Nord e Sud - anno XIX - n. 147 - marzo 1972

L' anticultura di destra , di Girolamo Cotroneo « In genere gli scrittori reazionari sono da leggere per il forte sentimento che li anima dello Stato come autorità e consenso insieme e come istituzione che trascende il libito degli astratti individui; oltre che pel loro antiegalitarismo e pel loro antigiacobinismo, opposti come sono non solo ai' governi geometrici', ma a tutti quelli costruiti a priori, e senza fondamento e continuità storica ». Così scriveva, verso la fine degli anni trenta, Benedetto Croce, ribadendo 11na convinzione che aveva espresso e che avrebbe continuato a esprimere in diverse altre occasioni. E non si trattava di affermazioni che, come molti anni fa scrisse un critico marxista, Luporini, Croce « si lasciava sfuggire », rivelando così la « vera » natura del suo pensiero e la sua personale « vocazione » reazionaria, bensì di un atteggiamento consapevolmente meditato, e che comunque non toccava gli assunti di fondo della « religior1e della libertà ». Non a caso il periodo precedentemente citato concludeva con l'affermazione che gli scrittori reazionari « da11no carattere di eterne a forme politicl1e transeunti », mentre non riescono a vedere che anche le teorie estremistiche - per quanto discutibili come teorie - sono sempre « segni di nuove genti e di nuovi animi e di prossimi rivolgimenti politici »; per questi motivi gli autori reazionari « non intendono a pieno la storia passata, perché peccano contro i diritti dell'avvenire ». La posizione di Croce, in un momento come l'attuale - in cui viene insistentemente rila11ciata la proposta di una cultura « reazionaria » --, merita certamente di essere ripensata. A11zitutto: a chi si riferiva, a quali opere pensava Croce quando parlava di scrittori « reazionari »? Egli soprattutto pe11sava alla famosa triade di scrittori politici dell'età della Restaurazione, l'opera dei quali era stata profondamente meditata (anche se sostanzialmente respinta) dal pensiero politico liberale dell'Ottocento; si trattava quindi degli scritti di Joseph de Maistre, delle Re-flections on the lJevolution in France di Edmund Burke e dalla Restauration des Staats-Wisse11schaft di Cari Ludwig von Haller. Quest'ultima sarebbe poi stata duramente maltrattata da Hegel nei Lineamenti di filosofia del di6 Bibiiotecaginobianco

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