Nuova Repubblica - anno II - n. 6 - 20 marzo 1954

111 E' significativo, che dopo la rivoluzio– ne russa, il comunismo abbia cele– brato successi in Paesi arretrati do– ve non esiste quasi istruzione popolare e non si è perciò potuto enucleare un vero movimento operaio. In questi Paesi, la democrazia è per necessità di cose una finzione, perché il potere si concentra in poche mani e l'opi– nione pubblica è costituita da poche migliaia di persone. Veicoli del co– m'!nismo in A1ia sono 1111'e1ile 111i110- mnza di persone colte che /orm"no I" coscienza sociale, e che i'i11solve11za del/'i111perit1lis1110 occidenlale e del Jra– dizionale dominio bianco ha perso11al- 111en/eferite. Il coolie malese o il sel– vaggio di una tribù della Nigeria non chiedono né libertà, uguaglianza e fraternità, né dittatura del proleta– riato - aspirazioni politiche superio– ri al loro livello. Non così il funzio– nario civile di grado inferiore, il pro– fessore d'universiià, l'avvocato. Gli af– fronti che la coscienza sociale ha rice– vuto dai bianchi costituiscono un lie– vito di comunismo ben più impor– tante eh~ le condizioni economiche in cui le masse versano 1 • Di questa éliJe il comunismo arruola coscienza e idea– lismo, e offre nella sua società totali– taria una « carriera aperta all'ingegno». Nel secolo ventesimo, la democrazia non è più, come ai tempi di Marx, uno stadio necessario sulla via dell'in– dustrializzazione. L'élite - se non è cresciuta nella tradizione occidentale. come in India - non la desidera, mentre le masse non ne hanno biso– gno perché possono modernizzarsi (im– parare a maneggiar trattori, a guidare aeroplani e a venerare Stalin) senza liberazione democratica. Per combattere una guerra moderna. per lavorare in un'azienda agricola collettiva o alla catena in una fabbrica moderna, il coolie rappresenta un materiale più plastico e sfruttabile che un operaio dell'Europa occidentale o un contadino della Nuova Inghilterra. Allo stesso modo, gli intellettuali dei Paesi colo– ni:di si prest3no ad essere inseriti in una classe burocratica comunista me– glio degli occidentali, imbevuti come sono di tradizioni democratiche. Il totalitarismo rischia d'essere lo stato normale dell'uomo del secolo XX che non abbia la ventura di appartenere ::t una società modernizz:.ttasi prima dell'inizio del secolo, o educata da una potenza coloniale nel clima dell'Oc– cidente. Il riconoscimento che il progresso non porta necessariamente b libertà ha indotto un numero considerevole J'intellettuali sodalisti ad 'a(cettare la sconfitta, e a rifugiarsi• dalla politica nel misticismo e nel quietismo. ~fa non è questa l'unica conclusione che se ne possa trarre. Di, fronte al secolo del totalitarismo, noi possiamo sce– gliere due filosofie, simboleggiate dalle figure del Buddha e di Prometeo. Bud– dha rappresenta l'abbandono della lotta per la libertà. Per il buddhista orien– tale e per il disfattista occidentale, I·umiltà intellettuale è la virtù supre– ma; l'uomo buono non è impegnato ma distaccato; accetta questo mondo come una valle di lacrime, e cerca la propria realizzazione in un'eternità tra– scendente. L'altra filosofia. quella del– l'umanista scettico, è simboleggiata da Prometeo, incatenato alla roccia del Caucaso con l'aquila che glj dilania il fegato. Prometeo rubò il fuoco agli dèi per soccorrere i propri simili. Nes– suna legge naturale, nessun piano di– "ino avrebbero, credeva. procurato au– tomaticamente agli uomini libertà e felicità. Né Dio né la storia gli era– no alleati. Ma era suo dovere rubare il fuoco sfidando la legge e l'ordine, e preferire un'a,1tonia eterna al rifiuto NUOVA REPUBBLICA PAGINE DICULTURA CONTEMPORANEA VERSO UNA FILOSOFIA del Socialismo della verità. Era Circondato da miste– ri; ma riconobbe che iI mistero è un velo eia lacerare, non una realtà divi– na da adorare. Allo stesso modo, l'uma– nista sa oggi che miserie e ingiusti– zie lo circondano, e che la distru– zione di quanto è stato realizzato nel– l'Europa occidentale è ben possibile. Ma sa anche che il retaggio dell' uo– mo è di lottare contro questo processo naturale e che, in -politica, il pessimi– smo non si giustifica più che la ri– .nuncia del giardiniere a sarchiare « per– ché è un'estate umida ». Rigettando l'automatismo di Wells e Marx e il disfattismo di Koestler o Aldous Huxley, noi purificheremo la filosofi'a socialista da illusioni che per decenni ne hanno minato il vigo– re. Capire che la società socialista non è la norma enucleata dalle condizioni economiche, m:, l'eccezione im!'osta dalla volontà umana,e dalla coscienza sociale a una società immorale, non significa svirilizzare il socialismo, ma fissarci un programma di battaglia. E qui si rivela un'altra differenza fra socialismo e comunismo. Come il calvinista, il comunista deriva il pro– prio senso di sicurezza dalla convin– zione che la storia è al suo fianco, e che il suo trionfo è predeterminato da forze che sfuggono in gran parte al suo controllo. li socialista demo– cratico trae ispirazione dalla fede che solo la volontà umana e la coscienza sociale possano liberare l'uomo da un processo storico che, abbandonato a se stesso, porta alla schiavitù, allo sfrut– tamento e alla guerra. Il banco di prova ciel comunismo è il successo statico di ogni piano quinqu_ennale, l'ampiezza e potenza dell'impero rus– so. Il banco di prova del socialismo è il grado in cui riesce a modellare le istituzioni di un popolo sui canoni morali della libertà - anche a costo di un più basso livello di vita o della rinuncia a un impero. Il seeolo deltotalitarismo S u questo sfondo, guardiamo alle prospettive presenti. Molti sociali– sti ritengono che una terza guerra mondiale « distruggerebbe la civiltà ». Nulla lo dimostra. sebbene sia molto probabile che ne risulterebbe distrutta l'Europa. Il fatto è che due guerre mondiali, se hanno accelerato il pro– gresso scientifico, hanno anche molti– plicato le possibili1à di liberazione uma– ne. Nel mondo occidentale, il concetto di un'economia «assistenziale» è sta– to, per esempio, in gran parte un prodotto delle necessità di guerra. Se il secolo ventesimo avesse aperto un Iungo periodo di pace, le democrazie occidentali non avrebbero accettato tut– te le responsabilità che i governi ri– tennero necessario assumersi nella guer– ra totale. Il Servizio Sanitario Nazio– nale inglese è un sottoprodotto del– la guerra-lampo; l'enorme migliora– mento nello stato sociale dei negri in America è un sottoprodotto della mobilitazione bellica. Certo, la guerra totale e la preparazione in vista del– la guerra totale deformano l'economia del tempo di pace, ma possono anche vincere la riluttanza ad accettare, co– me principi pratici di organizzazione politica e industriale, l'equa riparti– zione degli utili e l'uguaglianza delle opportunità. A dispetto di tutti i pes- simisti. un impressionante processo di liberazione si è svolto, all'interno del– le democrazie atlantiche, nel corso del– l'ultimo quarantennio. Anche più sensibile è l'effetto libe– ratore delle due guerre mondiali fuo– ri dell'area atlantica. La prima ha portato alla rivoluzione di ottobre in Russia, la seconda all'ascesa nazionale e sociale dei popoli dell'Estremo Orien– te. Il naturale che noi tendiamo a vedere solo la min~ccia ch'esse rap– presentano per la civiltà europea. Ma, nella prospettiva dei prossimi cinquan– t'anni, questa visione delle cose rischia di dimostrarsi miope come l'interpre– tazione di Burke della rivoluzione francese. Anche allora, in campo rivo– luzionario, liberazione e imperialismo erano inestricabilmente commisti; non diversamente, in campo controrivolu– zionario, la difesa delle libertà costi– tuite s'intreccia in modo indissolubile alla reazione dinastica. Sotto questo aspetto, la posizione nel decennio in corso è affine. Un nuovo ordine mon– diale, un nuovo equilibrio mondiale delle potenze, stanno maturando a lun- di R.H.S.CROSSMAN ', ga scadenza. Le potenze atlantiche, quand'anche dovessero vincere decisa– mente la guerra, non potrebbero di– struggere · il comunismo più che la coalizione antinapoleonica abbia potu– to distruggere la rivoluzione francese. Né possono i russi distruggere la de– mocrazia, poiché uno Stato mondiale staliniano governato dal Cremlino sa– rebbe in definitiva rovesciato dalle stes– se forze nazionali e sociali che, sa- 1Jendo al potere, metterebbe in moto. Perciò il socialista, mentre è pronto a schierarsi con l'alleanza atlantica per difendersi contro la minaccia al• tuale dell'imperialismo sovietico in Eu– ropa, deve accettare sia intellettulmen– te che passionalmente il fatto che. fuori dell'Europa, il comunismo è pur sempre una forza liberatrice. Deve affrontare e superare un grave dilem– ma. L'abbattimento della supremazia europea, per quanto brutali siano le forme che assume, è una tappa neces– saria nella liberazione dell'Asia e del– l'Africa; e tuttavia, non appena que– sta rivoluzione è captata dagli stalinia– ni, essi minacciano i popoli coloniali di un nuovo imperialismo, in cui il potere è infinitamente più concentrato. Traduciamo lo stesso dilemma in termini economici. L" intera storia eu– ropea dopo la Riforma mostra che la creazione dello Stato nazionale e l'in– dustrializzazione su vasta scala sono le due tecniche sociali per la libera– zione delle masse dall'asservimento lo– calizzato al suolo e alla natura. In Europa. e nel Nord America, questa liberazione è stata opera della rivolu– zione borghese. Fuori da quest'area li– mitata, e nel secolo in corso, le con– dizioni sociali per una rivoluzione bor– ghese non esistono, ed è appunto per– ciò che, in assenza di un mezzo alter– nativo di modernizzazionF, il comu– nismo tende a divenire lo strumento eletto della storia. Certo, un altro strumento sarebbe stato disponibile, ma il liberalismo e il socialismo europei lo spuntarono. Co– me, nel tempo in cui erano i7npe– rialisti anti-boeri, i giovani Webbs ri– conobbero, le potenze europee avreb– bero potuto condurre a termine l'indu– strializzazione, diciamo, del Medio Oriente o dell'India. Se l'imperialismo non si fosse scontrato nella resistenza di movimenti democratici e socialisti, sarebbe stata teoricamente immagina– bile la spregiudicata ricostruzione - eco– nomica della vita del Medio Oriente o dell'India, sotto dominio bianco e sfruttamento capitalista. I tedeschi avrebbero potuto 'creare 1111 Jr? elfa,·e Sta/e imperiale, con slavi e russi in qualift di dttadini _mi11oris juris, e gli inglesi un impero indiano e africano della stessa specie; e tutto ,iò sareb– be potuto durare cento o centocinquan– t'anni. In questi imperi capitalistici, la distruzione della proprietà contadi– na e la sua sostituzione con unità agri– cole su larga scala (non come azien– de collettive, ma come tenute est-elbia– ne a dimensioni enormemente dila– tate) avrebbero potuto generare il tipo di società burocrattea presagito da Jack London nel Tallone di l'erro. Ma, 'alla lunga, l'imperialismo bianco sarebbe stato distrutto dalle sue con– traddizioni interne e da una classica rivoluzione marxista del proletariato di colore contro i dominatori bianchi. In realtà, io non ho fatto in questo paragrafo che riproporre la prospettiva marxista-leninista dell'evolvere della storia mondiale. Ma nulla di tutto ciò è .avvenuto. Al (Ontrario, le basi eco– nomiche della dominazione europea so– no state distrutte da due guerre mon– diali, ed è ben difficile che il capita– lismo americano, succeduto come po– tenza-guida, erediti la posizione del– l'Inghilterra ottocentesc:i. Gli Stati Uni– ti sono un·economia relativamente auto– sufficiente e a tradizioni isolazioniste; d'altra parte, dopo le esperienze del– l'interguerra in GermJnia e a.ltrove, il capitalismo americano non si è mo– strato incline a giganteschi in"estimenti oltremare. L"imperialismo americano, se si espanderà. lo forù per motivi strategici. La disintegrazione delle basi econo– miche dell'imperialismo europ(•o è sta– ta inoltre accompagnata da una disgre– gazione morale. Dopo il 1918, l'uomo occidentale ha perso l'antica fede nel– la missione del bianco. Per una gene– razione, libemli e socialisti ·avevano tuonato contro i mali dell'imperiali– smo: ora queste idee infettavano la classe dominante e ne distruggevano la fiducia in se stessa. Date le pecu– liarità del loro sviluppo, gli Stati Uni– ti si erano sempe opposti all'imperia– lismo coloniale: ora la ingenua teoria wilsoniana dell'autodecisione nazionale era accolta anche in Europa come la soluzione democratica di tutti i pro– blemi politici, compreso quello dei rapporti fra bianchi e popoli colonia– li. Con troppa faciloneria, si suppose che la marcia. del progresso umano sarebbe stata ripresa qualora si con– sentisse ad ogni popolo oppresso di fondare il suo Stato nazionale e di stabilire una democrazia parlamentare di tipo europeo. Disgraziatamente, era un'ipotesi cam- pata in aria. ella stessa Europa oc- b o 7 ,identale, la distruzione del feudalesimo non ha assunto le forme del governo rappresentativo. Nei pochissimi Paesi in cui funziona bene, la democrazia parlamentare è l'ultima tappa Ji un lungo processo, compiutosi perlopiù nelle forme pi governi autocratici. La democrazia è una forma raffinata e sottile di governo che, salvo in Paesi e libertà civili consolidate e ad al– ta livello di educazione politica, i ceti dominanti sfrutteranno per ritardare il progresso sociale, non si presta quindi a società che chiedono d'essere rapidamente industrializzate contro la resistenza dell'oligarchia al potere e delle masse incolte. Dovunque il po-. sto dell'imperialismo occidentale è pre– ,o da quella specie di pseudodemocra– zia sorge il pericolo che, presto o tardi, la rivoluzione sociale sia assor– bita dal comunismo, giacché uno Sta– to centralizzato e monopartitico, con un programma molto netto, anche se mec– canico, di modernizzazione:, risponde alle esigenze di un popolo arrt:trato meglio di un'imitazione :,puria della costituzione inglese o amerirnna <.om– binata con un regime soliale reazio– n:uio. Fu il ri,onoscimento di qut– sto fatto ad orientare i Webbs. dal– l'appoggio all'imperialismo nel ·900 al– l'accettazione del comunismo nel ·32. Ancora un:1 volta, mette conto" di • pa,agonare la crisi del nostro secolo a quella delle guerre della rivoluzio– ne francese. Tanto Burke quanto Pai– ne cercarono cli presentarle come un semplice conflitto tra bene e male, giu- sto e ingiusto; cl_'.),r.~a~-1.t li:...– bertà, dall'altra la tirannia, e ognuno • nell'obbligo morale di scegliere e ope– r'tre per la vittoria del bene. Il chia– ro, oggi, che t:into Burke quanto P,1i– ne sbagliav:rno.'Guerra e rivoluzione non possono m:-tifornire soluzioni mo– rali semplici. Chi vede il compiro dei socialisti nella ricerc:.1di un.t dinamica suscet– tibile di tener<:in scacco la dinarnin1 comunista. trnscura dunque la limpida lezione della storia. Se costruiamo una ideologia anticomunist:.1. o partecipiamo all'organizzazione di un anti-Comin– form, n~n faremo che alimentare la guerra fredda e l'illusione che, per conservare la libertà, sia nc:cessario sconfiggere il comunismo. In realt!t, se la libertà deve soprav, iverc, è es– senziale che 11011 vincano né gli Stati Uniti né l'Unione Sovietica. e (hc la p:issione ideologirn ,i plachi. Quello di cui i sociali:,ti occidentali hanno oggi bisogno è non una fede da cro– ciati, ma un attt[.!gi:tmcnto critico di fronte a entrambe I<:ideologie; e com– pito del movimento laburista britanni– (O è fornire un esempio di quest\1111:t– nismo critico in atto. cettico ma non cinico; distaccato rna non neutrale: r~1- zionale ma non dogmaticamente rnzio– nalista. La coscienza :-ociale prometeica di cui ho parlato in una dtlle pagine precedenti i: la sola forza capace d'im– pedire allo Stato moderno di degenarc , in società burocr:ttirn, e al conflitto oriente-occidente di svolgersi in ter,a guerra mondiale. Essa esiste dovun– que si insegnino il metodo scientifico e l'analisi critica (e in quest'ambito rientrano anche l'Unione SovÌetica e gli Stati niti). Ma, nella maggior parte dei Paesi, può agire unicamen– te da freno alle forze tota Iitarie: solo nell'Europa occidentale post-imperiali– sta, e soprattutto in Inghilterra, può improntare di sé la politica di una nazione i (ro11li111,o) 1 Qu{'sta l{'si 11ova conferma nd sue• C{'SSO della 1>olitica indiana dd partito ln– buris1a. Se non ha portato alle ma-ssc van• taggi economici, essa ha guarito il risenti– mento antibritannico dt'lla minoran7a colta. dw detesta l'int'guaglianza sociale e c-hit-dc· il poi<'• t- e uno sia lo -.ocia-lr delì11i10.

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