Nord e Sud - anno XX - n. 158 - febbraio 1973

Cronache meridionaliste attendersi posizioni risolutive. I lavoratori delle regioni meridionali, largamente dispersi, come si è detto, non costituiscono una forza organizzata di rilievo adeguato. Gli imprenditori locali, sempre pronti ad invocare sussidi e provvidenze pubbliche, incontrano difficoltà oggettive contro le quali non riesce loro facile combattere dell'interno, condizionati come sono tra un flusso di spesa pubblica governato dall'esterno e la presenza di grandi gruppi nazionali che, là dove intervengono, assumono peso schiacciante. Le classi politiche e amministrative delle regioni meridionali svolgono un ruolo di indubbia preminenza; da esse ci si dovrebbe attendere una prova di equilibrio e di lungimiranza anche se non è da escludere che, se dovesse davvero aver luogo un consistente sviluppo industriale, considerevoli capovolgimenti di posizione avverrebbero nella loro composizione e nel loro assetto. Sul piano nazionale, la prima formazione il cui atteggiamento va discusso è quella del sindacato. Proprio in questo momento, tuttavia, il sindacato attraverso una fase di delicata evoluzione. Se il sindacato si interpreta come organismo di tutela dei lavoratori occupati, o, in senso ancor più restrittivo, come organo di tutela dei lavoratori occupati nella grande industria, è inevitabile che il suo interesse resti confinato alle situazioni aziendali più consolidate, là dove la lotta ha per oggetto più la rivendicazione di miglioramenti retributivi che non la messa a punto delle linee di politica economica generale del paese. Un ruolo attivo del sindacato rispetto al problema del Mezzogiorno può aversi nella misura in cui il sindacato si interpreti come tutore dell'intera classe lavoratrice, evoluzione questa non facile a realizzarsi immediatamente e compiutamente. · r. 1 i i ; ·1 Resta de esaminare, come possibile fonte di stimolo per una nuova politica per il Mezzogiorno, il gruppo delle imprese. Non si discute qui delle imprese minori, che non hanno interesse immediato allo spostamento della base industriale verso regioni nuove, bensì della posizione delle imprese maggiori, pubbliche o private, sulle quali grava ovviamente la maggiore responsabilità. Negli anni più recenti, i piani presentati da grandi imprese per nuovi investimenti nel Mezzogiorno si sono infittiti, e alcune realizzazioni cospicue hanno preso vita. Le motivazioni di queste decisioni, come ogni motivazione relativa a decisioni di investimento sono complesse per natura ed ardue da individuare. Non sono estranee. a queste le situazioni di congestione dei distretti industriali del Nord, né il desiderio di collocare unità produttive in regioni sindacalmente meno accese. Mentre queste motivazioni immediate appaiono comprensibili nell'ottica imprenditoriale, non è altrettanto chiaro se ed in che misura ad esse s1 accompagni una comprensione più profonda dell'esigenza, sotto 41

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