Mezzogiorno ed energia nucleare di Felice Ippolito Sono an_niche, in Italia, ci si industria a dimostrare che il problema dello sviluppo e del progresso economico del Paese è strettamente condi-. zionato dalla soluzione della questione meridionale; sono anni che, nel momento stesso in cui si prendono le prime iniziative concrete destinate ad eliminare quella condizione di disuguaglianza economica e sperequazione produttiva, che costituisce la più grave remora ad un piano d'azione a vasto raggio, ci si sforza di raccogliere i dati precisi e capillari che permettono di .agire con piena ed esauriente cognizione di causa. Eppure ancor oggi c'è chi si .ostina a considerare la questione meridionale come una specie cii pista nella quale possono esercitarsi le vocazioni più o meno sbagliate di ~conomisti sommari o di pianificatori inesperti. Questa, per intenderci, non è che l'ipotesi più benevola, ma probabilmente anche la meno realistica: poichè riesce difficile credere che studiosi di problemi economici, industriali e produttivi possano ancor oggi affermare, in base ad una collazione di dati, estremamente discutibili nella sostanza e nel sistema, che la costruzione di centrali elettronucleari nel Mezzogiorno d'Italia non soltanto non è economicamente consigliabile, ma si configura come una specie di lusso inutile, costoso e tutto sommato condannabile. È rimarchevole poi, ma evidentemente in senso del tutto negativo, come questa opinione, rispettabile in linea di principio come lo sono tutte le opinioni, sia stata espressa da persona che si ritiene competente nel settore energetico (1). Non siamo, tuttavia, tra coloro che in ogni dibattito vedono necessa- (1) Cfr. SAVINI P., Non sono convenienti nel Sud le centrali elettronucleari; -« Civiltà degli scambi » n. 11-12, 1958. pl] Bibliotecaginobianco
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