NOTE DELLA REDAZIONE La paralisi socialista « Il Congresso di Roma è chiamato a definire in rnodo inequivocabile il programma del Partito Socialista... Sulla base di questo progran1111a it Congresso dovrà dare al Partito una direzione che per la sua omogeneità sia in grado di realizzare la politica decisa dal Congresso e di stabilire e 1nantenere la disciplin'a interna nel pieno rispetto della libertà di discussione e di critica e -della leale e ferma applicazione degli organi responsabili. Una maggioranza che assuma la responsabilità dell'azione, una minoranza ricondotta alla sua funzione di critica e rion di disgregazione, tale è la regola democratica da restaurare nel partito ». Questo è un appello di Pietro Nenni, e avrebbe potuto benissimo essere lanciato alla vigilia del recente Congresso dell'Eur. Invece, sono le parole con le quali si apre uno scritto intitolato: Prospettive di politica socialista per il 1947. Proprio così: 1947. E il Congresso al quale si allude è, per l'aJJpunto, quello destinato a vedere la spaccatura verticale del partito socialista., la scissione di Palazzo Barberini e la nascita del partito socialde1nocratico. Chi abbia partecipato al Congresso del 1947 e si sia trovato a seguire i lavori dell'Eur, non ha mancato probabilmente di rilevare una certa analogia di atmosfera. Allora come oggi, al di là del dibattito ufficiale, un clin1a di tensione e di contrasti; i nervi dei delegati pronti a saltare; l'ombra del recente insuccesso elettorale; la sensazione di trovarsi ad una svolta deci_siva; il fastidioso timore di venire scavalcati a sinistra; e, malgrado tutto, la convinzione che il partito socialista deve adempiere ad una funzione insostituibile nella vita politica italiana ed europea. Naturalmente, il paragone con il 1947 finisce qui. A qilel ten1po, una larga fascia del partito era favorevole alla se1npre più stretta alleanza con i comunisti (e sul Congresso incombeva, se pur ufficialmente accantonata,. la tesi della fusione col PCI, al fine di realizzare « l'unità organica della classe lavoratrice »); sicché le divisioni nascevano dal ,nodo stesso di concepire la funzione di un partito socialista, ed erano perciò divisioni incol~ 1nabili. Di qui, la scissione. Oggi, anche per tutto quello che è accaduto nei vent'anni che ci dividono dal 1947, in Italia e nel mondo, .Zagrande n1aggioranza del PSI è sostanzialmente concorde: lo è non soltanto sulla necessità della piena autononiia del partito e sulla impossibilità di realizzare i fini di giustizi'a sociale in un quadro totalitario, ma - sia pure con sfumature diverse - è co·ncorde sulla linea politica che il partito deve adottare. Quanto alla corrente che fa capo a Riccardo Lombardi, per rispettabile che sia sul piano della coerenza e della « purezza », essa è -:- oltre che esigua sul piano numerico - 1 inconsistente sul piano politico. Dicendo questo, non ci riferiamo soltanto 37 Bibiiotecaginobianco
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