risiedono a Roma col pretesto del solito com.ando, ma in realtà senza prestare alcun servizio e, in ogni caso, non un servizio che abbia diretta attinenza con la tutela. E del resto gli stessi uffici del centro funzionano in . modo arbitrario. Si pensi che attualmente non c'è presso la Direzione generale un ispettore tecnico per i monumenti; il solo che c'era si è trasf erito ,a Parigi, presso l'UNESCO, e le sue funzioni sono svolte saltuariamente da un soprintendente che fa la spola tra Roma e Verona. Tutto questo mentre le funzioni di questi pubblici organi, dalla tutela del paesaggio alla urbanistica, sono considerevolmente accresciute (non certo per una conquista attiv.a operata dalla burocrazia, ma per quel processo di statizzazione progressiva che rappresenta uno degli aspetti pec11ìiari, seppur non graditi, del nostro tempo). La collaborazione con gli esperti operanti al di fuori dell'amministrazione potrebbe essere preziosa se gli uffici fassero davvero disposti a servirsene attivamente; se essi avessero piena coscienza di quanto pericoloso sia l'assumere certe responsabilità senza dividerle largamente con quegli uomini che impersonano, ancora oggi malgrado tutto, la conoscenza e l'amore per il patrimonio delle nostre regioni. Io credo che il maggior ostacolo alla collaborazione, t.anto in questo che in altri campi della pubblica attività, sia lo spirito di corpo, la tendenza a considerare il proprio settore come qualcosa da tener fuori dall'altrui ingerenza, fatta eccezione di quelle di natur.a politica alle quali la prudenza ed il quieto vivere suggeriscono di rispondere con pronta sottomissione. Trattandosi poi di bellezza d'arte e di natura si direbbe che l'esercizio del potere accentui il compiacimento delle proprie f11nzioni come quelle di un riservato possesso e più fortemente si faccia sentire ciò che Dostoievski definì genialmente come « estasi amministrativa>>. Per questa via può acc.adere che le soprintendenze alle Gallerie diventino seminari di storia dell'arte per i candidati alle cattedre universitarie; che gli oggetti rinvenuti negli scavi e gli scavi stessi restino, per un tempo indeterminato, inaccessibili ~i privati studiosi, in attesa che il funzionario addetto porti a compimento il resoconto delle sue ricerche; e persino che un archeologo trasmetta la notizia di una sua scoperta soltanto al giornale di cui è collaboratore sollev,ando così la legittima protesta dell'Associazione della stampa. Ma forse il guaio maggiore è che cose simili non stupiscano più nessuno e che, per conseguenza, la ver,a difficoltà per la determinazione di un diverso clima con- [83] Bibloteca Gino Bianco
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