Nuova Repubblica - anno I - n. 8 - 20 aprile 1953

11giorno 12 11. s. 11,I lea– lro Valle a Roma, davanli ad 1111 p11bblico Jlrabocche- 1•0/e /'011. Ferruccio Par,·i ha ,piegato le ragioni delle Jlle dimiuio11i dal P.R.l.. Al JIIO ingresso nella sala viene ac• colto da 1111 caldo e p,011111- gato 4ppla11Jo;i partigiani presenti urlano il nome di « Maurizio » ed è app,11110 riJpo11de11do a q11es/oJa/1110 che /'011. Parri dà inizio al suo dùcono. C OMINCIO ringraziandovi del ft saluto che, toccando certe cor- ' de e ricordandomi dei fatti ·passati, non può non commuover– mi e non può insieme non ambien– tarmi con quello che vi debbo dire ,e che è il seguito di quello che altre volte vi ha detto "Mauri– ·zio ", anche qui a Roma». L'orato– ·re illustra poi come fosse neces– ·sario questo incontro diretto con il pubblico, data la faziosità dei ·giornali politici e della cosidetta ·stampa d'inforn1azione, concorde nell'intorbidare e falsare i fat~. nell'ingiuriare e diffamare gli uo– mini. Parri passa quindi a spiegare il ·suo dissenso col P.R.I., in cui fi– nora militava. « Poiché mi si accu– sa d'incoerenza o, dai più benevoli, ,di spirito inquieto, debbo dire che quello che mi ha allontanato dal P.R.I. è la progressiva incapacità PICCARDI, COMANDINI, VASSALLI, EVI, VALERI, RONCAGLIA aderiscono a " Autonomia Socialista ,, Fra le più significative ade– sioni pervenute in questi ultimi giorni al nostro movimento an– nunciamo quella, particolarmente autorevole di Leopoldo Piccardi, uno dei massimi amministrati– visti italiani, che fece parte come Ministro del primo Gabinetto Badoglio. Anche--l'avv, Federico Comandini ,li Roma, notissimo negli ambienti romani e in quelli romagnoli per la sua azione co– raggiosa di antifascista e di tenace assertore 1lella Repub– blica, ha espresso la sua piena adesione al nostro orientamento. Si sono egualmente schierati al nostro fianco alcuni alti espo– nenti tiella culturn e 1lell'arte: fra cui lo scrittore Carlo Levi, e gli universitari Diego Valeri, Giu– liano Vassalli e Aurelio Roncaglia, di questo partito ad adempiere la funzione politica di diventate un centro· di raccolta, di organizza– zione delle forze democratiche, in un paese che ne ha tanto bisogno ». L'obbiettivo d1e lo aveva condot– to al P.R.I. non fu « il desiderio di trovare casa » o perché si sentisse « un orfanello in cerca di tetto, ma solo la necessità di organizzare in Italia uno schieramento democrati– co di sinistra senza il quale ine– vitabilmente la politica italiana è zoppa, è squilibrata ». Ma questo obbiettivo è ora fal– lito « non solo per colpa principa– le del P:R.I., ma per l'incompren– sione, di cui mi dolgo assai, del partito socialista saragattiano, il qual~ se avesse veramente inteso quale era la sua funzione nella vita politica italiana, non sarebbe a que– sto punto drammatico e triste. ( ap– plarm) ... In questa fase storica nel– la quale viviamo, fase di confor– mismi massicci, fase di partiti di massa e di messe, i partiti minori hanno il dovere di agitare la supe– riorità dei loro ideali, ma se smar- 1oteca 1no NUOVA REPUBBLICA IL DISClORSO DI PARDI AL TEATRO VALLE MAURIZIO TORNAT·O '' Come potevo in queste condizioni fare il senatore di Pacciardi, del P. R. I. e della Voce Repubblicana?" riscono il senso di questa loro fun– zione, la-minorità numerica diven– ta minorità ideale ed allora ... che vi posso dire? » Già al tempo delle elezioni am– ministrative Parri aveva protestato contro la introduzione della legge maggioritaria, cedendo poi su que– sto punto per ragioni di opportu– nità politica contingente, avverter.– do però gli amici che questo e•a l'ultimo sacrificio che gli si poteva chiedere. Il modo vergognoso con cui il Parlamento fu scavalcato nell'ade– guare il sistema maggioritario alle elezioni politiche; la resa - ptr non dire peggio - dei partiti 1m– nori di fronte alla D.C., furono la goccia che fece traboccare il vaso. Parri did1iarò allora alla direzione del suo partito che in Senato avreb– be parlato contro il progetto di legge, poiché ripugnava alla sua coscienza. Lasciava all'arbitrio del– la direzione stessa di considerarlo o meno dimissionario dal partito e di rendere pubblica la cosa. L'oratore dimostra poi lo spiri– to antidemocratico della legge, anti– democratica soprattutto per la par– ticolare situazione italiana, cui so– lo la popolazion lo fa proporzionale si addice. Si poteva però anche ammette– re la buona fede di quanti crede– vano la legge maggioritaria un male minore, che, alleando i- tre partiti laici alla D.C., evitava il pericolo di una vittoria dei partiti totalitari. Ma poi sopraggiunse « lo scio– glimento del Senato - realizza. to in maniera così audace - a to– gliere ogni valore a questa giusti– ficazione». L'oratore ricorda brevemente le recenti fasi della lotta avvenuta al- la Camera ed al Senato. « Da parte della maggioranza non sono man– cate le pressioni; pressioni indebi– te trattandosi di un Parlamento. Abbiamo avuto alcuni episodi spia– cevoli: e mi è doluto che la D.C. avesse messo in piedi il senatore Tupini che non era il più adatto ad essere scelto. E si è arrivati ad un momento critico che è stato rap– presentato dalle dimissioni del sen. Paratore (si appla114ea Paratore)... Di questa situazione però non si può fare responsabile solo la con– dotta della maggioranza governa– tiva, la colpa è anche dell'opposi– zione, dell'estrema socialista e co– munista. Non condanno l'ostruzio– nismo : di fronte ad una legge così grave l'ostruzionismo è un metodo parlamentare, e sarebbe un prece– dente pericoloso il conaannarlo ... Ma c'è modo e modo; perché la politica è senso di misura. C'è un baratro nel modo di ragionare del– la D.C. e della opposizione che ci è stato trasmesso, co111e triste ere• anca dità, dal fascismo .... La democra– zia è il rispetto sostanziale dei diritti altrui da parte della mag– gioranza e della minoranza. :Il questo che rende così pensie– roso il nostro discorso. C'è questa · atmosfera nel nostro paese, que– sta abitudine di intolleranza». (A questo punto si verificano intem1- zioni da parte di alcuni elementi del pubblico, cui l'oratore risponde con energia). Si giunse così alla seduta del 29 dello Stato non poteva interferire negli atti dell'Assemblea, - ma lo scioglimento del Senato non ha alcuna giustificazione ». L'ora– tore spiega poi in quale modo ci si sarebbe dovuto regolare e per quale motivo la Costituzione pre– veda la durata di sei anni per il Senato. La ragione fondamentale è questa : « Si è voluto che una Ca– mera fosse sempre aperta nel Pae– se, anche in periotlo di elezione, perché vi fosse la possibilità di un PAB.B.I SPIEGA LA POSIZIONE DI "UNITÀ POPOLARE" ALLA GIORNALISTA INGLESE SILVIA SPB.IGG marzo - che Farri definisce « un vero colpo di mano » - allo scio– glimento del Senato, ed alla deci– sione da parte dell'oratore di recar– si dal capo dello Stato, per offrir– gli una testimonianza indipendente, che non venisse dall'estrema sini– stra, sulla gravità di quanto· si era fatto. La stampa d'informazione e la stampa di destra, disse allora che questo atteggiamento era stato suggerito da Togliatti, « ma io non ricevo ordini da via delle Botteghe Oscure, io ricevo ordini soltanto dalla mia coscienza.... Avevo solo questo dovere e questo dovere l'ho assolto. Sono abituato a rendere ser– vizi gratuiti, e vorrei che quelli che m'incolpano potessero dire altfet– tanto (applatm) ... L'approvazione della legge elettorale ha trovato una giustiiicazione formale - e il capo controllo parlamentare sulle elezio– ni stesse. Il fatto poi che la legge fosse approvata dimostra che il Se– nato funzionava. « Ma vi sono an– che altri motivi che hanno portato allo scioglimento del Senato : si vo– leva fare decadere la legge Nasi, far decadere la corte costituziona– le e mettere nei grossi pasticci lo Stato... E allora come potevo in queste condizioni fare il senatore di Pacciardi, del P.R.I. e della Voce t'epubblicana? » Eppure si avverte sempre più la necessità di un partito che garan– tisca la genuinità delle istituzioni democratiche. « Questa funzione non la possono esercitare i partiti di sinistra. E lo dico perché desi– dero essere sempre nella posizione più chiara, io non faccio pastic– ci... ». 3 Non si deve però nemmeno de– nigrare tutto quello che è stato fatto dalla D.C.. Essa in un certo senso è riuscita a mettere su una politica di centro oscillante, la po– politica di centro oscillante verso destra. La stabilità della lira è un fatto importante, la politica meri– dionale anche « ma adesso, nella migliore delle ipotesi non pos– siamo attenderci che un regime sotto la pressione crescente delle forze di destra e ora più che mai si esige quel controllo che è sem– pre stato necessario nella vita po– litica· italiana ». « Da questi fatti siamo indotti a una politica di rottura, di batta– glia che ci espone al rimprovero di far naufragare quel 51 %... ma non c'è altro da fare. Bisogna chia– mare i nostri amici alla lotta, poi– ché se non altro oggi acquistia– mo il diritto di riprendere il la– voro domani. Bisogna inoltre cer– èare di smorzare i gravi contrasti che esistono nel paese, bisogna de– sistere dalla politica di urto, so– prattutto se nel campo avverso militano milioni di cittadini. An– ch'io voglio combattere contro il comunismo, perché non è la mia religione e non perché io non in– tenda molte conquiste realizzate nel paese del comunismo; ma vo– glio combatterlo in una sola ma– niera: governare bene, con giusti– zia, non dare scandalo, venire in– contro con sollecitudine ai bisogni del popolo, dovunque si manifesti– no, sempre ». « i?: possibile continuare in que– sto modo? continuare a spararsi ad– dosso?». L'oratore rivolge questa domanda al P .S.I. « che per ragioni politiche, topografiche è il partito a noi più vicino » benché ne con– danni la linea massimalista che rende sterile ogni sua azione. E rivolge la stessa domanda anche alla D.C.. « Bisogna invece interrogare e sentire le richieste profonde che ci sono nel paese, che è stanco, è stufo, e vuole in sostanza che l'in– teresse dei galantuomini sia tute– lato da quello dei marioli». Tale bisogno spinge tutti noi di « Uni– tà popolare» a gettarci nell'attua– le lotta elettorale. Farri ricorda a coloro che allora militavano con lui, come nel 1943 essi sostenessero l'unione di tutti µli italiani antifascisti nella guerra di liberazione nazionale e come il governo nazionale d1e ne risultò nel 1945 fosse la continuazione di questo spirito di collaborazione in cui si cercava di armonizzare ·1e forze contrastanti dei partiti nel– !' interesse del paese per realizzare la Costituzione. Ma poi sopraggiun– sero i governi settennali di De Ga– speri e la vecchia Italia ha finito per sommergere l'Italia rinnovata uscita dalla guerra di liberazione, aprendo le porte al fascismo. « Io dò un giudizio molto ob– biettivo sull'opera di De Gasperi, sul punto dove può avere ottenuto una vittoria. Ma oggi che vi posso dire amici romani? cosa vi posso dire nel 1953 di fronte alle pro– spettive che ci apre la legge elet– torale? Che vi debbo dire - dopo aver invocato in tutti i partiti un maggiore senso di responsabilità - se non le stesse pafole di allora' And1e oµgi, come allora, è " Mau– rizio " che vi parla, che finisce queste sue parole rivolgendosi .1 tutti perché siano vivi, perché sia– no presenti alla battaglia di oggi, alla battaglia di domani. i?: "Mau– rizio " che vi dice: Zaino in spal– la, sveglitt e ttdtmata! ».

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