' a.ttore-autore popolare dell'ottocento europeo, il viennese Nestroy. Potrebbe anche ricollegarsi alle commedie del Nestroy, il personaggio anch'eslSo tratto dall'iconografia del vaudeville francese settecentesco, di Sciosciammocca, in onore del quale fu messa in scena Palummella zampa e vo-la. Nel rimettere in scena q11este due commedie Eduardo De Filippo faceva per intuito un richiamo a quella tradizione aristocraticamente popolare e cosmopolitica che Napoli ha in comune con poche altre città europee, in particolare con \'ienna; e il richiamo er.a co1nvalidato dal sottile, istintivo gusto storico con cui nella regìa di Palummella si insinuava con mano leggera, con quella povertà di mezzi materiali che nel teatro può essere la massima grazia, tutto ìl sapore di una Napoli ottocentesca che solo. un senso profondo 1 della tradizione, ignoto in genere anche alla a,rcheologicamente più agguerrita letteratura di argomento napoletano contemporanea, poteva cogliere• e rievocare. Questo sapore storico era forse troppo sottile perchè una sensibilità non napoletana potesse coglierlo? A rigore si dorvrebbe dire di no e in ogni modo non avrebbe dovuto sfuggire, come sembra in genere sia sfuggito, il gusto, impeccabile nella sua modestia e impretenziosità, della recitazione e messa in scena. Ma è vero che lo snobismo corrente in fatto di teatro è ancora troppo fermo a vecchi schemi espressionistici o surrealistici e simili perchè occhi e orecchi siano esercitati a quella consumata tenuità e ingenuità che costituisce il raro fascino di un vero, teatro. L'importante è che l'esperimento sia stato fatto, e che il tentativo di ricreare una tradizione di teatro popolare napoletano sia nato sotto i suoi giusti auspici: la sensibilità di De Filippo non avrebbe potuto in ciò mostrarsi più sicura. Il Teatro S. Ferdinando, quale che sia la valutazione pratica, comunque prematura, che si può dare dell'iniziativa, è stato concepito, ripetiamo, con u11 senso della tradizione sicuro, cl1e in certo modo costituusce il superamento dello stesso crepuscolarismo che molti scorgono nell'arte del De Filippo attore e autore. Ancora quest'autunno si è potuta sentire una Santarella recitata in maniera veramente esemplare, e - cose ambedue rare sulle nostre scene odierne - da un lato si poteva ridere di una bonaria satira di convento, in cui tutte le note felici del testo erano valorizzate al massimo dall'interpretazione, dall'altro essere semplicemente rallegrati dalla presenza , di una protagonista che incarnava il personaggio, oltre che nella vivacità, in una grazia e bellezza più che reali, non semplicemente presunte secondo la convenzione del teatro di prosa. Ma, a parte la felice cc trovata » della protagonista, è indiscutibile che la qualità degli attori del teatro 1 San Ferdinando si mantiene di un livello cui le sorti delle compagnie di prosa italiane non ci hanno abituati, e che Napoli è l'unica città d'Italia che possegga un teatro di questo particolare genere e qualità. Dal punto di vista dell'intrapresa non sappiamo ed è probabilmente difficile dirlo se Eduardo De Filippo abbia avuto buon occhio di capitalista. [78] BiblotecaGino Bianco
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