Cronache meridionaliste Questa conciliazione non è avvenuta nel quarto di secolo trascorso dopo la fine della guerra. In sostanza non si è riconosciuto che i due sottosistemi di cui si compone la società italiana - il Centro Nord e il Sud - sono retti da leggi di sviluppo profondamente diversi. E quindi si è operato come se tutto il sistema avesse la natura del sottosistema più forte, che è, ovviamente, quello del Centro Nord; e la questione meridionale è rimasta uno dei tanti problemi particolari a quel sistema, un problema da risolversi, come ogni problema, con misure appunto particolari. E si è quindi ritenuto che istituzione della Cassa per il Mezzogiorno, politica degli incentivi e investimenti delle partecipazioni statali, un insieme di interventi certamente di grandissima portata, fossero sufficienti per porre in atto un processo di riduzione del divario, indipendentemente degli altri due ordini di politiche, quelle che investono l'intera economia del Paese e quelle particolari, dirette a determinate aree esterne del Mezzogiorno. I vari effetti prodotti dalla mancata conciliazione delle diverse esigenze dei due sottosistemi si manifestano direttamente e indirettamente nella grande distorsione presentata oggi dalla città italiana e costituiti dal fatto che in un paese ove la mancanza di posti di lavoro è rilevante gli investimenti industriali sono orientati più all'aumento della produttività dei posti esistenti che alla creazione di nuovi, sono cioè orientati in modo analogo a quello rilevabile nei paesi pienamente industrializzati, nei quali, essendo sufficienti i posti di lavoro esistenti, occorre aumentare la loro produttività onde contenere le non desiderate correnti immigratorie. E conseguenza non meno grave della mancata conciliazione che salvo errore gli stessi meridionalisti avevano sottovalutato è l'ostacolo che il permanere della questione meridionale pone al progresso economico e al mantenimento dell'equilibrio sociale delle regioni esterne al Mezzogiorno. Aggiungasi che la tesi meridionalista della necessità di garantire le conformità delle politiche fuori area all'obiettivo della eliminazione del divario Nord-Sud si pone in termini diversi dopo iniziato il processo di integrazione europea. Mentre questo processo è ben lontano dall'essere giunto a compimento non possian10 ritenere che per fuori area si debba intendere non più le regioni italiane esterne al Mezzogiorno, ma l'Europa, ieri dei sei, oggi dei nove. Allo stadio in cui il processo di integrazione è giunto sono le nostre posizioni in sede comunitaria di cui occorre accertare la conformità alla politica meridionalista: ad esempio, le considerazioni sopra esposte sulla disoccupazione delle aree non industrializzate dovrebbero consentirci di non accettare il pensiero dominante a Bruxelles secondo il quale tutte le situazioni di sotto sviluppo sono della 35
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==