Investimenti e contratti agrari .Se si analizzano le cifre del debito agricolo, bisogna concludere che gli agricoltori, anche se spesso duramente provati, hanno avuto fidu~ia in un prossimo superamento de~la crisi agricola. Ma non si può negare che un senso di sfiducia stia pian piano conquistando molti settori agricoli, e questo fatto potrebbe avere conseguenze veramente gravi sul piano eco,nomico generale. A nostro parere si possono distinguere due gruppi di motivi che determinano uno stato d'animo di sfidt1cia crescente. Da una parte, lo scoramento per la sempre più evidente impotenza dell'agricoltore a controllare il mercato, specialmente di alcu11i prodotti. Dall'altro il sentimento che gli interessi agricoli siano non sufficientemente curati, se non addirittura sacrificati ad altri interessi, da parte del Governo. ·Riguardo alla prima causa di insoddisfazione si potrebbe facilmente obiettare che gli agricoltori sono i primi colpevoli per non essere riu~citi ad organizzarsi meglio nei confronti del mercato. Se, infatti, in molti altri paesi, la posizione dell'agricoltura è di gran lunga migliore da questo punto di vista, ciò si deve, nella maggioranza dei casi, alla iniziativa degli agricoltori stessi. D'altra parte, bisogna, però, riconoscere che anche da parte del potere pubblico poco si è fatto per favorire un tale tipo di organizzazione. E ciò nel senso che le politiche adottate hanno sempre avuto·, come· abbiamo già rilev_ato, un carattere congiunturale, sono, state sempre caratterizzate, cioè, dalla preoccupazione di ovviare ai più gravi stati di disagio, e non da quella di attaccare il problema alla radice. Ma, oltre questo•, c'è un altro· elemento in queste politiche la cui influenz~ psicologica sullo stato d'animo degli agricoltori è stata notevole: il fatto, cioè, che esse siano sempre state presentate come misure che veramente ed una.volta per tutte avrebbero risolto i problemi agricoli: dei toccasana, insom.ma, che poi alla prova dei fatti si sono dimostrati al massimo dei pannicelli caldi. L'effetto di un tale mo·do di agire è profondamente diseducativo, e ré:lppresenta, a nostro giudizio, una delle maggiori colpe di cui si è macchiata la politica agraria degli anni passati. Se ques,to: è vero, come crediamo, se ne può dedurre abbastanza ovviamente seéondo quali linee si dovrebbe procedere nel futuro,. Abbiamo già detto• della necessità di forn1ulare una politica di lungo periodo. A questa, però,_ si dovrebbe ·affiancare un programma, di e.ducazione, per così dire·, al fine di spiegare quali so.no gli scopi che si voglio,no ràggiungere e quali sono le co•nseguenze prevedibili. Il solo mod.o- serio di agire sarebbe, per esempio; di. dire chiaramente agli agricoltori che, se si vuol ottenere qualcosa, essi saranno i primi a dover collaborare ed a dover spesso rinunziare alla loro .proverbiale indipendenza; e che 81 Bib.1iotecaginobianco
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