Nuova Repubblica - anno I - n. 14 - 20 luglio 1953

6 NUOVA REPUBBLICA INClllESTE E DOCVHENTI SVLL' .A~LERIC.A LA~lIN.A miniere in Bolivia (da parte del Mo– ,·imento Nazionale Rivoluzionario, a suo tempo fascistizzante); naziona• lizzazione dei telefoni e delle ferro– vie in Argentina (da parte di Péron); progetto di nazionalizzazione delle miniere nel Cile. Ma questo si spie– ga facilmente. Il feudalismo agrario (grandi proprietà, stato di servitù de– gli indiani, ritardo dello sviluppo in– dustriale) non ha permesso l'avan– zata dei movimenti democratici che in limitatissima misura. Essi riusci• rono sl ad impadronirsi ciel potere fra il 194+ e il 1945, profittando del clima internazionale creato dalla guc-rra; ma non poterono poi, man• cando un aiuto discreto e intelli– gente dal di fuori (non soltanto da parte degli Stati Uniti ma anche dell'Europa), formarsi una i<lcologia chiara e divenire potenti. DEMAGOGIA PRETORIANA L 'America Latina sta vivendo una fase della sua storia che si po– trebbe caratterizzare come quel– la del « prctorianismo demagogico >, personificato nel generale Juan Do– mingo Péron. Costui venne eletto alla presidente della Repubblica Argenti– na nel I946, in fase di piena spinta democratica sul continente. Egli fon– dò la sua campagna elettorale sul– P« anti-impcrialismo >, che per 30 an– ni era stato popolarizzato dai sociali– sti e dai democratici, e su una chiara demagogia sociale, che si sviluppò in pieno sotto l'impulso di Eva Duarte, Ja moglie del generale, allorché essa cominciò ad occuparsi di politica (nel 1947) e lanciò lo slogan dei « descamisados >. Poco a poco, il regime peronista divenne il centro di tutte le pole– miche politiche attraverso il conti– nente. Alcuni clementi giuocano a suo favore: la fraseologia anti-ame– ricana, la dema~ogia sociale, l'appog– gio dei comunisti che glie l'hanno concesso fin da principio (poiché Pé– ron ha tentato per due volte cli con– cludere un accordo commerciale con l'U.R.S.S.), e le 'gaffes' del Diparti– mento di Stato nella sua politica la– tino-americana. Altri giuocano con– tro: fondamentalmente la politica economica (comprare in regime di monopolio dai produttori di carne e di cereali a basso prezzo, e ven– dere all'estero ad alto prezzo), che ha ridotto la produttività agricola, ha creato difficoltà per il mercato in– terno e, contraendo le disponibilità in dollari, ha reso molto difficili le importazioni. Il livello di vita delle masse, nonostante l'« opera sociale> (leggi: carità p_ubblica) di Eva Pé– ron, si è abbassato rispetto a quello di prima del '39. Sebbene antiamcricana sul terre– no della propaganda, tutta l'attività diplomatica di Péron ha teso ad eser– citare pressione su Washington per ottenere dei crediti. I passi del suo ambasciatore a Mosca, Leopoldo Bravo, non meno dell'appoggio dato a candidati cosiddetti peronisti in altri paesi (il ~cncrale Odria nel Perù, il dr. Valasco Ibarra all'Equa– tore, il dr. Getullo Vargas in Bra– sile, Paz Estcnsoro in Bolivia, il ma– resciallo Ibaiicz del Campo nel Cile) non sono stati che tentativi di di– sporre cli strumenti di ricatto nei confronti di Washington. Ma, sotto il predominio del fattore economico, codesti amici di Péryn, una volta arrivati al potere cd avendo anch'essi bisogno di crediti, hanno fatto un voltafaccia (ad eccezione di Paz in Bolivia) e si sono rivolti proprio a Washington. Dopo la morte di Eva Péron nel 1952, il generale tentò un colpo di timone, abbandonò per qualche me– se la sua demagogia e cercò di al– learsi ai circoli industriali cd oligar– chici dell'Argentina. Liquidò il lca– cl,cr della C.G.T.. Espcjo. e dispose per la terza volta il blocco dei sa– lari. Ma la situazione economica si aggravò, gli scandali amministrativi era impossibile soffocarli: sicché Pé– ron comprese che l'opposizione, e specialmente il partito sociali,ta, sta– vano riprendendo forza. In aprile, egli lanciò una nuova campagna de– magogica, spinse coi suoi discorsi le· masse dei suoi sostenitori a prendere d'assalto le sedi dei partiti d'oppo– sizione (salvo, ben s'intende, i co– munisti), e ad incendiare la Casa del Popolo, sede del partito socialista e de « La Vanguardia », il quotidiano socialista soppresso nel 1947. Una serie di cosiddetti complotti, attentati ccc., determinò allora l'in• carccramento dei leaders dell'opposi– zione e di numerosi intellettuali, fra i quali Victoria Ocampo, direttrice della rivista « Sur », Francisco Ro– mcro, uno dei più eminenti filosofi dcli' America Latina, Alfredo L. Pa– Jacios e Nicolas Repello (i due lca– ders socialisti di oltre 80 anni), e via dicendo. Queste personalità ven– nero successivamente liberate, tre me• si dopo, come manovra diretta a. co• stituirc un ambiente favorevole a un cosiddetto I Movimento socialista ', filo•péronista: ma esse si rifiutarono di appoggiarla. l'Ilo stesso tempo, Péron cercò di attirare verso di sé i gruppi di democratici in esilio - peruviani dell'Apra, venezuelani di Azione De– mocratica - per darsi l'atteggiamcn• to di uomo sincero davanti alle mas– se continentali: ma nell'agguato cad– dero soltanto i membri dcli' Apra (perseguitati ferocemente nel loro paese, il Per,,, eia Odrla, protetto un tempo da Péron). * * La demagogia pretoriana ha colto anche altri successi. Nel Venezuela e nel Perù, i regimi democratici Ven– nero distrutti nel I948 dai militari. A Cuba, il generale Batista fece al– trettanto. In questo momento, solo pochi paesi dell'America Latina re– sistono in una vita politica normale: il Messico 1 il cui nuovo presidente-, Adolfo Ruiz Cortines, si sforza di sistemare l'amministrazione; il Bra• sile, dove un antico dittatore, Var• gas, si mostra abbastanza rispettoso delle istituzioni: il Cile, dove Iba– iiez si comporta nello stesso modo; infine l'Uruguay, dove continua il curioso esperimento di un presidente della repubblica sostituito da un Col– legio presidenziale, in cui sono rap• presentati tutti i partiti parlamentari. Lo slancio• democratico del dopo– guerra ~ dunque bloccato. Esso era dovuto, principalmente, all'attività d'un gruppo di partiti che possono essere compresi sotto la denomina• zione comune di nazionalisti rivolu• zionari: Apra nel Perù, Azione De– mocratica nel V.:nezuela, PRI nel Messico, partiti rivoluzionari di Cu• ba e del Guatemala, Partito di Li– berazione Nazionale di Costarica. Questi partiti sostenevano la nazio• nalizzazione delle industrie cssenzia• li (miniere, petrolio), riforme agrarie, ingresso nella vita politica delle mas– se indiane, e mantenimento di buoni rapporti con gli Stati Uniti, alla con– dizione che il Dipartimento di Stato non proteggesse le grandi compagnie/ americane quando esse tentassero di sfuggire alle leggi nazionali di cia– scun paese, specialmente nel campo del lavoro. Unadelleultime fotografie di EvaPéron, giàapostolo dellacaritàpubblica, con il marito JuaoDomingo, campione della " demagogia pretoriana_". Questi partiti contavano sull'ap• poggio dei sindacati, spesso contro!• lati da essi, e dovevano fronteggiare l'antagonismo dei comunisti. Ma es– si sono tutti falliti: sia perché sol– tanto nel Guatemala sono stati ca– paci di realizzare la riforma agraria (e proprio nel Guatemala, come nel Messico, sono rimasti ancora al pote• re), sia perché non sono riusciti in nessun modo a stroncare l'intervento dei militari nella politica. Ma le cause principali del fal– limento di tali movimenti democratici risiedono nella politica di Washin– gton. Sotto la presidenza Truman, il Dipartimento di Stato non appog– giò apertamente le grandi Compa– gnie (United Fruit, Patino, ccc); ma la diplomazia americana non seppe trovare lo strumento giuridico, le· gaie, per proteggere i regimi demo– cratici, e si affrettò a riconoscere im• mediatamentc- tutti i governi usciti da colpi di stato militari. Tutto que– sto rafforzò, negli ambienti democra• tici, il tradizionale sentimento antÌ· americano (risalente all'epoca degli interventi, sotto le presidenze Coo– lidge e Hoover), che offre una for– midabile carta a Péron e ai suoi so· sten i tori. Tuttavia, la lotta non ha luogo tra Péron e_ Washington, ma tra le forze di trasformazione e quelle di reazione. Il fatto più paradossale è che sono proprio queste ultime, per ragioni di opportunismo, a realizzare dclJc riforme: nazionalizzazione delle Su questo panorama oscuro resta, tuttavia, un fattore positivo. L'indu• strializzazionc di alcuni paesi (Mes– sico, Brasile, Cile, Argentina stessa) si sviluppa con capitali essenzialmen– te nazionali, dopo una prima tappa cli concentrazione· primitiva del e-api• tale sulla base cli affari loschi, di. favoritismi, di rnormi tassi d'intcres• S<' ,, cli enormi profitti. La classe ope– rali' sta aumentando di numero; la classe media. tradizionalmente demo– cratinl in America Latina, roffiincia ad interessarsi al socialismo, ai pro• blcmi c-conomici, r si sviluppa di pari passo con l 1 industrializzazionc. Se i sindacati e i partiti socialisti del Vec– i:hio Mondo e degli Stati Uniti sa– ranno capaci d'ispirar(' questi stra• ti in crescenza della popolazione latino•americana, e interessarsi fatti• vame!nte alla Ìoro sorte, può tornare fra qualche tempo il vento favorc– vok, giacché le cose vanno sempre rapidamente in America Latina. \ ll'TOJCALII\ Accade m Colombia UNA LOTTA SELVAGG A LLA vigilia della riunione di una Costituente reazionaria, con cui il governo si proponeva di di– struggere gli ultimi resti delle isti– tuzioni democratiche, un colpo di sta– to militare ha destituito il governo e ha rimesso in discussione tutta la situazione politica della Colombia. t crollato il regime tirannico che per cinque anni ha oppresso il popolo colombiano, che ha perseguitato, tor-· turato, assassinato migliaia di colom• biani, per semplice sospetto di libe– ralismo. L'ispiratore di questa poli– tica, Laureano Gomez, aperto asser– tore della più efferata reazione, ammi– ratore di Hitler e di Franco, fino a ieri Presidente della Repubblica, è in stato di arresto. Ma la Colombia non è libera. Dopo anni di dittatura conseryatrice si pro– fila sul Paese l'ombra della dittatura militare. Da molto tempo non c'era più in Colombia una situazione politica nor– male. 1 due partiti che tradizional– mente si dividevano l'opinione pub– blica, il Conservatore e il Liberale, non si alternavano più al potere. Dopo 16 anni di regime liberale, nel 1946 il Partito Conservatore tornò al potere. Ciò, non perché la sua in– fluenza nel paese fosse cresciuta, ma per la divisione dei voti liberali. La somma dei voti dei due canditati libe– rali era infatti notevolmente superiore al numero di voti raccolti dal rap– presentante del conservatorismo. li Partito Liberale Colombiano era stato sempre molto diverso, per atteg– giamento politico e composizione di classe, dai partiti liherali del conti- nente europeo. Piuttosto poteva avvi– cinarsi a ciò che fu il Partito liberale inglese nel XIX secolo, quando esso dirigeva ed esprimeva le esigenze di libertà e di progresso sociale di grandi masse popolari. Una corrente più clecisamente cli sinistra si era formata nel partito sotto la direzione del dott. Gaitàn, che in gran parte si ispirava al pensiero e alle esperienze del socialismo eu– ropeo. Con il liberalismo di Gaitàn le masse popolari irrompevano direttamente nella lotta politica, in urto con le con– trapposte oligarchie dei due partiti tra– dizionali. La « rivoluzione liberale » di cui Gaitàn si era fatto apostolo signifi– cava per milioni di lavoratori la fine di secoli di sfruttamento, la fine del latifondismo, del predominio dell'in– dustria monopolistica e dei lrtlJI inter• nazionali. Naturalmente la destra accusò d1 «comunismo» il programma e l'azio– ne di Gaitàn. Ma nello stesso tempo il P.C. colombiano non esitò a ri"ol– gere al leader popolare l'accusa di fa– scismo, mentre per suo conto collabo– rava col governo della destra liberale diretto dal Presidente Lopez. Dopo la caduta del regime liberale, avvenuta nel 1946, l'abbandono delle poche riforme che questo timidamente aveva tentato, il ritorno dell'oscuran– tismo clericale e i primi inizi della violenza reazionaria accrescevano la ra– dicalizzazione delle masse, che sempre in magsior misura appoggiavano en• tu'liiasticamente la sini:Hra liberale.

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