Nord e Sud - anno XX - n. 158 - febbraio 1973

Il Parlamento 25 anni dopo spesso, dirigenti e funzionari di partiti diversi (più ampio è il partito, più forti sono gli apparati), anche se meritevoli di riconoscimento politico, vedono la conquista di un seggio in Parlamento come il coronamento (di diritto) d'una lunga carriera. Senza voler arrivare al paradosso di De Mita, secondo cui spesso « vince chi pensa meno », il problema esiste. Personalità illustri della sinistra, da Parri a Santi, hanno avuto occasione di sollevarlo. Parri, in un convegno del Movimento Salvemini, rilevò « la tendenza dei partiti a una selezione relativamente in basso » e « a scartare le personalità che possono disturbare ». E prospettava il requisito della personalità del parlamentare come una potenziale capacità di rappresentanza, rilevando inoltre l'abbassamento dei livelli sopravvenuto dalla Costituente in poi. Dei funzionari di partito, o almeno d'un loro « cliché », un ritratto severo, e forse eccessivo o troppo unilaterale, veniva fatto da Giampaolo Pansa (« La Stampa», 9 novembre 1971): « Studi irregolari o non finiti. Orecchianti specializzatissimi soltanto nella macchina del partito. Spesso cinici nei confronti delle idee e, talvolta, anche degli uomini (chi non si può comprare?). Verso la cultura hanno diffidenza o rapporti strumentali. Un solo, vero rispetto: quello per il potere ». È un giudizio che non tiene conto anche degli aspetti positivi dell'opera svolta da chi lavora negli uffici dei partiti: ma il problema esiste. E troppo spesso, con1unque, s'è avuta l'identificazione tra il funzionario e l'eletto alla carica rappresentativa: dal Comune al Parlamento. Ne deriva che la selezione dei parlamentari avviene, per lo più, tra chi è del giro degli apparati, degli staff dirigenziali del partito (a livello nazionale o provinciale), escludendo quegli uomini che, pur essendo dello stesso partito, abbiano una propria· personalità, conquistata con anni di impegno in campo civile, culturale ed anche politico. Semmai, in taluni partiti, si preferisce « pescare » una personalità esterna, un dissidente da un altro schieramento, con una certa strumentalizzazione che dovrebbe essere fuo_ri moda negli anni settanta. Una diagnosi attenta venne fatta, a suo tempo, da Fernando Santi sulla questione del rapporto tra parlamentare e partiti, nonché sulla funzione del parlamentare. Sé:tnti diceva che era una « pi~- tosa bugia » l'art. 67 della Costituzione ( « Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mapdato ») e giudicava « scarsàmente democratici » i rapporti tra partito e parlamentari per la « mancanza di indipendenza » 9

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