Nuova Repubblica - anno I - n. 18 - 20 settembre 1953

un guazzabuglio di paternalismi lo– cali. l'esperienza mi ha msegnato che non c'è nemico peggiore per un'intelligente pianificazione della assistenza medica nazionale; specie nel campo ospedaliero. Gli slanci calorosi e i palpiti di compiacimen– to contribuiscòno di rado all' instau– razione di un potere direttivo effi– ciente nel campo dell'organizzazio– ne assistenziale. Inoltre il benefat– tore ha tendenza a diventare un meschino tirannello, che non si li– mita a sborsare denaro ma lo fa se– gui re dalle sue direttive personali. l"alternativa è un puro e sem– plice contributo obbligatorio per tutti, che copra la generalità delle cure mediche o una parte di esse. Questo sistema non offre alcun van– taggio. È semplicemente una for– ma di tassazione indiscriminata con tutti i suoi aspetti spiacevoli. Pren– de allo stesso modo dal ricco e dal povero, e ciò è palesemente ingiusto. Non si può chiamare in nessun modo un'assicurazione. Una cosa che la comunità non può fare è assicurarsi contro se stessa. Ciò che può e deve fare è mettere da parte una determinata percentuale del reddito nazionale per la creazione e il mantenimento del servizio cui s'è impegnata a provvedere. Non si tratta tanto di assicurazione quanto di una pru– dente politica di investimento del capitale. C'è ancora una obiezione , contro un contributo universale in– discriminato, e cioè le spese am– ministrative, del tutto inutili, che comporta; a meno che non si pro– ponga una scala di contributi pro– porzionata a una scala di benefid e ne ho già indicato gli mconve'. nienti. Perché 1111/i dovrebbero ave– re un libretto di assistenza se si suppone che /111/i son~ assicurati~ Ciò conduce semplicemente a un archivio colossale, dove migliaia e migliaia di impiegati ripeterebbero solennemente e nel modo più di– spendioso ciò che la legge ha già detto: e cioè che /111/i i cittadini sono compresi nel progetto. I mezzi per raccogliere i fondi necessari alla creazione di un servi– zio sanitario sono già in possesso degli stati moderni, e consistono nel normale sistema di tassazione. Fu questo il principio cui de– cisi di attenermi e che è alla base del finanziamento dell'Assistenza gratuita in Gran Bretagna. (ro,iUn•w) ANEUIIIN BEVAN A. c. Russia al bivio 1) La successione di Lenin 2) L'opera di Stalin 3) I problemi di oggi L'opera diStalin I contadini russi, da Trotski disprez– zati, e i capitalisti occid<'ntali, da lui odiati, vendicarono l'opposizione. Sia che, a dieci anni dalla conquista della terra, fosse aumentato il loro fabbiso– gno personale, sia che fossero mal– contenti dei prezzi fissati dal governo, sia che qualche raccolto fosse riuscito cattivo, sia infine che la popoiazione si fosse accresciuta nelle campagne, senza che ci fosse la possibilità di collocare in città l'esuberanza di mano d'opera disponibile e di bocche da sfamare, dal 1927 al 1929 i contadini consegnarono alle autorità meno cereali che nel pe– riodo precedente. I lavoratori di città àvevano quindi meno da mangiare. Con– temporaneamente gli economisti del marxismo preannunciavano, per l'Occi– dtnte capitalistico, una crisi commer– ciale e industriale di sovraproduzione, senza precedenti, e qufsta volta le loro previsioni erano destinate ad. avverarsi. Scricchiolava il sistema « democratico » di coesistenza pacifica delle nazioni eu– ropee, avente come presupposto la pre– minenza, ancorché non più gravosa, degli ex-vincitori sugli ex-vinti. talin si decise, repentinamente, con l'intuizione propria dell'uomo di ge– nio, per una direttrice di marcia affine a quella preconizzata da Preobrazenski con la teoria Jell'accumul.lzione primiti– va per la costruzione del socialismo, dandole però un obbiettivo molto più ampio: quello di creare non soltanto una Russia industriale socialista, con l'assorbimento forzato di tutte le capa– cità di risparmio dei contadini, ma sì anche una Russia militarmente potente. Nel processo di industrializzazione, l'in– dustria bellica avrebbe avuto la prece– denza su ogni altra. Ciò implicava, ov– viamente, sacrifici da parte degli ope- NUOVA REPUBBLICA rai, pari a quelli chiesti ai contadini. Contro Stalin si pronunciarono allora Bukharin, Rykov, e il capo dei sin– dacati operai, Tomski. Parve per un istante che il segretario generale del partito non disponesse piu della mag– gioranza in seno all"11/ficiopolitico. Bukharin parlava a nome della secolare tradizione di uno dei filoni del movi– mento rivoluzionario e del pensiero eco– nomico russo. Per quello, dal J?Opuli– smo della metà del secolo scorso al t9 t7, la liberazione dei contadini, la ripartizione della terra tra i contadi~ ni, erano la meta della lotta e il pre– supposto della rigenerazione della Rus– sia del popolo. Per questo, soltanto con i più larghi investimenti nell'agri– coltura, ai quali fo sero subordinati gli investimenti nelle industrie cittadine di origine relativamente artificiosa (sorte per I"intervento del capitale estero chia– mato dallo zarismo), si poteva portare r economia del paese ad un grado di sviluppo che assicurasse il benessere di tutto il popolo. L'agricoltura era l'indu– stria basilare della Russia. Quando es– sa fosse stata prospera, avrebbe natu– ralmente fornito i mezzi occorrenti per l'acquisto all"estero dei beni strumen– tali richiesti dallo sviluppo delle in– dustrie cittadine. Ma per radicata che sia una tradi– zione sentimentale e intellettuale, essa è destinata a soccombere, quando ha contro di sé l'audacia degli innovatori di ferro, alleata· all"altro filone, quello della potenza, della gloria, della tra– dizione nazionale. Sotto il comando del– la ambizione rivoluzionaria di Stalin, la Russia destinata ad esser potente, in– vincibile, avente la missione di fare da guida all'umanità intera, non poteva non prevalere sulla Russia del benessere con– tadino. Il marxismo, con la sua esal– tazione dello sviluppo industriale in– contrastato e della forza delle armi nella lolla delle classi, che distingueva da sempre il bolsce-/$mll "dalle altre correnti della rivoluzione russa, gli clava per giunta ragione. Benché la sua vittoria fosse relati– vamente agevole nel partito, fu gravida di conseguenze per il paese e di rifles– so per il partito stesso. La lolla ad ol– tranza di un filone della tradizione na– zionale contro l'altro filone, acquistò, per forza di cose, e per la resistenza degli interessati, i contadini, la vio– lenza, la ferocia, di una lotta di reli– gione. Nel conflitto fra i due filoni della lradizione russa, quello della mis– sione e gloria, e l'altro della terra e libertà. e non nella lotta diretta per Seduta del Presidium del Soviet Supremo dell'URSS B1b IO a la successione di Lenin, si giunse al fratricidio. « Fucilerò se occorre l'io• tiero comitato centrale, ma darò alla Russia una grande industria soci;lista » disse, a un dipresso, Stalin a Preobra– zenski, che gli esprimeva dei dubbi circa la determinazione dei dirigenti già di destra del partito di affrontare i ter– ribili ostacoli dell"industrializzazione ad oltranza. Questa assicurazione valse a convertire provvisoriamente il teorico dell'accumulazione primitiva socialista allo stalinismo, al quale avevano del resto aderito tutti indistintamente gli oppositori' di sinistra, ad eccezione sol– tanto dell'esule Trotski. La trasformazione della Russia in grande potenza militare e non la lotta per l'eredità di Lenin diede dunque origine alle sanguinose purghe nel par• tito, all'eliminazione di tutti i poten– ziali rivali di Stalin. Dobbiamo sog– giungere che a ciò non si venne, nep– pure stavolta, nel momento critico del pericolo immediato, durante quella lot– ta con i k11/ak che Stalin stesso con– fessò, in uno dei convegni di guerra, essere stata terribile più di ogni altra. Bukharin e i suoi amici furono etimi• nati dall'ufficio polilico, ma non dal partito, nel quale continuarono a co– prire posti di rilievo, ancorché privi di potere effettivo. Nessuno dei dissen– zienti del partito pagò con la vita. e tranne poche eccezioni neppure col car– cere, la sua opposizione al vincitore. L"epoca del terrore nel partito si aprì .dopo che la vittoria sul fronte dell'in– dustrializzazione, della creazione di una potenza militare, della collettivizzazio. ne dei contadini (rkhiesta sia per il fabbisogno attuale degli investimenti industriali, che per quello potenziale di enormi forze armate), era stata con– seguita n"elle sue grandi linee, ossia nel 1935-36. Ne provocarono la soprav– venienza l'uccisione del sostituto e pre– sunto erede di Stalin, Kirov, da parie di un giovane membro del partito ap– parentemente zinovievista, più prob:1- bilmente populista, e il contemporaneo minaccioso riarmo della Germania di Hitler. La feroce eliminazione degli opposi– tori e dei presunti o presumibili ri– vali, è ormai abbastanza nota. La ·guer– ra di difesa contro Hitler, vinta a prez– zo di indicibili sacrifici della nazione russa e in virtù dell'indomita volontà del suo capo, è naturalmente molto più nota. La Russia che ne è uscita. è assai diversa da quella che lasciò Lenin morente. L:1 potenza in campo interna– zionale, l'orgoglio nazionale per l'au– tentica gloria conseguita, la disciplina di ferro che riia resa possibile, hanno· preso il posto di quel privilegio di cui l'avanguardia rivoluzionaria si vantava allora, della democrazia interna di par– tito, in un paese in cui la democrazia non era mai esistita, salvo che nei pochi mesi del caos del 1917, di una demo– crazia interna di partito per giunta li– mitata alle sole ques,tioni di linea po– litica, ché quando l'avevano reclamata, nel 1920, per motivi più radicali, gli esponenti dell'opposizione sindacalista, Lenin stesso gliel"aveva rifiutata. Il collettivismo quasi integrale ha preso il posto deireconomia a due settori della N.E.P. La conquista bolscevica diretta o indiretta dell'Europa centro-orientale, e il trionfo del comunismo in Cin:1, hanno surrogato l'egualitarismo interna– zionalista. Se Stalin avesse colto l'occasione of– fertagli da Roosevelt, di giungere ad una sistemazione internazionale dt.:re– vole, se non avesse temporeggiato, per poter ottenere di più, finché la repen– tina morte del P'\esidente americano r:on spezzò il filo di negoziati passibili di una conclusione solida, se avesse ue– duto '"di poter ravvisare nelle primiti– ve proposte del generale Marshall. r.el – l'estale del 1947, un tentativo di re- 1929: in visita sul Mar Nero 7 surrezione della politica di Roose,eh, cui la cessazione dei Jirestili e "ffi111, e più lardi dell"U.N.R.R.A. aveva me$ so termine, Ja Russia avrebbe potut(... dirsi, forse, definitivamente vittoriosa La diffidenza e sospettosità di Stalin, che era staia la sua forza, precedente– mente, nei confronti degli oppositori interni, delle classi sociali ostili, delle potenze democratiche e di quella na– zista, degli stessi alleati in guerra, gli fece sciupare, davanti al rooseveltismo. indubbiamente effimero, ma che offriva la sola possibilità di una sistemazione amichevolmente concordata, la carta buona. Tutte le altre carte che ebbe, salvo una di cui non si accorse e su cui ritorneremo, anche le carte giuo– cate da vincitore, come per es. a Praga, a maggior ragione quella intieramente perduta in Jugoslavia o le altre parzial– mente perdute, in Germania, in Corea, che provocarono il riarmo americano, cui non è seguito linora alcun collasso economico, erano già carte assai dubbie. La Russia che ha lasciato in eredi– tà, morendo, è perciò una Russia po– tentissima, ma che si muove su terre– no minato, perlomeno nei rapporti in– ternazionali. Della sua situazione in– terna tutto ci è ignoto, sal\'O l'accre– sciuto benessere econorni<.:o (per il qua– le ormai c'è un po' di posto accanto al potenziamento degli armamenti) e la formazione, in virtl1 del progresso tecnico e degli sviluppi amministrati– vi, di una nuova grossa classe di « in– tellettuali », che non può non anelare quanto meno alla libertà della ricerca scientifica e dell"istruzione non più di– sturbata da interventi polizieschi o co– munque arbitrari e forse anela anche alla ripresa di scambi culturali liberi con l'odialo Occidente.

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