Editoriale nzento parlan1entare e di governo, soltanto in 1naniera marginale può ess~re affrontato parte11do da u11'impostazione religiosa del « dialogo ». Per questa via sarà forse possibile arrivare a quella che si è convenuto di chiamare « repubblica conciliare », verso la qu<:1-lenon abbiamo che da ribadire qui tutta la diffidenza rip·etutamente ed energicamente espressa da Ugo La Malfa. Certo, non si arriverà ad un rafforzamento etico-politico e istituzionale in senso autenticamente democratico. Abbiamo nel nostro im1nediato passato l'esperierzza del centro-sinistra, che è nato, attraverso una lenta maturazione di spiriti e di forze autentica1nente clenzocratiche, attraverso u11 processo difficile e, in alcuni settori, no11 ancora conc.luso, ma in,iziato ben prima che negli ambienti ecclesiastici si cominciasse a parlare di « dialogo ». Noi rivendichiamo la laicità essenziale e imprescindibile di qiLesto processo, e di ogni altro analogo processo che si potesse auspicare o pron1uovere. E qua11do parlia1110 di laicità, non intendiamo affatto riproporre vieti e superati motivi di contrapJJosizione frontale tra le forze storiche del n1ondo politico italiano. Intendian10 s0ltanto ricordare che non solo nella vita politica, 1na anche nella società civile tutta del mondo contempora11eo l'autonomia di iniziativa delle forze politiche rispetto ai custodi di qualsiasi ortodossia è una conquista troppo preziosa perché vi si possa rinunziare. Ricorderen10 sempre la profonda osservazione che Mario. Ferrara fece una volta su « Il Mondo »: per la breccia di Porta Pia, egli diceva, no11 sono passati soltanto i laici, è passata anche la Democrazia Cristia11a. Pensare diversamente, promuovere dialoghi non nascenti dalla realtà delle cose e dalla autono111a elaborazione delle forze politiche presenti in can1po, no11 solo ..t-istorce i11una direzione pericolosa e inaccettabile, come potrebbe essere quella della « repubblica conciliare », l-ln processo assai delicato di evolitzione del n1ondo politico italiano, n1a significa ancl1e ritenere questo 111011dopolitico incapace di autoreg·olarsi e dirigersi nel rispetto delle proprie ispirazion,i ideali e morali. Un'itltima osservazione. Perché ta11ta fretta dei comitnisti e tanta insisten~t1 nell'appropriarsi di tesi di anzbienti vatica11i, senza preoccuparsi in questo caso ( ma i11 quanti altri casi!) delle « prevaricazioni clericali »? La risposta sembra chiara. L'isolamento politico dei comunisti rimane - nonostante i socialproletari, nonostante le note frange del PSI, nonostante le ACL/ e i « cattolici del dissenso)> - sempre con-!- pleto. Perciò ogni spiraglio di nitova luce su questo problema viene subito e cupidamente colto. Ma i comunisti debbo110 convincersi che anche su questo problema qualsiasi modifica della situazione non può fare a meno di passare, come già il centro sinistra, per una ntediazione pienamente e aittonomamente clemocratica. 6 Bibiiot~caginobianco
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