Cronache 1neridionaliste ristretto rispetto alle possibilità del paese. Ma anche questo argomento non è determinante: esistono zone industriali ben più intensamente industrializzate e popolate di quel che non sia il triangolo industriale del Nord. Se nell'Italia nord-orientale si riscontrano sintomi di congestione, ciò è dovuto alla carenza di investimenti sociali, più che alla scarsa diffusione territoriale dello sviluppo. D'aitro canto è innegabile che la concentrazione dello sviluppo industriale in un gruppo di regioni limitate conferisce allo sviluppo industriale italiano una caratteristica dualistica, che ripropone nell'ambito della collettività nazionale la contrapposizione tipica che si riscontra tra paesi industrializzati e paesi in via di sviluppo. Le regioni industrializzate assorbono mano d'opera, eseguono nelle altre regioni investimenti motivati dal profitto e non sempre conducenti allo sviluppo, impongono scelte tecnologiche all'intero paese. La contrapposizione tra sviluppo e sottosviluppo che caratterizza i rapporti tra paesi industrializzati europei e paesi dell'area mediterranea, si riproduce così nel nostro paese nei rapporti tra regioni settentrionali e meridionali. Le due situazioni divengono complementari, e non si elidono a vicenda. La vera difficoltà di fronte alla quale si trovano le regioni industrializzate del nostro paese non è dunque costituita dalla presenza di un Mezzogiorno scarsamente industrializzato, bensì dall'incapacità che quelle regioni mostrano di affrontare un passo essenziale dello sviluppo, che è quello del passaggio da una concentrazione degli investimenti nei settori aziendali immediatamente produttivi ad una più vasta diffusione degli investimenti nei settori sociali. Questa esigenza ormai largamente avvertita e riconosciuta, va usualmente sotto il nome di politica delle riforme, la cui attuazione rappresenterebbe un passo obbligato per l'ulteriore sviluppo economico del paese. Ma proprio qui sorge il nodo rappresentato dalla coesistenza nell'ambito del paese di regioni industrializzate e regioni arretrate. La politica delle riforme è stata attuata da paesi a capitalismo avanzato sulla base di una struttura economica omogenea nella quale gli squilibri tra settore e settore, o tra regione e regione, pur essendo presenti, erano assai più tenui di quel che non siano nel nostro paese. Sulla base di una struttura economica omogenea nella quale le disparità più profonde nella distribuzione personale sono state eliminate, e nella quale la sostanza d~l dibattito si svolge tra imprenditori e classe operaia, è possibile concepire forme di azione concordata, in virtù delle quali la classe lavoratrice risulti disposta a sostituire in parte l'aum~nto delle retribuzioni monetarie con benefici goduti in natura sotto forma di investimenti sociali. Ma in una situazione come quella italiana, nella quale più di un terzo 39
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