Nord e Sud - anno XI - n. 59 - novembre 1964

Recensioni veriti. Hanno elevato una barriera edilìzia accanto a quella sociale che era già stata costruita nei secoli fra « le due Napoli». Questa fuga dai vicoli di « chi p·uò » ha _aggravato il distacco tra il ceto borghese e la maggior parte della. popolazione che resta sempre più abbandonata nei suoi formicai»: giudizi senza alcun dubbio· fon-dati e pertinenti. Dalle due Napoli, insieme, quella « alta » e quella dei « vicoli », il Russo vede partorire, e ha ragione anche qui, il fenomeno Lauro, e nel declinare del mito del « comandante>>. jndica una nuova ragione di crisi dell'una e dell'altra. C'è, tuttavia, una Napoli veramente mo1 dema (no.nosta11te la sottoccupazione e la disoccupazione, Lauro e la classe dirigente napoletana, il miracolismo e la rassegnazione popolari) sulla quale il Russo si sofferma: la Napoli industriale e dinamica svilup·patasi sulla strada di Caserta e su quella delle Puglie, una Napoli di operai intelligenti e qualificati e di dirigenti o imprendi-. tori.dinamici e coraggiosi. Il contrasto di questa Napoli con la deficiente attrezzatura materiale dei centri in cui si sviluppa e con il larghissin10 predominio mantenuto -dalla Napoli vecchia non ha bisogno di essere sottolineato dall'autore perché è spontaneo. E co•sì pure spontanei sono i contrasti tra i centri di nuove e moderne attività che nel Mezzogiorno qua e là si ritrovano e la schiacciante massa del Mezzogiorno tradizionale, sempre più povero e sempre più vuoto di energie. Così Battipaglia, Pisticci, Taranto etc. fanno da ancora inefficiente contrappeso a Lauria e a Lagonegro, a tanta parte dell'aspra Calabria e della stessa Puglia, dove giustamente il Russo vede nella cl_asse economica barese « senza dubbio la più attiva e una delle migliori del St1d ». Il contrasto Bari-Napoli, che Giovanni Russo, co,n discrezione di. .. lucano, no:n sotto1inea, emerg_e egualmente dalle sue pagine, così come da esse emerge - peraltro - la paradossale somiglianza di atteggiamenti e sviluppi politici tra le due città meridionali, specialmente per quanto riguarda il vasto settore dell'opinio·ne di destra, e la non meno paradossale naturalezza con la quale, nell'uno e nell'altro caso, in Campania e in Puglia, anche le più nuove e promettenti e grosse iniziative finiscono con l'inserirsi e l'adeguarsi ai vizi della locale· struttura del potere. Ed ecco il Russo giunto all'analisi dell'« altro fenomeno che sta cambiando la faccia del Mezzogiorno» accanto alle trasformazioni dell'agricoltura e dell'industrializzazione, ossja all'analisi dell'emigrazione meridionale verso l'Europa. Si tratta, come è noto, di un feno•meno di prop-orzioni amplissime, che ha preso uno slancio improvviso specialmente a partire, all'incirca, dal 1956 o 1957. p·assate in secondo piano le ·vecchie e, una volta, quasi esclusive destinazjoni tran·soceaniche,· l'emigrazione meridionale ha preso a dirigersi verso l'Europa in misura quasi pari a quella onde si è diretta e si dirige .__ verso le più progredite regioni italiane. Il Russo ha preferito fermarsi sull'emigrazione verso l'Europa anziché su quella verso le restanti regioni italiane, e la scelta è stata veramente felice, se si pensa che la prima era assai meno coposciuta d~lla seconda. Il capitolo X del· libro· gli serve da breve e colorita introduzione all'argomento. Leonardo e Donato, due operai di Castelluccio che lavorano rispettivamente in Svizzera e in Germania, lo r~gguagliano sull'at- -109 Bibliotecaginobianco _

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==