ricorrenti, dei miti autoctoni per travestirli in soluzioni grafiche il più possibile intuitive e schematiche, qui si procedeva ad un puro e semplice impiego dell'inverosimile in funzione ricreativa (si sarebbe tentati di dire: ca-: tartica). I day-dreams, le confuse velleità, il dibattersi quotidiano di fronte alle frustrazioni della vita moderna assumevano il volto - grave, severo, spavaldo, eroico, sovrumano - che ciascuno dei lettori volesse dargli. In Fort'1nello, in Arcibaldo, in Paperino c'era la sintesi (e la satira) di una particolare condizione umana, in chiave di grottesca evasione; nel fumetto di avventure l'evasione è tutta presente e svelata, a suo modo realistica, nei suoi episodi e con i suoi protagonisti, senza neppure l'allegoria, il pretesto eroicomico del bestiario disneyano. Topolino, appunto, fu un po' il ponte di passaggio tra la vignetta e la illustrazione veristica a fumetti, tra l'umorismo dei comics vecchio stile e la perentoria serietà dei nuovi« eroi». Riunì in sè la forza e la parodia della forza, l' <<idealé » e il grottesco: in ciò era uno dei motivi della sua perf ezione. Per i <<fumetti senza sorriso>>,il discorso deve essere necessariamente diverso. Non tragga in inganno il contenuto metafisico, astrale, avveniristico di molti fumetti di avventura: in quel mosaico di miti, che è il mondo dei comics, l'intervento dell'avventura nella sua più larga acc~zione segna l'affievolirsi della fantasia, l'emergere di una realtà meno interpretata, con u11a sua forma più grezza, più veramente <<barbarica». Quello che domina è l'immaginazione, che si esercita - a dispetto delle apparenze - entro confini già segnati, su temi i quali si svolgono, senza regole evidenti, all'interno di una regola più ampia dove l'inverosimile narrativo coincide sempre con il verosimile morale, con la convenzione. Gli in- . trighi dei criminali e l'operosità benefica degli uomini dell'ordine, le imprese delle « supercreature >>,la violenza (a fin di bene) degli uomini primitivi, le scorribande per i difficili sentieri dell'Iperuranio non sono certo un terreno che possa prestarsi all'esercizio dell'ironia e al gioco dell'introspezione come vi si prestano la vita domestica di un Arcibaldo o le vicende ricorrenti . (e ogni volta nuove) di un Li'l Abner. Ma all'ironia di rado si sostituisce qualcosa di ugualmente stimolante sul piano intellettuale, qualche nuovo mito, credibile, costruttivo. La <<libertà totale » che le nuove creature pretendono di offrire ha il carattere dell'automatico, del preordinato. La sua logica interna, tenuta in disparte nelle varie fasi del gioco narrativo, insorge [100] Bibliotecaginobianco
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