Nuova Repubblica - anno II - n. 5 - 5 marzo 1954

• 8 PLAUSI e botte ~ No,i lo mettiamo in dubbio: i clericali di Roma si sono guada– gnati un posto di primo piano per le qualità di furbizia e ingordigia di cui hanno dato prova nell'Urbe, sfruttando il loro potere (o strapo– tere) politico e amministrativo. Ne sa qualcosa l'avvocato Gattoni, che - di fronte alla mole delle speculazio- 11i illecite, altrimenti dette frodi, ope– rate nel campo dell'urbanistica dai clericali di Roma - no,i poté fare a meno di dimettersi da/l'assessorato per l'edilizia. Ma sarebbe 111w grave e imperdonabile ingiustizia storica pensare che i clericali di Catania siano, diciamo così, meno furbi dei loro colleghi romani, nello sfruttare la loro egemo,iia politico-amministrn– tiva, che anche a Catania, grazie a Dio, è solida e compatta. Alludiamo a una legge - attualmente ali' As– semblea Regio11ale - riguardante il « risanamento edilizio > del vasto quartiere di S. Berillo: legge che ta– luni, succubi dei loro eterni pregiu– dizi, si ostinano a definire « un'altra legge-truffa ». La questione si può sintetizzare in questi tennini: c'è un grupJ10 di persone (di stampo più o meno clericale) che s'è ficcato in mente l'onesto p,oposito di far quat– trini a spese di un certo numero di cilladini catanesi, e ciò costitue1ulo l'!STTCA (Istituto Immobiliare Ca– tanese) e aspirando ... ·fondatamente alla concessione del piano di risana– mento, che ha questo non trascura• bile pregio: d'aver a che fare con diecini di miliardi, ma non - co1ne potrebbe credere l'uomo della strnda - quali fondi neceswri a/1',secuzio– ne del piano, bensì quali guadagni sperati dall'impresa. Certo è esatto che si parli di « economicità » del piano: infatti, perché questa possa agevolmente tradursi in realtà, basta solo che - come è avvenuto con lo famigerata legge di Napoli -- si de– fenestrino i proprietari dalle loro case e si deportino, in tuw con i circa 35.000 inquilini, nel nuovo co– struendo quartiere nei presri del ci– mitero (il luogo è forse sigr1ificativo della sorte economica riservala agli artigiani, ai professionisti e ai picco– li commercianti da deportare), ,taci– tandoli col classico piatto di lenlic– chie, magari bacate. Deportati i pro– prietari e gli inquilini e raso al suolo il quartiere, le aree si potranno ven• dere a un prezzo tale che permetta 110n solo di compensare quello che si è speso per l'acquisto delle len– ticchie, ma anche di accantonare un buon num.ero di miliardi, ullerior. mente accresciuti dai profitti degli edifici migliori, la cui costruzione na– turalmente l'Istituto concessionario si riserverebbe. Stando ai calcoli di un autorevole parlamentare siciliano, gli immobili esproprigndi sarebbero pa– gati sulla base media di L. 200.000 a vano, quando invece il costo per la sola area edificabile, in simili zo- 11e centrali della città, è di almeno L. 400.000 a vano, e per la costru– zione (sempre a vano) di almeno 600.000. Che ne dicono i clericali ,le/l'Urbe, così esperti nell'arte della speculazione? Certo, l'esiguità della posta li farà sorridere; ma dovranno pur riconoscere che i loro colleghi catanesi hanno appr,so ben quel– l'arte. LIBRIE Rll/lSTE Notiziario Dibliogra/ico Me,uile. Sot– to tli awpici dei Servi:i Spettacolo ln/orma:ioni e Proprietd lntel/etluale della Presiden:a del Consi1lio dti Mi– ni.stri. t la più completa e aggiornata Rj– vista bibliografica italiana. Si 1>ubblica ogni mese e contiene un sunto breve e obiettivo di tutte le riviste culturali e di tutti i più importanti studj politici pubblicati in Italia, nonché: un Indie. Biblioirafico completo di tutti i libri che si stampano ogni mese, rt:datto in base alle e copie d'obbligo » consegna– te per Legge alla Prcsiden1.a del Con– siglio. Dire~ione: Casella Postale 247 - Ro. ma. Abbonamento annuo: L. 1.500. lI!IITII Cor1trollo delle nascite? Tuoni e fulmini, perdio, processi e galera per codesti degenerati! « L'Associazione Italiana per l'Educazione Demogra– fica - abbiamo letto nel settimanale monarchico-fascista L'Intransigente di Roma ha lo scopo di risollevare le sorti di questo miserabile popolo di stalloni, contrapponendosi alle pa– role, 11otoriamente fasciste, di Gesù: Cres ite et multiplicamini (sic!). Non stt1remo qui a ironizzare su questi e/erotici epigoni del celebre impo– tente inglese Malthus, sostenuti da un branco di deputati di sinistra al tramonto delle loro capacità ormo– niche. Qui ci vogliono le guardie e basta. Chiediamo immediati provve– dimenti di P.S. contro j responsabili dell'A.I.E.D., fondata i,i evidente di– spregio dell'art. 553 del C.P. Una volta in glllera potranno mettere am– piamente in pratica le teorie del– l'amore condizionato>. o comment, dicono gli fllglesi. TI pezzo - di tipica, canagliesca niarca littoria nel– lo spirito e nella lettera - si com– menta infatti da sé. E lascituno al lettore il piacere di ironizzare, a sua volta, sull'ignoranza - questa sì, no• toriamer1te fascista - del nostro In– transigente, che at.lribuisce a Gesù Cri sto una frase del Vecchio Testa– me, 1.to e mottra così buona disposi• zione per il latino ma~cheronico. !t' Il Preside della scuola media di Via Tiepolo di Milano non è il pri– nw venuto. Intanto è un ex-repubbli- ' chino, ed è questa una qualifica pre– ziosa, che in 1,n pllese come l'Italia va custodita gelosamente: come un Buono del Tesoro, essa va sempre più fruttando col passare del tempo e, chissà, potrà anche rendere, un. giorno, interessi altissimi al posses– sore. In secondo luogo, il nostro Preside è colui che, a suo tem– po, si acquistò il merito di ntromet– tere dalla propria scuola - impu– gnando i fulmini teologici del Mini– stero della Pubblica Istruzione - quel prnno in un occhio che doveva essere per lui il testo di storia di Spi– ni e Olobardi. Con questi preceden– ti, come poteva il Signor Preside - in una sua circolare di auguri per le feste 1wttJlizie e di Capodanno 1954, diretta « al corpo i11segr1a11te, agli alunni, ai familiari degli alunni, al personale di segreteria e al personale di servizio » - come poteva esi1ner• si dal dovere di compiere u,w preci– sa, acuta disamina dei rnali che an– gustiano oggi la Patria? Ecco qua: « Ho sempre concepito e concepisco la scuola come una grande famiglia in cui ltttti - ciascuno al proprio posto e ciascuno intento alla scrupo– losa osservanza dei propri doveri - perseguono un comune altissimo idea– le: quello di assicurare alla Patria, oggi materialmente e moralmente angustiata da tante carenze - ca– renza di disciplina, care,1za di virtù civiche - e da tante perniciose li– cenze - corsa sfrenata ai piaceri e ai divertimenti, dispregio di ogni freno, m.ala/ede, ansiosa e 1issosa ri– cerca dei propri comodi .... - un donwni migliore in migliori cittadi– ni>. Davanti a tutte queste carenze, c'è proprio da disperare delle sorti della Patria. Meno male che nello squarcio del Signor Preside 11011 c'è carenza di nostalgia fascista. C'è, è vero, carenza d'intelligenza. Ma ciò è fatale: per la contraddizion che 1101consente, intelligenza e neofasci– smo sono destinati atl andare di– sgiunti in eterno. ..- li lavoro in Inghilterra è un bollettino curato dall'Ufficio Stampa e Informazioni dell'Ambasciata Bri– tannica: lo segnnliamo ti chi .si inte– ressa di queste cose per la ragguar– devole "mpiezza degli argomenti e per l'accuratezza dell'indagine, i cui dati potranno inoltre essere accrescitt• ti da richieste dirette presso i rispet– tivi uffici italiani, con la garanzia di una estrema sollecitudine. Nei numeri di gennaio e febbraio si è iniziata una documentazione sul• le Tradc Unions: stato legale, tipi di sindacati, struttura organizzativa ecc. Naturalrnente 11011 cercheremo, in un bollettir10 di questo genere, impo– stazioni larghe e precise di problemi; ma la sua aridità è in proporzione diretta all'accantonamento dei criteri faziosi e banalmente propagandistici che carntterizzano gli uffici di tante altre ambasciate: è quindi, un'ari– dità preziosa per chi voglia dei punti di riferimento a maggiori ricerche. OGNUNO NUOVA REPUBBLICA LIBRI E PROBLEMI Storia delle democrazie popolari N EGLI ultimi mesi si è sentito 1 sempre più di frequente par– lare, in Francia, di « Fronte Popolare>; è quindi particolarmente interessante - e non soltanto da un punto di vista storico - esaminare le precedenti esperienze di « fronte popolare»; in particolare quelle che si sono svolte nei paesi dell' Eu– ropa orientale, tra il I944 e il I 949. E non pensiamo che si possa infir– mare la validità di questo esame af– fermando che in « occidente » la si– tuazione è troppo diversa; cosl dico– no molti, anche uomini di sinistra, che, applicando, forse senza saperlo, le formulette di quel determinismo pseudo-marxista cosl diffuso nei par– titi socialisti europei, sostengono che il comunismo sia un sistema adatto a paesi sottosviluppati, e che quindi non sia ripetibile, p.e. in Francia, quando accadde in Cecoslovacchia. Questi schemi, trasferiti sul terreno politico, possono diventare pericolose illusioni, quale quella di poter affi– dare al partito comunista un ruolo senza impo1tanza in un futuro fron– te popolare; opinione, questa, soste– nuta da un illustre collaboratore de Le Monde (19 febbraio). Ma, ad un esame più serio di quanto è accaduto in Europa orientale, risulta che non è stata tanto una crisi economica, quan. 10 una azione politica a determinare quegli avvenimenti, cioè la trasfor– mazione di quei paesi da stati parla– mentari a democrazie popolari. li recente libro di F. Fejto (Histoire des démocraties populaires, Paris, Editions du Seui!, 1953) ci fornisce i dati per questo esame. L'Autore ha seguito una trafila non nuov&: dopo aver collaborato con le autorità co– muniste ungheresi e dopo avrr rotto col suo governo è rimasto in Fran. eia, ove, prima di questo libro, aveva pubblicato alcuni notevoli articoli, sempre su problemi dell'Europa ori entale , sulla rivista Esprit. N.on ci intcrf'ssa tanto, in questa sede, seguire gli avvenimenti sul pia• no diplomatico, quanto su quello d,,I– la politica interna dei singoli paesi. Ovunque la fine della guerra aveva segnato il periodo dei « fronti nazio– nali » messi in piedi dopo faticosi negoziati tra Londra e Mosca; essi raccoglievano in genere tut.ti i par• titi politici che non avevano accetta• to di collaborare con i nazisti, o che se ne erano staccati in tempo. Non solo gli occidentali, ma anche i russi avevano interesse a che i governi che ne erano espressione godessero di un certo prestigio, onde potessero assi– curare la ripresa della produzione, il pagamento delle riparazioni e il man– tenimento dell'ordine. Questi governi curarono lo svolgimento delle ele– zioni, dalle quali uscirono parlamen– ti la cui maggioranza non era af– fatto comunista. Il problema è allora di• spiegare il processo per il quale in pochi anni tutti i partiti non co• munisti sono stati eliminati; bisogna senza dubbio tener conto delle pres– sioni russe; ma non si può lisolvere il problema con questa risposta; è noto che non ci fu mai un inter– vento diretto delle truppe russe per rovesciare un governo; la soluzione invece va cercata nello sviluppo del– le forze politiche dei singoli paesi. II Fejto insiste giustamente sulla frattura che, di fronte alla nuova situazione, si apri al'interno di tutti i partiti, sia contadini che socialisti; si trovavano al potere, avevano i mezzi per realizzare quello che era stato il loro programma; ma prefe– rirono « attendere », mentre al con– trario i comunisti premevano perché la riforma agraria - che si basava sulla ripartizione delle terre dei te– deschi, dei collaborazionisti e dei grandi proprietari - venisse imme. diatamente realizzata; e lo fu di fat– to tra il '46 cd il '48. Lo stesso pro– blema si poneva per la riforma indu– striale, che poi significava, quasi dap– pertutto, industrializzare il paese. Come già nel 19 I7 i populisti ed i menscevichi, in Russia, si erano con• dannati all'inazione sostenendo che la situazione non era <matura>, co– sì ora i dirigenti dei partiti contadini e socialisti non osavano prendere l'iniziativa delle riforme, e questo li separava sempre più dalla loro base. II Fejto scrive: « una delle chiavi dello sviluppo è la accanita volon- tà dei comunisti di prendere l'inizia– tiva e di non abbandonarla. Con grande abilità.... hanno espropriato i programmi e le idee politiche ed economiche dei principali partiti de– mocratici. Hanno fatto una sintesi di questi programmi e di queste idee, indirizzandosi con infaticabile ener– gia verso la loro immediata rcaliz• zazione » {pg. 126); e continua: « è lecito rimpianger<' che gli uomini, spesso tecnicamc•ntc più preparati, delle altre tendenze, non abbiano avuto che una funtione secondaria e subordinata nello sforzo nazionale guidato dai comunisti; bisogna però prendere atto di quanto è accaduto> (pg. I 29). Ora, la questione della « espropriazione » del prog1amma non è nuova: ricordiamo che, fin dalle prime ore ciel governo presiedu– to da Lenin nel novembre del 191 7 1 i socialrivoluzionari protestarono vio• lentemente contro il fatto che i bol– scevichi avevano presentato un pro• getto di riforma agraria simile a quello del loro partito. Ma non ci sembra tanto che l'accendo rnda po– sto sul « p1ogramma », quanto sulla « iniziativa». I partiti non comuni– sti, ed in primo luogo quelli sociali- FRAN\')OIS FE.JTO Histoiredes démocraties populaires Edldou8 du Seull, 193:1 sti si spezzarono in due, ancor prima di scindersi ufficialmente, per il con– trasto tra i militanti di base, che erano spesso anche violcnternrnte an– ticomunisti, ma che non potevano ne– gare quanto si svolgeva sotto i loro occhi, cd i dirigenti, che invece di organizzare i militanti per inserirli nello sforzo di rinnovamento econo– mico del paes<', si lasciavano andare a inutili recriminazioni. Citiamo an• cara una volta il Fejto, rclativamcn. te alla Polonia: « Micolajczik ... par– lava di libertà, di elezioni, di indi– pendenza, m(•ntn• i comunisti parla• vano di panl', lavoro, ordinc-, di espellere i tedeschi e di colonizzare le loro terre, di ripresa industriale > (pg. 64). Quello che accadde è noto: i parti– ti ed i gruppi parlamentari si divisero in due frazioni, le «sinistre», d'ac– cordo con i comunisti, costrinsero all'esilio od incarcerarono gli uomi– ni della destra, salvo poi ad essere a loro volta inglobate o soppresse dai comunisti. Il Fejto, che ha il merito di far giustizia di molti luoghi co– muni, non riesce, a nostro avviso, a chiarire sufficientemente questo pro– cesso: « Per i socialisti di sinistra il nemico principale era rappresentato dalla destra. Essi speravano di man– tenere l'indipendenza del loro par– tito dopo averne espulso i sostenitori della collaborazione con i partiti bor– ghesi e contadini. Presi ncl'ingranag– gio delle loro stesse manovre, più o meno sottili. circondati da elementi di dubbia fedeltà separati dalle mas– se operaie del loro partito, questi uomini si inchinarono, nel 1948, di fronte ad un fatto compiuto che essi stessi avevano contribuito a prepa– rare » (pg. 203). Ma gli avvenimenti del 1948 non sono nuovi: e la tattica non è stata inventata dai comunisti. Già Carlo Marx. negli appunti sulla rivoluzione francese, aveva accennato ad un pro- · cesso analogo: la. Convenzione era in un primo tempo controllata dai girondini, che avevano la maggio– ranza; poi, a poco a poco, da essi si staccano molti clementi, che colla– borano con i giacobini; il disloca– mento, in clima rivoluzion;trio, di una maggioranza fondamentalmente conservatrice, non è una novità; e •non c'è dubbio che le grandi rifor– me nei territori dell'Europa orientale rappresentassero una rivoluzione. Ora, in una simile situazione, i dirigenti socialisti, compresi quelli delle frazioni di sinistra, persero fin da principio il controllo della loro organizzazione, che poi terminarono di sfasciare con le lotte di corrente; ed era logico, allora, che tutti coloro i quali, a ragione o a torto. pensa– vano che è meglio fare qualche cosa che stare a discutere, finissero con l'abbandonarli. Mentre i comuni– sti, potenziando ed inquadrando i sindacati, ponendo alla loro testa i lo– ro uomini migliori, rendevano a poco a poco effettivo il distacco tra l'azio– ne sindacale, che è quella che tocca tutti i giorni la grande massa dei lavoratori, e la politica dei partiti so– cialisti, che restava confinata nel par– lamento. In una situazione nella qua– le le masse sono in movimento, pri– varsi del contatto continuo con esse significa votarsi alla rovina. I parti– ti socialisti dell'Est non erano partiti– fantoccio; ma via via lo diventarono. Ed allora anche la maggioranza in parlamento diventa inutile; sarà suf– ficiente, come a Praga nel febbraio del '-¼8, che il congresso dei consi– gli di fabbrica proclami l'azione di– retta, e faccia scendere nelle strade le milizie operaie, perché tutto crol– li. L'ala centrista del partito sociali– sta « che aveva esitato fino all'ultimo momento tra la rivoluzione cd il par– lamentarismo » non può fare altro che inchinarsi, e cosl dovrà fare an– che Benes. « La Cecoslovacchia, pon– te tra l'Est e l'Ovest, la Cecoslovac– chia democratica e parlamentare, era morta » (pg. 2 I 'I). on ha evidentemente senso porsi il proble~a di che cosa sarebbe ac– caduto se a politica dei partiti socia– listi fosse tata diversa. f. però utile cercare di trarre alcuni insegnamenti politici, validi anche per la situazio– ne dell'Europa occidentale. Va an– zitutto notato che. se è vero che il partito comunista è il partito che controlla un larghissimo settore del proletariato operaio e contadino, è anche vero però che non c'è identifi– cazione tra il partito comunista e le masse proletarie. Ed è su -questo punto che va, a nostro avviso, diret– ta l'attenzione e l'azione politica. L',,sperienza insegna che là dove il partito comunista non è riuscito a controllare i sindacati, ivi la sua forLa politica è stata considerevolmente di– minuita, e via via eliminata: fanno testo l'Inghilterra, la Germania Ore., il Belgio, eGc.; e questo non tanto per un fatto elettorale, quanto per– ché gli vengono a mancare quei qua– dri operai che soli, oggi, possono dare una solida ossatura ad un par– tito di sinistra. E su questo punto bisogna abbandonare le illusioni: le tesi politiche più valide restano cam- ,patc per aria se non vengono tutti i giorni messe alla prova in un im– pegno di azione nei sindacati, nelle amministrazioni comunali, nelle coo• perative, ecc. Questo i comunisti hanno saputo fare; e questo soprat– tutto ha reso possibili i loro successi. L'ultima parte del libro che stiamo esaminando si occupa delle vicende c·conomichc e politiche dei paesi del– l'Est dopo il 1948; la crisi jugoslava, le crisi interne ai partiti comunisti cd i grandi processi politici, i piani economici. Quest'ultimo punto ci sembra il meno soddisfacent~ del li– bro, pur fornendo una quantità di preziose informazioni. Ma sulla que– stione bisognerà ritornare in un'altra occasione, paragonando la struttura economica dell'URSS da una parte e dei paesi dell'Europa occidentale dall'altra, perché pensiamo che è solo sotto questa prospettiva che si pos– sono trarre delle indicazioni sul si– gnificato dei nuovi stati industriali dell'Europa orientale. OLAUDIOCESA. NUOtt REPUBBLI fllJINDIIJINAI,E POLITICO Esce il 5 • il20diopi mt1t ia olloopiù pqÌJlt Comiiaio Dire111'uo: P.CILfFFI • T. CODIONDLA - A. OREPPI • P.VITTDRflll Segrf-tario di redazione: G.fAUTI R..:loaion•1 Fire.nae, Piuza della Libertà 15 (50.998) Ammini,traaion,: Firenze, Plana !Jldipende.n.u, 29 (22.0S8) Abb. annuo (Italia e Francia): L. 850, semestrale L. 450, trimestrale L. 250 (Estero, rispettivamente, 1100, 600, 300). Abb. sostenitore: L. 5000. Sottoscrizione mensile: L. 200. Un numero ordinario: L. 35 ( Estero, 45) Un numero arretrato: L~ 4-0 (Estero, 55) Un'annata, arretrata: L. 1000 (ESlcro, 1200) o/" poetaleS/6261 (La Nuo11a Italia) Fire.me AulOf'IU, dli Trib. lii Flrtnlt n. 078 dli S0-12-1962 Stabilimenti tipolitografici Vallecchi Firenze, Viale dei Mille, 90 Responsabile: Tristano Codignola

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