Nuova Repubblica - anno II - n. 2 - 20 gennaio 1954

4 I ITALIA, oggi L'ESPERIMENTO FANFANI P ER nessun altro Presidente del Consiglio si è detto e ripetu– to, con tanta insistenza. quanto per l'on. Pella, che, se egli aveva contro di sé gli attivisti democristiani. il cuore degli italiani, l'adesione dd semplice uomo della strada, erano tut– tavia ben cordialmente per lui. Un caso patetico, dunque, quello dell'on. Pella: con lui il sentimento dei sem– plici, che sono la maggioranza degli italiani; contro di lui, l'intrigo e l'as– salto alla diligenza. Bisogna fare giustizia di questo mi– to. Da ·un sondaggio compiuto recen– temente dalla Doxa, su un cam– pione accuratamente e obbiettiva– mente predisposto in modo da rispec– chiare i ·più vari strati dell'opinione e della società italiana, risulta che l'orientamento di questa. in una mi– sura che si può stabilire tra il 50 e il 60 per cento, è indirizzato all'istanza di un governo di sinistra. Il risulta– to noo stupisce. Se infatti si sommano in Italia i voti di sinistra, dalla sini• stra liberale ai comunisti, si ottiene a un dipresso quella indicazione, purch~ vi si includa, come è giusto, anche for– ti gruppi di adisti, di sindacalisti cat– tolici, di migliolisti, di basso e non basso clero. Ora l'on. Pella non è il rappresentante di questa massa eletto– rale; e la sua presumibile « base ». stando al responso del 7 giugno e al sondaggio cui accenniamo, è certamen– te la minoranza del Paese. Se poi si vuole dar credito anche alle dele– gazioni parlamentari che l'on. Einau– di ha consultato, risulterà che due sole (riferiva il Co,·riere della sem) mani– festarono la loro netta fedeltà all'on. Pella, riproponendolo all'attenzione del Presidente della Repubblica: quella missina, e quella monarchica. Riconosciamo facilmente che l'un. Pella meritava assai meglio che quest,1 limitata e poco costituzionale fedeltà. Nessuno deve dimenticare, quale che siano state la disgrazia e la cocciutag– gine dell'uomo. che a lui i ceti medi e minori d"Italia debbono, per lunghi anni, una difesa strenua della stabilità monetaria, quindi del costo della vita quotidiana, e del valore reale dei sa– lari. Ma, anche, niente più di questo: cioè nessun avvio a riforme di qualche profondità, che consentissero d~ scalfite anche minimamente il blocco intatto della disoccupazione, o introducessero un controllo statale dei monopoli, favo– rendo così (dacché l'on. Pella è liberi– sta) ·almeno la ripresa aggressiva del– l'economia di concorrenza: qùel mini– mo, insomma, di politica di ampio raggio che il più lontano dal socia– lismo tra tutti gli osservatori stranie– ri, I" Eco11omis1, chiedeva, la settimana scorsa, per il nostro Paese. Noi non dimenticheremo ingenerosamente i me– riti di quest'uomo. Ma non consenti– remo neppure che se ne faccia un padre della patria, da parte di coloro (si tratta soprattutto della stampa del– la destra economica} che fanno appello, contro le demioni dei partiti e dei gruppi parlamentari, a una presunta maggioranza nel Paese: senza ren– dersi conto, o magari sapendo benis– simo, che questo appello al Paese è nient'altro che demagogia totalitaria utile al fascismo, e forse già fascista'. Exil Pella, dunque; e subentra fan– fani. Il solo fatto che Fanfani incontri la rabbiosa reazione della destra eco– nomica e la netta antipatia della si– nistra comunista, dovrebbe metterci sul– l'avviso, che probabilmente in quest"uo– mo, e nel suo gruppo, c'è qualche cosJ di serio: qualche cosa che l'alta fi. nanza e l'alta industria debbono temere ( per esempio un rigorismo di realizza– zioni fiscali che il riformatore Vanoni non ha saputo praticare} e un deside– rio di avviare rimedi sociali, che il comunismo, nella sua prassi puramen– te tdtica, deve respingere, per de– term10are posizioni sempre incalzanti per il proprio avanzamento. Noi non abbiamo dunque precon– cetti contro l'uomo (che come ministro non ha compiuto nessuno degli errori o delle inprudenze che si imputano ai suoi amici di più tenero cuore cristia– no). e lo attendiamo alla pro,•a del suo programma e del la sue alleanze. Ma se c'è un caso nel quale dobbiamo stare all"erta, è, da un punto di vista che occorre subito spiegare, proprio quello dell'on. fanfani: vogliamo dire, il punto di vista della laicità dello Stato. La fama dell'on. Fanfani è quella di un uomo che non ha paura di af– frontare, con giovanile operosità, ri– forme o piani di qualche audacia: ma entro il preciso ambito dell'integra– lismo cattolico. L'on. Pella ci lasciava relativamente tranquilli, per quel che riguarda il fanatismo cattolico: go– vernava come se il suo cattolicesimo lo riguardasse in forma strettamente personale, senza influenze sul suo modo di governare. Per contro, egli non da– va alcuna garanzia di avanzamento so– ciale, e lasciava anche temere, e tocca– re con mano, che il suo agnosticismo . politico favorisse comunisti e fascisti, anche non volendo. Ma dall'on. fan– fani temiamo il caso inverso: che il suo presunto dirigismo tenda a richia– mare la vecchia solfa corporativistica; e che il suo integralismo lo conduca verso forme difficilmente afferrabili finché non ·costituiscano, per la loro impo– nenza, un vero salto qualitativo nello stato teocratico, di duro clericalismo. Se il nostro fosse tempo di esperi– menti e di ipotesi di lavoro, noi <:i appagheremmo volentieri di costituir– ci in spettatori silenziosi dell'opera dell'on. Fanfani. Egli rappresenta in– fatti un notevole sfor,o, per dare con– cretezza e politicità, e cioè realizzazio– ne tecnica, al vasto fermento del mon– do cattolico. Questo mondo cattolico, noi lo abbiamo visto, nell'ultimo an– no, ben chiaramente dividersi in due rorrenti: una che continua a credere utile, contro l'ascesa del comunismo, i metodi della classica destra (maniera forte. mano libera agli « ambienti » economici, difesa della proprietà in– dustriale, sostegno ai partiti conser– vatori e« nazionali»); l'altra che, Van- ACCORDO PER ILPIGNONE Minaccia perle solfa t re N ESSUNA grossa novità per - la vertenza del conglobamento. L'azione sindacale verrà ripre– sa, ma non si sa ancora quando e attraverso quali forme. L'on. Di Vit– torio ha parlato, a questo propo– sito, di nuovi sistemi di lotta che dovrebbero rsscrc messi in atto non pili su scala nazionale. ma per set– tore, per regione, per singola azienda. Dovrebbe esserne contenta l'UIL che non ha partecipato all'ultimo scio– pero, ravvisando l'esigenza di azioni « decise e funzionali ». Per ora, pe– rò, si è limitata a mandare la solita letterina alle altre due organizza– zioni invitandole ad una. comune riu– nione per concordare. in merito al conglobamento, le nuove richieste da presentare agli industriali. t proprio molto strano che dopo due e più anni dalle iniziali proposte sulla uni– ficazione delle voci salariali, ci sia bisogno di una riunione per mettersi d'accordo su che cosa i rappresen– tanti dei lavoratori devono chiedere. La CISL - caduto il governo Pella cui aveva inferto non pochi colpi mancini - in una recente. riunione del suo Comitato Esecutivo. ha tenuto a ribadire la sua posizione autonoma in ordine alla v(·rtenza del settore dell'industria. Non sappiamo ancora, dunque, che cosa faranno nel prossimo avvenire le confederazioni dei sindacati ope– rai. Vorremmo definire questo stato di incertezza con l'appellativo di .,:in– cosciente». t mai possibile che a distanza di un mese da uno sciopero generale, senza che la questione per la quale lo sciopero è stato fatto sia stata minimamente risolta, i lavora– tori non sappiano cosa dovranno fare? La vertenza del conglobamento è sta– ta condotta malissimo, sia in sede di trattative, sia in sede di lotta sin– dacale. Basti dire che lo sciopero del I5 rucembre è stato fattò a più di due mesi éli distanza dal pr~cedente. Per il « Pignone> di Firenze è NUOVA REPUBBLICA gelo alla mano. prescindendo da ogn, esperienza della storia e dello stato moderno, ricorre a misure d'emergen– za sulle ragioni esclusive del sentimen– to, e non discende ad alcuna profondi– tà e perizia di organizzazione riforma– trice, sebbene, d'altra parte, si preoc– cupi almeno di ciò che,· per un cri– stiano, soprattutto deve contare: la possibilità di un liYello elementare di giustizia e di sicurezza sociale. Fan– fani ha la preparazione tecnica e la co– noscenza storica atta a comprendere quello che sia uno stato moderno: po– trebbe tentare quel superamento delle due tendenze in contrasto, quella che caldeggia pur sempre una prassi anacro: nistica, e l'altra che suscita contro di sé un sentimento avventuroso e qualche poco piagnone del futuro. Faccia dunque Fanfani il suo espe– rimento. Ma non vi assisteremo in si– lenzio, perché sappiamo che le realiz– zazioni sociali inquadrate nell'integra– lismo cattolico sono foriere di pater– nalismo e di restrizioni della libertà. Vogliamo dire che è certo inolto im– portante che un Governo trovi, ad es., i mezzi per suscitare la creazione di nuovi posti di lavoro; ma che conta ancor più, che i partiti dei larnratori vengano da lui consultati o ascoltati nelle loro esigenze, che le riforme ven– gano concordate e non imposte, che il loro prezzo, soprattutto, oon sia la. desuetudine della piena libertà di cri– tica e di proposta. In breve: noi ab– biamo ancora da sapere se la sol u– zione Fanfani, elevata per la prima volta a guida responsabile del Paese, si laicizzerà e liberalizzerà, o si rin– chiuderà in formule e metodi, dai qua– li provenga ai cattolici una situazione di privilegio, ai non cattolici derivi una condizione, eventualmente, di be– neficati, ma anche, se non peggio, di discriminati. Lo vedremo subito, o ben presto, dalla penetrazione degli « ini– ziativisti », ai posti di comando e di responsabilità della vita economica ita– liana. L'on. Fanfani può far calcolo sulla nostra attenzione e la nostra buo– na fede. Noi siamo di quei « laici » coi quali non si scende a compromesso, come accade a forze, pure non catto- 1 iche, tanto più imponenti della nostra. Il nuovo Governo può contare di tro– varci a questo posto di osservazione e di critica. stato invt•cc raggiunto un accordo definito dall'on. Bitossi « una prova di ciò che può l'unità dei lavoratori quando si realizza in modo così completo e possente ». L'accordo, va– lutato sul tt'rreno di quello che è possibile fare, pur non essendo una trionfale vittoria, è accettabile. Pur– troppo. esso prevede il licenziamen– to di mille operai che verranno av– viati ai cantieri scuola del Ministero del lavoro con un trattamento econo– mico particolare. Altri mille disoccu- . pati praticamente, che non moriran– no di fame, per ora, ma che non produrranno ricchezza e per -i quali l'avvenire ,è incerto, difficile, pieno· di giorni tristi ed amari. L'ufficio stampa del Ministero del Lavoro ha emanato il 14 u. s. il comunicato che ripor-tiamo per esteso: « Questa sua alle 22, presso il Mi11i– slero del Lauoro, dopo una riunione du– rala i11interrotlamente 30 ore, è stato rag– giu ,i.lo l'accordo che pone fine· alla ver- LAVORO e SINDA.UA.TI le11::.a degli stabilimenti Pignone di Fi– re,i:e e di ,\,/asso Carrara. I.a snlu::.io11e della uertrn::a è stata rag– giunta a seguito della costilu::.ione di uria 1111oua socidà di gestione, denominato « Nuovo Pignone - Oflicine Meccaniche e fondiarie». con la parlecipazio11e di socictd facenli capo all'E11le 11azionale idrocarburi (E.N.l.) , alla Snia-Viscosa. La. nuol't1 socielà co,1 il suo programma di lavori , con la rinnovata. organi.:zazio11e, assi&1ua l'attività degli. stabilim,rnti sia di Fire11:e che di Massa. Essa a.ssumerò 1100 lavora.. lori, dei quali 570 (500 à Ffrenze e ·70 a Ma.ua) uerrontio • auviati,. subito alla j,rodu.-. ziono, mentre gli altri 530, parimenti asnrna ti, verra11no posti iH slato di sospensione ed nm,ioti n t:orsi di fluolificozio,;1 ozie1tdoli per jcosE DI FRANCIA I LA VITTORIA DILE TROQ Dal nostro corrispondente L E elezioni del I7 giug110 1951 avevano mandato a palazzo Bor– bone una maggioranza di de– stra. Questo è innegabile. Soltanto, si trattava di una destra non bene definita, che non si sapeva dove cominciasse esattamente e dove finis– se; una destra che" non aveva nep– pure una vera coscienza di sé stessa. I gollisti, per esempio, erano cata– logati come forze di destra, i demo– cristiani del M.R.P. come forze di sinistra, i radicali erano ormai consi– derati come partito di centro più che di sinistra, ma in realtà questi tre partiti erano divisi in diverse correnti spesso aspramente in contrasto. Comunque vittoria della destra era considerata quella del 1951, e solo per forza d'i11erzia le sinist,·e conser– vavano le mal(l(iori cariche dello Sta– to: i socialisti la Presidenza della Re– pubblica con Vincent Auriol, eletto nel 194 7 nell'euforia della Resistenza vittoriosa da socialisti e comunisti, i radicali né più né meno che tutte le altre Presidenze, quella del 'Assemblea Nazionale con Herriot, quella del Consiglio della Repubblica con Mor– merville, quella del 'Assemblea del– l'Unione Francese con Sarrant. Infi– ne un vecchio sindacalista presiedeva il Consiglio Economico, organismo costituzionale di nuova creazione: Léon Jonhaux. In parecchi periodi i radicali ebbero anche la Presidenza del Consiglio dei Ministri. Questo avveniva in parte per quel– la forza d'inerzia di cui ho fatto cenno, in parte perché la destra « non s'era accorta di aver vinto~- per il motivo che era divisa da rivalità di clan finanziari ed economici e da vio– lenti rancori personali. Fu con Pinay, e poi con Laniel che, senza riuscire n accordarsi interam.eute, la destra essere riassorbiti i11 prndu::.in,u duranlt• o al termine dei corsi. La r<>Stitu:ione dello n11ova società, /Jeraltro, e l'auspirata uoli::.• :a::.io11e dei programmi di lavoro lascia110 i11trat 1 edere un /"turo tii·ità produtth·o della i11cremento dl'IJ'ot– socictà stessa ed apro110 la fondata spera11::.aallo possibililà, dopo il riassorbimnito del p,rsonale asse– gnale, ai corsi di ,,ualifira:ionr, - della im– missione al lavoro di altra ma,io d'opero. li Mi11iJtuo del La11oro istil11irà, Jier i lauornturi 11011 compresi 11el numero dei 1100 aJJu,iti dalla ,,uova sorietà, rorsi di q11olifict1::.io11e d ai lavoratori verrà corri– sposto con inlegro:io,1e da parie della So– rietà Pignone iri liquida::.iontJ, un lralta• mento pari a quello dei corsi aziendali di riqualificazione compresi gli as.re111i fami– liari ;,, misura ,ionnole. E' 011c/ie prevista u11a i11dennità extra liquidazione, pari o 300 ore )L Per il Pignone, sindacalmente non si poteva, con ogni probabilità, fare di più. Ma vertenze di siffatta na– tura hanno di sindacale solo gli aspetti umani : per il resto denotano lo stato di crisi e· di contorcimenti nei quali si dibatte la nostra econo– mia, solo legata agli incontrollabili sussulti dei mercati stranieri. Da questa crisi, nessun settore pro– duttivo è immune cd è nell'aria la concreta minaccia della chiusura di molte solfatare. Nei primi undici me– si del '53 si è avuta una « caduta :o delle esportazioni di zolfo, di propor– zioni disastrose: dalle 51.520 tonnel– late esportate nel '52 si è scesi nel– l'anno successivo a 6.952 tonnellate. Il Ministero dell'industria attribuisce il singolare fenomeno al « cambia– mento della congiunt'!ra• economica come conseguenza dell'allentamento della tensione internazionale e della fine della guérra coreana » e prevede che dovranno es~ere mantenute in funzione solo le miniere che produ– cono a costi più bassi e nelle quali è pessibile ottenere una riduzione dei costi di produzione. Proprio secondo le previsioni e gli intendimenti della Montecatini! Anche io questo setto– re, dunque, si preannunciano licen– ziamenti su vasta scala che verranno a colpire una delle più disgraziate e affamate regioni d'Italia, In Sicilia. prese coscienza. di sé stessa: ed ecco In. vigilia di Natale, dopo dodici tur– ni di scrutinio, la destra conquistare la P!esidenza. della Repubblica con lo scialbo, ma ben destro, senatore normanno Coty; ed ecco, due setti– mane dopo, contro ogni aspettativa - e contro ogni buon senso - l'inca– pacissimo Laniel compe11sato della di– sillusione di Versailles con la ricon– ferma alla testa del Governo. La destra s'era dunque ritrovata, riconciliata, aveva preso coscienza della sua forza. Essa aveva assorbito gran parte dei democristiani del M.R.P. e marciava ormai compatta alla sicura conquista della Presidenza della Camera. Ai radicali, ormai buo- 11i figlioli anch'essi, sarebbe stata la– sciata, conte consolazione, la Presi– denza del Consiglio della Repubblica. Ormai la Francia avrebbe avuto una politica di destra in tutti i cam_'·i, uomini di fiducia della destra avrèb– bero a poco a poco occupato tutte le maggiori cariche della Repubblica. Ma ~eco la sorpresa del I2 gen– naio: il socialista Le Troquer è eletto Presidente della Camera al posto di Herriot contro il candidato della de– stra, ed è eletto a maggioranza asso– luta (299 voti) al terzo turno di scru– tinio contro il candidato per cui le destre avevano fatto blocco: il de– mocristiano Pflimlin. Che cosa era avvenuto? Era avve– nuto che quel 1novimento ancora· in– certo ancora confuso che s'era in– travvisto a Versailles - un' accordo delle vecchie sinistre - s'era rinfor– zato, aveva preso molto più coraggio. Se i democristiani del M.R.P.-, in grande maggioranza erano finiti a destra, sotto In. pressione del loro cor– po elettorale e della Chiesa, i radi– cali, in notevolissime proporzioni, ave– vano finito, almeno sul piano poli– tico, per ritrovarsi al loro antico po– sto, a sinistra. E anche dall'amalgama che costituiva il movimento gollista, il R.P.F., ora decomposto, una mi110- ranza non t.rascurabile confluiva verso sinistra. Da tempo il pendolo della politica francese andava verso destra; ma la vittoria. delle destre arrivò proprio nel momento supremo, quando il moto di rito1 no verso sinistra riprendeva a sua volta. Tic tac: vittoria di Coty; tic tac: vittoria di Laniel .... Tic tac: vittoria di Le Troquer. Il pendolo ritorna. Certo, ora ci vorrà una sanzione del corpo elettorale. Ci vorrà anche u11a nuova legge elettorale, perché quella del 1951 somiglia.va troppo alla no– stra «legge-truffa». Ci vorrà sopra– tutto un nuovo schieramento dei par– titi. Il fatto nuovo e clamoroso in que– ste ultime vicende è che socialisti e comunisti votano insieme non solo contro qualcosa, ma a favore di qual– cosa: un uomo che può rappresenta– re una politica; e un centinaio di radicali e . di uomini di partiti rite– nuti di centro e ·pencolanti finora verso la destra, non ha più paura di votare insieme con i comunisti. I?. dunque una mentalità nuova che si viene creando nella politica fra11- cese. I?. una mentalità che i comuni– sti favoriscono co11 una certa tattico distensiva in cui si dimostrano anco– ra un po' goffi e grossolani. I socia– listi sembrano indecisi, fra gli anti– chi rancori che li separano dal mag– gior partito operaio e i nuovi ran– cori contro democristiani e conservo.– tori, loro alleati fino a ieri. Lo spet– tro di una. reazione più imbecille che brutale, lo spettro di una politica economica fatta. dagli esponenti più gretti della classe dei padroni ha fat– to dimenticare a molti radicali lo spettro, forse un po' troppo sfruttato, dell'Orco comunista. Se la logica ha valore in politica, la ripresa delle forze di sinistra in Francia dovrebbe continuare fino a imporsi. Il problema sta per dive– nire un altro: in quali limiti l'ini– ziativa potrà restare in mani socialiste. Comunque, potremq farcene un'idea più chiara 4 primavera, quando Ln.– niel dovrà bene, una buona volta, andars11ie a.nch• dall'Hotel Mati– gn.on ...

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