Nuova Repubblica - anno II - n. 10 - 20 maggio 1954

NUOVA ltEPUBBLICA PER l' UNITA ~El MAESTRI ITALIANI uomini di qualunque fede politica e religiosa, uniti insieme nella comune lotta per determinati obiettivi sco• lastico-sindacali: difesa della Scuola di Stato e dcHa posizione giuridico– economica degli insegnanti; denun– cia di qualunque tentativo di politi– cizzazione confessionale della nostra scuola; denuncia di qualsiasi tenta– tivo tendente a favorire la scuola « libera» a danno della « statale », ecc. ccc. Su questo comune piano d'intesa, l'Autonomo accetta la col– laborazione di tutti, ed è naturale che in questa situazione, al momento delle elezioni, il maestro « comuni– sta » - senza lista propria - voti per l'Autonomo. Ora, contro questa piattaforma unitaria, giocano natu– ralmente il fazioso intervento dei superiori e delle autorità scolastiche, la paura dei timidi, jl conformismo dei più, la propaganda intollerante delle asiociazioni di parte. I proble– mi vengono tutti spostati dal loro piano reale e trasferiti subdolamente su quello politico o religioso ed en– trano in ballo lettere, circolari, pre– diche, parroci, ecc. t il clima della «crociata», dei soliti «: valori sacri » che sono in pericolo! ELEZIONI ELOTTE incampo magistrale I maestri d'Italia sono andati alle urne 1'8 aprile per eleggere - · in primo grado - i rappresen– tanti in seno alla terza Sezione del Consiglio Superiore della P. I. Ma per rendere più comprensi– bile al lettore la situazione attuale, non è male ricordare che i Sinda– cati Magistrali attualmente csi"stenti sono due: il Sindacato Nazionale Scuola Elementare, aderente alla CISL (SINASCEL) e il Sindacato Nazionale Autonomo Scuola Elemen• tare (SNASE), non aderente ad al– cuna Confederazione. Fino al I 949 i maestri erano raggruppati in un unico Sindaca– to nazionale aderente alla CGIL. Vi era stata nel frattempo la grande scissione sindacale del '48,. e anche nel nostro SindacatO unitario era ormai evidente l'azione « di parte» a carattere scissionistico che veniva svolta sui singoli maestri. Tale azio– ne si concretizzò nella richiesta (for– mulata prima in seno alla Associa– zione Maestri Cattolici) che la mag– gioranza avanzò in occasione del Congresso . Straordinario di Roma nel febbraio del '49: l'uscita dalla CGIL. In tale Congresso fu asserito che la CGIL risultava influenzata da un determinato orientamento po– litico e che ciò rendeva difficile la confluenza e la permanenza di mae– stri, di varie ideologie, in tale Con– fcdcrazionc. La posizione dcH'autono– mismo parve, in quel momento, la piè, idonea per salvare l'unità della categoria, in attesa di una futura «: riunificazione della classe lavoratri– ce italiana ». E Senonché al Congresso ordinario del Gennaio 1951, svoltosi a Firen– ze, i dirigenti della maggioran7a, sotto la spinta della Associazione Maestri Cattolici, proposero (e im– posero) l'adesione alla CISL. Crol– lava l'autonomia del Sindacato dalle Confederazioni e, con essa, l'unità della categoria! Le ragioni che era– no state valide due anni prima per uscire dalla CGIL (e che dovevano essere ancora valide per non entrare nella CISL) non contarono più nul– la di fronte alla acquiescenza mor– tificante di una maggioranza in fre– gola cli ubbidienza a qualunque costo! La maggioranza fu del tuùo sorda ad ogni appello di concordia e cli unità, e aderl alla CISL con clamore di trombe pretendendo il supino con– senso della classe ad una deci~ione che, tra l'altro, era arbitraria a nor– ma cli Statuto. Allora la minoranza - quella costituita dai maestri della vecchia e gloriosa Associazione Ma– gistrale Italiana, coerente con la po– sizione assunta due anni prima al momento dell'uscita dalla CGIL, e . rispettosa della precedente de– cisione circa l'autonomismo del Sin– dacato, si trasformò essa stessa in Sindacato Autonomo, ritenendo ta– le posizione di autonomia la più ido– nea per facilitare l'unità della ca– tegoria (il Sindacato Suola Mec\ia, infatti, di fronte al pericolo inevita– bile di una scissione, non ha inai proposto nessuna adesione ad alcuna Confederazione, ed è ancora aut0no– mo). Rimasero fuori dai due sinda- B1bllot cati maggiori alcuni piccoli gruppi (tra cui quello dei Con federalisti); finché recentemente anch'essi si :;ciol– scro e gli aderenti confluirono in parte, singolarmente, nel SNASE. * * * Nel I 951, pochi mesi dopo la co• stituzione del SNASE, ci furono le elezioni per la nomina dei membri elci Consiglio Superiore della P.I. Nonostante l'evidente boicottaggio delle sfere dirigenti (ideologicamente vicine al SINASCEL) che impedl la presentazione delle liste del Sinda– cato Autonomo in ben 50 (!) pro– vincie, oltre 20.000 maestri votarono - in 2° grado - per il Sindacato Autonomo. Dopo tre anni di vita il Sindac~to Autonomo si presentò - IO e 11 dicembre 1953 - alle elezioni per la nomina dei membri del Consiglio di Amministraz. dcll'E.N.A.M. e riportò circa 32.000 voti. Siamo giunti così alle elezioni dcl- 1'8 Aprile '54. Rimandiamo per i ri– sultati all'ultima parte del nostro specchietto e alla nota relativa. * * * In quale clima si sono svolte que– ste ultime (e le precedenti) ele– zioni? La propaganda cattolica gio– ca sul fatto che il gruppo sindacale di estrema « sinistra » si è sciolto e che gli ex-componenti di quel grup• po votano oggi la lista dell'Autono– mo. Non vale dire che i maestri ap– partenenti a quel gruppo erano (e sono) poche migliaia da contarsi forse sulle dita di una mano, men– tre i suffragi del dicembre scorso sono stati circa 32.000 ! t indiscu– tibile che la mancanza di una lista ufficialmente e politicamente quali– ficata « a sinistra » (sul tipo della lista « Difesa Scuola di Stato » nel– l'elczioni per le Scuole Medie) ha favorito la sleale propaganda della parte cattolica cd ha impedito un'af. fcrmazione piè, notevole dell'Auto• nomo. D'altra parte, chi lavora per l'uni– tà della categoria non può adat– tarsi ad un basso e contingente tat– ticismo. Nel Sindacato Autonomo, a norma di Statuto, possono lavorare Ma ci consola il fatto che la cate• goria stia svegliandosi. Lo dimostra– no le cifre, anche se sappiamo quan– to la mancanza di « unità » ostacoli il nostro lavoro di penetrazione e di illuminazione. L'unità della catego– ria permetterebbe di dibattere insie– me i problemi che minacciano la Scuola e i suoi insegnanti, di divul– gare i pericoli, di criticare i respon– sabili. Qui dovrebbe avvenire l'in– contro di tutti, nell'i~teresse di tutti. E tale « unità » non è raggiungibile che sul piano della « autonomia », al di fuori delle Confederazioni. Ma, scusate, la divisione delJa ca– tegoria non sembra rroprio utile per impedire il dibattito critico sulle questioni scolastiche, sindacali? Non è proprio questo che è andato sem– pre cercando la maggioranza catto– lica? Non ci rimane che denunciare gli errori e chiarire i problemi. La pro– paganda avversa.:ia non può segui– tare a convincere. I fantasmi non possono, a lungo andare, non rivelarsi fantasmi. DINOCARLtJSI li 3 giug,w p. v., a Roma, gli eletti in I O grado voteranno gli otto insegnanti che dovranno far parte del Consiglio Sup. della P. I. La lista nazionale della S.N.A.S.E. è la seguente: Ispettore CALDE.RARO Serafino (Palermo); Direttore MoN• TJANI Tullio (Bologna); M.o ALuER· TONI Alberto (Firen;e), M.o BAIOC· CHI Angelo (Rom.a), M.o CARLESJ Dino (Capannoli, Pisa), M.o CtNERA Gaetano (Bari), M.o F10R1NO Salva.• tore (Cosenza), M.o PoLJDORI Folco (Milm10). ELEZIONI DI 2° GRADO PER IL CONSIGLIO SUPERIORE DELLA P. I. . Giugno 1951 lista n° 1 (Sindacato Autonomo) voti 20.210 (sole 23 provincie) lista n° 2 (A.I.M.C.) voti 81.506 lista n° 3 voti 3.819 ELEZIONI PER IL CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE DELL'E. .A.M. Dicembre 1953 lista n° 1 voti 2.918 lista n° 2 (Sindacato Autonomo) voti 31.912 lista n° 3 (A.I.M.C.) voti 95.637 ELEZIONI DI 20 GRADO· PER IL CONSIGLIO SUPERIORE DELLA P. I. Aprile 1954 (RISULTATI DI 60 PROVINCIE) lista n° 1 (A.I.M.C.) voti 104.905 lista n° 2 (Sindacato Autonomo) voti 28.932 (nggiungendo ai 28.932 voti ·quelli riportati dall?AutonoDlo nelle rimanenti provincie in occasione delle e1ezion1 del dicembre· del '53, ~i può dire che l'Autonomo può còntare sostanzJalmente su più di• 36.000 yoti). CO 3 TEMA PROIBITO L' intervento didue religio Egregio Sig11or Direi/ore, è da tempo che seguo, con vivo interessamento, quanto vanno scrivendo i nostri giornali circa « il tema proi– bito» dell'educazione demografica e siccome neppure l'amico Carlo Miotti (mi riferisco al suo articolo pubblicato su questo giornale il 20 aprile u.s.) che, in altri campi, ha avuto tanto ammi– revole coraggio, in questo, non ha osa– to dire, con la sua consueta spregiudi– catezza, quello che avrebbe dovuto dire, vorrei, Signor Direttore, farmi io, a mezzo del Suo giornale, portavoce di uno che ci fu maestro impareggiabile di vita e di saggezza e che, pure in questo campo, dei rapporti sessuali, può tuttora, malgrado tutto, dirci parole cli scottante attualità. La questione della liceità delle pra– tiche anticoncettive è una di quelle che, giustamente preoccupa, da decenni, le confessioni cristiane costituite. Ora, qui, a Milano, a complicare, ma solo per taluni, le cose, è sorta anche, forse per influsso di correnti anglo-sassoni, l'Associazione Italiana per l'educazione Demografica., ch'io non mi permetto, come tanti miei colleghi di criticare e screditare, così, per partito preso, pur dubitando assai sulle sue effettive pos– sibilità d'azione. Le concessioni ufficiali fatte dalla Chiesa, in questi ultimi tempi, alla disciplina dell'ascesi corJ!inente uscita dalla casistica del concilio tridentino, concessioni di « continenz~ periodica», secondo la inconfutabile teoria di Ogi– no - Knaus, non so, praticamente, come possano fare argine all'impressionante dilagare di una mentalità « afrodi– siaca». Anziché predicare la continenza pe– riodica o assoluta, la multiforme real– tà di questa nostra vita pare che do– vrebbe indurre ad uno stimolo verso una purificazione incessante e ad una elevazione progressiva dell'istinto ses– suale,che trasfiguri nell'uomo quello che è animalesco in qualche cosa di tipica– mente e inconfondibilmente umano. Ma, ahimè, dire, ad esempio, come è già stato detto e prontamente condannato, che l'istinto sessuale è qualcosa di più che uno stretto bisogno fisiologico o . un'esigenza ìnsita nell'insieme della spe– cie, è eresia. Passando all'altro aspetto del pro– blema, a quello più propriamente de– mografico, di cui si va, in particolar modo, interessando I' A.I.E.O. e di cui ad una proposta parlamentare per la abrogazione dell'art. 553 C.P., vorrei soltanto chiedere ai molti cattolici im– memori della loro più genuina tradi– zione religiosa, se non sarebbe stato meglio che problemi di questo genere fossero stati lasciati fuori dal campo delle prescrizioni disciplinari ecclesia– stiche. Tanto più giusto sembra questo quesito, in quanto è oramai largamen– te risaputo che, sebbene teoricamente ci sia una norma asso Iuta al riguardo, in pratica, nella disciplina cattolica, il criterio dei confessori varia da persona a persona e da caso a caso, nel giudi– care le pratiche antifecondative, a cui si vedono costretti e condannati molti coniugi a causa anche di difellose str11/. I/tre eco110111icosociali . .D'altra parte come potrebbe essere diversamente in una zona dell'etica sociale di così dif– ficile dominio? Il buon senso poi, mol– to più forte d'ogni artificioso e sottile teologismo, non può venire meno ad un istintivo intuito che considera l'illi– mitata politica demografica un assurdo e, anche dal punto di vista della tra– dizione cristiana, che purtuttavia vige e normalizza l'economia delle colletti– vità. L'averlo dimenticato e l'avere, con una scarsissima consapevolezza dei pro– pri compiti, affiancato il proprio avallo spirituale e la propria sanzione codi– ficata ad una politica demografica, che nei regimi totalitari è puramente e sem– plicemente il presupposto di un ·pro– gramma di espansione aggressiva e di · conquista bellica, forse non ha rappre– sentato uno dei .sintomi più palesi e più inquietanti della deviazione dell"uffi– ciale insegnamento curiale dai principi tradizionali dell"etica sociale cristiana? 8 lecita la domanda? L'umanità non può essere equiparata, nel processo della sua disseminazione nella storia. alla prolificazione dei co– nigli o delle arvicole. O meglio, qua– lora essa accetti simile equiparazione o subordini il proprio regime alle norme che simile equiparazione può suggerire, l'umanit:i stessa dovrà seguirne la dia– lettica biologica elementare, in virtù della quale quando le arvicole si siano moltiplicate oltre una certa misura, si divorano e si annientano a vicenda. s; direbbe che la scoperta della bom– ba atomica, con la sua sconfinata ca– pacità di distruggere vite umane, sia venuta, diremo quasi in virtù di una paradossale tempestività, - a ricordarci questo inviolabile canone. Gmzie e pace. DO.\ t:. Esimio Sig. Direttore, "" mio j,an-occhiano mi ha dato modo di leggere l'i111ereua111e,periglio– so a,-1icolo del sig. Miotti « U11 rntlo– lico per l'ed11Cf1zio11e demograjicf1 ». Amico mio cruccio e doloroso pro– blema! per me cui la Divim, ProvtJi. de11za affidò cura di t1nime, q11ello che 11ie11e r1/fro111a10 con JÌ crwli e p.,telici r,ccenti dal suo i11terlocutore che non ho l'onore di conoscere. S0110 1111 parroco ormai prossimo~ fl rendere co11Jofl Dio della 111ù1 ope,w, e J/Jero che sir, misericordioso per me. Presento che fltll'Òda lasciare 1111 gregge oguor J,ià angosciato df1lla lolla /Jer la 11ita,df,llr, pam'fl de/hl disoccu/Jazio- 11e e dallo sn-11polo di sop/,e,'Ì1'e con contin11ità ai bisogni pi,ì elementari dei propri cari, coi quali dit1ide pii, spesso .fame che 11011p(l11e. Con q11ale animo (lrdisco ,·icord(lre i uteri inviol"bili prece/li de/In Legge delltt Chiesfl e di Dio, ai coniugi che Ji Jottrf1ggo110 all'mnoroso onere deliri figliolanza, qum1do io so per di11t11nM esperienzfl. come essi vi1 1 ono, dot 1 e essi vivono, se 1111 vivere è quello: madri benedette da frequemi nulleruità as– semb,-auo i lo:-o piccoli insieme con vecchi genitori magari e col marito in 1111 1111icolocale, 1t1lvolta sotlermneo, che f" loro di gif1ciglio, di c11ci11a,di pranzo, di soggiorno, quando 11011 d'ospedf1le? qumido odo chiedermi pa-_,, 11e da bocche i1111oce11ti, se11zr1che ve ne sia fl · sufficienza di che sfanlflre /Ulti? D'f,/frfl pf1rle il ricorso ognor più /req11e111e dilagante, ad atti contro lt, morale coniug((le, triste Jn·i11ilegio fino nd alcuni mmi or sono dei ceti più ab– bienti, il s110diffo11der,i i11famiglie ob– bedienti ai nostri p,·ecetti, non può 11011 impensierire, tmgoscitzreuu cu,-atore di anime, di 11ull 1 altro sollecito che di condurle a salvezza. Il dilemma di fron– te ,,1 quale la Divina Provvidenza, a cui nella nostrtt debolezza umana facciamo Ù1Cessa11te ricorso, ci jJOne, è di quelli che fanno trenull'e vene e polsi e cuore; ché se da 1111 lato 1111ia11(1111e111e siamo co11sci delle dilfico'ltà economiche ed igieniche iu cui si dibattono 11011 poche famiglie delle nostre parrocchie, e delle Jn·eocc11pazio11iche li muove a 11011 ac– crescerle con nuove bocche, ad evitare queste la nostra coscienza, la nostM morale 11011ci consente che 1m solo mezzo. l'astensione d(1i M/Jporli co11i11- gali, dacché disposizioni alqllfmlo re– ce111idiffid,1110 i sacerdoti dal dif/Oll· dere il metodo di Ogino-K11a11ss,/'1111i– co che 11011 violi le Leggi }.,Tat11rali,e di risen1ar11e l'onere dell 1 is1r11zio11eai medici q11nlificati. Ben sappiamo come la caslità, nostra corona. meritoria agli occhi di Dio, sir, rimedio eroico e come sia arduo il per– venirvi da parte di co11i11giche nel matrimonio hanno inteso Mggiungere 11110 dei fini uco11df1ti, il remedium con– cupiscientiae, oltre il bonum prolis. E d1111q11e?dovremo tollerare con animo afflitto che si riversino nel se~ greto del confessionale inaudite vice11- de, i11101/ernbili olfe,e al ,·ispello del– l'umana persona, o infine, cosa or,•en– da fra tutte, soppressioni di vite 1M– Jce11ti nel seno della madre? Mi appello agli uomini di scienza e di medicina, ai teologi e a q11a11tidi buona volontà abbiano a c11oreil bene dell'umana a11i11ia,puché mi aiutino a risolvere dilem.mi che esigono pres– sante rispoJta nel 'ambito della L,.gge ' di Dio. lo sono stanco e non ho che poche forze. Mi creda. DO:\'R.

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