Nord e Sud - anno VI - n. 53 - aprile 1959

dì fatto che, appena si è enunciata -una qualsiasi di tali giustificazioni, e delle ·infinite altre in cui può accadere di èredere, non si può fare a meno, se si è davvero liberali e tolieranti, di· prestare sinceramente l'orecchio a ogni' possibile interlocutore che contesti tale giustificazione, o ne sostenga una opposta. Insomma il dovere della tolleranza si estende anche ad ogni possibile « perchè » della tolleranza. Che si amino tali « perchè », ~ quali tra essi si scelgano, sono fatti di prefer~nza individ~ale, che possono anche esten4ersi a larghissimi gruppi d'individui, e rivestire quindi grande importanza .eduèativa e storica. Essi restano sempre, tuttavia, fatti storici e contingenti, non ~egati di necessità alla sussistenza dello spirito del dialogo, e anzi sottoposti alla sua legge al pari di ogni altra fede o teoria. Nella sua intrinseca natura, il collegamento fra la volontà d'intendere gli altri e l'accettazione di una certa teologia· o metafisica non è meno contingente che il collegamento di quella stessa volontà con ogni altra possibile vicenda e caratteristica, anche ben più modesta, della vita e della psicologia dell'individuo. Dire « Sono tollerante perchè presuppongo la concezione buddistica dell'universo» non è intrinsecamente dissimile dal dire « Sono tollerante perchè sono talmente felice con mia moglie che non riesco ad arrabbiarmi con nessuno» (anche se, evidentemente, l'apprezzamento del buddismo sarà condiviso da un m?lto maggior numero di persone, a paragone dell'apprezzamento dell:i moglie). E, si badi: questo significa altresì riconoscere che, come è bene che quell'individuo continui ad essere felice con sua moglie, anche perchè ciò gli rende più facile di essere altruista e tollerante, così ci sarà pure un vantaggio nel fatto che quell'altro individuo continui ad essere buddista, se ciò avrà per lui le stesse conseguenze nel campo etico. Ma il valore della legge morale è nella stessa legge morale, e non nelle circostanze che possono rendere più agevole il metterla in atto. Si osserverà forse, a questo p~nto, che tutto ciò sta bene, ma chè in ogni caso la· volontà di capire gli altri non può aver luogo senza gli altri, e questo· dunque presuppone una metafisica della persona, una teoria della molteplicità degli individui, una filosofia insomma della natura umana' e della ·sua comprensibile razionalità. Ma no: non presuppone neanche questo. Quelli che io debbo capire sono gli altri uomini? Sia pure. Ma proprio perchè debbo capìrli, non debbo sapere, già prima, -come sono fatti. Se lo [23] Bibliotecaginobianco

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