Marxismo e anarchisrno: un dialogo difficile di classe in generale, per l'abolizione di tutti i rapporti di produzione su cui esse riposano, per l'abolizione di tutti i rapporti sociali relativi a questi rapporti di produzione, per il rivolgimento di tutte le idee espresse da queste relazioni sociali ». Questo concetto veniva poi ribadito e precisato meglio nella celebre lettera a J. Weydemer del marzo 1852 quando Marx scriveva che « la lotta di classe conduce necessariamente alla dittatura del proletariato » e che « questa dittatura stessa costituisce soltanto il passaggio alla abolizione di tutte le classi e a una società senza classi ». Proprio su questo concetto della « transitorietà » della dittatura del proletariato si articola l'irriducibile polemica fra Bakunin e Marx che giungeva di frequente fino all'offesa personale: il primo, infatti, definiva il suo antagonista « nervoso secondo alcuni sino alla depressione, eccessivamente ambizioso e vanitoso, litigioso intollerante e assoluto come J ehova, il signor dio degli avi e, come lui, vendicativo fino alla follia »; da parte sua Marx nei Commenti Critici al libro di Bakunin diceva che quest'ultimo aveva « soltanto tradotto l'anarchia proudhoniana e stirneriana in un selvaggio dialetto tartaro » e definiva « asinerie da scolaro », « insulsaggini », e così via, i concetti espress · dall'autore di Stato e anarchia. A parte queste note di colore, il problema è estremamente serio, in quanto il concetto di « dittatura del proletariato » è uno dei punti drammatici della dottrina marxiana e uno di quelli che, in pratica, è stato più ricco di conseguenze. Secondo Pierre Ansart, la dittatura del proletariato non sarebbe che « uno » dei modelli strategici proposti da Marx: può darsi che ciò sia vero (anche se Ansart resta estremamente nel generico, limitandosi a sostenere che un altro modello strategico, assai vicino « al progetto anarchico di Proudhon », si trova nello studio di Marx sulla guerra civile in Francia). Può darsi, dicevamo che ciò sia vero: ma è anche vero che il periodo di « transizione », e quindi la necessità di creare nuove strutture statali, sia pure diverse da quelle «borghesi», è sempre presente in Marx, indipendentemente dalla forma di queste strutture, indipendentemente cioè dal fatto che essa forma sia la « dittatura del proletariato » o ·qualsiasi altro modello (che però non è chiaro quale possa essere). Comunque sia, la necessità di uno Stato a carattere transitorio, con· il compito di condurre al comunismo la sòcietà uscita dalla rivoluzione è tipico della strategia, indicata da Marx: ad essa si richiamava Lenin, quando, scrivendo Stato e rivoluzione, indicava i tre punti sui quali il marxismo si· distinguerebbe dall'anarchismo. Nel primo di questi tre punti Lenin sosteneva che mentre i marxisti « pur ponendosi l'obiettivo 115
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