Nuova Repubblica - anno II - n. 20 - 25 ottobre 1954

lJUESTll ... l\l OS1'Rll ITllLill LE CATEGOHIEiDEL CARLf~TO L Il « Resto del Carlino » (organo, come la «Nazione», dei bietolari italiani) pubblicava addì 12 ottobre sotto il titolo « Negato il passaporto a Calamandrei e a Codignola » la notizia, divulgata da una agenzia SASI, che « le discriminazioni nella consegna dei passaporti validi per gli stati dell'Est europeo, Austria com– presa, sono state estese alla categoria degli cx-azionisti »; aggiungendo che era stata respinta la domanda di passaporto « per recarsi a Vienna » avanzata da Calamandrei e Codi– gnola. Questo piccolo capolavoro di mac– cartismo gesuitico è fatto di sottili ed inespresse insinuazioni. Il titolo, in questo tempo di « capocottari », richiama alla mente altri « ritiri »; e quella « richiesta di passaporto per andare a Vienna» ha un suo parti– colare sapore (a Vienna, per che cosa? per vedere i restauri di S. Stefano?). Naturalmente, le notizie dell'agenzia SASI sono false (come le cose siano andate è raccontato da Calamandrei, sul « Ponte » · cli set– tembre); ma merita particolare men– zione quella « discriminazione estesa alla categoria degli ex-azion1Sll », che esprime bene il subcosciente raz– zista. del sig. Zincone, e dei « bieto– lari » bolognesi. Il provvedimento è stato esteso anche alPex-azionista Luigi Salvatorelli e all'ex-azionista Altiero Spinelli? ELEHENTAJIE SENSO DI ALUOR I•ATRIO ' La Camera Confederale ciel La– vorJ di Trieste (aderente, dice la carta da lettere, alla çonfeclerazione Internazionale Sindacati Liberi) di– rama una « messa a punto » sul caso Toaldo, prendendo occasione dalla mozione presentata da un gruppo di personalità triestine (« professionisti ed esercenti», afferma con disgusto la predetta dichiarazione), e pubbli– cata in altra parte cli questo giornale. Questa « messa a punto » è un be/– l'esempio di nobile stile patrio, che ci riempie di buone speranze per l'avvenire di Trieste finalm.ente con– gi,mta alla tnadre patria. L'este11- sore della clichiarazio11!, definendo · «insano» il comportamento del Toaldo e «disgustoso» il suo caso, vuol dim.ostrq,,e che l'origine di esso 110n riguarda già l'uso della li,ngt1ll slovena, fra le altre, sui cartelli indi– catori dell'Ostello della Gioventù di Trieste che il Toalclo dirige, ma prov– vedimenti tecnici che il T. avrebbe preso contro i lavoratori (leggi: eli– minazione di precedenti abusi), e soprattutto le espressioni del suo pe11- siero, che si sarebbero concretate in « sconsiderate ed oltraggiose 1na– nifestazioni verso i triestini», avendo definito cinicamente « isterismi na– zionalistici» le loro e'spressioni pa– triottiche (leggi: lo sciovinismo fa– scista ed irresponsabile dei gruf,pi dirigenti della politica locale). Il Toaldo sarebbe giu11to fino a par– lare « di pretesi soprusi che sarebbero stllti perpetrati da fili itllliani prece- denteniente al 1945 »: affermazione che troppo giustame11te i fascisti estensori di questa « messa a punto » respingono con sdegno! Infine, la colpa più grave del T. sarebbe quella di essere « abbracciato e vincolato ad ambienti che non possono consentir– gli imparzialità di giudizio ed indi– pendenza di pensiero »: imparzialità ed indipendenza notoriamente assi– curate alla Camera Confederale ciel Lavoro di Trieste, e - più general– mente - a coloro che respingendo impuri amplessi riversano il loro « ele,mentare senso di amor patrio » nelle pattumiere fasciste. IJL\TALIJL\TGA JfJl~A .IitlìUODILE « Dinanzi a quella lunga fila di candidati della Unio11e democratica autonomista - lunga fila immobile e terribilmente seria, schierata come per un rito - il senso delle dittature, che trasformano gli uomini jn cose, era palese e ·inconfondibile». In– vece, allegra, disadorna e semplice era la sala del cinema dove il scn. Bo apriva, per conto della « demo– crazia », la campagna elettorale della val d'Aosta. Cosi il massimo organo della stampa italiana, il « Corriere della Sera » del 19 ottobre, a firma Enzo Grazzini. Peccato che il I pezzo ' sia stato scritto a Milano in anticipo: sicché ci si è dimenticati di togliere il nome di Codignola da quelli dei tre oratori del giorno (era stat~ invi– tato, ma non potè partecipare): « ... con quella lunga filà. immobile e terribilmente seria, la polemica di Negarville, di Lussu e di Cod~nola (! ?) ha investito invece la legge mag– gioritaria, definendola una « super– truff a» (letto e approvato, n.d.D.) ai danni della Regione e ricalcando i motivi ormai vieti che vengono dalla tenuta di Capocotta ». I motivi sono vieti, ma può anche darsi che facciano perdere ai demo– cristi le elezioni in valle. Allora leg– geremo, sul « Corriere della Sera »: « una lunga fila di musi immobili e terribilmente seri », ma - questa volta - i musi saranno i loro. STfJRIA DELL'ARTE E JlACCOil.lANDAZIO~TJ Caro Direttore, Nel numero di settembre de « L'Eco della Nuova Scuola» è ap– parsa una nota a firma di alcuni in– segna11ti della provincia di Bari, ido– nei e abilitati in storia dell'arte, che palesava ai lettori cli quel periodico una rnanifestazione tipica della con• dizione cli irresponsabilità didattico– amministrativa imperante nella no– stra srnola. Nello scorso mese di aprile gli Ì1l– segnanti firmatari della nota in que– stione inoltrarono un esposto al Mi– nistero della P. I. in ctti, fra l'al– tro, chiedevano che fosse aff\dato ad elementi specializzati, e non a gente non specificamente qualificata, l'in– carico di membri aggregati per la storia dell'arte alle commissioni f)er gli esami di maturità classica. Avvalorava successivamente la ri– chiesta la circolare 11. 1804 (pag. 5) del Ministro della P. I.: « deve essere data la preferenza, nella scelta da parte dei Presidenti, agli inscgn~nti cli ruolo nelle discipline da affidare ai membri aggregati; e poiché· diffi– cilmrnte i Sigg. Presidenti, quasi sempre riuovi all'ambiente degli esa; mi, possono agevolmente orientarsi per l'af,plicazio11e cli tale norma, qui si dispone che essi prrnclano sempre preventivi contatti con i Provvedi– tori agli Studi, i. quali, anche attra– verso la form,izione cli elenchi degli insegnanti di ruolo e di quelli abili– tati nelle relative discipline sOno in UOVA REPUBBLICA 7 I PAGINE DICULTURA CONTEMPORANEA IL MOVIMENTO SINDACAL IN ITALIA I. N ELL'ANNO 1891, i metalillrgici di Milano e proviocia, malcon– tenti delle loro condizioni di vita, insorgevano contro il sistema di Ja. voro a fattura (il cosidetto lavoro a « façon » che continuò ancora per mol– to tempo in Francia), cioè pagato in base ai numeri dei pezzi che ogni ope– raio produceva, il che aveva come fl. sultato l'assoluta ignoranza da parte dell'operaio stesso di quanto avrebbe percepito come paga settimanale, dan– dosi luogo a trattenute, che conti– nuavano per diverse settimane, nel caso di scarsa produzione; scioperava– no, ottenendo, dopo qualche tempo di astensione dal lavoro, di fissare una paga garantita; sulla base di un la– voro a cottimo, anziché a fattura, l'ope– raio avrebbe dovuto produrre x pezzi al giorno ad un tanto per pezzo; la paga giornaliera era costitllita dal pre– sunto numero di pezzi che l'operaio poteva produrre in x ore lavorative e la differenza fra la paga fissata ed il maggior numero di pezzi prodotti, an- -dava a favore dell'operaio, mentre se si fosse verificata una produiione al disotto del minimo stabilito, la con– seguente perdita veniva rifusa dalla ditta, lino alla concorrenza della paga giornaliera stabilita. Lo sciopero meta 11 urgico, con i suoi risultati vittoriosi, provocò una forte ripercussione nelle masse lavoratrici, ed in quell'occasione vennero gettate le basi per le prime leghe di resi– stenza. Prime forme organizza/ tive Nel 1891 anche h governo inco– minciò a preoccuparsi del crescente interesse delle masse lavoratrici per il nuovo stato di cose che si veni– va formando, e qualche anno dopo, prendendo l'appiglio da una repressio– ne dell'anarchismo, emanò leggi ecce– zionali con le quali venne costituito il domicilio coatto nelle isole di Tremiti, Ustica, Pantelleria, dove vennero sol– lecitamente inviati anarchici socialisti e qualche repubblicano. grado di fornire ai Presidenti il ma– teriale occor;ente per la 1nigliore e più oculata scelta ». Nella provincia cli Bari iale di– sposizione venne assolutamente igno– rata. Nessun elenco degli idonei ~ degli abilitati fu messo a disposizio11e dei Presidenti delle com,,,issioni cli ma– turità classica, i quali furono gli ar– bitri di nomi11e Pteferrnziali, che in genere toccarono ad insegnanti che, senza possedere alcu11 titolo speci– fico, eran ben forniti cli appoggi e raccomandazioni. Su un grùppo di nove i11segnanti . idonei ed abilitati, solo sei furo110 chiamati a far parte di ·comm.issioni di maturità, e non per un legale rico– noscimento del loro diritto, ma uni– camente per le personali aderenze degli interessati presso alcuni Pre– sidenti. Quanto possa avvantaggiarsi da simili atteggiame11ti la serietà della scuola e la dignità dell'insegnamento è elementare dedurre. ELE~A nsoccm,uto Tali leggi rimasero io vigore fino al 1895, ma l'istituzione del domici– lio coatto non fu abrogata. Tuttavia non impedirono né lo sviluppo delle idee socialiste, né l'affermazione delle organizzazioni sindacali : il seme get– ta~o da Andrea Costa, Lazzari, Casati, fecondava; le file ingrossavano e, di pari passo allo sviluppo industriale, sorgevano nuove leghe professionali ed istituzioni operaie. La manifestazione del primo mag– gio assumeva maggiore importanza: di anno in anno i manifestanti aumen– tavano di numero, finché si può dire che il l O Maggio del 1897 vide la quasi totale astensione dal lavoro, da parte delle masse lavoratrici. .u L. REPOSSI Gli industriali, consci del sempre maggior valore di tale data, si preoc– cuparono di svalorizzarla o, quantome• no, di ridurre il suo sigMificato e decisero perciò, nel 1898, di chiudere le fabbriche in tal giorno, aiutati in questo dal clero che proclamò il pri– mo maggio festa del lavoro invitando gli operai ad astenersi dal lavoro, per degnamente celebrarla. Si arrivò così a trasfo'rmare una manifestazione di pro– testa, in un'altra festa di calendario, e noi ci pre~tammo a tale mistificazio– ne. Frattanto il capitalismo si svilup– pava sempre più: le fabbriche perde– vano ogni giorno il loro carattere arti– giano per trasformarsi in ~imprese in– dustriali, ed a Milano come in tutta la Lombardia, le società anonime au– mentavano di numero: a Milano, la Elvetica si trasformava nella Società Ernesto· Breda, la Comi & Grondona si fondeva colla Miani-Silvestri; a Le– gnano si affermavano e dominavano nel ramo tessile il complesso De l'Ac– qua ed in quello metalturgico, la. Franco Tosi. Anche La Pirelli si svi– luppava sempre più e la Bianchi,. la Stigler, da piccole officine diventava– no stabilimenti. A Torino, l'industria dell'automobile non esisteva ancora; sorgerà solo nel 1905, ma aomenterà il numero delle sue fabbriche molto rapidamente. Nel restante dell'Italia, solo Bolo– gna e Firenze seguiranno subito il nuovo sviluppo indusu-iale: più len– to invece si manifestava tale sviluppo a Napoli ed a Palermo, dove i deten– tori delle maggiori ricchezze locali, non intendevano arrischiarle in imprese in– dustriali. Costituzione delle Ca, mere del Lavo'ro Con questo rapido evolversi delle in– dustrie, anche il movimento operaio aumentava di proporzioni; vennero così a crearsi nuove leghe e federazioni di mestiere, e già nel 189 I si ebbe sentore della costituzione delle prime camere del lavoro a Torino, Piacenza, Milano, che il mazziniano Gnocchi– Viani, passato all'internazionalismo prima ed al socialismo poi, divulgò e propugnò sul modello della « Bour– se dc Travail » il cui funzionamento egli aveva potuto studiare in tutti i suoi particolari, durante la sua per– manenza a Parigi, dove era stato in- viato in occasione d_ell'Esposizione del 1889, come membro di una delegazio– ne italiana: per tale fatto, Gnocchi– Viani venne in seguito soprannomina– to « il papà delle Camere del Lavoro». Le federazioni nazionali (meno una o due, libro 1872, macchinisti e fuo– chisti 1883) sorsero quasi tutte dopo il J 90 I, in seguito cioè alla conqui– stata libertà di riunione. Jntanto incominciava a farsi strada fra le organizzazioni il concetto del miglioramento, della resistenza, finché la parola lanciata nel 1889 a Parigi di « otto ore di lavoro, otto di riposo, otto di studio », anche in Italia, in quel primo maggio, venne rivendica– ta in ogni comizio. La reazione per 4 tanto non impedì alle Camere del Lav<HO ed alle leghe di sorgere e di aumentare. Tuttavia, per quanto ad ogni primo maggio s1 potessero constatare nuove adesioni di leghe di resistenza alle Camere del Lavoro, il movimento era ancora caotico e troppo diviso in ca– tegorie prof~ssionali (i tessili erano di– visi in nastrai, passamantieri, tessito– ri in lana, tessitori in seta•, tintori, ecc.; i metallurgici in tornitori, aggiustato– ri, piccola meccanica, fonditori, gasi– sti, ecc.) e soprattutto era reso difficile dai lavoratori stessi, i quali imbevuti di garibaldinismo, di romanticismo, di religione, ostacolavano il proselitismo. Fu veramente uno sforzo titanico e .,<;ublim.e~ come possiamo giudicar-lo ora noi alla dist~inza di mezzo secolo, quello col quale i nostri instancabili ed indomabili compagni di allora, con volontà ferrea di sacrificio e fede eroi– ca nel socialismo, spianarono e pre– pararono a noi Ja via per marciare; decisamente in avanti. Oltre alle -camere del lavoro, che già nel 1893 erano in numero di 14 e che nel 1894 salirono a 16 (a Milano 40 sezioni con 10.000 soci, a Piacenza con 3.900 soci, a Torino, Ro– ma, Brescia con circa 3.000 iscritti cia– scuna, a Bologna con J 6.000 soci) era venuta formandosi anche la federazio– ne dei lavoratori della terra, che ave– va avuto il suo inizio fin dal 1885 nel mantovano e che si costituì poi in federazione nel 190 I con sede a Bo– logna. Jl 1894 è però carico di nubi ed in– fatti le leggi eccezionali emanate dal governo Crispi instaurarono un altro periodo di reazione e l'orizzonte oscuro ,;sciava prevedere che la procella si avvicinava. La mattina del 1 ° marzo 1896, le truppe italiane in Africa subirono un grave rovescio: a tale annuncio Ja massa operaia si sollevò, chiedendo al grido di « Via dall'Africa», che l'impresa africana fosse abbandonata: nacquero tafferugli ed a Milano tali tumulti ebbero un epilogo doloroso, poiché si dovette lamentare una vitti– ma, il che inasprì maggiormente gli animi, e Crispi fu costretto a dare le dimissioni. Il movimento operaio non subì· pii, Rrresti nel suo sviluppo; alla fine di quello stesso anno nacque l'« Avan– ti», ed alla dichiarazione del marche– se di Rudinì che asserisce che « il socialismo non passerà ». risponde Bis– solati, primo direttore del!'« Avanti», dicendo che << il socialismo passerà».

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