Nuova Repubblica - anno I - n. 13 - 5 luglio 1953

6 "UOVA REPUBBLICA ------------------------------------------------------------------ OPINIONI E CONTRASTI SONO CRISTIANI • l • persecutori dei cristiani? (<Tutte le religioni sono vere; in llltte v'è quakhe errore». Cosi Gandhi definiva il t0ncetto moderno della tol– leranza. Molte voci autorevoli di uomini li– beri sono sorte in Italia da vari campi a pronunziare la deplorazione o la condanna della anacronistica sistematict persecuzione che infierisce in Italia in forme anche ,·iolente e con metodi in– quisitoriali, contro il libero esercizio di culti acattolici, specie quelli di or– ganizzazione più democratica e di più recente introduzione. Questa condanna è stata pronun– ziata decisa, benché con una modera– zione non proporzionata alla gravità della violazione del supremo diritto della coscienza umana, a titoli diversi. Anzitutto in nome della Costituzione Italiana, la quale riconosce il diritto di tuttt i cittadini di manifestare libe– ramente il proprio pensiero e riunirsi pacificamtnte, e associarsi per fini non ,·ietati dalla legge penale; e in parti– colare <l1 « professare liberamente la propria fede religiosa in qualsiasi for– ma individuale o associata, di farn, propagand<1 e di esercitarne in pubblico e privato il wlto », poi in nome della reciprocità della piena libertà conces– sa da secoli ai missionari cattolici di far prosel,11 nei paesi di altre reli– gioni, e dtlla rivendicazione che il Cattolicesimo fa, e delle proteste vio– lente che esso muO\'C dinanzi a ogni restrmone o violazione di tale diritto di libera professione e propaganda, quando esse vengano perpetrate verso i suoi propri ministri o missionari; da altre ancora in nome del buon senso, che vieta di esporsi al ridicolo di autoproclamarsi « l'unica religione ve– ra », o « la sola confacente » a una data popolazione, quasi che le altre reli– gioni nazionali non potessero anche esse accampare queste pretese soggetti– ve, e quasi che, essendo la religione un affare individuale, della sua conve– nienza o meno, possa giudicare altri che l'individuo. In forme diverse, poi, è stato fatto appello al motivo che risuonò nello storico duello tra il vescovo Ambro– gio e il senatore Simmaco, col monito sì umano di questi: « Uno itinere ad tam grande secretum perveniri non po– tesi» (L'accesso a si grande arcano non può aver luogo per una sola via). ~ significativa dell'attuale depressio– ne e impoverimento spirituale del no– stro Paese l'acquiescenza opportuni– stica di p:utiti rimasti, salvo ecce• zioni individuali, alla finestra a godersi lo spettacolo di quelle « beghe di preti » : partiti che, mentre sventolano nelle parate le bandiere del liberali– smo, del mazzinianismo, della demo– crazia, hanno inaugurato la fase di asservimento al partito dominante, ri• piegandole vilmente, proprio quando da essi si attendeva un'opposizione « a viso aperto » alla violazione non solo di libertà fondamentali garaotite dalla Costituzione, (condizioni della Il compagno Greppi (al suo fianco adesioni al Convegno Nazionale di Pieraccini) leggesalutie " Autonomia Socialista ,,. stessa loro esistenza cli parti'to) ma ·de– gl'ideali supremi della vita. L'atteggiamento agnostico del « tut– te le religioni sono ugualmente false », e quello fanatico del « fuori della mia religione non v'è salvezza» - nella sua forma rimodernata di disuguaglian– za di trattamento per le minoranze re• ligiose e di privilegi per le chiese di Stato - sono ormai entrambe supe– rate in tutti i paesi civili, solo attar– dandosi, con vergognose eccezioni, in alcuni paesi latini e nei bassifondi dello spirito gretto e settario di alcuni strati della popolazione. Ad essa è succeduta la serena indagine psicologica e sto– rica dei motivi fondamentali e dei bisogni spirituali umani, attraverso le varie forme di espressione simbolica, mistica, dottrinale da essi assunta in tutte le religioni, per fissarsi e socia– lizzarsi; lo sforzo di riduzione di que– ste, per comprenderle e rispettarle, ma anche per arricchirsi dei loro apporti, alle loro origini, risalendo alle espe– rienze che han prodotto la diffe– renziazione: anche se le loro forme caduche siano risultate inassimilabili o inaccettabili e i simboli e miti inadeguati, ingombranti, e non soddi– sfacenti per altre mentalità e gradi di cultura diversi. Nel discorso conclusivo pronunziato dall'attuale Sovrano di Svezia al Con– gresso Pancristiano di Stoccolma nel 1925 risuonavano queste parole: « Questa Conferenza del Cristiane– simo Pratico ha dimostrato nel modo più esauriente, che l'unità delle cre– denze non è affatto necessaria per creare uno spirito di buon volere e di reci– proca comprensione fra gli uomini. Per fortuna, il benessere del genere umano non richiede la uniformità uni– versale delle idee. Sulla base comune del riconoscimento degli ideali cristiani è stato possibile esprimere in pubbli– co e in privato i differenti punti di vista con piena franchezza ..., in uno spirito di simpatia e comunione idea– le. L'Uniformità non ~ sempre deside– rabile. L'individualità, la personalità è un elemento prezioso ... : cancellarla po• trebbe essere fatale •· Non era uno scettico Gaodhi, - per cui la fede in Dio significò, non la professione di presuntuosi dommi e di antiquate teologie, ma fiducia in se stesso e nell'anima del suo popolo come esponente di un piano univer– sale, quando proclamava: «Tutte le religioni sono vere; in tutte c'è qual– che errore; tutte mi sono tanto care, quasi, quanto il mio Induismo; e la mia venerazione per esse è la stessa che quella per la mia religione: ciò, benché io non abbia motivo di cam– biare la mia, trovando io nella Bha– gavad-Gita tutto ciò che tro"o nel Discorso del Monte». E neppure era egli un «intollerante», quando dichia– rava a un parlamtntare italiano del no– stro movimento: « Una cosa sola io non posso tollerare, cioè che missionari cattolici fanatici ricambino la piena li– bertà loro riconosciuta di fare propa– ganda e proseliti nella sacra India, con la minaccia della << dannazione eterna » a lnd(1, Buddisti, Parsisti, Ebrei, Mao– mettani che non sentono alcun bisogno di disertare dalle loro antiche reli– gioni». • •• Oggi la D.C. per la voce dei suoi orgaoi e del suo .Ministro dell'Interno, considera e tratta come « offesa al Cat– tolicesimo », la mano tesa verso quei membri del clero, che onestamente ab– bandonaoo una Chiesa in cui più non credono, anziché rimanere nelle sue file, quali « lupi iii veste di agnelli ». Non cosi fu considerato l'aiuto loro offerto sovente da Don Orione, duran– te il periodo del loro trapasso dalla condizione clericale a quella laica, quaodo, per facilitarne l'esodo, offri– va loro vitto e alloggio nel suo Isti– tuto di Torino. Né credeva di andare contro gl'interessi della Chiesa, ad esempio, il Card. Pietro Malli, Are.iv. di Pisa, quaodo ·nel 1928, ad un vi– cario foraneo della sua archidiocesi che deplorava con lui la condotta scanda– losa di un parroco nella sua giurisdi– zione, confidava cosl le sue vedute: « Abbiamo ora 10.000 sacerdoti uscitJ dalla Chiesa; non potrebbe egli essere .diecimilaunesimo? Perché si ostina a rimanere?». I Papi stessi fondarono, per i « con- vertiti » e neofiti da altre religioni, case di ricovero, rieducazione, ed e,· cntll.ll– mente, preparazione al saccr<lozio c.tt– tolico o alla vita claustrale nella tessa Roma. Si può oggi parlare sul serio di « purezza della fede », di « antico Cristianesimo », di religione superiore: in Italia più che m India, nei paesi «cristiani» più che in quelli buddisti, confuciani, maomettani; nell'Occidente più che nell'Oriente? Può alcuna re– ligione pretendere di monopolizzare o imbalsamare il divino? Può una Chiesa arrogarsi il diritto di mettere un'ipo– teca su alcuna nazione? E può alcuna maggioranza religiosa garaotirsi dalla possibilità di essere ridotta a mino– ranza come istituzione, con una serr t ta contro l'importazione delle id~. ponendo ai confini dei pali, con l,1 scritta: « Es ist verboten ! ». Pericolo di morte per gl'infedeli? « Gli uomini vi riconosceranno per miei discepoli dall'amore che ancte l'un l'altro». Di chi sollo discepoli i p,rse(11tori dei loro fratelli eti• Jliani? GIOVANNIPIOLI I COSÌ PBRLBNO DI I I Corriere di Jllereantl. J leader, delle formaziolll coJliJuite unicamente per co!llrastare la legge eltt– rorale.... J/anno vi.endo in queJli gior– ni che precedono la co111u11icazione dei ris11/tati ele110,.aJi,momenJi drammatici. Jnfalli ,e il « premio di 111aggioran– za » ua/lerà, eJJi avranno qualche po1- 1ibilità di entrar6 in Parlamento, giac– ché i voti riportali dalle loro liJle sa– ranno co111p111ati sul piallo nazionale e contribuiranno quindi alla allribuzione dei seggi della Ca111eraspellanti alla minoranza. Se vicevtrJa, ecc. Negli ambienti politici ro111ani • si commenlava 1ta111a11i rhe Corbino, Par· ri, Calamandrei e compagni, dopo avere 1110/lalo sulle piazze d'Jralia contro la cosiddet"' « legge truffa», alle!ldo!lo ora con ansia che quella situa legge f11nzioni per poter tornar, in Parla– menJo. ( Corriere 111em1111ile di Genova, 8 giugno 1953). Conoscevamo l'argomento, sfruttato in larga misura e di cui demmo un saggio nel precedente numero di que– sta rubrica. L'ha ripreso, fra gli ulti– mi, quando le operazioni elettorali vol– gevano al tcrtnine, questo Corriere mer– ca111ile che chiameremo piuttosto d, ,·olgari mercanti d'informazioni: solo da noi è possibile ed è permesso fanra– sticare così ignobilmente su figure che di tutto erano da accusarsi, all'infuori di tanta fregola deputatesca. Ma i « mercanti » genovesi hanno - è l'ipotesi più probabile - una grande famigliarità con sé stessi e con i loro foraggiatori, peroò non riesco– no mai a staccarsi obietti"amente dalla propria t0ndizione di fisica fame e d'interiore miseria specie quando il giudizio cada su uomini come un Parri o un Calamandrei, di un impasto ahimè troppo diverso. Ci dispiace per le anime sensitive, ma costoro ci fanno la figura di chi lanci uno sputo al di– sopra della sua faccia: proprio al di sopra, in linea verticale. Oltra99lo a S. Gennaro « Il Mattino d'Italia», sotto il tito– lo avviso funebre, partecipa il nostro decesso politico a nome della Federa– zione Nazionale fra gli uomini di ca– rattere e del Consiglio Direttivo della Lega per la Coerenza. Naturalmente il decesso sarebbe avvenuto nel corso dì una brillante e coraggiosa azione cii « guastatori ». Si dispensa dal pirr– gere sulla nostra sorte. E noi disp • siamo il Mauino di Napoli dal pian• gere sulle sorti della socialdemocra.i., clericale: a nulla dunque è valso l'a,~,· incluso nelle liste del P.S.D.I. l'uon,o degli stracci americani, il generoso m,.1. timilionario transfuga dalla D.C.? Quanta... carta buttata via, S. Gen– naro bello! Più che una questlo11e dl nomi. li sig. Marco Guerra, sull'Uomo Qua– lunque (tò, chi si vede) del 27 maggio 1953, ha voluto dedicare un dotto arti– colo ai « partiti del fischio » - distur– batori cioè, per analogia con i fischi che intralciavano le emissioni radiofo– niche dai vari paesi belligeranti - e tuttavia non è riuscito a conoscere la nostra vera denominazione: « Unità proletaria », « Unione socialista », « Movimento di unità proletaria »..., e forse se avesse continuato, altro an– cora saremmo diven ut, nel corso dell,1 sua disamina. Poco male, data In nov; .. ì. e l'esiguità del nostro raggrupparne to, ma quando si pretende di laociJ: giudizi a destra e a sinistra, il buon senso almeno do"rebbe suggerire q,,cl– la piccola scrupolosità che può bastare per un giornalista qualunque, Ma il buon senso è morto ... in Guerra, co~ì come il famoso quotidiano qualun,•ui sta che uccise sé stesso nel momento in cui puntò le sue armi contro la der,,r• crazia cristiana. lnfatti noi avremmu fi. nito con il sacrificarci agli interessi partito che a,eva pagato. mentre Gian– nini è sfuggito a una sorte analoga en– traodo nelle liste D.C. Indipendente– mente dai risultati elet";:,rali. che do– vevano restituire al teatro anziché al parlamento lo smaliziato autore di tan– ti colpi di scena, questa tesi brillante già allo,; sfuggiva al buon senso, per non aggiungere alla moralità del soli– to italiano, furbo di tre cotte. Dispiace che anche Mon<lolfo non abbia saputo esattamente la nostra si– gla elettorale: nell'ultimo numero di Critica Sociale, muovendo degli ap– punti allo scissionismo, ci definisce «Unione». Per lui certo occorrere:b– bero altre e dolorose parole; in ispe– cie da chi l'ha avuto come maestro esemplare. Af,,/a remf,om cun111I1.

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