della F·ederazione nazionale d·ei piccoli proprietari della riforma), nel 1955 l'E.T.F.A.S. (ossia l'Er1te per la trasformazione fondiar~a e agraria d1 ella Sardegna) ha stipulato una convenzione in forza della quale affidava completamente all'E.P.A.C.A. il compito di tutelare e ,assis~eregli assegnatari. A quella con l'Ente sardo l1anno fatto seguito due altre convenzioni: la prima, in data 20 giugno 1956, con l'Ente per la valorizzazione d·el Fucino, e l'altra, in data 10 dicembre 1956, con l'Ente per la riforma agraria in Sicilia. Tali convenzioni affidano all'E.P.A.C.A., nell'am1bito dei com·prensori dei due Enti, tutti i compiti di tutela e assistenza degli assegnatari (20 ). Un imponente servizio stampa è consid,erato essenzialie alla fortuna di un',organizzazione che mostra di aver bene assimilato le nuove tecniche nel campo della propaganda e pubblicità fra le masse, e che si propone di « perseverare nella sua linea programmatica, di svilupparsi annualmente, per allargare, con sistematica capilla·rità, la sfera della propria azione>>. In questo settore la Confed,er~ione opera su una duplice direttrice: qu,ella della propaganda diretta e l'altra, non meno importante, della propaganda indiretta. Vanno ricordate, qui11di, anzitutto, la catena dei periodici e le altre pu1 bblicazioni edite dagli uffici stampa dei vari organismi confederali; si tratta di un insieme di giornali eh-ev,al la pena di elencare, per avere un .i.d·ea meno approssimativa delle proporzioni raggiunte dall'organizzazione « bonomiana » anche in questo campo. L'org~110i1rincipale resta sempre il settimanale ufficiale, Il Coltivatore, ormai al 13') a11no <li vita e che, arricchito via via di pagine, di mezzi e di servizi, ha rag·giunto t1na tiratura considerevole; distribuito· attraverso le Sezioni comunali e frazionali (oltre 13.000), e mediante a'bbonamenti, r,aggi11ngeq11asitutti gli organizzati, anche nelle più sperdute frazioni. ( 20 ) Ci si chiederà come mai un Ente pubblico pos!ia delegare (se di questo si tratta) ad una organizzazione privata, e per di più partitica, alcune sue funzioni (ad es., quella del servizio sociale). Ma la questione non è tutta qui: resta da vedere in virtù di quale concezione, in uno Stato di diritto, un qualsiasi Ente, pubblico o sindacale che sia, possa stipulare delle convenzioni per conto di cittadini liberi quali restan<? gli assegnatari, in modo da obbligarli a servirsi per la tutela e l'assistenza di una organizzazione di parte, che potrebbe non essere di loro gradimento. Su questi e sui termini precisi delle convenzioni sarebbe augurabile che gli Enti di Riforma illuminassero l'opinione pubblica. [31] Bibloteca Gino Bianco
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