Giornale a più voci ripresenterebbe imm.ediatarnente sotto altre forme: già in parecchi settùiri - soprattutto in quello delle costruzioni elettriche e in quello delle macchine utensili - la concorrenza tedesca è pericolosa almeno quanto quella americana; e lo stesso è vero, anche se in misura più ridotta, per il settore chimico e per quello metallurgico. Per di più, nel corso del 1963, la Repubblica Federale Tedesca, il cui prodotto nazionale lordo è pari al 38% di qùello totale della Comunità Europea, ha realizzato il 42% degli investimenti. Ciò · significa che il peso .dei capitali tedeschi nell'ambito del Mercato Comune· tende a diventare sempre più consistente; e sembra che nel 1964 gli investimenti tedeschi aumenteranno ad un ritmo ancora più rapido, in quanto è previsto per l'anno in corso un incremento di tali investimenti del 10% (mentre gli investimenti francesi, ad esen1pio, dovrebbero registrare - secondo l'INSEE - una flessione di circa il 49f>). _Ma se è indubbiamente vero che non c'è, dietro gli investimenti americani, nessun secondo fine di dominazior1e politica, e che le strutture stesse dell'economia europea (e soprattutto- dell'Italia e della Francia) attirano investimenti americani che sono spesso non solo utili, ma addirittura indispensabili al loro sviluppo, non ci si può nascon·dere che alcune conseguenze estremamente inquietanti potreb,bero derivare, almeno per alcuni dei paesi europei, da questo fenomeno. Se l'allarmismo, recentemente diffusosi oltralpe, è certamente esagerato dallo spirito del regime gollista, non si può, tuttavia, trascurare la rilevanza di un certo numero di considerazioni ed i pro-blemi che ne derivano. I_n primo luogo, l'ampiezza del fenomeno, di cui l'opinione pub-blica europea si è accorta in seguito al recente acquisto da parte americana della società Bull, del settore calcolatori elettronici della Olivetti, dei gruppi automobilistici Rootes e Simca, della società farmaceutica Ledoga-Lepetit e dell~ Ferrania. Nel 1963, gli investimenti americani nell'ambito del Mercato Gomune hanno raggiunto il miliardo di dollari; nel 1964 essi ascenderanno probabilmente ad 1.100.000.000,per passare nel 1965 ad 1,2 e nel 1966 ad 1,4 miliardi di dollari,. pari a poco n1eno di 900 miliardi di lire. Naturalmente, sono i più potenti tra i gru·ppi finanziari americani quelli che più aggressi~ vamente investono in Europa; e di qui un pauroso squilibrio del rapporto di forze a danno dei concorrenti europei. Questo squilibrio, ed i pericoli in esso impliciti, sono chiaramente visibili: nei casi in cui il capitale americano viene a partecipare ad iniziative europee gli americani ne assumono spesso H. controllo- assoluto. Secondo uno studio condotto in Francia (J. Ger-- vais, La France face au.x investissements étrangers, Editions de l'Entreprise Moderne, 1963), per ogni cento _ditte· a compartecipazione franco-americana, il partner d'oltre· Atlantico dominerebbe in 87 ca~i., contro 7 .partecipazioni egualitarie -e 6 di •minoranza. La condizione dell'industria europea, che appare quasi artigianale al confronto di quella nord-americana, non può dunque avere come conseguenza che u.n controllo pressoché totale dell'azienda, o del settore, verso cui il capitale americano si indirizza. La conce11trazione di questo capitale, infatti, non si fa solo per ditte, ma 51 Bibliotecaginobianco
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