Nuova Repubblica - anno I - n. 13 - 5 luglio 1953

· 1,Ieullsmo dialettico e materialismo dia• lettleo t possibile accettare l'idea di una qualche specie di determini– smo economico. Ma non ba– sta questo a fare di una per– sona un marxista, dato che la essenza di quest'ultimo è costi– tuita dall'opinione che la lotta di classe sia la via attraverso cui operano le forze economiche per compiere cambiamenti e progres– si sociali. Questa « legge » non è stata né si pretende che sia deri– vata dallo studio di fatti storici. e derivata dalla metafisica dialet– tica di Hegel. Come avvenne que– sta derivazione, si ricava dall'af– fermazione di Marx che egli aveva capovolto Hegel. Il sistema di Hegel è un idealismo dialettico, secondo il quale le categorie logi– che, attraverso al movimento im– manente in ogni parziale e in– completa formulazione della strut– tura razionale dell'universo, gene– rano i loro opposti, mentre l'unio– ne di tali opposti costituisce una più alta e più perfetta compren– sione della natura delle cose, finché finalmente tutti i possibili punti di vista con tutti i loro apparenti conflitti diventano elementi « or– ganici » di un sistema che abbrac– cia tutto. Marx trasformò l'idealismo dia– lettico nel materialismo dialet– tico - in cui è conservata la dia– lettica degli opposti come stru– mento per l'unione e l'armonia fi– nale - mentre le forze che agi– scono sono classi economiche e non idee. Il suo «materialismo» è perciò tanto diverso dal materia– lismo « volgare», che si basa sol– tanto su conch1sioni della scienza fisica, quanto il socialismo finale, ovvero la sintesi finale della socie– tà senza classi è diversa dal socia– lismo « utopistico » dei primi co– munisti; utopistico perché essi at– tribuivano potere e forza alla scel– ta umana dei valori, assegnando perciò potere causale a fattori mo– rali. Per Marx il movimento eco– nomico si autodetermina necessa• riamente verso il suo fine ultimo, così come il movimento delle cate– gorie logiche nel sistema hegeliano. Il marxismo quindi non solo ha ri– fiutato il razionalismo idealistico del sistema hegeliano e lo ha con– dannato violentemente, ma in no– me della scienza ha negato ogni efficacia determinante alle valuta– zioni umane. Il fatto che la formula dialet– tica fosse stata presa a prestito dal più metafisico, in senso non scientifico, di tutti i filosofi mo– derni, non danneggiò il di/fonder– si della sintesi marxista, dato che il suo carattere pratico parve ga– rantito non solo dalle effettive condizioni economiche e dalle pre– dizioni di Marx, ma in particolare dall'accentuarsi dei conflitti di clas– se che stavano verificandosi. La pretesa selentlOea del lllurxlsmo · L'idea della lotta di classe ac– quistò un particolare carattere di aderenza alla realtà perché inse– gnava che la lotta di classe allo– ra in atto era quella della borghe– sia capitalistica contro il proleta– riato, dato che la classe dei sala– riati operai non possedeva terra né nessun'altra forma di capita– le. Inoltre, lo studio fatto da Marx delle condizioni concrete del si– stema industriale in Gran Breta– gna forniva a sostegno della sua _\'UOVA REPUBBLICA PAGINE DI CULTURA CONTEMPORANEA ECONOMIR TOTRLITRRIR E DEMOCRRZIR teoria generale una notevole quan– tità di generalizzazioni economi– che che si dimostrarono giuste in base a qualunque teoria: l'esi-• stenza di cicli economici con cn– si di gravità crescente, la tendenza verso la combinazione e la concen– trazione ecc. Il romanticismo sem– plificato del principio della ne– gazione delle negazioni insegna va che la lotta di classe avrebbe, con la mediazione di una temporanea dittatura del proletariato, portato finalmente a una società senza classi. In essa lo stato come potere politico e coattivo sarebbe scom- . parso, mentre tutti gli organi poli– tici sarebbero divenuti organi di amministrazione democratica degli affari di interesse comune. Perfino gli anarchici, con la loro oppo– sizione a ogni potere coercitivo, sarebbero stati soddisfatti dinan– zi a questa conclusione. I marxisti respingono vivace– mente e naturalmente ogni propo– sta di identificare il loro credo con i sistemi teologici del passato. Ma tutti gli assolutismi tendono ad assumere una forma teologica e ad eccitare quella specie di ar– dore dei sentimenti che ha accom– pagnato le crociate religio~e nel 1 passato. Le questiom e 1 con– flitti teologici dei primi secoli del– la nostra èra toccavano inoltre in– teressi contemporanei che or\l non sono più concepibili. Cioè erano in realtà più « pratici » di quel-• lo che non sembrino retrospetti– vamente. Similmente, la dottrina monolitica e in se stessa specula– tiva del marxismo ricevette un immediato colore pratico in rap– porto alle condizioni economiche vigenti e alle nuove forme di op– pressione che ne erano derivate. Non vi è nulla di nuovo o di peculiare in una combinazione di teoria e pratica in cui gli avveni– menti pratici diano un colore de– finito a una teoria astratta, che a sua volta serve come fonte di ispi– razione all'azione, fornendola an– che di frasi e slogans incitatori. L'esegesi può sempre servire a colmare abissi e incoerenze, e ogni • fede assolutistica dimostra che non, si possono porre limiti alle inge– gnosità esegetiche. Ciò che effet– tivamente accade può quindi es– ser messo in armonia con il dogma, mentre quest'ultimo viene coperta– mente messo d'accordo con gli av– venimenti. Non occorre penetrare nel pie– no della filosofia marxista nel suo aspetto teoretico. Ciò che qui ci interessa è il presunto appoggio fornito da essa a una forma rigi– damente scienti/ica dello svilup– po sociale, che è inevitabile per– ché scientifica. Come si suol dire delle produzioni letterarie, il mar– xismo è del suo tempo per la sua pretesa a essere peculiarmente scientifico. Infatti, proprio come la necessità e la ricerca di un'unica legge che comprendesse tutto era caratteristica dell'atmosfera intel– lettuale del quinto decennio del secolo passato, così la probabilità e il plm·alismo caratterizzano lo stato attuale della scienza. Vi è un'immensa differenza fra l'idea che si riscontreranno se- di JOHN DEWEY quenze causali in un dato campo di avvenimenti preso in esame, e la idea che t1111i i tipi di avvenimen– siano collegati in un complesso 1111ico da 1111a legge causale. An– che se si ammette che il primo principio sia un postulato neces– sario di ricerca scientifica, la secon– da dottrina è metafisica e extra– scientifica. Quando le scienze na– turali stavano da principio lot– tando per la loro indipendenza, e dopo, quando si fece il tentati– vo di far uscire i fenomeni socia– li dal dominio dell'arbitrio della libera volontà, coloro che vole– vano promuovere le nuove lotte presero a prestito .dalla teologia dominante l'idea che essa aveva reso familiare di un'unica forza causale che abbracciasse tutto. La natura di questa forza e il modo con cui agiva furono radicalmente trasformati in una nuova apolo– gia della scienza. Ma le esigen– ze degli abiti mentali furono sod– disfatte dalla conservazione di vecchie forme di pensiero, proprio tome le prime vetture senza ca– valli ebbero la stessa forma delle vetture di cui prendevano il po– sto. Il vuoto lasciato dalla rinun– cia prima a una forza sopranna– turale e poi. alla natura (che ave– va sostituito la divinità nei pe– riodi di razionalismo deistico) vie– ne così utilizzato. Soltanto gra– dualmente l'opera della scienza e le specifiche conclusioni da essa raggiunte resero evidente che la scienza non competeva con la teo– logia nel voler dare una unica spiegazione ultima, cosicché si po– teva non ricorrere più a quella giustificazione. Le critiche fatte non si indi– rizzano a qualche generalizzazione fatta da Marx in base all'osserva– zione delle condizioni effettive. Al contrario, l'implicazione delle critiche e la necessità di i11i11ter– rotta osservazione delle effettive condizioni, con esame e revisio– ne di tutte le precedenti generaliz– zazioni, è alla base delle osservazio– ni presenti. La debolezza teoretica immanente al marxismo è che esso suppÒne che una generalizzazio– ne fatta in un tempo e in un luo– go particolare (e anche allora sol– tanto sottoponendo fatti osserva– ti a una premessa tratta da una fonte metafisica) possa ovviare al– la necessità di ricorrere continua– mente all'osservazione e alla revi– sione delle generalizzazioni nella loro funzione di ipotesi operanti. Nel nome della scienza è stato for– mulato un procedimento assolu– tamente antiscientifico, secondo il quale è stata fatta una generaliz– zazione che ha la natura di « ve– rità » ultima e che quindi va bene per tutti i tempi e tutti i luoghi. L'individualismo del laizze_z-fai– re indulgeva allo stesso tipo di generalizzazioni assolutiste, 1na in direzione opposta. Senza dubbio, per la legge dell'unione degli op– posti, questa base intellettuale con– tribuì molto a creare un'atmosfe– ra culturale favorevole al marxi– smo. Ma due errori opposti non costituiscono una verità, special– mente quando tutt'e due hanno la stessa radice. Con un certo di– sprezzo per i fatti storici la dot– trina marxista può perfino esser considerata come una versione ge– neralizzata di quell'aspetto della teoria economica classica che so– steneva che la concorrenza com– pletamente libera sui mercati aper– ti avrebbe prodotto automatica– mente l'armonia universale degli individui e delle nazioni, avendo Marx sostituito alla concorrenza in– dividuale la lotta di classe. I Marxismo e la rl– woluill!lone russa La rivoluzione russa ha contri– buito più di tutto a mettere in pri– mo piano il marxismo. Essendo stata fatta nel nome di Marx, essa pretendeva di essere una dimostra– zione su larga scala della_ validità della teoria marxista. L'Unione del– le Repubbliche Socialiste Sovieti– che ha aumentato l'interesse per quella teoria, più di quanto nes– suna idea da sola sia mai riuscita a fare. Così il marxismo è divenuto una minaccia terribile per alcuni ambienti, mentre ha ottenuto un prestigio enornie in altri. Questo ha portato al frantumarsi dei vec– chi partiti socialisti, mentre la ri– voluzione russa è stata citata negli altri paesi come dimostrazione della teoria marxista della lotta di clas– se e della dittatura del proleta– riato. Le questioni sollevate dagli avvenimenti in Russia hanno dato attualità alla dottrina marxista in ogni paese del globo. Un avvenimento di questo gene– re non può capitare senza svegliare sentimenti intensi e corrispondenti conflitti di interpretazione. Nel ca– so presente la divisione si estende non solo alla teoria, ma anche ai fatti della situazione. Si possono trovare dati reali o presunti per sostenere qualsiasi specie di opi– nione relativamente all'effettiva si– tuazione nell'U.R.S.S., secondo la fonte cui si presta autorità, Sono 7 citati dei fatti, comprese delle sta– tisticl1e, per dimostrare d1e sono stati realizzati dei progressi straor– dinari nell'industrializzazione del paese e nella meccanizzazione delle imprese agricole, con immenso gua– dagno nella produttività e, ciò che è più importante, con la creazione di una vera repubblica di lavora– tori con straordinario aumento del livello materiale e culturale della vita della gran massa della popola– zione. Ma si possono and1e trovare prove per sostenere che la dittatura del proletariato è stata da princi– pio quella di un partito sul prole– tariato, e quindi la dittatura di un piccolo gruppo di burocrati sul partito, finché questo, per conser– vare il potere, ha adottato con abi– lità tecnica molto progredita nel– l'esecuzione tutte le misure di re– pressione dell'abbattuto dispotismo degli zar. Si può mostrare che con un regime di controllo governativo invece che sociale stanno svilup– pandosi classi economiche contras– segnate da grande disuguaglianza di reddito. Tali questioni di fatto non interessano il nostro assunto. Quindi, benché io non nutra dubbi sulla conclusione a cui portano le prove disponibili, non cer~herò di prender posizione sulle particolari questioni di fatto implicate. Certi fatti che non vengono ne– gati bastano per quel che interes– sa l'argomento e il problema pre– sente. Una teoria monistica si ac– compagna nella sua pratica esea1- zione con il controllo da parte di un partito della stampa, delle scuo– le, della radio, del teatro e di tutti i mezzi di comunicazione, lino a imporre effettive restrizioni alle riu– nioni e alle conversazioni private. Una delle ragioni della grande dif– ferenza di opinioni relativamente allo stato dei fatti - quello a cui si accennava prima - è data dal fatto che una dittatura efficiente (e una dittatura inefficiente non è dit– tatura) esercita un pieno dominio sulla stampa, sui viaggi, sulle let– tere e sulle comunicazioni persona– li. Di conseguenza, soltanto pochi hanno accesso alle fonti di infor– mazione relative ai metodi politici e quei pochi sono proprio quel gruppo .che ha il più grande inte– resse a impedire la libertà di inda– gine e di informazioni. Tale soppressione della libertà di opinione e di parola, di stampa e di riunione, non è fra i fatti po– sti in discussione, ma appartiene all'essenza della dittatura, d1e a sua volta appartiene all'essenza del– la dottrina che la Rivoluzione pre– tende di aver posto in vigore. E neppure l'incessante persecuzione e punizione di tutti i dissenzienti è uno dei fatti dubbi. Un seguito di processi ha eliminato dalla vita (oltre che dall'azione politica) tut– ti coloro, uomini e donne, che con– tribuirono alla rivoluzione, salvo poche personalità relativamente di minor conto. La giusti/icazione di questo fatto è una delle cose con– troverse, ma non il fatto dell'esilio, dell'arresto e dell'esecuzione di tut– ti i più importanti vecchi dirigenti. Come criterio per giudicare la base teorica dei metodi di rivoluzionari della lotta di classe, non pare d1e costituisca una gran differenza se ammettiamo che quegli uomini fu– rono traditori della loro stessa cau– sa di liberazione dell'umanità o vittime del desiderio di una cricca di mantenere nelle sue mani il mo– nopolio di tutto il-potere, per quan– to grande sarebbe la differenza nel nostro giudizio sul carattere delle persone coinvolte. (OonlfaU4)

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