Nuova Repubblica - anno II - n. 10 - 20 maggio 1954

II. L E cifre dei redditi individuali in– dicate nella Tabella I danno solo un'impressione inesatta di quanto sia profonda la miseria nel mondo. Anzitutto perché le statistiche rappresentano delle medie: molte delle zone depresse sono caratterizzate da ampie variazioni di ricd1ezza e di red– dito. La cifra relativa alrJran, per esempio, che era di 85 dollari di red– dito pro '"Pile nel 1949, costituisce una media che comprende l'enorme ricchez- • za delle 500 famiglie· e la miseria dei contadini affamati: la media di 100 dollari relativa all'Egitto nasconde le enormi differenze di reddito che esisto– no fra i grandi proprietari terrieri e i grandi finanzieri, da un lato, e i fellahi11 che muoiono di fame dall'altro. Ma anche se le cifre medie rappre· sentassero in qualche modo il reddito degli strati più bassi della collettività, le statistiche relative ai redditi non riu– scirebbero a dare un'idea della mise– ria di centinaia di milioni di esseri umani nelle zone depresse. Se siete con la pelle colorata, vi sono infinite probabilità che siate per tutta la vita affetti da malattie croniche, co– me la malaria, i parassiti intestinali, la tubercolosi o magari anche la lebbra. Ed anche se non siete affetti da una malattia cronica, è probabile che siate indebolito dalla fame. Avete all'incirca una probabilità su due di soffrire di vera fame, al punto che sarete lieti di masticarvi la corteccia di un albero. Ma è assai difficile valutare questa pos– sibilità. Inoltre, se siete nati con la pelle co– lorata, avete una sola probabilità su quattro di imparare a leggere. E sic– come con ogni probabilità non sarete proprietario di una radio, sarete com- • pletamente divisi da quella parte della famiglia umana che ha abbastanza da mangiare e Che è normalmente sana. Con molta probabilità vivrete in una capanna di fango, col pavimento sporco e senza .caminetto, col tetto ricoperto di paglia. Quasi certamente lavorerete sulla terra e la maggior parte del rac– colto andrà al padrone. Sarete inoltre probabilmente molto indebitato verso l'usuraio del posto e potrà accadere che gli paghiate un interesse annuo finan– co dal 30 al 100 per cento•. La miseria è infatti in primo luogo e oltre tutto un problema di fame e la fame si trascina dietro le malattie. I fatti lo confermano da ogni parte del mondo : nella Nuova Guinea, 8 b:imbini su IO muoiono prima di rag– giungere l'età della pubertà; in India, un quarto dei bambini nati vivi muoio– no prima di superare il primo anno d'età, il 40 per cento prima di rag– giungere il quinto anno d'età e solo la metà dei nati vive fino all'età di vent'anni; a Cuba, una famiglia com– posta di cinque persone deve vivere di un"immissione quotidiana di energia sufficiente per una sola persona; in Ci– na, si calcola che il peso complessivo dei vermi che abitano negl'intestini de– gli esseri umani consumando una par– te del loro miserabile vitto si eleva a circa 130.000 tonnellate; anche negli Stati meridionali degli Stati Uniti si calcolava nel 1938 che la spaventosa malattia della pellagra, dovuta a de– ficienze organiche, colpisse 100.000 in– dividµi. Vi è la valutazione fatta dal– l'autorevole Fondazione americana Mil– bank. La malattia più diffusa e più seria che colpisce l'umanità - ad eccezione forse di alcune delle nevrosi più spet– tacolari - è la denutrizione. Essa pre– dispone ad una serie impressionante di malattie e di casi di salute malfer– ma. ll senza dubbio assolutamente in– tollerabile che si consenta alla denutri– zione di continuare a danneggiare la salute di almeno 1'85 per cento della popolazione del globo 6 • Vi è anche la valutazione fatta dal– l'Organizzazione mondiale della Sanità delle Nazioni Unite, secondo la quale 300 milioni d'individui sono oggi af- Bib 1ote a no .NUOVA REPUBBLICA 7 I PAGINE DICULTURA CONTEMPORANEA I di neo-malthusiani. Era stato infatti il Rev. T.R. Malthus, nel suo Saggio sul Principio del/" Popo/azio11e, pub– blicato nel 1798, ad enunciare la dot– trina secondo la quale la popolazione era sempre destinata ad accrescersi più rapidamente delle scorte di generi ali– mentari. .E vero che la sua tesi risul– tava deformata dalla sua scorretta for– mulazione di una «legge» della po– polazione~\ e una parte del senso fon– damentale delle sue previsioni è stato poi pervertito da molti dei suoi segua– ci. E anche vero che, come è stato messo in luce dagli economisti della fine del secolo scorso, i fatti non han– no confermato le sue previsioni pessi– mistiche: ossia che carestie, malattie e guerre imminenti ayrebbero alleviato la pressione della popolazione sui mez– zi di sussistenza. Ma ciò non prova che Malthus avesse torto. Le sue previsio– ni non si sono verificate per un seco– lo e più a causa del grancfe incremen– to della produzione di generi alimen– tari durante il secolo decimonono, me– diante l'apertura di nuovi territori fer– tili nell'America settentrionale e meri• dionale e in Oceania, nonché median~e l'intensificazione della divisione del b– voro su srnla internazionale e dell'e– spansione del commercio mondiale. Ora che questi fattori favorevoli non sono più operanti, oppure sono operanti solo su scala ridotta, lo spettro di Malthus torna a perseguitarci con la minaccia di un'espansione della popo– lazione mondiale molto superiore ai mezzi di sussistenza. LA GUERRA CONTRO LAMISERIA fetti da malaria. Inoltre, nelle zone ar– retrate del mondo, si trovano allo sta– to endemico la tubercolosi, che non è semplicemente u;na malattia infettiva, ma soprattutto un prodotto della de– nutrizione, nonché malattie dovute a deficienze organiche come la rachitide, l'osteomalacia (rachitide degli adulti), lo scorbuto, il beri-beri, il mal fran– cese, I'ankilostomiasis e altre malat– tie parassitarie intestinali e infine il tracoma, che rende ciechi milioni d'in– dividui. Queste malattie non solo tolgono a milioni di esseri umani la capacità di vivere una vita piena, non solo sono il nemico peggiore di quel lavoro pro– duttivo dal quale dipende l'evasione dalla miseria: ma sono anche fattori di distruzione della vita stessa. Ancor più spaventose delle statistiche mone– tarie mostrate nella Tavola I sono le statistiche sulla mortalità in generale, . sulla mortalità infantile e della durata media della vita umana indicate nella Tabella II. Ecco quello che significa la miseria in termini di vita umana. In Gran Bre– tagna, in Norvegia, in Danimarca, ne– gli Stati Uniti, un bambino su tren– ta muore prima di aver raggiunto il primo anno d'età; a Formosa, in Corea, nell'Ecuador, in Bolivia, ne muore uno su otto; in India e in Egitto uno su sei e mezzo; in Birmania uno su cin– que. Contro una probabilità, al. mo– mento della nascita, di vivere 60 o 70 anni nei paesi progrediti, un bambi– no nato vivo in India ha la probabi– lità di vivere in media 27 anni, una bambina 37; nel Siam, nel Guatemala e in Egitto, un bambino appena nato ha la probabilità di vivere fino a poco meno di 40 anni. * * * In IV ar on IV ani abbiamo messo in guardia contro il pericolò - a dire il vero contro la certezza, se non viene intrapresa un·azione urgente - di una « crisi suscitata dalla fame » su scala mondiale prima della fine di questo secolo. Per milioni di altri esseri uma– ni come noi, la crisi e·è già; è anzi toccata in sorte a intere nazioni fin dalle origini della storia scritta. Ma il saggio d'incremento attuale della po– polazione del mondo minaccia di fare inabissare il mondo intero. Vi sono ol– tre 2.400.000.000. di uomini, donne e bambini oggi nel mondo: questa cifra sta crescendo al ritmo di 25 milioni di unità all'anno, ossia di due bocche in più da sfamare ogni tre secondi. La popolazione mondiale sta crescendo di un numero d'abitanti pari a quello dell'intera popolazione di Manchester (o di Torino, 11.d.1.) ogni quindici giorni, pari all'intera popolazione della Grande Londra (o di tutta l 'ltal.ia cen– trale, 11.d.1.) ogni quattro mesi. Nelle zone della sola Asia meridionale e sud– orientale comprese nel Piano di Colom– bo 7 , si ritiene che la popolazione at– tuale di circa 570 milioni di anime debba salire a 720 milioni entro il 1970. Una proporzione che, a seconda del– le diverse valutazioni, rappresenta dal 65 all'85 per cento della popolazione mondiale, patisce oggi palesemente la fame. Con una popolazione mondiale che sta così rapidamente superando la produzione mondiale dei generi ali– mentari, si avrà certamente prima del– la fine del secolo una carestia che col– pirà centinaia di milioni di persone. Non sarà, come alcuni illusi sembrano CO figurarsi nei paesi prosperi, una crisi che sarà o potrà essere confinata a paesi remoti dai nomi strani. Si è già detto che la fame, come la peste dei tempi antichi, non conosce frontiere na- · zionali. La Gran Bretagna, anzi, di– pendente come è dalle importazioni per la maggior parte delle sue scorte di generi alimentari, sta già risentendo gli effetti dell'incremento della popola– zione mondiale, che esercita una pres– sione sui mezzi di sostentamento. Vi sono attualmente nel mondo, rispetto al 1938, 300 milioni di bocche in più da sfamare: sebbene la maggior parte di questi individui. vivano in condizio– ni di fame quasi assoluta, i loro biso– gni alimentari hanno già rivoluzionato la situazione alimentare mondiale, co– me possono attestarlo i razionamenti nei paesi importatori e gli alti prez– zi dei generi di prima necessità. L'Asia, che prima della guerra esportava 5 milioni di tonnellate di generi alimen– tari ogni. anno verso il resto del n1ondo è oggi una zona importatrire di questi generi, assorbendo 7 milioni di ton– nellate di generi alimentari all'anno dal mondo esterno. I giorni senza car– ne in Argentina, le importazioni di ge– neri alimentari in Australia costitui– scono un monito per la Gran Bre– tagna e fors' anche per il resto del mondo. Perfino l'attuale sistema di distribu– zione mondiale dei generi alimentari, che è inadeguato, poggia su fondamen– ta precarie. La metà dell'alimentazione dei popoli asiatici c~nsiste di riso. Prima della guerra - ammonisce un rapporto statunitense - la « scodella di riso» dell'Asia, ossia la Wrmania, la Tailandia e l'Indocina - esportava normalmente da cinque a sei milioni di tonnellate di riso ai paesi circostan– ti dove non c'era riso a sufficienza. L'anno scorso ( 1950) le esportazioni di riso di questi tre paesi raggiungevano ancora solo la metà del livello prebel– lico. La produzione di riso dell'India è approssimativamènte la stessa dell'an– teguerra, ma la sua popolazione è sa– lita e continua ad aumentare al ritmo di 5 milioni d'anime all'anno. L'Indo– nesia, che una volta era autosufficiente in fatto di riso, deve ora importarne per soddisfare le sue esigenze interne. Formosa, che aveva una volta eccedenze di riso, subisce una forte pressione per soddisfare i bisogni alimentari di una popolazione accresciuta di 1.500.000 di nazionalisti cinesi. Ad accrescere la gravità di questa fame di riso vi è il fatto che i paesi della « scodella di riso », che for– niscono il 65 per cento della produzio– ne complessiva mondiale di riso, sono esposti più direttamente alla possibilità di un'aggressione. Se la Birmania, la Tailandia e l'Indocina cadessero, con la loro caduta scomparirebbe uoa gran parte delle provviste alimentari dell'In– dia, del Pakistan, di Ceylon, dell'Indo– nesia, del Giappone e delle Filip– pine 8 • Sebbene il rapido sviluppo della po– polazione mondiale costituisca una del– le ragioni più urgenti di intraprendere una rapida azione per aumentare le scorte di generi alimentari, ci si è Ser– viti di questa grave situazione per far– ne un pretesto a non far niente. Perché ci si dovrebbe sforzare di accrescere le scorte alimentari - si dice in que– sto senso - quando in tal modo non si farà altro che promuovere ulteriori aumenti di popolazione, lasciando che il livello di vita e quello della po– vertà e della miseria nelle zone arre– trate rimangano più o meno quelli di prima? Questo. modo di ragionare ha fatto attribuire ai suoi autori l'appellativo TABELLA II (Cc,ntimw) IIAICOLIJ Wll,SO:'<i !S Stringfc1low, op. cit., p. 3. 6 Cilato da Dc Castro, o/). cit., p. 34. 7 Vedi i capi,. X e XJ, dove si. tratta diffusamente di questo piano [N. d. T.]. 8 Part11ers i11 l'rogress, Rappo110 al P1csidcntc degli Stati Uniti dell'Iriternatio,wl Detielopme,il Aduisory Boartl [Comitato con– sult.ivo per lo Sviluppo economico interna– zionale], Washington, marw 1951, p. 31. 9 « La popolazione, quando non subisca ostacoli, aumenta in propor.i:ioue geome– trica. Le sussistenze aumentano solo iu propor.i:ione aritmetica .. ; ossia, mentre la prima aumenta moltiplicandosi le altre aumentano sommandosi». MORTALITÀ E VITALITÀ IN ALCUNI PAESI Formosa . Indonesia Corea (1) Birmania ... Tailandia Ecuador Filippine . Bolivia India (2). Ceylon. Repubblica domenicana Guatemala Honduras Paraguay Nicaragua El Salvador Egitto Giappone Messico ITALIA. Paesi Bassi Lussemburgo Belgio .. Norvegia. Australia. Danimarca Regno Unito (3) Svezia . Svizzera Nuova Zelanda . Canadà Stati Uniti . (•) 25 35 36 36 40 44 55 57 67 75 77 83 84 89 92 100 100 121 235 502 553 582 587 679 689 773 780 849 856 870 1.453 MoR't'ALrrA (•) 20,3 21,2 23,0 10,2 16,l 10,8 12,7 17,2 12,6 9,3 17,4 14,4 9,1 10,1 13,2 21,3 11,6 16,7 10,4 8,1 12,6 12,9 8,8 9,5 8,9 11,7 0,0 10,7 9,1 9,2 9,7 1940 1944 1939 1949 1947 1948 1946 1948 1949 1949 1947 1949 1947 1949 1949 1947 1949 1948 1948 1949 1949 1949 1949 1949 1949 1949 949 1949 1949 1949 1949 MonT,\1.lTÀ 1Nf.~ANT1LE 125,2 40,0 115,6 203,8 (•) 122,0 139,0 113,1 150,9 87,0 77,3 89,l 102,3 52,0 49,6 100,4 152,8 62,0 95,l 74,l 26,8 74,9 57,2 29,6 25,3 35,3 34,1 23,2 34,3 23,8 42,8 31,1 1943 1940 194,1 1939 1947 1938 1946 1945 1949 1949 19,19 1948 1946 1948 1948 1949 1949 1948 1949 1949 1946 194,9 1948 1949 1948 1949 949 1949 1949 19,19 1949 DURATA MEDIA DELLA \"l'fA 41 (•) (•) (•) 37 (') (') (O) 27 (•) (•) 36 (•) (•) (•) (•) 36 47 (•) (•) 66 (•) 56 61 63 • 66 59 67 63 65 63 62 46 (•) (•) (•) 43 (•) (•) (•) 37 (•) (') 37 (•) (•) (•) (•) 41 50 (•) (•) 67 (•) 60 64 67 68 63 70 67 68 66 66 1936-40 1937-38 1921-31 1939-41 1936-38 1935-36 1931.,10 1928-32 1922-31 1932-34 1941-45 1930-32 1941-45 1939-44 1934-38 1940-42 1939-41 (1) Le statistiche dei redditi individuali si riteriscono alla sola Corea del Sucl; quelle della mortalità si riferiscono a tutta. la Corea. (2) Le ol!re relative alla mortalità. lntantlle e alla durata media.della vita si rifèrlscono all'India primlL della sportizione. (3) Le oltre relative o.Ila durata medio. della vita si riferiscono solamente nll'Ina-hilterra e al Galles. (') Non •I dispone di alcun dato.

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