nente) da una minoranza di comunisti per i quali, sullo sfondo, la lotta all'espansionismo meridionale dei grossi monopoli nazionali (proprio in quell'epoca si tenne il convegno CEPE.S di Palermo) non era motivata, come per il PCI, dal pericolo di quanto i monopoli facevano o avrebbero potuto fare, bensì dal fatto che i monopoli non facevano nè avrebbero potuto fare nulla di effettivo in ordine alla soluzione dei problemi economici e sociali della regione. In altre parole, al limite, costoro sarebbero stati pronti ad appoggiare anche la penetrazione dei monopoli del Nord e internazionali in Sicilia, se avessero pensato che tale penetrazione avesse potuto eff ettivam·ente servire a migliorare l'ordine delle cose; mentre i comunisti ortodossi l'avrebbero osteggiata anche, e soprattutto, se avesse fatto qualcosa in tale direzione. Ma la minoranza, ragionando come s'è detto, è chiaro che già si metteva fuori dalla linea del partito e si tramutava in un gruppo di << democratici generici». Q·uesti i termini della discussione in seno al BC siciliano negli anni tra il 1953 e il 1956. Sta di fatto, comunque, che, vinte le deboli resistenze dei << conservatori>>, incapaci di uscire dai vecchi schemi, la nuova linea di alleanze cominciò a prendere consistenza pratica quando i comunisti identificarono nella Sicindustria, e in particolare nel suo presidente ing. La Cavera, la forza capace di intendere la loro proposta di collaborazione. Il ragionamento non faceva una grinza. Gli interessi obiettivi del medio e piccolo imprenditore locale, dell'industriale alla La Cavera che intendeva farsi le ossa e cercava sbocchi e capitali, dell'agricoltore moderno che voleva rinnovare i suoi impianti, dell'esportatore bisognoso di protezione, coincidevano perfettamente con quelli degli operai in cerca di lavoro, dei contadini che soltanto da una rivoluzione produttiva potevano sperare qualcosa, degli intellettuali disoccupati, delle donne che volevano uscire dalla segregazione sociale e familiare. Le due parti contraenti fecero, in questa prima fase, il loro dovere: i comunisti si astennero di dar noie sindacali alle aziende siciliane che si sviluppavano obiettivamente contro il monopolio (e sa Iddio se •ci sarebbero state ragioni concrete per chiedere migliori condizioni di lavoro e di salario), la Sicindustria ruppe decisamente con la Confindustria (scontri La Cavera - De Micheli, ripudio della Confintesa, ecc.). Sembrava [34] Bibliotecaginobianco
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