Napoli tra passato e futuro l'autore di questo saggio; perché il st10 discorso è viziato da generalizzazioni sociologiche e populisticl1e. Oggi vanno di 1noda, queste generalizzazioni; e sono un tributo, più o meno inte11zionale, pagato al conformismo nei confronti di una letteratura politica cl1e si e accreditata per le idee che confonde più di quanto non abbia pott1to distinguersi per quelle che rischiara. Così dell'impostazione che Nitti e altri nella sua scia hanno dato del problema dell'industrializzazione, sommariamente Aliberti afferma che si fonda sulla modernita delle soluzioni tecnico-economic~e, ma assume modelli di sviluppo estratti fuori dal loro contesto storico-sociale. Ora, verrei meno alla mia onesta intellettuale se non dicessi che questo mi sembra u110 storicismo di superficie, artificioso. Comunq_ue sia, Aliberti vorrebbe addebitare a Nitti l'errore o l'illusione di aver creduto il sottosviluppo di Napoli e del Mezzogiorno, effetto generale di una carenza dell'iniziativa impre11ditoriale, e non piuttosto frutto obiettivo delle contraddizioni cl'el capitalismo. Non mi rallegrerei certo se il discorso su Napoli e la sua industrializzazione dovesse deviare dalla concretezza nittiana e dovesse perdersi nell'astrattezza sociologica. Ho l'impressione che questa deviazio11e sia inevitabile se ci si avvale di formule come quella di cui se1nbra compiacersi Aliberti e che, strumentalizzando superficialmente lo storicismo, vanificano la storia. Né mi rallegrerei se si dovesse diffondere questo scetticismo alquanto sussiegoso circa la possibilità di applicare alla realtà nazionale e 111eridionale uno schema di sviluppo modellato sulla esperienza classica dell'industrializzazione europea. D'altra parte, quando si manifesta questo scetticismo si deve pur dire q11ale modello di industrializzazior1e si ritiene possibile applicare alla realtà nazionale e meri,iionale. Forse quello che la Jugos]avia ha cercato di applicare al Montenegro e alla Macedo11ia? O quello che la Cecoslovacchia non ha nemmeno cercato di applicare alla Slovacchia, dal momento che ha provocato il regresso della già industrializzata Boemia? O si pensa a un modello cubano o algerino? Questo Aliberti non lo dice; e fa be11e a non dirlo perché, a differenza di quello europeo, si tratta di modelli che sono falliti. Si potrebbe allora supporre che Aliberti intenda sostenere che si tratti di eliminare le contraddizioni onde in Italia il modello europeo di industrializzazione è stato applicato in modo tale da provocare .il dualismo fra l'Italia della piena occupazione e l'Italia della disoccupazione, sottoccupazione ed emigrazione; e che il problema consista nel cercare applicazioni aggiornate e originali. del modello europeo di industrializzazio·ne. Ma questo è appu11to quanto da Nitti in poi gli « europei di Napoli », e i meridionalisti democratici i11generale, si sforzano di fare. Sennonché, direbbe Aliberti, si sforzano di farlo nutrendosi di miti e 123 Bibiiotecaginobianco
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