Nord e Sud - anno XIX - n. 147 - marzo 1972

Marcello Màrin mistione in u11 solo organismo societario di molteplici obiettivi ed anche per concordare, di volta in volta, la part~cipazione di soci qualificati in ragione delle differenti capacità tecniche necessarie al raggiungimento delle differenti finalità da persegt1ire. Ma la convenienza della partecipazione della Regione ad una o più società dovrà essere valutata a11che con criteri che vanno ben oltre questi schemi astratti. Può non condivjdersi l'opinione, forse eccessivamente pessimistica, di alcuni studiosi di tali problemi 59 ; va, però, auspicato che gli organi regionali procedano con lungimiranza, ma anche con realismo e fermezza. Le azionj fin qt1i svolte in alcuni delicati settori di intervento danno motivo di sperare che i nostri amministratori sapranno trovare la soluzione più opportuna. MARCELLOMARIN 59 F. A. GRASSINI (art. cit.) conclude che solo nella finanziaria per le infrastrutture è indispensabile la presenza della Regione mentre sarebbe da sconsigliare in quelle promozionali e di sviluppo per i seguenti motivi: a) i settori dell'industria e del credito non rientrano tra le competenze delle Regioni a statuto ordinario ed il loro ruolo deve essere di suggerimento e proposta, ma non operativo; b) le limitate risorse delle Regioni devono con priorità essere destinate per quegli scopi cui sono istituzionalmente preposte; e) è politica1nente preferibile che le Regioni non ali1nentino con la ]oro diretta presenza speranze eccessive sui risultati ottenibili con strumenti che, come si è visto, hanno chiari limiti oggettivi; d) la presenza delle Regioni nelle finanziarie inevitabilmente accentuerebbe la tendenza di queste a compiere operazioni di « salvataggio» in situazioni politicamente sensibili; e) lo sganciamento delle finanziarie da situazioni economicamente non valide (gli errori ci sono sempre) diventerebbe più difficile. Secondo ANTONIOFUMO (v. « 24 Ore - Il Sole » 2.3.71, articolo di Carlo Monatti) « le sette regioni a statuto ordinario meridionali vorranno creare delle loro finanziarie: si corre così il rischio di avere nel Mezzogiorno quattro finanziarie a partecipazione dello Stato [SME, INSUD, FINAM e SPI] e nove finanziarie meridionali. Non ci vuole molta fantasia per prevedere gli sprechi di denaro pubblico che nascerebbero da questi piccoli centri di potere ». 76 Bibiiotecaginobianco

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