Nuova Repubblica - anno II - n. 14 - 20 luglio 1954
I INCHIESTE_ E DOCUMENTI Triste realtà della Larderello I " soffioni ", pomodi discordia fra i monopolisti - Le duecooperative, cattolica e socialcomunista, forniscono in concorrenza, _ 1padroni, manod'opera minor prezzo! P ARLIAMO della Società Boraci– fera di Larderello e della gente che vive e lavora fra i casta– gni e « soffioni » nei paesetti della Valle di Cecina: Montecer– boli, Larderello, Serrazzano, Lusti– gnano, Castelnuovo, paesi che ai turisti ricordano cure termali e agli industriali miliardi di Kwh annui di preziosa energia_. Ma per meglio capire l'impor– tanza che questa zona riveste nel quadro dello sviluppo tecnico ed eco– nomico della Repubblica, bisogna, come sempre, incominciare dai nu– meri: le centrali idrotermoelettriche hanno prodotto complessivamente in Italia nel 1953 circa 32 miliardi di Kwh, ma poiché ogni anno aumenta la richiesta da parte dell'utenza, fra un decennio circa il fabbisogno nor– male di energia elettrica sarà rad– doppiato; come provvedere, dato che lo sfruttamento delle risorse idrau– liche è ormai al suo massimo? Di qui la necessità inevitabile di ricerche per la costruzione di nuove cçntraJi gco– termoelettriche, ricerche che riguar– dano particolarmente la zona di Lar– derello e precisamente il perimetro che va---da Volterra, in provincia di Pisa, a Cecina, in provincia di Livor– no, fino a Massa Marittima (Gros– seto) e Chiusdino (Siena). Lo sviluppo degli impianti della Valle di Cecina ha fatto passi da gigante dall'immediato dopo guerra: gli impianti furono completamente distrutti dai tedeschi in ritirata; ma oggi, dai 20 milioni di Kwh pro~ dotti dalla Larderello nel 1922, i «soffioni» della Valle di Cecina producono energia elettrica per qua– si 2 miliardi di Kwh annui. Facile capire come i gas e le forze endogene di cui è ricco il territorio delle 'quattro provincie sopra ac– cennate siano diventati il pomo del– la discordia fra i monopolisti di casa nostra, pomo per cui, novelli Pari– de, saranno chiamati a pronunciarsi i senatori della nostra Repubblica. Prima di proseguire oltre parliamo di questa vicenda: un progetto go– vernativo prevede dunque di con– cedere .all'ENI (Ente Nazionale Idro– carburi) il monopolio per le ricerche di gas e forze endogene nelle provin– cie di Pisa, Livorno, Grosseto e Siena, mentre alla Larderello, per queste ricerche, verrebbe lasciata solo una piccola fetta di terreno. Un altro progetto invece, dell'opposizione (on. Piero Montagnani), auspica che que– sto monopolio venga lasciato alfa « Larderello ». Il capitale privato, alla Larderello, è rappresentato dalla « Centrale » e altre società finanziarie minori. Que– ste società, stando a quanto abbia– mo appreso, acquistano l'energia elet– trica a lire 3 il chilowatt e la ri– vendono a un prezzo di poco in– feriore alle 20 lire ad altre indu– strie interessate; il consumatore la paga poi in ragione di lire 32,40 il. chilowatt (prezzo praticato, per esem– pio, dalla Società Elettrica Marem– mana) più, naturalmente, diritti co- ca munali, noleggio di contatore, tasse governative, ecc. ecc. I profitti di queste società si pos– sono riassumere quindi presumibil– mente cosi: costo di produzione del– l'energia sviluppata dai « soffioni » lire I - al Kwh, valore- commerciale 20, prezzo al consumatore 33. Dove si vede che le forze na– turali del sottosuolo della Valle di Cecina sono mucche da mungere, per la sete di lor signori, e che i due progetti in esame al Senato fan– no soltanto gli interessi di due grup– pi monopolistici rivali. La « Larderello ~, pur nelle esi– genze cli un costante crescendo di produzione, è rimasta con un orga– nico di operai e impiegati pressoché uguale da alcuni anni. Per sosti– tuire la mano d'opera specializ– zata degli operai che vanno in pen– sione, essa attinge nuove forze da una scuola per apprendisti, che mi dicono sia stata istituita a Lar– dercllo, ma alle esigenze della pro– duzione in aumento e per i lavori di manutenzione provvedono due cooperative le quali, finché faranno comodo alla Società, saranno sempre in concorrenza tra loro, sia politica– mente, sia sindacalmente ed econo– micamente. Queste cooperative sono la Liberlavoro (d'ispirazione DC) e la Unione del Lavoro (gestita dai socialcomunisti). Entrambe sono frut– to di cervellotiche valutazioni da parte elci dirigenti sindacali: oltre che danneggiare i lavoratori disoc– cupati della zona - i quali, sia pure per compiere un lavoro di ma– nutenzione, potrebbero entrare nel– l'organico dello Stabilimento e àvere miglior paga e tranquillità di un Fa comodo N ON ci si può davvero rallegrare con il minl!tro di Grazia e Giustizia on. di Pietro per la sua presa di posizione contro l'in– gresso della donna nelle giurie po– polari. Durante la recente discussio– ne del Bilancio della Giustizia, il ministro ha dichiarato di esser con– trario alla donna-giudice perché alla donna deve essere conservata la sua «squisita» funzione di madre, alla quale mal si adatta una grave preoc– cupazione come quella di giudicare. Il ministro parlava in un'aula ove sedevano ad ascoltarlo molte donne deputate, elette all'alta funzione per virti, di intelligenza, di studi, di carriere. Donne che hanno in gran parte famiglia..- e che ritengono di essere buone n1adri e buone mogli, anche esercitando il mandato parla– men tare. Sembra strano che in una stessa società chi fa le leggi debba essere considerato non idoneo ad applicarle .... I resoconti parlamentari dei quo– tidiani, sempre così incompleti o reticenti, non riportano che la inter– ruzione della deputata comunista Marisa Rodano, la quale ha ob– biettato: « Lei crede che la funzio– ne di madre non sia altrettanto dif– ficile di quella di giudice? », e non sappiamo quindi se altre donne ab– biano parlato. Ma, a nostro avviso, tutte le deputate di ogni parte poli– tica avrebbero dovuto risentirsi e far osservare al ministro che la sua argomeniazione non stava davvero in o NUOVA REPUBBLICA/ -----'-------------------------- 3 lavoro sicuro, quando la « Larde– rello >, pressata dal);:; necessità,_ fos– se costretta ad assumere nubvi ope– rai - queste cooperative fanno risparmiare fior di milioni ai pa• droni fornendo, in concorrenza, ma– no d'opera a minor prezzo. Tempo fa le maestranze della « Lardercllo », appartenenti al gruppo chimici, entrarono in agitazione per rivendicare un contr:atto di lavoro collettivo ch_e riconoscesse loro l'ap– partenenza alla categoria più pri– vilegiata degli elettrici. L'intransi– genza padronale fece sboccare poi l'agitazione in uno sciopero generale proclamato anche dalle organizza– zioni' sindacali UIL e CISL. Quando lo sciopero sembrava. ormai destina– to al successo poiché, inattivi gli impianti, i padroni venivano toc– cati nel portafogli, e già si discuteva a Roma sulle modalità per l'applica– zione del contratto richiesto dai la– voratori, localmente i dirigenti della « Larclerello » intervennero presso gli operai addetti alle centrali elettriche riconoscendo a questi, ma solo a que– sti, la qualifica di elettricisti; i di– rigenti sindacali locali proclamarono allora la cessazione dello sciopero e la Società cambiò subito le sue pre– cedenti decisioni. Oggi si ha cosi questo assurdo: le maestranze della « Larderello » appartengono a tre ca– tegorie diverse di lavoratori : elettrici, chimici e metanieri. Secondo il nostro modesto pensiero l'aspetto negativo della realtà at– tuale potrà diventare positivo, a bene– ficio cioè dei lavoratori della Valle di Cecina, solo se Je organizzazioni sindacali indicheranno queste solu– zioni: contratto aziendale, possibi– le per le particolarità straordina– rie della « Larderello » e sempre vantaggioso per le maestranze; as– sunzio1_1ein organico di nuovi ope– rai ogni qual volta la « Larderello » costruirà nuove centrali elettriche, ciò che potrebbe assorbire, in un breve lasso di tempo, la manodo– pera disponibile nella zona; assegna– zione della gestione diretta della Larderello a un Ente statale (che po– trebbe essere, per esempio, le Ferro– vie dello Stato, particolarmente in– teressate) a beneficio dei consumatori di ogni categoria. Non è trulfa, ma... Pochisonoa conoscenza del fatto che occor– rono anniper riscuotere l pensione completa M OLTE persone ritengono che, quando i dipendenti pubblici vengono collocati a riposo, per- ... cepiscano subito quella pensione a cui hmwo diritto, a seconda dell'aJ1- zianità, degli anni di servizio e del grado da essi raggiunto. In realtà purtroppo, una tale opinione rispon– de al vero soltanto i,i teoria. Perché, in pratica, i pensionati, benché non venga loro contestato il diritto alla pensione dal giorno in cui hanno cessato il servizio, per un periodo di tempo, che è quasi sempre assai lungo, ricevono solo degli acconti 1nensili, che costituiscono solo uno parte delle loro competenze effettive. Per talune categorie di dipendenti pubblici la differenza fra la pensio– ne cosidetta provvisoria e quella de– fi,iitiva 11011 è esagerata (però, qua••· do si parla di piccoli redditi fissi, si deve tener presente che anche mille lire in più o in meno vengono ad assumere un'importanza tutt'altro che trascurabile). Gli insegnanti, ad · esempio, benché spesso debbano at– te,zdere cinque o sei an,ii prima di venire in possesso del loro regolare libretto di pensione, nell'attesa rice– vono, mese per mese, circa otto de– cimi di quanto ad essi aspetterebbe effettivamente. Ma per altre categorie il diva– rio è molto maggiore. Un'operaia della manifattura tabacchi che, do– po una tren.tina di anni di la– voro, abbia diritto ad una pen– sione di venti o venticinque mila lire, si troverà a riscuotere. per tre o quattr'anni solo circa dieci o dodici mila lire mensili. E in un'analcga situazione si trovano i dipendenti dei settemila comuni d'Italia, le cui pen– sioni son po·ste n carico della Casso Depositi e Prestiti degli istituti di Pre:.;idenza di Roma. Non occorre spendere molte parole per far cum– prendere che, in questo modo, nu– merosissimi lavoratori, do po una vita di fatica e di stenti, giunto il mo– mento di, riposarsi, per la lentezza della burocrazia nell'evasione delle loro pratiche, vengono a trovarsi in una situazione addirittura tragica. li bensì vero che, chi riesce a resistere, riscuote poi gli arretrati; rna è amm.issibile che, in un paese civile, la vitalità dei pensionati deb– ba passare attraverso il vaglio del periodo criticissimo in cui la pen– sione si trova nello stadio provvi– sorio? Noi 110,i giu,igiamo al punto di accusare lo Stato italiano di specu– lare sopra la pelle dei suoi servitori per ridurre il deficit dei suoi bilanci, diminuendo la vita media dei pen– sio71ati al fine di contrarre la spesa delle pensioni ed aume71tare gli in– troiti per imposte di successione sui ratei insoluti (che sono incamerati dall'erario se, entro due anni dalla morte del de cuius. 71071 si fa. vivo 11essun erede). la "sublime missione" Ci limiteremo ad osseruarc che no,i si riesce a capire co,;ie, ca,i un po' di buona,. volontà, non possa esser possibile fare i,i modo ,he i pensionati gadano interamente della loro pe11sio71e fin~ dal giorno in cui cessa il loro servizio. ll collocamento a riposo di u,i funzionario, di un impiegato, di un salariato pubblico non è un fatto che giunga imprevisto ed imprevedibile e con carattere di novità, per cui la burocrazia debba pre,iderlo in esame con la dovuta ponderazione e col tempo, spesso lungo, che p1tò esser richiesto per lo svolgimento di una pratica di straor– dinaria ammi, :ist.ra ,zione. Qui scm,• bra che la buona volontà sia proprio il lubrificante che permetterehbe agli arrugginiti ingranaggi della nostra burocrazia di muoversi più celermente e senza intoppi continui. In ·man.canza di esso assistiamo al– l'odioso spettacolo di num,eroJt pri– vati che si offrono, dietro compenso, di sollecitare l'evasione di pratiche di pensionati singoli, aggrava11do in– diretta1ne,ite, qualora mantengano le loro promesse, la situazione della categoria presa nel suo complesso. 1n tutta questa faccenda lo Stato fa una pessima figura e contraddice in pratic<l, ai suoi ordinamenti. Non si dimentichi, infatti, che, giuridica– mente, lo stipendio dei pubblià di– pendenti ha carattere alimentare, cioè serve per sopperire ai bisogni economici dell'impiegato e della sua famiglia e non può esser ceduto, né sequestrato, né pignorato. A maggior ragione questa caratteristi– ca dovrebbe esser propria delle pen– sioni, per cui lo Stato dovreb&, evi– tare co,i ogni cura che la riscossione di una co11sidereuole quota delle me– desime sia differita di a.nni. piedi. Questo tirar fuori ogni momen– to la maternità della donna - fatto naturale, riservato e discreto - con gli attributi di « santa, squisita, su– blime ed eccelsa », proprio quando si vuole respingerla ai margini della vita democratica e ricordarle che essa è buona solo ad asSicurare la continuità della specie, comincia a far acqua da tutte le parti, come una barca sfondata. Quando, nel 1933, il governo fascista mise fuori quell'arbitraria legge per cui venivano escluse le donne dai concorsi per i posti di concetto, anche allora si cercò di indorare la pillola con il ricorso alla « sublime missione materna», e con il più brutale richiamo: la donna a casa. Ma erano i tempi delle «.belle famiglie italiane», delle « madri prolifiche», del « numero è potenza » e si preparava la car– neficina per cui i frutti di tante materne fatiche sarebbero andati a farsi uccidere sui campi di Grecia e di Russia. Le cose oggi sono diverse. L'Italia è una Repubblica democratica ed esiste una Costituzione che porta un esplicito articolo: « tutti i citta– dini di ambo i sessi possono acce– dere alle cariche elettive ed agli uffici pubblici in condizioni di ugua– glianza, secondo i requisiti stabiliti dalla legge ». L'Italia non ha ancora ammesso la donna nemmeno come terzo giu– dice- nel tribunale dei minorenni e poiché piace tanto a certi uomini parlare di n1aternità, ricorderemo loro che, quando si tratta di inda– gare nell'anima e nella vita di ra– gazzi traviati, l'istinto materno può compiere miracoli di intuizione e di equilibrio. E questo hanno certo tenuto presente tutte le nazioni ci– vili nelle quali la donna siede, ono– rata, fra i giudici minorili. E allora: dobbiamo proprio cre– dere che, di fronte al progressivo affermarsi delle donne in tutti i campi, di fronte al loro coraggio in guerra e in pace, all'alto senso di responsabilità di cui danno prova, nella vita di ogni giorno, e a. quella maggior vitalità e freschezza che possiedono come riserva, certi uomi– ni vengano assaliti da un complesso di inferiorità o dal timore di una pericolosa concorrenza? Anche que– sto sarebbe fuori di luogo, perché, comunque, ben poche donne, debi– tamente set~ciate, potrebbero arri– vare a rivestire la toga e a sedere nelle aule dove « la legge è (o do– vrebbe essere) uguale per tutti ». E questo esiguo numero non può spaventare nessun~ Sarebbe vano però credere che, in considerazione di questo « esiguo numero », le don– ne possano rinunziare a difendersi e si contentino della « medaglia al valore materno ». Anche per i loro figli, esse hanno bisogno di venir considerate cittadini responsabili ed esseri umani liberi. ,1.NNAGAROFALO Associazioni che sono legate ad organizzazioni sindacali o politiche si da,1110un gran daffare per dar la caccia ai pensionati e poterli annove– rare fra i propri sostenitori, quando vengono a sapere che la loro posi– zione è stata definita. Ma nessuno si cura di loro nel periodo dell'at– tesa. li invece necessario che tutti coloro che occupano posizioni di re– sponsabilità sentano il dovere di rispettare in niodo non puramente formale i diritti anche, e sopratutto, di quelli che, per età o per malattia o sfiduciato avvilimento, non hanno più la voce così forte da farsi udire nel tremendo fragore di questo fe– roce mondo di oggi. G. E,
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