I problemi della pace sono quindi di nuovo aperti e si pongono in condizioni che sono forse oggi più favorevoli che in tutto il periodo dal 1946 a questa parte. Basta che Qualcuno prenda con coraggio l'ini– ziativa e che questa sia appoggiata con fermezza da un certo numero di governi dimoStranti buona volontà. Mentre l'iniziativa può solo partire da una delle quattro potenze occu– panti della Germania, la buona vo– lontà può essere espressa anche dalle altre. Cerchiamo, questa volta, se l'occasione se ne presentçrà, di non essere gli ultimi. PAOLOVITTOR•;LJ,I sin dacali di categoria e, · quindi, le o ro stesse, su ogni questione e su ogni aspetto del delicato e dibattuto pr_oblema. C'è molto malcontento fra i pubblici dipendenti per questa leg– ge delega. E di ciò non possono non farsi eco le Confederazioni dei La– voratori, anche se la , CISL, nella sua esuberante foga di amore per il governo, riporta in Parlamento una eco sfiatata e convenzionale. La CGIL ha prop<kti al progetto akuni emendamenti, rendendosi con– to realisticamente che non c'è, alla Camera, un rapporto di forze par– lamentari che consenta di respingere la delega. Quindi, in breve, la CGI L dice questo: la delega sia concessa 1 ma la legge che la concede fissi anche i criteri che dovranno infor– mare l'opera del delegato. Posizione questa che ci sembra realistica e che sosterrà - a quanto sembra - anche la UIL, attraverso l'intervento in Parlamento_ dcll'On. Ugo La Malfa. Non ci è ancor dato di sapere quale emendamenti proporrà la UIL. Sap– piamo invece che ]'On. Di Vittorio, ha proposto: I) la legge assicuri adeguati miglioramenti economici, re- SINDACATI goli gli scatti di anzianità e fissi il trattamento di pensione; 2) la legge stabilisca le garanzie per l'imparzia– lità e l'onestà della pubblica ammi– nistrazione, sanc•endo il principio che le note di qualifica debbono essere pubbliche; 3) la legge ponga fine all'ingiustizia dell'avventiziato. Inu– tile dire che, in Parlamento, la pro– posta Di Vittorio è caduta. L'oppo– sizione, quindi, abbandonerà il ten– tativo degli emendamenti e lot– terà, in una battaglia che si prevede lunga e dura, perché la legge venga respinta. t certo che il governo non acco– glierà emendamenti a meno che non siano di irrilevante e marginale im– portanza. Vedremo quali sai-anno le annunciate proposte La Malfa che senz'altro dovrebbero essere meno « ideali » per rion dire meno dema– gogiche di quelle dell'On. Di Vit-. torio, che possiamo accettare come enunciazione e che molto volentieri vorremmo veder tradotte nella pra– tica attuazione, ma che purtroppo sono ben lontane dalra presente real– tà politica italiana. Il sindacalismo, in fondo, è efficace se si basa sul possibile, anche se questo è poco, anche se questo è lontano da quello che vorremmo.· E le proposte di Di Vittorio hanno avuto il torto di es– sere troppo belle per essere possi– bili. ~ ma.t;iaao vll aula L A coJa avvenne 1111 pomeriggio a Montecitorio. L 1 t111fo 1emiN10- la doveva discutere un impor– la11Je pro11vedime1110 ammi11is1,w1it10, quando da WM porta laten1/e com– parve 1111 eJSere baJJO e ,-obuJto vestito di 1111 co1111111e dt1 10/10d'111- bergo, tutto di gomma: con piedi di rame e iu testa 1111 casco di none, /Jrovvisto di pisiera e di due groJJe lampadine gialle che Ji "cce11de- 11t1110 e si s/Jeg11e1 1 a110 altenU1tiv,1- me11te. L'011 Leone che presi(Jde1 1 a wlvò la situazione: « La parolt, _:_ egli disse - è ,11/ 1 011. Mtll'– zùmo ». L'Essere si avvicinò al microfono urltmdo « Ceret1,amici». li 11/tlfZÙIIIO COI/OSCetltl· la IIOStftl ling11t1e 11st11)(1 /Mrola di iudubbù, origine J1admu1. Pronlt1111e111e / 011.Toglù11ti pre– se la parola: « Prego /1011. Mm·– zùwo di cousidemrsi nostro c,mdi– , d,,10 ,tifa J,re,ide11zadel ro11,iglio. Conosciamo J1erfe11a111e111e le istitu– zioni democmtico-progressit-e. del suo pane e i gnmdiosi progreSJi 1ocù1/i compiuti da Mar/e. La 110- stffl JJO?itict1 coincide coi se111i111eu1i del suo Pt1Cifico governo, i progr(IJ11- J11ipmtict11ne11Je 10110uguali. Con– fido che /1011.Nenni si associerfÌ. ,,11,, 110J/rt1 propoua ». Il /e,,der co- 1111111iJta dette 111/occhiatt11. f'.le1111i, il quale, dopo breve eJÙt1zio11esi ,,ffrellò a 10110,c.-ivere le dichi"– razio11idi Toglù11ti con 1111 -discorso i11cui crtmo ricordt1/e le forze del lt111oro, il 1ocialismo e il sole del– l'm·1·e11iremarziano. Ftmf,mi 11ou si fece battere nel tem/10 e con l'agilità 111ent"leche lo diJJingue "ffe,-mò: « Sono lieto che il rn/1- prese111t111Je di Marte cristia11ae so– cù,le sia ve1111Jo fffl noi. Confido che 11orrà rimanerci fino tdl 1 elezio11e · del p,·oJJimo p,·e,idente della re– pubblic" » ("pplau,; "I centro). Sol– umto i monarchici rimasero c11JM– me11teseduti. Covelli dicevt1ai suoi: « Anche questa 110/taci ha11110 fre~ gato. Potell(11110 offrire al 111m·zùwo /ti corona di 1·e d'Italia. Se 11011 a11eJSi1110 Ira i J,iedi quel cretino di Cascais ... ». Me11tre lt, ct1111ert1 lrip11dù11 1 t1 fe– lice, /'~11. Leone 1elefo11avt1 tt Gran– chi: « C'è 1111marzia110i11(Ilda». « Arrestt1te_lo » - rispose Granchi. « E 1111a /Jarola, quello ht1d11elt11n– /Jt1di11e nella Jefta che J1rome110110 /Joco di buono ». « Allom i111 1 ila- 1elo a ce1Mdt1 me Ilasern; ci pen– so io». Leone si rit 1 0/Je al 11Mrzùmo. · « Cosa mangia. Vostra Eccellen– za?». «Tutto». « E cosa beve?». <<Vino». Il 111t1rzùmo accettò l'in– vito di G,·onchi e la sera .ri 1·ecò a ce,," dal pre,idente della camera, presellli le 1m1ggiori tlfltorilà cit– tadine e 1Mzio11ali e /'on. De /\licolt1 1 chù1111aJo d'11rge11za dal 1110rifugio di Torre del Greco. · F111111a ce11t11Mg11ifict1. Unti im– mensa tat•ola brilla11t1di stoviglie dornte e di ,,,,,e/lame candido JOIIO doppieri d'argento. U11 b"llello di ,11111e11e111i fanc ulle inglesi i11terpre– lt111acon 11oli-d 1 angelo sot111i11111- siche dtt ct1111ern; "' J1ù111ofortera Piero A1organ, richù1111ato d'11rgenzti da Regina Coeli. li marzùmo 1ntm– gia11t1. come un /11/10e be11e1 1 a come 1111 orro. Disse soltaulo poche, cs– se11zialiparole, si ro,,esciò t1ddosso 1111 intero 1•assoiodi ,mtiJJtuti, do– ve/te rnschiarsi it burro co11 1111 coltello d"I giubbone color pulce e tdlt, fine del /1n111zo 11lltlsardina ,,,.genica gli ct1111/1eggù11N1 1d cuo– re, simile " 111M gm·denia o ti 1111 11111f,hc110. Tutti Jr, ll'0t'tll'.mo sim– /1t11icissi1110~ Lo chù111u11•tmo già «presidente». Alc1111e signore dei• l'mùtocrazi(I J1ùì jJura e J1iii verfl gli fecero com/,re11dere rhe qnellt1 110/te 11011 t1nebbe do1111toJJreoc– c11/N1rsi ti tro1•t1re 1111 le/lo soffice e co11forle1•ole sollo 1111ti rig1wrdi. Alcuni uomini di (I/fari, « t1b~11w• li o/1eralori >>, ebbero modo di ,,p– /Hezz(lre !t, sua proJ1/ezza11ell 1 acco– gliere t'(IJ/i Jnogelli di Jcambi e Ndute i111erJ1ia11eltll'i. Un Jn·odllt– /ore ci11e111alo,f,r,1fico .r,li fece firnw– re dodici co111r,111i /JCI' Ji/111scon ltt Pam/1tmi11i,la Lollobrigid'tt, l(t BoJè ed t1ltre dii e. li 11Mrzùmo apj}(Jrit-afelice. Furono le s11e ultime j}(Jrole t,– /1erderlo. /\.TeJ/ 1 <1cco111Ù1/arsi dtt JN.1- dro11e di casa delle una grnu m111Jalt1 rnlle J/Jal/e del/',111fi1rio11e urlt111do: « Vecchio mio le l'ho falla » e si t11•1·iò bm·colltmdo 1·ersoil portone. Grolft•hi parlò brevemente cou 1111 cart1bi11iere di g1u,rdù1 il q11alese– g11ìil llltll'ZÙmo per la Sll"ttda.U,/orn do/10 nwirt1 recaJ,itt1to a Granchi il ,eg"11enlem/1porlo del 'Arma Be- 11e111eritt1: « Secoudo i vostri ordi– ni, ho seg11itoil 1J1tll'ZÙmo fino td– l'"11golodelle Quallro Fo11/"'1e, dove il s11rriferito 111arzùmosi era fer– "'"'o per ;oddi,f"re i propri biJo– gni. Arrestatolo Jollo /'imp111azio11e di ubriachezza molesta il marziano 11e11ivt.J coudotto in ct1ser111t1. Nella lasctt i111er11tt del giubbotto in gom- 11M è sJalt1 rù11 1 en11Ja !IIJa carltl di identiltì intestata ti Romita Giu– Je/J/,e, 11alo a Tor1011a,di profe,– sione ingegnere. li Romita è siC11• rt1111e11/e t111w1ogliato co11prole, ben• cht! affermi di eJJere /}(Idre della Re/mbblica ». PAOLO PA\ 1 0LINI 7

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