Nuova Repubblica - anno I - n. 12 - 20 giugno 1953

NUOVA REPUBBLICA NEOFASCISMO suo significato e la sua ripercussione sulle classi più giovani della nazione. I comunisti si sono afferrati mag– giormente alla loro posizione: i loro rappresentanti hanno difeso nella ma– niera migliore la funzionalità della co– stituzione e dato al paese una lezione di democrazia; né è ammissibile in po– litica, come qualcuno vorrebbe, il pro– cesso alle intenzioni, qui conta solo quello che si fa. • • e giovani del dopoguerra e Hl fra qualche tempo vorrà la– vorare ad una storia della genesi del neo-fascismo in Italia dalla liberazione ad oggi, conterà probabil– mente un solo elemento: quello della reviviscenza di alcuni ruderi della vec• chia classe dirigente, di un gruppo di industriali o di mediocri giornalisti (avvantaggiati dalla censura). Questi gruppi giuocano ora la novità del re– gime democratico su una classe fatal– mente arretrata, la classe meridionale dei braccianti (che scorge nell'antirivo– luzione la rivoluzione, sintomo chiaro e impressionante della sua fragilissima struttura economica); acquistano pari• menti la simpatia di piccoli proprieta– ri (fascisti anche loro, ma per ragioni antitetiche a quelle dei primi, essi in– vocano il sistema forte per fronteg– giare quelli), di persone infine legate più per tradizione che per convinzione all'antico regime: burocrati, sottuffi– ciali, commercianti. L'elemento nuovo, direi improvvi– so, ma a priori scontato, la larga ade– sione dei giovani al neofascismo, si spiegherà retoricamente, carne insoffe– renza dei giovani al grigiore della de– mocrazia, come adesione ideale al mito della forza, della potenza, della gloria, affascinante nella sua duplice qualità di mito e di potenza, forza, gloria. Si inserisce a questo punto una nuo– va contraddizione: l'adesione dei vecchi al fascismo della prima maniera e quin– di suffragio di voti al M.S.l., l'adesio– ne dei più giovani a quello repubbli– chino e quindi appoggio incondizio– nato al M.S.I. Ed è su queste con– traddizioni, palesi solo al di fuori del movimento (ciascuno pensa di ser– virsi dell'aiuto di quanti più può per il trionfo successivo della propria fa– zione), che si fonda la forza elettorale del neofascismo. Il movimento ideale segue una stra– da diversa, quella - potrebbe dirsi - legittima. Nella sua genesi, nella sua successiva fortuna, e' è non solo una cri– si delineata, se pur latente (i giovani infatti partecipano solo ai fatti mar– ginali della vita politica, della demo– crazia), ma un peccato originale della democrazia stessa. La fortuna della scuo– la confessionale, la decadenza della scuola di stato, la condizione dei pro– fessori delle classi più giovani (Gae– tano Salvemini, in Vari articoli appar– si principalmente sul Mondo, ha docu– mentato ampiamente la questione), te– stimoniano questa posizione disinteres– sata del governo e in definitiva di tut– to lo schieramento democratico nei confronti della scuola. Nella genesi del neo-fascismo giova– nile non solo ha forza la tradizione familiare e sociale di ciascuno di que– sti giovani, ne ha principalmente un tipo di cultura a cui la mente si era abituata trovando vano ogni sforzo per sradicarsi da esso completamente. Nel momento attuale, i fascisti giova– ni (i vecchi naturalmente sono tutti in mala (ede) non si trovano in una posizione politicamente ereticale; lo so– no invece tutti i giovani antifascisti, dovunque e per qualunque ideologia essi militino. Il problema del fascismo giovanile è lo stesso problema della scuola e dei suoi programmi. I giovani che sono ora arrivati all'università o che pur av– viandosi alla vita per la via dell'ar– tigianato, hanno frequentato le prime classi della scuola elementare o me– dia sotto il fascismo, hanno acquistato tale una forma 111e11Jis da sapersi n– trovare solo su giornali o su un lin– guaggio di pretto stile fascista. Ad es– si è impossibile avvicinarsi ad un lin– guaggio, o ad una stampa di tipo di– verso. 1 fatti nuovi, quali la resistenza, l'antifascismo militante, i pilastri della nuova cultura (Croce, Gramsci, Go– betti), se li interessassero, sarebbero in tutti i casi classificati con quell'ag– gettivazione del ventennio tristamente famosa (questo stesso ne vieta a priori una conoscenza diretta, indipendente– mente da un giudizio): quando la guer– ra partigiana significa episodi di bandi– tismo e iene o sciacalli sono i fuorusciti, e sulla posizione assurda di Don Fer– rante viene a trovarsi Croce nella filoso– fia della prassi, allora è naturale che la ,mente si senta attratta verso i feno– meni, i fatti e le persone cui questi si opposero. Chi andò a scuola qualche anno do– po, post-liberazione, non trovò più quella guida e direttiva che il fascismo si era adoprato di dare ai discepoli della sua scuola. Questi avvenne che la cercassero nei fatti esterni della scuola e guardarono e guardano nei fatti politici principalmente e sociali, per trovarvi - mirabile ingenuità dei più giovani! - l'applicazione delle ideologie politiche delle quali han– no sentito parlare. Hanno trovato che gente nuova, quella medesima che mi– litò attivamente nell'antifascismo, ha assunto almeno i gesti (un estremo pudore gliene vietava il linguaggio), di quelli stessi di cui, come innova– tori, avevano preso il posto. La stessa azione politica instaurata dall'Italia e dall'occidente « in nome della sua storia e della sua civiltà » non si è staccata dal '48 in poi da un inviso e vecchio complesso. All'interno frattanto burocrazia e polizia si sono attenuti a vecchi metodi; cosi una frat– tura- quasi definitiva si è creata tra fatti e ideologie, propositi e conse– guenze. Di quelle idee, che sussistono dopo scaduti i fatti e che conferisco– no ad essi il crisma ideologico, sussi– ste solo la larva; insoluti, nella gran parte, sono rimasti i problemi sociali. • • * Molti di noi avevamo solo dai dodici ai diciotto anni quando avvenne la li– berazione. Continuammo a studiare la storia dei testi dove in fretta erano state tagliate le ultime trenta pagine, non sentimmo mai a scuola parlare del– l'antifascismo o della guerra di libera– zione. Nessuno ci avrebbe vietato di leggere i romanzi gialli o Papini, tanto for– tunato negli anni della pubertà; eppu– re ci sentimmo attratti da altri interessi e verso maggiori problemi. Questo non pone una condizione di preminenza di noi su tutti gli altri, in– dica solo la massima libertà di scelta verso l'una o l'altra posizione, le con– dizioni sfrenate del tutto nelle quali i giovani si trovarono. La nostra ri– volta seguì quindi la corrente contra– ria; gli altri rimas~ro fascisti come noi stessi lo saremmo rimasti se i fat– ti che avvennero fossero venuti dieci anni dopo o si continuasse col fasci– smo tuttora, come in Spagna. Ma la storia continua: chi ha ora venti o venticinque anni, pur essen– dosi in qualche modo solidificato il reaime democratico, lascia immutata a la sua posizione verso la cultura e la politica tradizionale e quella nuova; anzi la nuova ha segnato una lieve o grossa involuzione, a seconda che si considerino o no i fatti politici. Per di più manca oggi quell'onda– ta di rinnovamento, quella sete di ri– farsi, dalla quale, seppure incosciente– mente, fummo coinvolti anche noi. Resta sempre aperta tra noi e loro la possibilità di un dialogo; è diffuso fra i fascisti un complesso - diciamo - di differenziazione; questa coscien– za di essere lontano dagli altri (tra giovani democratici - i cattolici però si avVicinano ai fascisti, ne hanno qualche tratto comune - e i comunisti il dia– logo non si è mai interrotto e forse continua solo fra di loro, nello schema dei partiti tradizionali), è priva di sviluppi concreti, riconversioni, perché agisce su di loro la convinzione di tro– varsi in tanti e il disprezzo verso gli altri, conseguenza del mito. C'è ancora che la classe dirigente de– mocratica ha solo deluso i giovani, de– mocratici e no; l'atto di fede, quindi, può essere genericamente rivolto ai pdn– cipi della democrazia, non ai fatti del suo governo e, direi, della sua gente. I giovani fascisti hanno creduto che con essa vorreble infrenarsi la loro avanzata (estremismo di destra e d, sinistra, si è detto) e quando un'avan– zata vuole frenarsi essa segna notevoli passi avanti. I democratici hanno subito il colpo interamente, hanno compreso che si pro– cedeva alla denunzia di quei principi che sono i loro principi e quindi un tradimento di loro stessi. Mai classe dirigente è stata così spietata verso i più giovani, i quali hanno reagito CO· me hanno potuto. L'ammirazione verso la guerra parti– giana che hanno sentito quasi quanto i veri partecipanti alla sua lotta (sta a fondamento della loro fede) ha por– tato nelle loro file un fremito di com• mozione quando Parri, da una pùsi– zione politica nuova e chiarissima, h:t detto, forse rivolgendosi a loro parti– colarmente: « E Maurizio che vi dice: zaino in spalla, sveglia e adunata». E da questa posizione nuova che essi intendono inaugurare il loro « assalto » verso i fascisti, non alla maniera dei governanti, ma come inizio di un dia- LAB!R!DELLl DEMOCRAZI! NON C'È Maneato lavoroper l'impresa funebre Gonella & O. L'azione dei democratici è quindi ritardata e inceppata da due fatti: il primo, la posizione polemica di stato d'accusa verso i giovani fascisti, pro– pria della gente che si è fatta da sé. Il secondo, la progressiva perdita di fi– ducia di questi « uomini nuovi >> ver– so la democrazia tradizionale che col suo fare compromettente verso il fasci– smo e il rinnegamento progressivo dei principi fondamentali, nei quali, in definitiva, credono .ancora, li spinge verso una posizione o di estremismo o di agnosticismo, in tutti i casi di di– fesa, e niente rtffatto per una penetra– zione verso gli elementi neofascisti di assalto, come si vorrebbe. Resta si la possibilità di un dialogo, ma quanto limitata! La mente reali– stica dei giovani chiede senz'altro esem– pi e noi possiamo loro dare solo prin– cipi, parole in definitiva, se i fatti non li suffragano. .. .• Grosso è stato il colpo venuto dalla legge elettorale: di essa si è tanto par– lato, ma è ancora attuale seanare il logo, senza violenze e nerbate. Non potevano invitare gli altri alla de□o• crazia di cui erano solo pellegrini di– spersi. Ma la scuola deve prevenire r in certo modo preparare l'azione inùi viduale. Dai banchi della scuola, se non fu difficile apprendere il fascismo sarà altrettanto facile apprendere la .:lemc– crazia, anche e principalmente dalla tradizione risorgimentale. Ma prima ancora occorre un governo non invec– chiato e sensibile a questi problemi. Dacché nel mondo esiste un taglio nette fra bene e male, questo si è sempre più diffuso tra classi meno colte e gen– te meno propensa alla verità. Impedire alla scuola il verbo della democrazia (dalla scuola confessionale è bandito come il demonio), è come diffondere a bella posta un analfabeti– smo che lentamente coinvolgerà nel suo processo anche i « sapienti » e dal qua– le giovani e vecchi non si sentiranno ormai di uscire da soli, come la prima volta l'azione oculata di altri meglio illuminat~ aveva permesso ai più. ENZO lilPIONE 7 I PUNTO CONTRO PUNTO I SIALODE Al SALESIAN Estratti dal componimento dello studente M. S., proveniente da un istituto salesiano del Nord, all'esame di Licenza di Scuola Media (Ili Me dia), sessione estiva I953, davanti alla Commissione della Scuola Medir. statale (Età media dello studente 13/14 anni). TEMA: Uomini ed illellli del U.isorgimeuto itllliauo. SVOLGIMENTO: Il risorgere a unità e libertà del– l'Italia è il periodo preparatorio della sua indipendenza- Il Risorgi– mento italiano segna quindi l'ascensione in tutti i can1P.i, nel– la scultura, nella civiltà, nell'ar1e, ossia nella scultura, nella n1usica, nella pitlura e in notevoli altre arti. li Hinaschnento civile cotnpo– slo di nuove leggi, conte ad esem– pio: regolarizzando il lavoro delle donne, abolendo il lavoro notturno dei pasliccieri e panellie– ri, accorciando il servizio 1nilitare solo n due anni e con ahre prov– vide leggi. Viene quindi l'agricoltura: es– sa non era in condizioni floride, e a questo si provvide subito. Men– tre printa i contadini lavorava– no la lcrra con le n1ani, o con 1nezzi antichi, nel periodo del ri– nuscin1cn10 si provvide con 1nac– chine e con nuovi 1nezzi per aiu- tare se,upre 1>iÙ l'agricoltore ..... . Rjsorgiruento nel cantpo le1te– rario: in questo te1npo fiorirono nun1erosi poeti, tru cui si distin– gue il divino poeta Dante, che scrisse la Divina Co1nn1edia, opera di stile 1nezzano. Quindi Silvio Pellico che scrisse quel fa– ntoso libro intitolato « Le tnie pri– gioni » cioè il luogo in cui si tro– vava, quundo era in Gernmniu .... Vi sono ancora «Icuni scriltori di ron1anzi: ,na n1orto il Manzoni si cl1iude l'era dei rotnantici e si apre quella dei poeti Ira cui notia– mo Gabriele d'Annunzio, Giacon10 Leopardi, tutti no111i che sono passati nella storia nu, che resta– no se1npre hnpressi e indelebili nella nostra inente .... Laus Deo Mariueque ( sic) Lode non a Dio e a Maria, bensì all'Istituto Salesiano che dispensa ai giovani cosl larghe («il_ lavoro not– turno di pasticcieri e panettieri») e così graziose (« la Divina. Còmmedia, opera di stile mezzano~) e così pre– cise (...) cognizioni di studio. E ; migliori auguri ,li buon apostolato, ora e sempre. L'ECO DELLA STUIPA Uflicio di ritagli. da giornali e ,iuiste Direttore: Umberto Frugiuele Condirettore: Ignazio Frugiuele Via Giuseppe Compagnoni, 28 MILANO Corrispondenza: Casella Postale 3549 • Tclcgr.: Ecostampa

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