Nuova Repubblica - anno I - n. 22 - 20 novembre 1953
6 NUOVA .REPUBBLICA I DISUUSSIONE APERTA. I PERIL SOCIALISMO: Una .lungae attivapazienza e 'è, ancora oggi. qualcuno che, innumerevoli prove d'appello, acqui- dietro la velina di un generoso stato e riperduto la fiducia in una de- candore, ridisegna l'abbraccio di finitiva conversione politica, frutto di tutti i « socialisti >> all'improvviso ani- un equilibrio interno ove il gioco dc- mati da un commovente vo!emose bene mocratico trionfasse sulla sopraffazio- e rimessi a nuovo, dentro e fuori, cosL_ ne. Invece pian piano gli oppos~tori come un mobile malandato riacquista diventavano piccoli burocrati, confor- per l'opera del falegname e del puli- misti della più bell'acqua; altri àb- mentatore la sua antica nobiltà? ('è, bandonavano il campo o saltavano a ancora oggi, qualcuno che, sul piano pié pari il fosso che avevano contem- de)le possibilità immediate o poco me- plato con sdegno rabbrividente. Mat- no, ricolloca il grande partito socia- teo i{atteotti organizzava incontri· clan- lista, unito nel cemento del grande destini in parrocchia, quella parroc- idcale? chia già denunziata nel corso di cen- A quanto sembra, sì. Ed è cosa sba- tinaia di comizi. Giuseppe Romita, di- lorditiva, non tanto perché una catena mentico di aver pronunciato un fero- di fallimenti dovrebbe aver ormai eli- cissimo discorso contro l'apparentamen- minato ogni speranza di unificazione, to - che 1ig11ificava barare al gioco ma piuttosto perché si continua a pen- della Jtoria e i bari .rouo puniti dal sare come Je quei fallimeuti 11011 /01- 1rib1111aledei popoli.' - capitolava uro mai a1•ve11111i: voglio dire, cioè, prima ancora di Saragat e poi andava che non si fa nessuno sforzo per cer- in giro sulle piazze d'Italia invocando care di interpetrarli e situarli in una non maledizioni, bensì garofani rossi prospettiva :rnche e magari necessaria- sulla sua tomba. Lasciando andare Pao- mcnte I irnitata, da cui trarre però j lo Rossi che tesseva alla Camera il motivi. per un comportamento diverso. più smaccato panegirico della Demo- Quando leggo: « è indubbio che nel crazia Cristiana e di lì a poco dava P.S.I. esiste una larga parte della base fiato alle trombe « per formare il qua- che mal tollera l'ipoteca totalitaria del drato invincibile della democrazia re- P.C.I. Se noi riusciamo ad offrire a pubblicana» - e ora mi dicono che questa base la visione [edificante!} vada per le sezioni del P.S.D.I. escla- di un partito soci:tldemocratico com- mando con nobile irritazione: questi patto, noi. eserciteremo su di essa una destri, peuf ! questa politica centri- attrazione irresistibile » ( Basilio Ma- st ai peuf ! gistro - Direzione 1111ov" per una po- Se si tiene per lo meno ai giovani, litica 1111011 a . N.R. del 20 ottobre a quel manipolo di giovani che sono 1953), debbo concludere che l'auto- rimasti (quanti ne abbiamo perduti) re di quelle parole continua a pensar o sono venuti di recente e potranno appunto come se il fallimento del ancora venire, la commedia dell'uni- ficazione resterà solo nella .. ~fantasia di alcuni generosi o di alcuni interessati, pronti domani a mandare in frantumi, per la terza volta, l'unità organizza– tiva: e a rialimentare, occorrendo, i miti solidaristici: e via di questo passo. Non esistono né vie maestre né vie provinciali per giungere in breve tem– po alla meta dell'unificazione (con determinate forze, la destra socialde– mocratica e la sinistra socialcomunista, rifiuterei di giungervi in ogni caso). O ammesso pure e non concesso che si ricostruisca un partito dalle forze del P.S.D.I. a quelle del P.S.I., tornerem– mo all'equivoco e alla superficialità del P.S.I.U.P. - in questo· è piena– mente valida la critica di Giuseppe Pera (L'unità 1ocialùta 11011 si chiama PSlUP - N. R. del 5 ottobre 1953) e con un formidabile passivo indica– toci dal signor De La Patisse: che siamo nei 1953 e non nel 1945 e gli anni perduti sono definitivamente per– duti e le occasioni non si rioffrono a ogni passo come i fianchi e il bel– letto delle prostitute nell'ombra dei viali periferici. D'accordissimo, si dirà, ma l'esperienza dovrebbe aver insegna– to ecc. ecc. ll facile replicare: l'espe– rienza del capitalista è l'esperienza del capitalista, quella del piccolo-borghese è quella del piccolo-borghese, quella del comunista è quella del comunista. Fuor di bisticcio e in termini più ri– gorosi: una volta determinatisi certi fattori - ad esempio, nel nostro caso, l'ideologia fatalistica e «umanitaria» P.S.D.I. non sia mai avvenuto, c9me --•------------------------------~ se il nessun mordente della socialde- mocrazia unificata sul P.S.I., la ri- ~ :~~~~a J:m~~~iti~::an/~;i/~o~:n"J!~f~ /') ·/J/1 ~~~ O ~~4~ ~ • ::::tr:~; 0 f~~~,~~~asJ~i e~~~;~/~ s!~~i \..--::::, '//va t UI / / [/ . U/ t,,vat denti o errori umani : oggi non più rinnova.bili a patto che si torni tutti, Caro Codignola. con un poco di buon volere, ad es– sere uniti alla maniera di prima, gli stessi uomini, la stessa rappresentanza sociale, la stessa struttura democra– tica! Ora, per prima cosa, bisogna pre– cisare a tutte lettere che non si può perdere più del tempo con la com– media di una ennesima unificazione: al momento della rottura abbiamo dato, o dovremmo aver dato, un giudizio definitivo su certe forze e su certi uo– mini che controllano il P.S.D.I. Se io e altri giovani ripeÒsiamo agli anni trascorsi nel P.S.L.I. e poi nel P.S.D.l., alla ingrata lotta con uomini che in cuor loro rispecchiano un'armoniosa visione dei contrasti sociali o, al di là della fierezza degli accenti, nutrono la beata fiducia in un trionfo per il qua– le mai si sono adoperati, al gelo di in– differenza o di boriosa ostilità in cui ca– devano le nostre parole - magari acerbe, ma vive appassionate e in qualche misura registratrici di una realtà antica e nuova - e le nostre propo_ste cl i lavoro in profondità, che dico?, di iniziative buone mezzo se– colo addietro o buone adesso per ogni partito borghese, se ripensiamo agli impegni solenni di direzioni, convegni e congressi, sempre, dal. 1947 in poi, rovesciati con inaudita sfrontatezza e sostituiti da altri impegni altrettanto solenni. infine alla capitolazione cli tanti uomini in cui avevamo credu– to, quali argomenti potranno convin– cerci che sia utile per "la causa del proletariato italiano vuoi un ritorno all'ovile vuoi un:i fantomatica Costi– tuente socialista? Si riprendano 1e collezioni de «L'Umanità», di << Iniziativa sociali– sta», di « Panorama socialista» de « La voce socialista » e, dulcis in fun– do, dc « La Giustizia », si rileggano comunicati, discorsi, articoli, si badi alle firme, si ricostruisca il curriculum dei cosiddetti responsabili: il giudizio che ne consegue su un gruppo diri– tente non può non essere durissimo e spiet.ito. Per anni siamo passati at– traverso un' esaspc.rantc catena di docce scozzesi, abbiamo negato e riconcesso b 1otec G se è i,, parte,iza l'ultimo autobus per il socialismo italiano, io prefe– risco andare a piedi. Anche tu, co– me molti di noi, eri negli autobus precedenti e sei sceso perché non ti trovavi bene fra persone che pestano e danno gom,itate nello stomaco. Anzi una volta ti hanno addirit– tura buttato di sotto dal predellino. Non vorrei proprio rischiare di arrivare tardi e tutto ammaccato.' Dammi retta: antliamocene gomito a gomito, passo passo, per u.na bel– la strada diritta. Sono con noi otti- mi amici che non hanno la nostra stessa meta, ma che percorreranno al nostro fianco gran parie del cam– mino; sono persone il cui passato ci è di assoluta garanzia; poco im– porta se all'ultimo tratto, modifiche– ranno leggermente l'itinerario. Chiaro, caro Pippo, il mio « apolo– ghetto »? Tu sai come la penso. Mi piacciono le cose semplici, linea– ri, coerenti. Non amo gli « abbras– sons nous », le riconciliazioni artifi– ciose, i piccoli 8Spedienti tattici. Cre– do che non servano a nulla. Io capisco perfettame11te la nobiltà dei tuoi intenti quando proponi una federazione socialista, ma non la credo possibile. Se il vincolo federa– tivo è elastico non serve; se è im– pegnativo presume un accordo che in realtà non. sussiste. Non è il caso di irrigidirsi in po– sizioni intransigenti e chiuse da de– tentori assoluti della verità; ma non abbiamo ragione di negare oggi, a breve distanza, la legittimità del no– stro atteggiamento passato. Se non siamo entrati nelle altre formazioni socialiste e se ne siamo usciti ciò si– gnifica che avevamo seri motivi di dissenso. Questi sostanzialmente per– mangono ancora. Tu ad es. ritieni che negli altri partiti socialisti man– chi una democrazia interna; non ve– do come tu possa pensare che nel– l'ambito della federazione essi .di– vengano portatori di una volontà ehe sia genuina espressione delle loro /orze. B Ad ognuno spelta la propria re– sponsabilità, a! P.S.I. e a! P.S.D.I. la loro, a~ noi la nostra; non possiam,o assumerci sempre il compito ingrato di raddrizzare - absit iniuria vcr– bis - le gambe ai cani. Evitiam,o le confusioni. Nel nostro paese c'è soprattulto bisogno di chiarezza. Dal P.S.I. ci dividono ancora molte co– se. Non persuade !a sua impostazione in politica estera, assai sospetta nel suo semplicistico e vacuo neutrali– smo; non soddisfa il suo apparato interno chiuso ad og11i critica vita– le; lascia molto perplessi la sua insen– sibilità di fronte al alcuni metodi di oltre cortina che lt1rbano, invece, la nostra coscienza di uomini liberi. Non bastano gli espedienti elet– torali suggeriti dall'insipienza dei so– cialdemocratici a farci cambiare opi– nione, non sono sufficienti gli er– rori di Saragat per farci dimentica– re quelli di Nenni. Così nemmeno lo ombroso scarto politico dei socialde– mocratici può farci mutare il no– stro giudizio nei loro confronti. Non ci separa da loro una sostanziale di– versità di indirizzo, ma ci distingue nettamente lo spirito che anima le nostre convinzioni. Li sentiamo in– fiacchiti da una sfiducia in se stessi, logorati dalle continue rinunzie, tlC– comodanti e timorosi, incapaci di una azione coerente che implichi un rischio. Neppure nei riguardi dell'U.S.I. il nostro giudizio può essere favore– vole. Quei compagni avrebbero biso– gno di un periodo di decani.azione. Le loro revisioni sono state troppo brusche. La Chiesa, saggianu,ite, li avrebbe costretti a un lungo periodo di ritiro, di penitenza e di· medita– zione. A quest'ora sarebbero alleg– geriti dal greve massimalismo, dalla nociva acidità. No, caro Codignola, con queste forze, per ora, non si può fare una federazione. Bisogna avere pazienza e riconoscere, senza illusioni, lo stato dei fatti. Non abbandoniamoci tuttavia al passimismo, qualche possibilità f,er l'avvenire si comincia ad intravede~ re, non comProrn,tliam_o_la con arti/i- . . della destra socialdemocratica e quel– la mitologicamente rivoluzionaria del• la parte socialcomunista del P.S. I. - gli avvenimenti si configureranno in forme adeguate, diverse o meglio op– poste: una « comprensione » unitaria l'avremo soltanto quando si rovesce– ranno le << basi » che hanno detenni– nato quei fattori. L'argomento ci porta d'un balzo al problema essenziale. Per il momen– to noi siamo sprovvisti dei poteri ne– cessari per scalzar una situazìone in via di cancrena e tuttavia irta di nodi durissimi. Solo le organizzazìoni bol– sceviche dispongono, qui in Italia e in Francia, di poteri terribilmente seri, ma sappiamo che non ci darebbero poi una situazione nuova ove la classe lavoratrice sia davvero protagonista. D'altro canto addossare tutte le respon– sabilità ai comunisti o ritenere che 1e la loro guida politica fosse sostituita dalla nostra, ogni cosa si risolverebbe, è un modo arbitrario e spicciativo di impostare la questione. Certo è vero che ~I comunismo falsifica i termini della lotta di classe, certo è vero che la sostituzione della egemonia comu– nista con quella socialista e democra– tica modificherebbe di colpo la fi. sionomia politica dei nostri paesi, ma chi ignori le ragioni profonde e tutto– ra saldissin1e per cui il comunismo esercita l'influenza che esercita e s'il– luda di ricondurlo a proporzioni mi– nime, cadrà vittima di accessi di folle paura - quante cadute abbiamo re– gistrato! - o si isolerà in una anche coraggiosa, ma inutile polemica di chiesuola. Quando G. Pera (art. citJ avverte che, pur dovendosi e potendo– si utilizzare l'indubbio potenziale rin– novatore della classe operaia dominata dall'apparato cominformista, « iu ne1- J1m ca.Io l'(lpparfllOdel PCI, come tf1le, deve fare un j)(tSJO innanzi nei più svariati settori della vita italiana, co– scienti come siamo del pericolo che questo rappresenta per Ja democrazia e per l'indipendenza nazionale», egli dice una cosa " apparentemente " sa– crosanta: si rimane infatti nell'am– bito delle preoccupazioni negative, le quali spinte a fondo fan temere una battaglia politica e sindacale, pertht: si presta al gioco dei comunisti o da essa i comunisti trarranno dei vantag– gi. li meno che possa capitare è di battersi con un entusiasmo Jimiiato, gravido di ombre e di dubbi accade– mici (rispetto a una concreta attuale esigenza). Assurdo mettersi di cohtinuo la testa fra le mani e invocare fra sé e sé: l'apparato del PCI non deve andar innanzi, . neppure di un passo, neppure di un millimetro. Jn una ca1n– pagna, ad esempio, per l'arresto di Renzi e Aristarco, ·è inevitabile che i comunisti guadagnino dei punti, J'irn– portante è che noi la facciamo subito nostra, disperatamente nostra; in gene- ciose combinazioni foriere di nuove fazioni, nuove polemiche, nuove scis– sioni. Manteniamo " Unità Popola– re " primo nucleo, piccolo modello della federazio11e di domani. Elabo– riamo 1rn programma organico, li– mitato, concreto, e cerchiarno di suscitare attorno ad esso i maggiori co,isensi e le più ampie adesioni. Se ancora una volta, ct,ro Codi– gnola, noi andassimo alla "recherche du Lemps perdu " troveremo infi– nite ore buttate via nel tentativo di tleterminare quale settore della vita politica è ancora riservato alla no– stra azione, e scegliere fra la borghe– sia e il proletariato, e stabilire i me– todi della nostra attività sindacale, e puntualizzare il fronte sul quale combattere e precisare le nostre po– sizioni nei confronti dei comunisti.' Noi dovremmo abbandonare que– sto sistema inconcludente. Dobbiamo avere il coraggio di riconoscerci una miuoranza e limitare !e nostre pre– tese. Gettiamo il nostro seme; ove cade e dove germoglia, quello è il cam– po della 11ostra fatica. Lottiamo in coerenza con le nostre idee e i no– sti programmi, chi sarà contro que– sti e quelle, sarà il nostro avversa– rio, chiunque esso sfo, democristia– no o comunista. Non. abbiamo ra– gione di fare d¼crimiuazioni a prio– ri. Può darsi che molti amici riman– gano delusi della. modestia del mio progetto e aspirino a fare di più, io sono convinto che ovunque essi vadano, se voglio110 restare fedeli al loro patrimonio ideale, saranno co– Jtretti a fare di meno e a prot111.re molte a.marezu:. Cordialità, 1'ue PIERO ZERBOGUO raie che ci si muova subito, come so– cialisti, in quanto socialisti (e demo– cratici), e si abbiano temi da sugge– rire; delle soluzioni da avanzare coin– cidano o no con quelle dei comunisti. Ben ha detto Codignola: « le riforme sociali un socialista le vuole perché è socialista~ il proporle come rimedio al pericolo comunista è una posizioni strettamente reazionaria ». Se ~ ac– caduto ciò che sappiamo, lo si deve a una mancanza di carica positiva nel socialismo italiano (e più o meno del continente europeo), mancanza obittti• vamente incolmabile per molto tem– po, perciò è stupido insistere sulla falsariga del bel partito tradizionale. senza neppure tentare di rei111/101lf1re tllti1•11111eme 11111i i problemi e di vedere perché mai, concesso che i corqunisti tradiscono le alleanze, quanti si dicono socialisti tradiscano tanto volentieri se stessi o meglio (essendo quefla una frase) la causa generale delle classi lavoratrici. Certo - chi può smentire le paro– le di Codignola? - : « al socialismo (come a tutte le grandi idee della storia) si viene da cento filoni di– versi » - e la rivoluzione socialista alla fine si farà con cento forze di– verse, dai borghesi ai sottoproletari. Ma se da un lato ci siamo persuasi che quest'ultima si risolve in una bef– fa, quando le condizioni internazionali e preesistenti condizioni interne osta– colino l'articolazione di adeguati po– teri di controllo (il discorso è di ne– cessità frettoloso; ma si ripensi al– l'ammonimento di Codignola: « atten zione a non perdere anche qui le occasioni che la storia può proporre ecc.»), dall'altro occorre convincersi una buona volta che - M:ux vivo o semivivo - o puntiamo al cuore delle strutture e dello stato borghese e fascista o a forza di inserire e d: aspettare a inserire una spina qui una spina là, ci ritroveremo a terra çolpiti da una, scarica mortale. Uno pensa : governo di borghesi e di ca– pitalisti, ma democrt1tico e poggia J'ac– cento su questo aggettivo. Poi c'è lo scherzo della legge maggioritaria e costituzione, parlamento, parità dei cit– tadini nel. voto, gioco di maggioranu e dì minoranza contano zero via zero, possono andare in frantumi benché si siano utilizzati a mò di sacre tavole-, di valori 'eterni e universali nella cro• ciata contro il comunismo (bersaglio provvisorio). Non si insisterà mai ab– bastanza sul carattere esemplare della riforma elettorale democristiana: leg– ge-truffa o legge-stupidità come disse– ro gli slogans efficaci di quella me– morabile campagna. In effetti era la legge del capitalismo il quale, volendo sfuggire alla morsa dei su6i stessi no– di, tenta cli soffocare proditoriamente gli avversari, costi quel che costi. E da quella parte si mettevano, fra il doloroso stupore dei seguaci, un Ernesto Rossi, perfino un Gaetano Salvemini ! L'irreducibile antifascista, l'espertissimo e documentatissimo accu– satore dei mali e delle complicità del mondo economico italiano, colui che aveva dedicato al clott. Costa «Settimo: non rubare » e alimentato indiretta– mente la ribellione di tanti cli noi al– l'acquiescenza dei piccolo-borghesi ca– muffati da socialisti (quantunque si potesse individuare senza fatica, fin dal tempo del P.S.U., in cui militava obtorto collo, l'inadeguatezza della sua prospettiva liberalizzante), eccolo a of– frire una mano per il trionfo di tutti i parassiti e di tutti gli sfruttatori. Clamorosa esemplificazione di come iI lavoro delle inchieste e anche la pili alta esperienza tecnica possono finirt in gaffes politiche decisive per la de– mocrazia di un paese; nella fattispe– cie, quando si appoggino a un furioso anticomunismo, che facilita enormt- 1nente, in ultima analisi, l'incompren– sione della logica ferrea e obiettiva che governa una società e uno stato entro i quali pur si è ficcato lo viso. Salvemini invece è stato " scombi– nato " dalla sua stessa profonda mo– ralità - alla ricerca di addentellati concreti. Non era affatto inevitabile che egli appoggiasse i partiti minori nella intrapresa dell'apparentamento (fra i molti scrupoli, e dando, fu detto su queste colonne, « una con– torta indicazione di voto>>); ad ogni modo li ha appoggiati per timore di far il profeta disarmato (tentativo di applicare le esigenze morali alla scia– gurata realtà), per quella specie di be– nevolenza e di oscurità che spesso co– glie anche i più intransigenti fusti– gatori. Però è stata un'altra clamorosa e.emplifico.zionc di ,ome l 'one.tà '– al massimo trado - e la coscicou laica - anch'essa al massimo gra– do - siano di per si! insufficienti a
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy