Nord e Sud - anno XI - n. 59 - novembre 1964

Investimenti e contratti agrari sono così vaghi che sarebbe difficile dare un giudizio su di essi. Dipenderà, quindi, dall'attuazione della legge il giudizio che si potrà dare alla fine di essa. Del_resto, agli Enti di Sviluppo è data minore importanza rispe~to a qu·ello che è considerato il vero scopo dei provvedimenti: intendiamo parlare della regolamentazione dei contratti agrari. E dobbiamo confessare che, dalla lettura dei pro-getti di legge e dalla discussione di tali progetti che si è accesa negli ultimi mesi, si deduce che siano ancora lontani da quella chiarezza di obiettivi che abbiamo detto essere la massima lacuna delle politiche agrarie fin qui perseguite. Si pensi, in particolare, alla disposizione che rinnova, se non inasprisce, il blocco ·dei contratti agrari. È inutile ripetere qui le ragioni che hanno giustificato in passato un provvedimento di tale natura. Al momento attuale, però, la situazione è forse diversa; e ci pare si possa cominciare a pensare ad una revisione di certi indirizzi politici del passato e di certi stati d'animo che erano alla loro origine. Va, per esempio, senz'altro accettato il principio che i termini e le condizioni generali dei contratti agrari siano regolati da leggi dello Stato, e che tali termini siano fissati in maniera più favorevole (e diano una maggiore sicurezza di impiego) al colono, o al mezzadro. Ma meno chiara appare al giorno d'oggi la necessità del mantenimento del blocco dei contratti, che in pratica lega solo il proprietario terriero. In un momento in cui è necessaria una modernizzazione di tutta l'agricoltura, modernizzazione che deve evidentemente riguardare anche i rapporti contrattuali eà il modo di conduzione delle aziende agrarie, si vengono, a congelare col blocco dei contratti numerosissime situazioni che avevano una certa ragione di essere nel passato-, ma che probabilmente sono super~te al giorno d'oggi. Specialmente nel caso dei proprietari terrieri forniti di maggiore spirito imprenditoriale, è molto probabile che la conduzione diretta sia l'unica via p·er il radicale riordinamento dell'azienda: riordinamento cl1e spesso comporta investimenti notevoli - per le macchine, i miglioramenti fondiari, le sostituzioni di culture, ecc. - che non hanno luogo perché necessaria condizione di essi è proprio la possibilità di poter disporre direttamente della terra. Poco importa se questi stessi proprietari terrieri sostengono talvolta la tesi che non vi sia più posto in una economia moderna per l'azienda diretto-coltivatrice. Una tesi, q~esta, che viene smentita da quello che è successo in altri paesi ad agricoltura più progredita, nei quali l'agricoltore si -identifica sempre più con colui· che fornisce, s~ non tutta, almeno parte preponderante della mano d'opera necessaria 83 - Bibliotecaginobianco

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