Editoriale Trascorsi due mesi dalla costùuzione del governo dell'on. Segni ci sembra che non possa sussistere più alcun dubbi·o sulla natura del suo indi'rizzo e sulla qualità delle forze che lo sorreggono: indùizzo e forze di destra, e che tali restano malgrado la «copertura» liberale,e gli irritati e maldestri discorsi del Presi'dente del Consiglio. Di' quest ultimo conosdamq le affermazioni relati've al programma del suo governo, che sarebbe la continuazi'one di' quello con cui la Democrazia Cristiana si presentò al Paese nell'ormai· lontano 1946, naturalmente adattato ai tempi' e alle mutate situazioni. Inoltre, l' on. Segni ha più .volte insisti"tonella considerazione che su questo programma, non negozi'ato con nessuno, cc si è realizzata, per la prima volta, lçzpiù larga maggioranza nel Parlamento e nel Paese »: il che testimom.'erebbenon tanto di una vittoria del governo: ma soprattuto di una « grande vittoria del nostro partito>>.Se così fosse, se dovessimo accettare per vere le affermazioni del Presidente del Consi'glio, qualcuno potrebbe osservare che il qui'ndicenni'o trascorso è stato dunque per~uto in diatribe inutili; che il problema delle formule,. delle maggioranze e degli schieramenti' politi'à (cui uomi'ni come De Gasperi, preoccupati di di'fendere i'l sistema democratico e le nascenti istituzioni dai pericoli dei sovversi'vismi dt' destra e di sinistra, avevano dedicato tanta parte della loro attenzione), doveva invece ritenersi irrilevante, un acddente del tutto secondario. [.,,a verità è, invece, che non c'era stata, e non può esserci crisi di governo che non abbia implicato e che non implichi tuttora un problema di scelta; scelta di i'ndin"zzo programmatico, e scelta delle forze con cui tale indi.rizzo si vuole realizzare. Ciò valeva per De Gasperi quando dava vita alle coalizi'oni quadripartite, ciò vale per Segni che si presenta oggi alla testa di una coalizione (chè di· questo [3] Bibliotecaginobianco
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