I I LETTERE AL DIRETTORE • Industrializzazione e paesaggio Illustre Direttore, ho letto con interesse la nota della redazione della Sua rivista intitolata « Industrializzazione e paesaggio» a proposito del progetto di impianto industriale dell'ENI a Manfredonia. Soprattutto mi sono soffermato su due questioni e un dubbio che sono trattati al termine della nota: traspare in essi una impostazione del problema che mi spinge a commentare con una battuta che spero ella mi vorrà consentire: non sarebbe stato meglio intitolare la nota « irJ,dustrializzazione o paesaggio » invece che « industrializzazione e paesaggio»? Infatti mi pare che la questione venga trattata come se i due termini fossero alternativi al punto che si manifestano timori che, per non voler distruggere un paesaggio, si compromettano le possibilità di sviluppo ind'ustriale della zona di Foggia. Ora non mi sembra che questa sia la corretta impostazione da dare ai problemi del paesaggio. Nessuno intende, criticando il progetto, sacrificare, sull'.altare di una astratta ed oleografica concezione del paesaggio, lo sviluppo del Mezzogiorno in generale e della provincia di Foggia in particolare. Si vuole soltanto assicurare che determinate risorse turistiche (che sono oltretutto beni culturali), importantissime da un punto di vista economico, non vengano compromesse ed annientate da iniziative di altri settori, ma si inte- • grino con esse. La localizzazione in agro di Monte S. Angelo non tiene conto di queste assai importanti questioni, ma si rifà a particolarissime esigenze (la profondità dei fondali) che ci si deve rifiutare di assumere come motivo centrale di una decisione di tale importanza. Né mi sembra che l'ENI abbia bisogno di alibi per non prendere decisioni (se mai ne ha bisogno per sco-pi ricattatori) dato che l'iniziativa proviene da esso. Ciò confonde soltanto le acque e ri1nette in discussione quel poco che in termini di programmazione e coordinamento si è faticosamente costruito. in anni di discussioni e lotta politica. Non solo i monumenti e i resti archeologici citati nell'articolo- di Bruno Zevi sull'« Espresso» dovrebbero bastare per sgombrare il campo da ogni ditbbio, ma anche il fatto che lo sfruttamento turistic<? di quelle ed altre risorse è già iniziato con un apporto di energie e capitali ingentissimi. Costruire uno stabilimento in quei luoghi significa dunque distruggere 127 Bibliotecaginobianco
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