Nord e Sud - anno XX - n. 158 - febbraio 1973

Il Mezzogiorno d'Europa di Francesco Compagna (da «Il Giorno,.) Il 19 ottobre, a Parigi, gli Stati-membri della Comunità europea si sono impegnati a coordinare le loro politiche regionali di sviluppo e hanno autorizzato le istituzioni comunitarie a creare (con risorse proprie della Comunità) un Fondo di svluppo regionale. Questo significa che, dopo il vertice di Parigi, il discorso sulla politica regionale della Comunità risulta più aperto di quanto finora non lo sia stato: almeno nel senso che non sembra incontrare più le obiezioni e le resistenze passive che aveva incontrato tutte le volte che l'Italia lo aveva proposto. La verità è che dal mo1nento in cui si è voluto fissare come obiettivo dei Nove l'unione economica e monetaria, ci si è dovuti fare carico del problema degli squilibri regionali: perché, dall'aggravamento di questi, potrebbe derivare l'impossibilità di realizzare quella. Di qui il riconoscimento che l'impegno di correggere gli squilibri fra regioni forti e regioni deboli, e quindi soprattutto fra regioni centrali e regioni periferiche dell'area con1.unitaria, dev'essere contestuale, se non addirittura pregiudiziale, rispetto all'impegno di realizzare l'unione economica e monetaria. Il Fondo di sviluppo regionale della Comunità, secondo gli impegni di Parigi, dovrebbe cominciare ad essere utilizzabile entro il 31 dicembre 1973. Non sappiamo ancora d'altra parte quale sarà la sua consistenza, né quali saranno le sue modalità di funzionamento. Si può presumere, tuttavia, che il Fondo sarà alimentato e congegnato in modo da poter assolvere alla funzione di concorrere con apporti determinanti al finanziamento di « progetti speciali » che interessino nell'area comunitaria le regioni caratterizzate o da fenomeni di insufficiente sviluppo industriale o da fenomeni di invecchiamento industriale. Ci saranno contrasti (e già cominciano a delinearsi) suscitati dall'intreccio del « sacro egoismo nazionale» con un « sacro egoismo regionale»; ma in definitiva· sembra ragionevole prevedere che gli Stati--membri della Comunità; impegnati in una politica di correzione dei loro squilibri regionali, potranno attingere al F~ndo quando avranno presentàto progetti di interesse comunitario per i quali risulti più q meno oggettivamente consigliabile e 49

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==