Nord e Sud - anno V - n. 38 - gennaio 1958

se cioè valutiamo le opere espressive realizzate nel periodo suddetto, non è legittimo parlare di crisi. Al contrario, se consideriamo le vicende sociali, economiche, le tendenze del gusto ecc., ossia la cultura architettonica relativa al M. M., essa è attualmente in crisi perché sembra non sappia più fornire una guida, un linguaggio aderente alle esigenze dell'edilizia contemporanea. Tra i segni più evidenti della presente crisi è proprio il suddetto interesse di alcuni progettisti rivolto alla architettura del passato. Molte opere che si vanno realizzando in questi ultimi anni nel nostro Paese mostrano il desiderio di ricollegarsi ad un'antica tradizione, recano palese il ricordo di alcune personalità dell'Ottocento, dimostrano un'attenzione rivolta a certa edilizia per cosi dire dialettale. Come spiegare una si1nile involuzione del gusto? Come spiegare questa ricerca di linguaggio tendente al passato mentre la gran massa della produzione edificatoria va trasformando intere città, ligia alle esigenze quantitative e meramente economiche della società contemporanea? Indubbiamente non si può far rivivere una tradizione che non ci appartiene, né rileggere criticamente il passato significa attribuire ad esso le nostre fantasticherie e ripeterlo morfologicamente. D'altra parte a mostrare la vitalità del N1. M. non basta la ottimistica concezione secondo la quale attualmente u11 principio unitario informa la produzione che va dall'oggetto di uso alla città, nè quella secondo la quale dalle diverse tendenze è sorto un linguaggio ormai unificato, che superato ogni slancio d'avanguardia, è seriamente proteso a soddisfare le pratiche esi- ·genze contemporanee. Se ciò fosse vero avremmo e unicamente nel settore architettonico una integrazione che manca in ogni altro settore della nostra disintegrata cultura. Il solo linguaggio unitario esistente è quello della speculazione, cui fa -seguito un'aderente massa di utenti con sempre minore capacità e possibilità di sceJta data l'uniformità della produzione e la conseguente mancanza di concorrenza. È inutile in questa sede rinnovare le denuncie contro l'attuale attività edificatoria, delle quali esiste ormai un'amplia bibliografia. Interessa invece accennare alla responsabilità della cultura architettonica nella situazione presente. Infatti, nonostante la be11evola ed ormai placata opp·osizione della ten- .denza organica, il razionalismo, che apparentemente non ha determinato uno « stile » nel senso generico ed improprio del termine, ma peggio ha imposto un metodo oggettivo e meccanicistico 11ell'impostazione dei problemi edilizi, .continua con un simile indirizzo ad informare la produzione contemporanea .impedendone il rinnovamento, possibile solo per aspirazioni ideali. [65] Bibloteca Gino Bianco

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