Napoli tra passato e futitro cerca che essa ha chiamato in vita. Quello che conta è l'indicazione, appunto, di una linea nuova e aggiuntiva di politica meridionalista, di politica industriale, di politica della ricerca. E conta pure di annotare che non si è fatto di slancio quanto noi proponevamo fin dal 1966: un'area napoletana della ricerca, che avrebbe pur conferito alla Campania una forza di richiamo nei co11fronti di certe attività industriali e a Napoli una funzione tipicamer1te metropolitana. E non lo si è fatto per inerzia di classi dirigenti, nazionale e locale. Ma torniamo ora al « contenimento ». A questo proposito abbiamo già dato ragione ad Aliberti: l'ind11strializzazione è stata finora più di contenimento della degradazione di Napoli che di trascinamento della città e della sua regione sulla via dello sviluppo autopropulsivo. E allora dobbiamo domandarci se ci sono oggi le condizioni grazie alle quali l'industrializzazione potrebbe dar luogo a risultati più significativi e rilevanti di quelli cui ha dato luogo finora. A questo punto cl1iamerò in causa Petrilli come autore del saggio sull'IRI e l'economia napoletana; saggio che fornisce, in questo decimo volume della Storia di Napoli, u11a serie di dati molto concreti e molto interessanti. Vale la pena anzitutto di confrontare quanto scrive Aliberti con quanto scrive Petrilli a proposito di quella che è una delle principali condizioni dell'industrializzazione di Napoli. Non ricordo ora se a proposito di Cottrau o se a proposito di Betocchi, Aliberti riferisce quale fosse il peso negativo che ai fini dell'industrializzazione si attribuiva alla insufficienza delle comunicazioni stradali e ferroviarie; e di q11esta insufficienza Aliberti torna a parlare quando considera la situazione industriale di Napoli negli anni successivi alla prima guerra mondiale. Bene: Petrilli traccia un quadro degli interventi dell'IRI già attuati o già avviati per fare di Napoli una città collegata al resto del paese mediante un sistema di scorrimenti fondamentali proiettati verso sud, verso nord e verso est. Napoli, cioè, grazie alle autostrade è diventata ora un vero e proprio intreccio di assi di sviluppo; e intanto si sta provvedendo a una rete a11tostradale per il disimpegno extra-urbano e ad un asse per il disimpegno più strettamente urbano. Da questo punto di vista, qnindi, molte cose sono cambiate e altre stanno per cambiare. È un'occasione della quale si deve tener conto: come si deve tener conto del fatto che la terapia autostradale, dei collegamenti autostradali e dei disimpegni autostradali, nella misura in cui ha ridotto il peso negativo dell'insufficienza di comunicazioni lamentata da Cottrat1 o da Betocc_hi, ha pure predisposto condizioni più favorevoli all'insediamento delle attività industriali; più favorevoli di quanto non lo 125 Bibiiotecaginobianco
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