.. naturali, dagli interventi è apparso evidente che bisogna chiarire come conservazione non può e non vuol significare mantenimento dello statu quo) anche perchè ciò inevitabilmente porterebbe, in un secondo tempo, agli sventramenti e alla completa distruzione. Ciò può essere evitato mediante una accorta collaborazione con gli urbanisti che, come è apparso dalla relazione di Quaroni e dall'interessante intervento di Piccinato, devono piani- . ficare lo sviluppo delle città non soltanto pensando ai bisogni immediati, rr1a a quelli •che soino a lunga scadenza; e quindi soltanto con uno svilup·po pianificato delle città in una data direzione gli urbanisti possono adattare il centro antico a quegli uffici che sono ad esso più adatti, e perciò conservarlo vivo (niente è più triste delle antiche città i cui antichi palazzi sono conservati unicamente per i turisti, perdendo completamente ogni funzione vitale). Questa collaborazione degli urbanisti, e la conseguente osservazione rigoros~ dei piani regolatori, può esser resa possibile unicamente dalla formazione di una salda coscienza pubblica che obblighi all'osservanza delle leggi e alla elaborazione di nuove leggi quando siano necessarie, cosa che è apparsa chiaramente ·dall'intervento di Vittoria Omodeo sugli scempi cl1e avvengono a Napoli per la inqualificabile impudenza del Sindaco e dei suoi ac~oliti. Strettamente collegato a questo della coscienza pubblica è il secondo problema: la riorganizzazione della Direzione Generale delle Belle Arti, che è responsabile di quanto avviene e che può facilmente dare la colpa alla organizzazione sorpassata (mentre al Metropolitan Museum di N. Y. o all'Ermitage vi sono 500 professionisti impiegati nel museo stesso, in Italia i funzionari tecnici per tutto il paese sono I 70) o ai pochi fondi (Zanotti Bianco ha ricordato una recente inchiesta per conoscere il fabbisogno di tutte le nostre sopraintendenze alle a;ntichità e bel.le arti, dalla quale è risultato che sarebbero nece~sari 53 miliardi e 342 milioni, di ct1i 17 miliardi e 709 milioni per opere indilazioriabiliJ 22 miliardi e 813 milioni per lavori ·urgenti) il resto per opere meno 1,1rgenti; questo quando il vero bilancio delle belle arti - detratte le spese per il personale, che d'altronde è assai mal pagato - si riduce a un miliardo e mezzo circa. Argomenti, questi, che e difficile controbattere; ma che tanto più richiedono una azione energica della Direzione Generale per una completa riorganizzazione, e dei singoli funzionari perchè esigano almeno l'applicazione delle leggi delle quali sono d'ufficio custodi). Ora a noi sembra che gli scempi, coscienti o no, in Italia sono tali e tanti che ciò che più palesemente denunciano è la mancanza nei cittadini di una coscienza di cosa sia bene pubblico: è quindi alla formazione di questa coscienza - la quale servirà appunto per sorvegliare attentamente quanto succede e risolvere i problemi prima che sia troppo tardi - che l'associazione potrà dedicarsi con tutte le sue forze. [66] Bibloteca Gino Bianco
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