Editoriale Alla notizia della caduta di Kritscev i comu,zisti italiani, superando l'iniziale sbigottimento e disorientamento, hanno reagito affermando che era il « modo » con1e Kruscev era stato liqui.dato a renderli « preoccupati e critici » nei confronti del fatto. A questa banale affermazione bene hanno replicato i socialisti osservando che né la preoccupazione né la critica valgo·no alcilnché, se no11 si ha il coraggio o la capacità df tradurle in revisioni ormai indilazionabili nei confronti non solo di una realtà, ma di una dottrina. Noi spingerenzmo anche più ··avanti il discorso,· perché ci pare che, accettando il .piano sul quale lo pongono i co1nunisti, il frutto d'ella discussio·ne non possa essere. grande. Qui, infatti, non è questione di « 1nodo », nel senso che la cosa importa-nte sia il provvedimento adottato dalle alte gerarchie· sovietiche e la cosa discutibile sia la procedura segitita per adottarlo; o, tanto meno, nel senso che fosse possibile, nell'an1bito di un- regime come il comunismo sovietico, seguire una proceditra più soddisfacente per chi abbia vivo il senso della democrazia e sia ad esso incondizionatamente .fedele. Qi,i è questione precisamente di « mo-do », ma solo. se per modo s'intende in questo -caso lo spirito del regime, la sua -vocazione, la. sua .concreta maniera di essere. Coloro che hanno scalzato Kruscev non sono stati né più né. meno democratici di qitanto a suo tempo· sia stato Kruscev stesso 11.elloscalzare i Malenkov, i Molotov, i Kagano-vic; sono stati · quello che potevano_ essere, comunisti sovietici che agiscono nel quadro e secondo le possibilità del loro regime. L'errore dal quale bisogna in questo momento guardarsi è quello di considerare Kruscev come un campione della democrazia e i suoi avversari come nemici della democrazia. La grand-e importanza e la meritata popolarità dell'ex premier sovietico non erano dovute a questo; e tutti, nel mondo, lo sanno. L'impo·rtanza e la popolarità della sua figura derivavano unicamente dall'opera attiva e coraggiosa che eg'li fino in ultimo ha svolto in favore della pace, in favore di un tono più cordiale nelle relazioni internazionali, in favo re dello spegnimento di ogni eventuale tentazione proditoria nel seguire la sua politica di « coesistenza pacifica ».; E il suo merito è stato tanto più grande in quanto egli stesso -era stato tutt'altro ch·e alieno, fino a qualche tempo fa, dal praticare . la violenza e .le male arti della diplomazia sovietica tradizionale. Il soffocamento, nel sangue, della generosa rivolta itngherese nel '56 e l'irrespo.nsabile. avventura tentata a Cuba sei arzni dopo lo dimostrano. Ma nell'insiem~. aveva resistito perfìr1:oall'estrema tensione raggiunta dai_rapporti cino-sovietici e aveva consapevolmente affrontato il rischio di. un violento divampare delle forze centrifughe- del blocco comunista nella stessa Europa (vedi i casi dell'Albania e della Romania) pur di mantenere· fermo sulla questione 4 ' Bibliotecaginobianco
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