Nord e Sud - anno V - n. 38 - gennaio 1958

Che cosa sta accader1do oggi? Si comincia a parlare - sem.plice• mente, secondo il solito, - di crisi dell'edilizia. In realtà, la carenza di vani determinata dalle distruzioni va notevolmente scemando~ soprattutto per talune categorie; il brusco incremento della natalità va assumendo valori assai più limitati; in t1na ·parola, si va ritornando, sotto questi aspetti, alla normalità. Invece l'alto ritmo, imposto un tempo all'attività edilizia dalle richieste stesse, e divenuto ora anacronisrico, continua ad essere conservato; da una parte per la comprensibile «inerzia>> di tutta una massiccia organizzazione a mutare indirizzo, dall'altra •per una situazione economica purtroppo tipicamente nostra, che ha concentrato nella speculazione edilizia, come sull'unica destinazione redditizia e possibile, gran parte dei capitali disponibili per l'impiego. Curiosamente, però, al1' espansione caotica e disordinata nelle zone periferiche, si va sostituendo fenomeno inverso. Bloccato il massiccio sviluppo delle aree ,addizionali, i capitali vengono ora concentrati altrove: perchè se un grosso investime11to in periferia non è più redditizio - può capitare di rimanere con alcune centinaia di alloggi sfitti, e si tr,atta di case le quali, benché male progettate e peggio eseguite, cinque fa sareb,bero state vendute prima ancora della loro costruzione - lo è ancora, invece, un cospicuo impiego di capitali nel centro della città, dove sussistono condizioni p~rticolari. Dato il carattere addizionale dell'espansione avven·uta, infatti, quasi tutte le attività di interesse collettivo sono ancora loCializzate negli antichi nuclei ·urbani, dove la speculazione ha modo di intervenire attraverso la famigerata edilizia -di sostituzione. Di qui il pericolo che minaccia le nostre città. E c'è dia dire che, se gravi sono state le conseguenze della caotica espansione del dopoguerra, -ben 1più gravi sono le prospettive cui l'iniziato process.o di attacco alle preesistenze urbane ci pone di fronte. Il fenomeno espansionistico ha interessato, infatti, l'organismo cittadino solo di riflesso, cr~ndo dei nuclei che su di esso gravitano; l'alterazione degli ambienti antichi delle nostre città rappresenta, invece, un ben più grave pericolo sia dal punto di vista culturale che su quello specificamente urbanistico, giacchè il male investirebbe il cuore stesso degli organi- • • • • • srm m cui v1v1amo. Purtroppo noi possiamo già vedere le conseguenze di interventi ispir,ati a simili criteri. Per ripetere l'esempio di Napoli, il « rione Carità>) sta lì a testimoniare cosa possano, partendo da un'impostazione econo- [91] Bibloteca Gino Bianco

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