Nuova Repubblica - anno II - n. 8 - 20 aprile 1954

4 MALAGODI ALPARAGONE L ON. Malagodi, portato alla Segre– teria dalla destra e dal centro de– stro dei Liberali, ha confermato tutti gli impegni politici del centro si– nistro. L'on. Malagodi è riuscito a fare, presso i liberali, il colpo che tentava Fanfani in seno alla Democrazia cristia– na. Fanfani voleva far ratificare alla de– stra un programma economico-sociale: di centro sinistra; ed è caduto. Mala– godi è riuscito a far votare all'unani– mità dalla destra il programma di cen– tro sinistro, essendo stato prima eletto dalla destra. Trasformismo perfetto, o serafica unanimità? Ci pèrmettiamo un consiglio alla si– nistra liberale: vigilare. L'on. :tvlalagodi incomincerà a fare qualche cosa che la vecchia Segreteria non ha mai saputo: organizzare il par– tito, vitalizzare la vita di sezione. Ma gli strumenti di questa vitalizzazione saranno i « suoi » strumenti. Comt: li adopererà' Malagodi ha una simpa– tia, una propensione << new-dealista ». che dovrebbe tranquillizzare i Pannun– zio e gli Scalfari; ed ha una propen– sione al dominio, airaccentramento, che in politica si traduce nel destri– smo. Il padre di Malagodi ha stesQ le «Memorie» di Giolitti; ma il figlio di,. quel padre non è stato eletto de– putato senza l'appoggio della Confin– dustria. Quest'uomo di massiccia po– tenza di temperamento, che cosa dirà in politica? Per ora, appoggio a Scel– ba (e magari, anche un·occhiata a Villabruna, di cui non si loda senza riserve l'abilità di ministro all'Indu– stria). Ma dopo? LADESTRA DEMOCRISTIANA Appena se ne è parlato su « Epoca », tcco che il « Movimento di unione na– zianale » sembra subito volatizzarsi. L'on. Andreotti non lo conosce, !'on. Pella non ne fa parte. L'on. Togni fa sapere che le sue dichiarazioni sono precongressuali, non prescissionistiche. Tutto regolare, tutto equilibriato, tut– to concorde nella Democrazia Cristia– na, a maggior gloria del governo Scelba. Non vorremmo essere accusati di fa. natismo democratico, se ci permettia– mo qualche cautela nei riguardi di questa frettolosa rientrata nei ranghi della destra democristiana; qualche cau· tela, e qualche preoccupazione. Dicia– mo subito che allo scissionismo di Pella, di Andreotti e di Togni credia– mo pOfO anche noi, o in misura mol– to diversa per ciascuno dei tre uo– mini politici~ e che ad ogni modo, non essendo nelle nostre. attribuzioni fru– gare il segreto dei Cuori, pensiamo ab– bastanza tranquillamente che nessuno di essi vuole indebolire la piattafor– ma della quale già gode, che 'può al– largare restando nel partito, che re– stringerebbe uscendone. Ma neanche riusciamo a supporre che i tre discor– si, soppesati e dosati, · che « Epoca » ha pubblicato, siano puro vaniloquio, pura polemica precongressuale, cioè soltanto un dato eminentemente tat– tico. Noi vi ravvisiamo invece una politica, con tutti i fermenti e le ambiguità, con Ja linea d'azione che la politica comporta. Seguiamo uno per uno i tre at– teggiamenti. Andreotti. Quegli che sem– brò p~r lungo tempo il più fidato seguace di De Gaspéri, dice ed af– ferma che si tratta di far cadere, nella politica di alleanze della Democrazia Cristiana, il << pregiudizialisrno ». Si tratta di formare una maggioranza più estesa, su un programma che << realiz– zi i bisogni oggettivi », concreti del Paese. Che cosa di più innocentt-? L'ECO DELLA STAMPA U//içio di ritagli da giornali e riuisle Direttore: Umberto Frugiuele Condirettore: Ignazio Frugiuele Via Giuseppe Compagnoni 1 28 MILANO Corrispondenza : Casella Postale 3549 Tclcgr. : Ecostampa B b. L'on, Andreotti vede, o crede di ve– dere, che sia possibile « una tranquil– la convivenza delle destre in seno ad una democrazia impiantata su basi so– ciali ». Abbiamo detto sopra la parola: am– biguità. Non c'è infatti discorso più ambiguo di questo. Tutti i governi si presentano sempre come realizzatori dei bisogni reali del loro paese. Quello che conta, e che Andreotti mette in ombra perché ha una pregiudiziale di destra, è la lotta contro l'intesa di centro sinistro. Egli chiama questa pro– cedura « antipregiudizialismo ». Ma la sua pregiudizi?,le è poi di stabilire, co– me reali, solo quei problemi del pae· se, sui q~ali sia possibile ottenere l'approvazione della destra. Ora, che cosa è la destra' Sotto il manto di una vecchia ideologia nazionale,. è la con– servazione di interessi, acquisiti, di pri– vilegi consolidati. La formula cli An– dreotti, così realpolitica, o diventa lo svuotamento di ogni posizione di de– stra, o di ogni democrazia impiantata su basi sociali. Non a caso l'on. An– dreotti ricorda il precedente Fanfani. Come mai l'on. Andreotti dimentica - però che i monarchici non hanno vo– tato per Fanfani? ]?erché non dice che essi gli hanno negato il loro consen– so, perché !'on. Fanfani non li aveva chiamati ad associarsi, dunque a por– re le loro condizioni? Se !'on: An– dreotti intende chiamare le destre alla collaborazione con la Democrazia cri– stiana, perché fa finta di ignorare que– ste cose elementari? Più penetrante, tuttavia, egli appare. quando richiama, secondo una analisi di don Sturzo, la divergenza di im• postazioni politiche dell'opinione del Sud rispetto a quella del Nord, L'al– leanza. a destra, servirebbe alla Demo– crazia cristiana, appunto per estendere le sue fortune con i monarchici nel Sud, battendovi i comunisti; ma qui l'on. Andreotti non tiene conto, che tanto equivarrebbe (vogliamo credere) a perdere, nel Nord, l'appoggio del sindacato cattolico, e del centro laico. Il gioco vale la candela? La pregiu– diziale di destra, foriera di fronte po– polare a sinistra, non rischia di spac– care, insieme, l'ftalia e la Democrazia cristiana? Veniamo al secondo leader della de– stra. L'on, Pella è di altra taglia. Egli non ha la sottigliezza tattica di An– dreotti, eppure è umanamente molto più convincente; il suo segreto è la cordialità. Non vuole e non conosce un « Movimento di unione nazionale»; « crede tuttavia ad una unione nazio– nale: come unione degli animi degli italiani ». Bello. Peccato che questa idea, tradotta in politica, diventa un discorso dal Campidoglio. L'on. Pella si vanta di aver distaccato i missini dai monarchici; dice che i missini so· no ricuperabili, perché il MSI non è che un insieme di casi personali. Ora il mistero che !'on. Pella non ha spie– gato al suo intervistatore di « Epoca » è questo: che cosa, nella unione degli animi, varrebbe come dissolvente dei « casi personali »? Quale valore po– litico, quale proposta, quale indirizzo? L'on, Pella parla di apertura nazio– nale, il che ha un senso,. ma sventu– rato (almeno neli'uso che egli ne ha fatto) in politica estera, ed un altro, reazionario, in politica interna. Si ot– terrebbe la sublimazione pratica di quei « casi personali » in un metodo, in un sistema. Più drastico !'on. Togni. Egli non vuole avalli laici, a lui va bene il par– tito confessionale, chiuso. Poche paro– le ma chiare, egli ha detto. Sono quel– le che preferiamo, perché in esse non c'è sofisma: c'è semplicemente l'im– possibilità di qqalsiasi autentica al– leanza politica: anche coi monarchici. Ma questo è vero soltanto nelle paro– le. In realtà, anche qui l'unica al– leanza possibile, perché la posizione Togni diventi politica, è proprio nella coalizione coi monarchici. Con uno scambio reciproco: la DC riceve un contributo nazionale, comunica quello clericale. La formula sintetica è nota : clericalfascismo puro. . Ora si tratta di sapere sino a qua 1 punto queste espressioni di antipregiu– dizialismo ideologico, o di pregiudi– zialismo clericofascista, che combaciano anziché escludersi, possano concreta– mente giungere. B an o NUOVA REPUBBLICA e I COSE DI FRANCIA I Abbiamo detto che non crediamo al– lo scissionismo della destra democri– stiana. Infatti, mentre essa può spera– re di progredire guadagnando ulteriori solidarietà nel Partito, fuori di esso sarebbe un raggruppamento minore: il vero centro del Parlamento diverrebbe non già questa fusione di una sett:in– tina di deputati democristiani più qua– ranta monarchici più qualche missino, ma l'altro, che si costituirebbe subito intorno a De Gasperi, sino a Nenni. La destra democristiana avrebbe la con– seguenza, scindendosi, di creare con le sue stesse mani il vero centro sinistro italiano. Basta affacciare l'ipotesi, per capire che né Andreotti né Pella de– termineranno scissioni in seno alla DC. Ma. quanto più essi crederanno di gua· <lagnare proseliti in seno alla DC, il che è loro necessario per guadagnare alleati fuori della DC, tanto più con– sumeranno nella polemica e nella ten– sione, nella disgregazione in profondo, il loro partito. LACONCA DI DIEN BIEN FU Per noi che abbiamo sempre creduto che non si deve sopprimere la Demn– crazia cristiana, ma condurla ad essere più reale nel suo sostantivo, e pertanto libera così dal clericalismo, come dal nazionalismo, Pella e Andreotti rap– presentano le forze più pericolose della Democrazia italiana. Ma come: ci sem– bra ora di sentirli obbiettare; e i co– munisti, deve li rqettete, i comunisti/ Sembrerà un paradosso, ma diciamolo: temiamo meno i comunisti; non per– ché non siano, e di gran lunga, i più fbrti, ma perché_ essi non sono mai. checché facciano, mimetizzabili. Quan– do il comunista parla di coesistenza J non convince se non coloro che già so– no sulla loro soglia. Quando !'on. An– dreotti parla di coesistenza, può lor credere a molti italiani che la des:,a non esiste, o non è temibile, o è già convertita. Ma il vero guaio, è che il convertito, i1 destro, il temibile, è sin d'ora, proprio lui. Dal nostro corrispondente L A Francia è venuta a. trovarsi, in queste ultime settimane, al centro dell'attenzione del mon– do intero. La battaglia che si svolge nella tragica conca di Dien Bien Fu, dove il colonnello De Castries (ora pro– mosso - in data 16-4 - al grado di generale di brigata - n, d. r.) si trova serrato da forze quattro volte superiori, è un affare che può avere ·ilelle conseguenze paurose per Ittita l'umanità. L' "affare" Juin una riper- cttssione del grande affare tiella C.E.D. Il maresciallo ha mosso delle critiche fondamentali al progetto. Nello• scorso agosto, il maresciallo juin - d'accordo con i grossi coloni del Marocco, coi ceti affaristici indi– geni capitanati dal celebre pascià El Claui, con Martinaud Deplat, mini– stro dell'Interno radicale e renzionn• l'io (il termine ,iou è sempre contrnd– dittorio), trascinandosi dietro il sem· pre più incomprensibile Bidau/1 - , aveva fatto il colpo di stato al Ma– rocco, per cui il Sultano era stato deposto perché non sujficientemçnte sottomesso ali.e esigenze dell'affari– sm.o metropolitano é indigeno, e so• stituito con un vecchio burattino di– sposto a firmare ogni cosa. Il col– po era riuscito con tanta facilità, che mai più il maresciallo Jui11 avrebbe supposto la gravità delle reazioni al– le sue critiche alla C.E.D., che rien– travano poi, si voglia o no, non solo IL MURO * L'on. Scelba è andato a raccon– tare ai coltivatori diretti che chi è contro il riarmo tedesco (o contro la Comunità «europea• di difesa come la propone Foster Dulles) è comunista o fa il gioco dei comu– nisti. E ha fatto diffondere dalla radio la registrazione del suo discor– so. I laburisti inglesi, i socialisti fran– cesi e tutti i socialdemocratici euro– pei (cinque milioni su sette), che sono contrarii alla C.E.D.' di Foster Dullcs, di Adcnauer, di Scclba e di Altiero Spinelli, saranno piuttosto stupiti nell'apprendere la geologia politica del presidente del Consiglio italiano. * Con quest'aria alla Mac-Carthy, non ci stupiremo da parte nostra quando la propaganda governativa verrà a dirci che gli abitanti di Trap– peto sono dediti alla cocaina e frl'– qucntano il buen retiro di Capo– cotta. * J. « borsari » si sono sollevati con– tro i provvedimenti di Tremelloni: Brusadelli e soci hanno fatto grassi affari; al processo delle valute ab– biamo appreso con quale scrupolo e con quale serietà gli uffici gover– nativi abbiano distribuito le licenze di importazione. E dopo tutto questo, ci si viene a dire che chi vuol discu– tere su gli impegni internazionali che l'Italia ufficiale si accinge a prendere, è un para-comunista. La fabbrica dei comunisti è a Roma. E tutti ormai lo sanno. * Qualcuno dice che vi sono dei democratici i quali vogliono arrivare al Fronte popòlare, e se la prende trasparentemente con Parri e forse con noi. A noi sembra che la cap– ziosità del ragionamento col quale si arriva all'accusa pecchi di infan– tilismo politico. Se uno dice, ma• gari in privato a un amico: « Se va avanti cli qw,sto passo, la classe diri– gente politica italiana costringerà gli antifascisti a non andar per il sottile nella scelta delle alleanze », non vuol dire che auspichi la formazione del Fronte popolare: egli denuncia la miopia, la cecità della classe diri– gente. Che se poi l'interlocutore do– vesse dichiarare che, costretto a una scelta categorica preferirebbe il cle– rico-f ascismo a una intesa contin– gente, per la battaglia antifascista, coi comunisti, è affar suo. * Non abbiamo colpa noi se la bor– ghesia antifascista ha ripudiato r uni– co suo titolo d'onore per intrallaz– zare con gli analfabeti di Candido e i gaglioffi del M. S. I., con la be– nedizione di padre Mcssinco. Sono proprio loro a fa\'orirc l'abile gioco dei comunisti (rimasti presso che soli, con i socialisti del P. S. I., con noi e pochi altri, a difendere le pre– messe e le rivendicazioni della Resi– stenza) che si appropriano « in esclu– siva » dei capisaldi della difesa de– mocratica. * Riarmo tedesco, insulti alla Resi– stenza, pregiudizio alla libertà della scuola, alla libertà religiosa, leggi fasciste ancora in vigore... Liberali e socialdemocratici, come dice Sal– vcmini. voltano la testa dall'altra parte per non vedere. * .t rimasto su la breccia Jl Mondo, con la sua « emiplegia delle verità ~, e i suoi curiosi atteggiamenti con• tracfditorii. Ma chi l'ascolta, anche fra coloro i quali ogni settimana di– cono : « Ha ragione »? * Consoliamoci con le conclusioni del processo Dc Gasperi-Candido. Il Giovannino nazionale è stato con– dannato a un anno di reclusione e centomila lire di multa, con lo sde– gno dei cretini che alimentano il loro analfabetismo politico alle fonti del creatore dei falsi preti e dei falsi comunisti. Ci volevano solo i suoi lettori a credere alla autenticità delle lettere di Dc Torna. * Ci sarebbero voluti dei dcficenti. durante la lotta di liberazione, a chiedere il bombardamento delle città. quando si sapeva che i bom– bardamenti intralciavano l'attività partigiana e cospirativa e spesso fa– cevano il gioco dei nazi-fascisti. * Dopo questo, vogliamo fare una domanda: perché mai il processo intentato da De Gaspcri contro l'or– gano ufficiale dei cretini italiani si è risolto còsì rapidamente (tre giorni di dibattito) con la condanna del diffamatore. e il processo intentato da Parri contro i fascisti del Meri– diano d'Italia per offese pi,\ gravi: dopo mesi di penosissime udienze, si è bruscamente troncato alla vigilia dell'amnistia? Chiediamo risposta. all'on. De Gasperi. Plf, nei suoi diritti, m.a anche nei suoi' doveri di capo effettivo dell'esercito, francese. Invece La11iel e Bidault: trovano stavolta l'energia per de-· stituirlo da parte dei suoi incari-· chi, e adesso Juin ha perduto anche· il comando della zona a lui a/fiifata delle forze europee. Lo stupore di Juin non è giusti– ficato. La sostitttzio11e di un Sul– tano con un altro al Marocco non toccava gli intiressi americani; gli Americani sono saldamente piantati al Marocco dal punto di vista ;om– merciale e militare, e in caso di bi– sogno sanno loro quello che devono fare. Le critiche alla C.E.D. espresse clal capo dell'esercito francese in un niomento in cui l'approvazione del progetto i11co11tratante difficoltà, era cosa invece che toccava direttamente gli interessi americani. Può darsi che non sia stata neppure l'America a chiedere i provvedimenti presi con– tro Juin; Bidault teme terribilmente Foster D11lles, ed è sempre 11ella po– sizio11e dello scolaretto che aspetta la sfuriata del maestro; in quanto a Laniel, il cui programma è da nove– mesi identico - restare a ogni costo· all'Hotel Matignon, ben sapendo che· una sconfessione dell'America signi– ficherebbe la caduta del ministero -, egli J'i sentito un'anima di leone. juin ha reagito facendolo fischiar< dai suoi fedeli, i quali hanno malme– nato anche il ministro della guerra1 Pleven, sotto gli sguardi indifferenti' di una polizia stranamente mansue-· ta. Il governo più a destra che lc– Francia abbia mai posseduto da quan– do è Repubblica, è stato violente• mente assalito, e non solo metafori– camente, dalle organizzazioni d'estre– ma destra! Di fronte al concorrente, il genera• le De Gautle non poteva tacere; a,1ti– cedista integrale, ha voluto dire le sue ragioni in una conferenza stam.• pn te1111tail 7 aprile. Ma hn preso lo questione di sbieco, occupandosi piuttosto della bomba atomica e della guerra d'Jndocina. Ha chiuso invi– tando i parigini a recarsi, in silenzio, nella giornata del 9 maggio, gll'Arco di Trionfo dell'Etoile, dove anche lui si recherà silenzioso e donde tor-– nerà sempre in silenzio. C'è qualcosa dei riti danunziani in questo modo di fare del generale. Ma sarà ben diffi– cile che la folla silenziosa (in quanti saranno i rimasti fedeli a De Gaul– le?) lo porti all'Eliseo per salvare ancora una volta la Francia. Sul piano più modesto della po– litica parlamentare abbiamo il fatto nuovo che la maggioranza del grup. po socialista (59 su 105) s'è dichin– raln contro la C.E.D. e quindi con• tro la tesi del Segretario del Partito, Guy Mollet. Si il prossimo Congres– so no11 concede la libertà di voto ai deputati, l'unità della S.F.I.O. sa– rà messa a dura prova. Ma ben più grave è la questione in– docinese. L'America 110n vuole la fine della guerra d'Indocina se non alla condi– zione che il· pericolo comunista sia eliminato dal sud-est asiatico; se la Francia sarà costretta a mollare, essa dovrà prenderne il posto. li dubbio che l'America possa oggi entrare in Indocina senza l'autorizzazione del'– la Francia. Ma appunto da questa autorizzazione dipende l'eventuale estensione del conflitto con tutte le conseguenze che ne deriverebbero, fino al conflitto mondiale e alla bomba atom.ica. L'America è pron– ta a concedere all'Indocina quell'in– dipendenza nominale il cui rifiuto imbecille da parte della Francia è all'origine dell'attuale guerra. Essa è pronta a sostituire, . con maggiore competenza e con mezzi indefinita• mente superiori, gli affaristi france– si con i propri. La debolezza di Bidault, l'egoismo di Laniel - non bisogna dimenticare che si tratta della stessa persona che rese necessar·i 13 scrutini per l'ele– zione del Presidente della Repubbli– ca --::- rendono purtroppo verosimile che i ministri fautori delle trattative dirette con O Ci Min siano sopraf– fatti dai fautori della soluzione ame– "icaria. li per questo ch8 nella conca di Dien Bien Fu si decide forse il de– stino del mondo.

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