Nuova Repubblica - anno I - n. 22 - 20 novembre 1953

NUOVA REPUBBLICA garantire una continuità e una pron– tezza nell'interpretazione delle forze tradizionali e nella scelta delle misure da opporre via via e soprattutto in momenti decisivi, addirittura suprem_i. USCIREDALL'IMMOBILITÀ LI CASI NOSTRA presenti e operanti in tutti i part1u, con tessere multiple di protezione di sicurezza e di ricambio, dei ca~or– risti reintegrati, con totale risarci– mento di ... danni, a interesse compo– sto. senza nessuna misura cautela– tiva, in tutti gli organi vitali, cen– trali e periferici, della pubblica am– ministrazione? ••• J I mio intervento, mentre ha cer– cato di sbarazzare il terreno dall'as– surda pretesa di unire i " sociaJisti ·· sol perché si dichiarano tali, ha voluto sottintendere di continuo un credito al Movimento di Autonomia socialista e insieme la denuncia dei rischi di un puro illuminismo. Evidentemente trop– pe cose ancora dovrebbero essere pre– cisate. çomunque si tratta di determi– nare con soddisfacente approssimazio– ne il rapporto fra un compito a lunga srndenza e le necessità di un qualche inserimento nelle battaglie politiche di ogsi. Diventare JÙ e1 simplititer un &ruppo di studiosi e di moralisti o accettare passivameflte la tattica comu– nista o adoperarsi per uno strumento di socialdemocrazia unificata non as– solverebbe né a un compito a lunga scadenza né ad una azione in qual– che misura proficua sul piano della attualità. Se insisto sui rischi di un puro illuminismo, ciò è da imputarsi al fatto che il nostro lavoro è proiet– tato obiettivamente più verso il futuro· in questo caso nasce con facilità: sul fondo generale del conformismo e dell'indifferenza, l'atteggiamento di chi protesta facendo il giro della poltro– na, gettandosi fra le pale di un mu– lino, elaborando delicate fantasie estra– nee al ritmo, anzi a qualunque e pos– sibile ritmo della collettività nazio– nale e della realtà internazionale. Sintetizzando: credo in un Movi– mento di A. S., ritengo assai difficil– mente realizzabile una Federazione tra i partiti e i gruppi « socialisti » ( per le ragioni già esposte da altri compagni) - iI che non esciude che essa possa divenire una nostra parola d'ordine in questi mesi -, penso piuttosto ~d azioni politiche comuni, anche con lii solo _P .. I., preferibilmente su temi sug– gentt da A. S., e, se possibile, ma c'è da farsi poche illusioni, a incontri e: iniziative di bast. Occorre una lun– ga e attiva pazitnza. Unità Popolare ,·a m:10tenuta e allargata, purché non paralizzi la libertà del M.A.S. e non ristagni in una somma di inutili riu– nioni ai vertici. Va mantenuta come cartello elettorale, come possibilità di libero commercio con uomini di fede democratica, come centro di raccolta di elementi dispersi alla periferia fa– cile preda in paiecchi casi d/ or– ganizzazioni paracomuniste. Chi data la mia impostazione, fosse so;preso, lo sarebbe a torto. Ci sono ancora in Italia delle persone che possono svol– gere un lavoro di schietto liberalismo sovrastrutturale, sul piano della cul– tura e deJla organizzazione democratica (sono nella stessa A. S.). Nei mi– gliori casi,_ condividono con noi ap– prezzamenti abbastanza importanti. Re– sp_ingere a priori queste sia pur li– mitate forze verso la grottesca avven• tura del partito radicale o nel cieco tunnel delle organizzazioni laiche o paracomuniste, è pazzia, in tanta scar• sità di forze disponibili. Cercare di far opera di persuasione formale di– cendo a singoli che non sono socia• listi: ma sì, siete socialisti, perché non ve ne accorgete?, è agire politica• mente da sciocchi. Tutto questo va bene, si è capito, a un patto: che si costituisca un nucleo socialista, entro il quale la confluenza delle ideologie e delle po– sizioni non dia luogo a un accozzo di impulsi centrifughi e disordinati ma sia fatta ruotare su un fondamen~ tale unitario indirizzo di fondo che dunque si lavori sodo nel e c~n il :Movimento (e si aiuti e si migliori « Nuova Repubblica»; se siamo in– Gtpaci a tener in vita, con Je nostre sole possibilità, un modesto foglio, me– no che mai faremo del socialismo anche in briciole), che si abbia la spregiudicatezza necessaria per accet– tare, una volta determinato l'orienta– mento generale e le linee di demar– razione, qualunque battaglia politica utile alla classe lavoratrice con o senza i comunisti, che si indaghi, soprat• tutto alla periferia e nella provincia che cos'è, dove va, che cosa si puÒ fare sul serio per questo paese che inorridùre fre11etica111e111e davanti alla morte dei fratelli triestini colpiti dalle responsabilità di una classe e delle di– plomazie d'ogni colore prima ancora che dal piombo della polizia, ed ha accettato, con sorridente malizia, J'assas• ~inio di braccianti affamati in marcia vcrso le loro terre. VIIJ!IIPPP,FAV.ITI G LI esigenti compagni di N. R. mi costringono a mandare qual– che cosa al giornale, dopo lo schcrw da preti.... laici, col quale si sono vendicati pubblicando pane ?i una mia lettera ad uno di essi, m merito aJla necessità di no:i. la- foni del sud diciamo « difficili nasi arricciati > della ortodossia canoni• ca, nOn si scandalizzeranno se do– mando di quale classe essi sono le vestali. La classe che gonfia, turgida, al nord e al sud, la D. C.? Quella che ha oscurato la coscienza del suo spcci~co compito, qui in Italia, oggi, 1pnot1zzata e paralizzata -dalla on– nivora statolatria zarista? Esagero? Il papa invita la magistratura a regolarsi secondo il codice canonico. La magistratura assolve gli assas– sini di Amendola. La magistratura cesella il capolavoro che assolve gli assassini di Carlo e Nello Rosselli .... • sciare niente di intentato da parte nostra per indurre base e dirigenti del P.S.I. a svegliarsi, ad aprite gli occhi, a misurare lo sconquasso che la loro evirante ~ fedeltà > al– la consegna di russare, ha provocato nel paese; per ,.;ndurre base e diri– genti del P.S.D.I., che non sono •ta– ti del tutto angelicati dal divino amo– re degli affari e del trasformismo, a convincere se stessi ed il paese, che il coraggioso « mea culpa > se– guito al 7 giugno, e i buoni propo– siti e le dichiarazioni non sono maligni accorgimenti tattici, d1!ac– chicrc vane, ma affermano, e consa– crano con l'azione, la positiva volon– tà di dare finalmente al paese lo strumento civile della sua civile ria– bilitazione: il partito socialista. Che cosa può dire di nuovo un terrone come il sottoscritto che non sia stato già dottamente e brillante– mente affermato, specialmente in quc• sti ultimi « dicci anni perduti >, dal socialismo nostrano, in merito alla necessità di farla finita con la lotta fratricida tra socialisti? L'unità della classe! sentenziano i compagni del P.S.I.: quale classe? Non ho il fegato, nell'anno del si– gnore I 953, di perdere e di far per– dere il tempo a bizantineggiare an– cora, sulla esistenza, consistenza cd essenza della « classe >, e spero che quelli tra i compagni, che noi ca- RAGIONI DELL' USI Pl'1' dovcrt- di obiettività, pubblichiamo mtej(ralmcntc questa lettera, sulla quale lasciamo il giudizio ai Jeuoii. • Caro Direttore, il prof. Emanuele Castorina nel N. 21 di « Nuova Repubblica> ha sostenuto la necessità di una federa– zione fra U.S.l. e M.A.S. Ma ha in pari tempo affermato che deve considerarsi « esclusa ogni possibili– tà di fusione » , ciò perché « in pa– recchi punti fra i dirigenti del– l'U.S.I. ed il M.A.S. sussiste un netto divario>. Mi sembra che que• st'ultima affermazione sia molto di– scutibile. Non è vero che esistono obbiettivamente delle divergenze so– stanziali fra U.S.l. e M.A.S. Il prof. Castorina dice: « essi (i dirigenti dell'U.S.l.) ripetutamente giustificano un regime totalitario ed antidemocratico come quello di Ti– to... Noi accettiamo invece la conce– zione tutta moderna del laburismo inglese ... :>. Ora i dirigenti dell'U.S.l. hanno sempre negato che in Italia possano essere usati metodi analoghi a quelli dei titini ed i laburisti inglesi di Bevan nutrono profonda. simpatia per Tito, pur essendo fervidi sosteni– tori del metodo democratico parla– mentare. Cade così tulio l'argomento della pretesa divergenza ideologica. Evidentemente il nostro professore non aveva sufficientemente riflet– tuto su di esso nell'intento fretto– loso di fare concessioni ai superficiali denigratori tlell'U.S.I., o, si potreb– be dire, ha amato fare ragionamenti dal mondo tiella luna. ,; Altre cose poi che l'articolista si– ci/;ano ha trascurato: il partito la– burista, nell'ala politicn e non sin- 1/acale, è in stragrande maggioranza bevanista e, se egli avesse avuto una maggiore cognizione di causa parlando tlell'U.S.I., avrebbe sapu– to che quest'ultima è fervida asser– trice di una politica bevanista. Ed è appunto qui, sul piano del beva– nismo - che non è massimalismo - che scom.paiono le divergenze di politica estera che lo stesso adduce. Nessuno nel M.A.S., ad eccezione di Vittorelli che ama fare enunciazioni di politica adenauria.ntf'! si sente di rifiutare le istanze pacifiste dei so– cialisti ingle'Si, e posso dire che l'U.S.I. - sebbene io non ne faccia La « class d'i asen » di Ferravil– la, che corre a ingrossare le caser– me del P.N.M. e del M.S.I.? C.G.I.L., C.I.S.L., U.I.L,, capin– testa la Commissione Pontificia; com• plici attivi: preti, dirigenti sindaca• li, direttori tecnici, istruttori conta– bili; complici passivi: gli operai; e i miliardi dei contribuenti letteralmen– te dilapidati.... Che bel panorama! Chi protesta? Chi fiata? Il P.S.I. è stretto in quadrato a garanzia della unità della classe il P.S.I. è impegnato contro la gu;rra batteriologica; il P.S.I. è... « a fian– co dei popoli che sotto la guida del– l'URSS stanno edificando la socie– tà socialista> (Avanti! Hl-12-49), perché.... « il compito di guidare e proteggere i popoli oppressi dallo straniero è stato oggi assunto dai Paesi del Socialismo> (Avanti! 4-2- 50). Che la Madonna di Pompei ci assista! La difesa della democraiia e della libertà: dicono a loro volta i com– pagni del P.S.D.I. Quale democrazia e quale libertà, in questo infelice paese, nel quale si fa ?gni giorno pili massiccia, sfron– tata e spavalda la restaurazione ca– morristica dei camorristi di sempre, parte - non rifiuterebbe mai L1uni– ficazione con noi del M.A .S. se la– burista fosse la nostra linea di poli– tica internazionale. Scompaiono dunque tutte le di– vergenze - · o per lo meno quelle dovute a motivi confessabili - di va– lutazioni politiche fra U.S.I. , M.A.S. Ma se ancora dopo cli ciò si dovesse rimanere divisi, non si potrebbe fare a meno di pensare al– i' esistenza di cause inconfessabili. Ora l'U.S.I. non pone ostacoli al– /1unificazione, se quindi delle diver– genze inconfessabili dovessero esiste-· re - e sarebbe inevitabile pensare ad esse se perdurasse l'attuale stato di cose - apparirebbe chiaro da che parte esse si annidano. In tal caso un sacrosanto dovere ci impor• rebbe di denunciarle. Su questo pun– to massimamente, invito alla medi– tazione gli esponenti del M.A.S. Circolano talora voci sotterranee e spesso esponenti di un ben opinabile schieramento politico cercano di prendere contatti con gruppi peri– ferici del M.A.S. riferendo che essi sono già in atto in altre località. A/ludo velatamente a tali cose per– ché ~sse sono . di estrema gravità, ma sra ben chiaro che la scissione cli gennaio dal P.S.D.I. intanto è stata. considerala santamente legitti– ,m,, rn quanto fu fatta in norma del– l'autonomia e non per passare da « una gabbia all'altra> come è pia– ciuto ad un inglorioso parlamentare concittadino. E cosl, prima di con– cludere, vorrei parlare del paraco– munismo dei socialisti tiepidi, o ad– dirittura di liberaloidi che al Casto– rino sembra cosa assurda. Esso è f Pesso una triste realtà ed , tutt'al– tro che incomprensibile se si pensa che il miglior modo per nascondere il proprio spirito borghese, qualora esso sia motivo di consapevole in– sot!disf azion,, è quello di porlo sotto l'ombra ed il riparo del socialcornu- 11istno. Riccardo Lombardi giurista liberista lo insegna; mentre invece quando si è dei v~ri socialisti non si ha bisogno di n111/a nascondere e quando si è dei veri socialisti non 1 si potrà non ottener• l'appoggio popo– lare. Oggi più eh• mai la via della difesa delle istituzioni democratiche passa per il socialismo: quello vero s'intende, e non quello sfiatato ed equivoco (lei tardi plagiatori dello sfortunato Corbino. PR,\XC.ESOODll .ILOl'SIO Il sottoscritto attende ancora una risposta al telegramma che inviò al Presidente della Repubblica il I4 febbraio 1950. « Corte Assis~ Peru– gia • assolvendo con paradossale motivazione il navale Emanuele An– fuso - celebra la più volgare abietta criminalità fascista - umilia e de– grada magistratura - turba e diso– nora paese. Come cittadino e com– pagno lotta Rossclli protesto coniro ritornante malavita fascista e prego Presidente Republica Italiana evi– tare nuova crocifissione Giustizia e Libertà». La parola, invece, è a Sua Eccel– lenza il Generale Solinas. - « La questione dell'art. 103 della Costitu– zione è una facccnduola che porta una barba di tre anni. Sentiremo ri– petere le stesse cose dagli avvocati ancora per chissà quante volte, ma noi tireremo diritto». E perché solo il poverello artico– lo 103 della Costituzione? Ma tutta la Costituzione, Eccellenza, è una faccenduola che porta una barba di tre anni. E maramaldo chi ne du– bita. Noi tireremo diritto! Compagni del PSI e del PSDI, volete, vogliamo uscire dalla immobi– lità e dagli equivoci? < Quello che conta > - ci ammo– nisce ancora una volta Salvemini, l'in– correggibile socialista senza aggct... tivi -, « è affermare il principio che TERRENO COMUNE Caro Direttore, , abbiamo seguito fino in fondo il libero dibattito svoltosi su « Nuova Repubblica>. L'abbiamo seguito in silenzio, ma con passione ed a volte con uno spasimo che impersona tut– ta l'ansia cd il dolore di questo popolo stanco cd avvilito, ma che spera ancora nell'attesa di una pa– rola nuova di rinascita. Dopo un ini– ziale entusiasmo apportato prevalen– temente dalle sincere parole e dalle generose idee dei più giovani, abbia– mo dovuto notare con una certa mc• stizia, che alcuni uomini fra i più noti della scuola socialista, tornano con irragionevole ostinatezza a bar– ricarsi dietro alle vecchie formule marxiste, senza avvedersi che alcune di esse sono state praticamente su– perate ed altre addirittura travolte dalle realtà sociali odierne. Questi uomini, chiusi ormai in una religiosa cicca ortodossia, non sentono e non si avvedono che il paese attende da loro un nuovo linguaggio cd una nuova politica! Però, dopo· questo ri– lievo, del quale dobbiamo pur tenere buon conto, bisogna riconoscere che questa aperta discussione, svoltasi in un clima di serenità e di lealtà ol– tre che aver dato un edificante ;pet– tacolo di vera democrazia ci ha indicato con chi potremo p;rcorrerc un lungo cammino. Secondo noi • l'ora di concludere è giunta: l'oper~ federativa deve avere inizio inco– minciando a fissare i princi~ali pi– lastri di sostegno su nuclei storici ben maturi, quali possono essere quei socialisti marxisti che hanno inteso le nuove istanze del Paese i socia– listi mazziniani ccl i sociaiisti libc• rali, lasciando aperta la porta a tut– ti quei gruppi e movimenti socialisti di scuole non ben definite, ma che con purezza di intenti e con metodi democratici tendono verso orizzonti di libertà e di progresso. L'esito non potrà essere che positivo: l'esperi– mento di « Unità Popolare > inse– gna. Si ascoltino le parole di Maz– zini al socialista Ferdinando Garrirlo riecheggiate, molto a proposito, nell; colonne dell'ultimo numero cli « Nuova Repubblica>: « Havvi un terreno comune abbastanza vasto perché vi possiamo stare tutti uni~ ti >; fondiamoci su il nuovo edificio della « federazione delle sinistre de– mocratiche >. t:GO VAl,EIU 7 bisogna smetterla colle dichiarazioni di fede, che danno fondo a tutto l'universo ·e non impegnano a nien– te. Quello che conta è affcrman· la necessità di concentrare tutte Jr forze su poche posizioni-chiave e su queste esigere soluzioni immediate orientandosi in base a siffatta scclt~ nei rapporti coi partiti amici e coi partiti avversari >. Costruiamola la casa nostra sen• za ipoteche e senza dover raffi.tto a nessun padrone, la casa socialista, la casa dei lavoratori, la casa ciel sogno e del dolore, della speranza e della lotta, la casa di • Giacomo Matteotti. \'IXtESZO C\LAfE SOCIALISMO Repubblica LIBERTÀ Caro Codignola, « Unità Popolare>, almeno a Sie– na, è nnta ed è cresciuta. abbastan– za bene e abbastanza in fretta, per– ché aveva saputo raccogliere intorno a sé non il disagio, l'insofferenza, la critica politica degli insofferenti di professione, sempre pronti poi a voltare gabbana, ma lo spontaneo disgusto morale di ,,,o/te persone per bene che nella politica militante dei partiti tradizionali non avevano tro– vato chiarezza e soprattutto onestd. Il disagio, lo so bene, non è una so– luzione politica, ma offre sempre motiva.te ragioni di riflessione sulle so luzioni politiche possibili. « Unità Popolare» si presentò al– le elezioni con le famose tr1 belle e sfruttatissime parole: Socialismo, Repubblica, Libertà, ma si capì (al– meno duecentomila persone lo ca– pirono!) che quelle parole non erano per noi soltanto parole. Di quale socialismo parlavamo? Del socialismo di chi sa difendere al moment.o opporlu110, senza bisogno poi di aver letto o di 11011 aver letto Marx, la causa degli operai tlelld" « Pignone >, dei braccianti della Si– cilia, degli alluvionati tiella Calabria e così via, meditando poi e slu– t!iantlo seriamente la ragione delle cause e i modi adeguati a risolverle. Di quale Repubblica parlavamo? Ma s'intende!, della repubblica di chi rispetta la resisteuza italiana e capisce che la repubblica si difende, tlifentlentlo la costituzione, pur stu– diando e metlitantlo su quegli arti– coli che a parer nostro possono es– sere soggetti ad ulteriori chia• rimenti. Et! infine di quale Libertà parla– vamo? Della libertà che sappiamo quanto sia. fragile e tapina e quanto ogni giorno e ogni ora richietla di essere pazie11temente e coraggiosa– mente difesa dalle ordinanze arbitra– rie e anticostituzionali, dalle dispo• sizioni degli arr11ffoni, dalle subdole manovre, dai complott.i liberticidi in ogni settore tiella nostra attiuitd pubblica. Non ti sembra, caro Codignola, che un Movimento, nato con queste pre– messe e da queste esigenze, nella nostra fluida .situazione politica, ab– bia già abbastanza da fare e molte nobili pratiche ragioni di restare corn.pattissimo, anche e soprattutto (almeno per me) per carità di patria? li logico poi che u ,ia volta accet– tate queste premesse, che hanno uni• lo davvero uomi,ii di 1/iverse cor– renti, si debbano tra noi ragiouare i motivi politici che ci ha11no uniti, per trovare il modo di formulare in– sieme un programma che presenti concrete soluzioni politiche e giu• stifichi la validità delle nostre pre– messe, ma questo, mi sembra, è un altro discorso. Per ora i tre punti fondamentali, di cui ti parlavo, mi sembrano ancora abbastanza validi. Scusa l1ingenuità della mia 1/iscus– sione, ma piri che « maturo > più mi accorgo che la politica non si fa con le premesse teoriche, discusse fino a spezzare il famoso capello in quattro, ma cercando di capire fi,io in fondo le ragioni che ci spi11- gono a trovarci uniti in una lotta comune e a sentire la necessità di questa unione, che sono spesso ra– gioni di temperamento, di sensibili– tà umana, di simpatia, che vanno chiarite (d'accordo!) ma anche ac– cettale con immediata comprensio– ne politica. Cordialm,nte anu:u T.lLl,Ultl

RkJQdWJsaXNoZXIy