questo? Che la tolleranza, o il rispetto ddla libertà di coscienza, è p@ssibile solo tra cristiani? Ma se il buon cristia1noha realmente questo dovere di rispettare l'altrui libertà di coscielil~a (cosa che non è sempre accaduta), forse lo ha soltanto nei riguardi di coloro, che sono cristiani come lui? Evidentemente, n0. _Altrimenti dovrebbe sentirsi obbligato, per es.,,a negare ia libertà di parola e di stampa agli ebrei o ai musulmani che si trovassero ad essere suoi concittadini. E un cristiano, che in quanto ta1e riconoscesse la libertà di coscienza soltanto ai suoi correligionari, sarebbe ovviamente non un uomo dominato dallo spirito della libertà e della tolleranQ:a,ma piuttosto un dogmatico e un fanatico. La stessa. cosa, d'altra parte, vale per il musulmano e per l'ebreo, nel loro atteggiamento rispetto a lui cristiano. Se il musulmano riconosce la libertà di coscienza del cristiano, egli può ben dire, volendo, -checiò dipende dalla sua visione islamica del mondo, così come l'altro diceva che la sua tolleranza anche rispetto agli infedeli era il risultato della sua fede cristiana nella universale fratellanza degli uomini, tutti creati da Dio a sua immagine e somiglianza. Ma sta di fatto che in tanto esiste, tra il cristiano e il musulmano, una situazione di mutuo intendimento e rispetto di libertà e di diritti (chiamiamola, tanto per intenderci, una situazione dialogica, o liberale, o di tolleranza, purchè teniamo presente che, comunque la chiamiamo, essa resta la base di ogni possibile moralità e civiltà della convivenza umana), in quanto l'uno non è soltanto cristiano e l'altro non è soltanto musulmano. In altri termini~ nessuno di essi può dire: « Io sono tollerante perchè sono cristiano», o « lo sono tolierante perchè sono musulmano». Non può dirlo, perchè immediatamente dopo averlo detto, se davvero è tollerante, deve ammettere la possibilità che la giustificazione dell'interlo:utore sia più vera della sua. Il cristiano deve ammettere sinceramente che la giustificazione dello spirito di tolleranza possa essere piuttosto nel Corano che nella Bibbia; e il musulmano che possa essere piuttosto nella Bibbia che nel Corano. Se entrambi non ammettessero questa possibilità continua di essere convertiti, verrebbe meno il loro stesso spirito di tolleranza, che è appunto interesse sincero - e non soltanto condiscendenza indifferente - per il colloquio umano. Essi diventerebbero dogmatici rispetto alla verità propria, e scettici rispetto alla verità altrui (e gli scettici, sappiamo bene, non sono, in questo senso, altro che dei dogmatici ~Ila rovescia). [21] Bibliotecaginobianco
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